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giornalista, saggista e opinionista italiano (1964-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Marco Travaglio (Torino, 13 ottobre 1964) è un giornalista, saggista e scrittore italiano, dal 3 febbraio 2015 direttore della versione cartacea de il Fatto Quotidiano[1].
Le sue principali aree di interesse sono la cronaca giudiziaria e l'attualità politica, occupandosi di questioni che spaziano dalla lotta alla mafia ai fenomeni di corruzione. Con lo scoppio dei conflitti russo-ucraino del 2022 e israelo-palestinese del 2023, ha via via ampliato il suo raggio di approfondimento saggistico e giornalistico anche all'area della geopolitica e delle relazioni internazionali[2][3][4][5]. Ha caratterizzato - dal punto di vista mediatico, giornalistico e saggistico - il periodo dell'antiberlusconismo, per molti[chi?] ne è stato uno dei massimi esponenti[6], a cominciare dall'intervista da lui rilasciata sulle oscure origini del patrimonio di Berlusconi al programma Satyricon nel 2001, causando la cacciata del conduttore nell'abito del cosiddetto Editto bulgaro. Finita la stagione berlusconiana, Travaglio si dimostrò anche tra i maggiori oppositori - sempre nell'area giornalistica - del governo di Matteo Renzi[7], schierando il suo giornale per il No al Referendum del 2016 proposto dallo stesso Renzi, la cui sconfitta lo portò alle dimissioni. Considerato vicino alle posizioni del Movimento 5 stelle, per molti[chi?] ne è l'ideologo e colui che ne detta la linea[8], approccio che Travaglio considera fuorviante, in quanto, a sua detta, egli si limita a certificare e promuovere ciò che ritiene giusto[9]. La sua influenza e quella del Fatto Quotidiano da lui diretto sulle vicende e sul posizionamento del Movimento 5 stelle è, ad ogni modo, un aspetto che molti commentatori politici considerano incontestabile[8].
È figlio di un geometra torinese, «progettista di treni alla Fiat Ferroviaria»;[10] suo fratello, Franco Travaglio, è autore, regista e librettista di musical moderno.[11] Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo salesiano Valsalice di Torino con la votazione di 58/60[12], si è laureato in lettere moderne con una tesi in storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Torino all'età di 32 anni[13] dopo esser già divenuto, nel 1986, giornalista professionista.[14] Ha cominciato la propria attività come giornalista freelance in piccole testate di area cattolica, come Il nostro tempo, dove lavorava all'epoca anche Mario Giordano.[15]
Ha collaborato anche con La Gazzetta dello Sport, Sette, Cuore, Il Messaggero, Il Giorno, L'Indipendente, Il Borghese, la Padania, L'Espresso, MicroMega, A, linus, Giudizio Universale e La voce del ribelle
A Il nostro tempo conobbe Giovanni Arpino, che lo presentò a Indro Montanelli.[16] Questi, alla vigilia di Pasqua del 1987, lo chiamò a collaborare a il Giornale come vice-corrispondente da Torino,[13] incarico che durò fino al 1992. In quell'anno rifiutò una proposta di ingaggio a la Repubblica motivando molti anni dopo tale scelta col fatto che, considerandosi convinto anticomunista, non apprezzava la vicinanza politica all'area di sinistra del quotidiano romano[13]. Tuttavia, si espresse sulla medesima scelta anche nelle introduzioni dei libri che ha dedicato a Montanelli[17][18]: in essi raccontò di essere stato intenzionato ad accettare a malincuore l'offerta di Repubblica dato il trattamento econonomico offerto (essendo in vista del matrimonio) e poiché il direttore generale de "Il Giornale" gli aveva garantito non esservi possibilità di assunzione al momento; ma quest'ultima posizione cambiò dopo una scenata del direttore.
In ogni caso scelse allora di rimanere con Montanelli, che così lo assunse stabilmente nella sua redazione.[13]
Marco Travaglio lavorò per il Giornale fino al 1994, quando, insieme ad altri cinquanta redattori, lo lasciò per seguire Montanelli a La Voce, il nuovo quotidiano che questi costituì dopo aver abbandonato il Giornale, da lui fondato venti anni prima. Durante l'esperienza a La Voce ebbe modo di collaborare con Enzo Biagi per il programma televisivo Il Fatto, su Rai Uno. Al tempo Travaglio curava nel quotidiano di Montanelli la rubrica Una voce poco fa, in cui dava evidenza delle contraddizioni in cui incappavano uomini politici con le loro dichiarazioni; la collaborazione con Biagi nacque dalla volontà di quest'ultimo di sceneggiare tali pezzi all'interno della sua trasmissione.[19]
Con riferimento al periodo di collaborazione con il Giornale e La Voce, Montanelli, nella prefazione a un libro di Travaglio, ebbe a scrivere di lui:
«È un Grande Inquisitore, da far impallidire Vyšinskij, il bieco strumento delle purghe di Stalin. Non uccide nessuno. Col coltello. Usa un'arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l'archivio. Immaginate il dossier che un simile segugio può aver compilato su Berlusconi, che a pranzo ha completamente dimenticato ciò che ha detto a colazione»
Dopo la chiusura de La Voce, nel 1995, Travaglio ebbe collaborazioni come freelance con diversi quotidiani e periodici, fra cui Sette, Cuore, Il Messaggero, Il Giorno, L'Indipendente, Il Borghese, la Padania e ancora con il programma di Enzo Biagi Il Fatto.[14] Nel 1997, in occasione del 25º anniversario della morte del commissario Luigi Calabresi, curò sul settimanale di destra Il Borghese la pubblicazione, in versione integrale e a puntate, delle intercettazioni telefoniche al movimento Lotta Continua (che coinvolgevano fra gli altri Gad Lerner, Giuliano Ferrara, Andrea Marcenaro e Luigi Manconi), riguardanti le telefonate avvenute il giorno seguente l'arresto di Adriano Sofri per l'accusa di essere il mandante dell'omicidio Calabresi.[20] Sempre nel 1997 collaborò per qualche mese con la Padania, neonato quotidiano ufficiale della Lega Nord.[21][22]
Nel 1998 veniva assunto a la Repubblica come redattore ordinario a Torino per la cronaca giudiziaria.[23] Nel 2001 con il quotidiano romano concordò poi un contratto da collaboratore fisso, che proseguì solo fino al 2002.[14] Per la Repubblica tenne una rubrica on-line dal titolo Carta canta, uno spazio in cui sottolineava le incoerenze dei politici italiani, dei commentatori e dei suoi colleghi, attingendo dalle fonti archivistiche giornalistiche. Sempre per il quotidiano fondato da Scalfari curò ancora, nell'edizione cartacea torinese, una rubrica di posta coi lettori intitolata Il Cittadino.
Intervista di Daniele Luttazzi
È del periodo in cui è redattore torinese a la Repubblica la sua clamorosa intervista rilasciata a Daniele Luttazzi alla trasmissione Satyricon, in onda il 14 marzo 2001 su Rai 2. Tale evento lo renderà famoso al pubblico televisivo e lo metterà al centro di aspre polemiche e dibattiti sulla libertà d'informazione e di stampa e sulla censura della satira in Italia.[24][25][26][27] Qui, due mesi prima delle elezioni politiche del 2001, il giornalista presenta il suo libro-inchiesta L'odore dei soldi, scritto con Elio Veltri, in cui è affrontata l'origine dell'arricchimento di Silvio Berlusconi e sono presentati documenti su atti processuali che descrivono possibili coinvolgimenti del Cavaliere e del suo stretto collaboratore Marcello Dell'Utri con esponenti di Cosa nostra. Dopo quell'intervista vari soggetti (Silvio Berlusconi, Forza Italia, Mediaset, Fininvest i principali) intenteranno in totale 8 cause civili per danni contro gli autori e l'editore del libro, nonché contro i responsabili della trasmissione Rai; tutte le cause si concluderanno con il respingimento di tali domande.[28][29][30] Dopo quell'intervista il programma dello showman sarà sospeso per una settimana e nella stagione successiva rimosso dai palinsesti Rai tra mille polemiche, che rinfocoleranno ulteriormente a distanza di un anno quando il Cavaliere – ormai presidente del Consiglio – pronuncerà in conferenza stampa da Sofia il cosiddetto "editto bulgaro".
Nel settembre 2002, chiamato dai direttori Furio Colombo e Antonio Padellaro, Travaglio inizia una collaborazione con l'Unità come editorialista e commentatore, fino al 2009[14][31].
Per il quotidiano Travaglio ha curato una rubrica satirica,[32] originariamente intitolata Bananas, in riferimento, sia al film Il dittatore dello stato libero di Bananas di Woody Allen, sia alla frase del 2001 di Gianni Agnelli sulle opinioni di alcuni giornali stranieri riguardo a un'eventuale vittoria elettorale di Silvio Berlusconi: «La cosa che mi è dispiaciuta è che alcuni giornali stranieri hanno dato giudizi sul possibile presidente del Consiglio, rivolgendosi al nostro elettorato come all'elettorato di una repubblica delle banane».[33] Con l'avvento del governo Prodi la rubrica ha poi cambiato nome in Uliwood Party, in riferimento al film Hollywood Party e alla coalizione politica di centro-sinistra L'Ulivo. Nel 2007 questa rubrica ha portato il suo autore a vincere il Premio Satira Politica di Forte dei Marmi[34].
Dopo le elezioni politiche del 2008 la sua rubrica si trasforma in Ora d'Aria, e, dall'ottobre 2008, in seguito alla riduzione di formato de l'Unità susseguente alla nomina di Concita De Gregorio come nuovo direttore, ne veniva ridotta la pubblicazione al solo lunedì. Contestualmente, per gli altri giorni della settimana, cura una nuova rubrica più breve, in terza pagina, dal nome Zorro, in onore del programma radiofonico di Oliviero Beha Radio Zorro. Il 29 giugno 2009 Travaglio si congeda dai suoi lettori de l'Unità preannunciando il suo passaggio al nuovo giornale, il Fatto Quotidiano: la rubrica Zorro termina il 30 giugno mentre Ora d'Aria chiude definitivamente a settembre.
In una puntata della trasmissione Annozero di Michele Santoro ha anche espresso il suo parere negativo nei confronti della riforma Mastella – approvata all'unanimità dalla Camera nell'aprile 2007 (447 Sì, nessun No, 7 astenuti) e mai approvata al Senato per l'anticipata interruzione della XV Legislatura – da lui considerata una "legge bavaglio", poiché fortemente limitativa nell'utilizzo da parte dei giornalisti delle intercettazioni telefoniche. Nel dicembre 2007 si è anche espresso negativamente sull'ipotesi di concessione della grazia all'ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, condannato a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa.[35] A causa di questa posizione è stato duramente contestato da Giuliano Ferrara su Il Foglio.
L'8 settembre 2007 ha partecipato con un lungo intervento alla manifestazione V-Day organizzata da Beppe Grillo in Piazza Maggiore a Bologna. Il 25 aprile 2008 ha aderito al V2-Day, partecipando alla manifestazione in Piazza San Carlo a Torino.[36] Nel 10 maggio 2008, nel corso della trasmissione condotta da Fabio Fazio sulla terza rete televisiva della Rai, Travaglio ha parlato del neopresidente del Senato di allora Renato Schifani, eletto nelle liste del PdL, in riferimento a rapporti societari con persone a vario titolo collegate con attività mafiose. Da questo intervento è nato un "caso" molto discusso nei media con forti prese di posizione da entrambe le parti.[37] Per queste affermazioni Schifani ha querelato Travaglio.[38] L'8 luglio 2008 ha partecipato al No Cav Day, organizzato da Paolo Flores d'Arcais, Furio Colombo e Pancho Pardi per protesta contro le cosiddette "leggi canaglia" varate nei primi mesi del governo Berlusconi IV. Oltre a lui e agli organizzatori, sul palco si sono alternati Antonio Di Pietro, Sabina Guzzanti, Rita Borsellino, Moni Ovadia e, in video conferenza, Beppe Grillo. L'associazione nazionale dei giornalisti tedeschi (DJV, Deutscher Journalisten-Verband) gli ha conferito nel 2009 il "premio per la libertà di stampa": Pressefreiheit Preis.[39] La decisione è stata accompagnata da una dichiarazione del presidente dell'associazione Michael Konken: «Onoriamo in Marco Travaglio un collega coraggioso e attento, che si impegna contro tutti gli ostacoli per difendere la libertà di stampa in Italia».
Il 30 giugno 2009 conclude la collaborazione con l'Unità,[40] per partecipare alla fondazione de il Fatto Quotidiano, giornale nato il 23 settembre 2009 sotto la direzione di Antonio Padellaro e che vede Travaglio nella carica di vicedirettore.[41] La compagine sociale del giornale comprendeva lo stesso Travaglio, il direttore Padellaro e altri giornalisti membri della redazione.[42]
Il 17 febbraio 2010 gli viene assegnato il Premiolino.[43]
Il 3 febbraio 2015 il consiglio di amministrazione del Fatto delibera la sua nomina come nuovo direttore del giornale succedendo a Padellaro, che rimane editorialista e viene nominato presidente della Società Editoriale il Fatto.[44]
Il 14 marzo 2001 viene invitato da Daniele Luttazzi alla trasmissione Satyricon (Rai Due). L'intervista verte sul libro-inchiesta L'odore dei soldi, da lui scritto con Elio Veltri, e scatena vivaci polemiche rendendolo famoso. L'intervista a Marco Travaglio a Satyricon precedette in ordine cronologico l'editto bulgaro di Silvio Berlusconi contro Luttazzi.
La presenza come collaboratore in trasmissioni d'informazione televisiva è in seguito caratterizzata dalla cooperazione col giornalista Michele Santoro, col quale formò un sodalizio dal 2006 al 2015. Negli anni sono emerse frizioni e divergenze tra i due - acuitesi in particolare dopo il contestato format offerto da Santoro nella puntata di Servizio Pubblico all'ospite Silvio Berlusconi, dove Travaglio fu escluso dagli intervistatori - mettendo in discussione la collaudata collaborazione, che spinse Michele Santoro a dichiarare sempre più probabile la rottura con Travaglio in quella che fu ultima stagione del talk-show, autunno 2014 - maggio 2015. Travaglio glissò sulle frizioni affermando: "Ogni anno, a fine annata, con Michele facciamo il punto e parliamo della stagione successiva. Lui, come si sa, vuole rinnovare il format. Se Michele mi proporrà di lavorare anche l'anno prossimo, e se il nuovo format mi convincerà, sarò ben felice di continuare".
Dal 14 settembre 2006 al giugno 2011 fu collaboratore fisso di Santoro nella trasmissione di approfondimento politico di Rai 2 Annozero, dove ogni anno ha presentato una rubrica personale, e nel 2008 e 2009 ne ha curato la copertina. I monologhi riflessivi di Travaglio all'interno del programma sono stati riconosciuti tra i momenti di maggiore apprezzamento da parte del pubblico televisivo, in cui lo share mediamente accresce di 4 o 5 punti.[13]
Sempre con Santoro, nel marzo 2010, Marco Travaglio partecipa a Raiperunanotte, programma realizzato dalla FNSI e USIGRai[45] e trasmesso dal PalaDozza di Bologna in diretta streaming sul web e su diverse emittenti digitali e analogiche, realizzata da Santoro per aggirare la sospensione della messa in onda dei talk show politici della RAI, imposta in occasione delle elezioni regionali del 2010. Esperienza analoga viene riproposta con l'evento Tutti in piedi! realizzato da Santoro in collaborazione con la FIOM in occasione della festa dei suoi 110 anni, presso la quale Marco Travaglio è nuovamente ospite, davanti a un pubblico di 25.000 persone, nel parco di Villa Angeletti a Bologna.
La collaborazione fra Travaglio e Michele Santoro si rinnovò ancora, dal 2011 al 2015, con la trasmissione Servizio pubblico. La trasmissione nacque dalle ceneri del talk-show Annozero, dopo l'interruzione del rapporto di lavoro tra Santoro e la Rai, seguendo nella prima stagione ancora una volta il modello multipiattaforma di televisioni locali, Internet e il canale satellitare Sky TG24. Dall'autunno 2012 la trasmissione andò in onda settimanalmente su LA7. L'8 maggio 2014 iniziò la trasmissione Announo, format condotto da Giulia Innocenzi, alla quale Travaglio partecipò con la sua rubrica di commento ai fatti della settimana.
Dal 2015 Travaglio prosegue la sua collaborazione su LA7, come ospite fisso a Otto e mezzo e come opinionista ricorrente a Dimartedì e Tagadà. Dal 2019 è ospite fisso ad Accordi&Disaccordi su Nove. Dal 2020 conduce, prima su TvLoft poi su TIMvision il quiz Cartacanta, affiancato da Selvaggia Lucarelli. Nello stesso anno ha partecipato al programma RAI Una pezza di Lundini in cui ironicamente ha affermato di essere il reale conduttore del programma, spacciandosi per l'emergente comico romano Valerio Lundini.
Nel contesto degli outlet legati al mondo della carta stampata, Marco Travaglio ha collaborato sin dagli anni novanta a varie pubblicazioni italiane: il settimanale Sette (allegato del Corriere della Sera), Cuore (inserto satirico de L'Unità in seguito messosi in proprio), e Il Borghese.
Su L'Espresso arrivò nel 1997, per volere dell'allora direttore Claudio Rinaldi e di Giampaolo Pansa, con due rubriche: una sui voltagabbana e l'altra sulle sciocchezze dette dai politici. Entrambe le rubriche gli furono tolte dal successivo direttore, Giulio Anselmi. Nel 2007, alla morte di Claudio Rinaldi, ne ha ereditato la sua rubrica Signornò. Con la direzione de l'Espresso di Bruno Manfellotto la sua rubrica, chiamata Carta canta, occupò l'intera pagina. Dal secondo semestre del 2013 la sua collaborazione a l'Espresso si diradò, venendo pubblicata solo a settimane alterne. Sul numero del 20 febbraio 2015 è uscito l'ultimo articolo della rubrica, chiudendo una collaborazione alla testata durata complessivamente 18 anni.
Marco Travaglio scrive dal 1997 al 2015 anche su MicroMega, rivista italiana di cultura, politica, scienza e filosofia, diretta da Paolo Flores d'Arcais.
Travaglio scrisse sul settimanale A, chiamatovi dall'ultima direttrice Maria Latella, dove tenne dal 2006 la sua rubrica fissa Il Guastafeste fino alla chiusura definitiva del periodico, avvenuta col numero dell'11 luglio 2013.
Ha scritto anche sui periodici Giudizio Universale, Linus[14] e nel 2008 (assieme a Giuseppe Carlotti) sulla rivista La voce del ribelle, fondata e diretta da Massimo Fini.[46]
Per quanto riguarda il mondo dell'informazione sul web il giornalista torinese si è da sempre prodigato in molteplici iniziative. Nel 2007, con Peter Gomez e Pino Corrias, ha fondato il blog Voglio Scendere, che ha curato fino a dicembre 2010, trasformatosi poi da quella data nell'attuale Cado in piedi, portale d'informazione gestito dalla casa editrice Chiarelettere. Dal 19 maggio 2008 fino al 27 settembre 2011 ha curato una videorubrica settimanale in diretta streaming sul blog di Beppe Grillo denominata Passaparola,[47][48] dove commentava generalmente fatti di attualità politica, da settembre 2010 trasmessa anche su Current TV.[49] In termini di numero di visualizzazioni su YouTube Passaparola è stata costantemente nella top 5 dei video italiani settimanali per la categoria "Notizie e politica". Dal 2018 cura una rubrica settimanale dal nome “Balle Spaziali” sul portale web “Loft” de “Il Fatto Quotidiano”. Nella suddetta rubrica critica alcune notizie apparse sui vari media dal punto di vista della veridicità.
Nel 2003 e nel 2005 Marco Travaglio compare nei film-documentari Citizen Berlusconi di Andrea Cairola e Susan Gray e Viva Zapatero! di Sabina Guzzanti.[50] Sempre nel 2005 collabora come consulente alla sceneggiatura del film Bye Bye Berlusconi!, di Jan Henrik Stahlberg.[51] Nel 2006 compare nel film Shooting Silvio di Berardo Carboni nel ruolo di se stesso, ed afferma che uccidere Silvio Berlusconi non è un rimedio al berlusconismo.[50] Nell'ottobre 2007 registra un'intervista sul Partito Democratico e le relative elezioni primarie per il film Visto dal basso di Piergiorgio Bellocchio.[52] Nel 2008 fa una breve apparizione nel documentario Libera nos a malo di Fulvio Wetzl, sulle infiltrazioni mafiose in Basilicata.
Nel 2009 compare nel documentario prodotto da Alessandro Tartaglia Polcini, un ex assistente di volo Alitalia, Tutti giù per aria - L'aereo di carta di Francesco Cordio, sulla svendita della compagnia di bandiera avvenuta nel 2008. Nel 2012 partecipa al documentario sulla situazione politica italiana Girlfriend in a Coma. Nel 2013 compare nel documentario Suicidio Italia - Storie di estrema dignità di Filippo Soldi, vincitore nel 2013 del Globo d'Oro come migliore documentario, sul caso dei suicidi in Italia determinati dalla crisi economica. Nel 2013 interpreta se stesso con un cameo nel film di Marco Ponti Passione sinistra, tratto dall'omonimo libro scritto da Chiara Gamberale. Nello stesso anno partecipa, per la prima volta come attore, al film lungometraggio Il venditore di medicine di Antonio Morabito, prodotto da Amedeo Pagani e presentato l'11 novembre fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma: Travaglio vi compare nel ruolo di un incorruttibile primario di Oncologia, il professor Malinverni, personaggio che occupa un ruolo strategico nella storia, quasi un punto di svolta nello sviluppo della trama.
Nel 2009 e 2010 Marco Travaglio si è esibito in numerosi teatri italiani con lo spettacolo teatrale Promemoria - Quindici anni di storia d'Italia, un monologo del quale è stato autore e protagonista.[53]
Dall'aprile 2011 è stato in scena con il suo spettacolo Anestesia totale, di cui è autore e protagonista, insieme all'attrice Isabella Ferrari. Ambientato in una Italia post-berlusconiana venivano prospettate le conseguenze dei decenni appena trascorsi di progressivo sfascio dell'informazione.[54]
Da gennaio 2013, ancora insieme a Isabella Ferrari, Travaglio va in scena nei teatri italiani con il suo spettacolo È Stato la Mafia, incentrato sulle vicende della trattativa Stato-mafia.[55]
Nel 2015 organizza il nuovo spettacolo teatrale Slurp - Lecchini, Cortigiani & Penne alla Bava. La stampa al servizio dei potenti che ci hanno rovinati, con la partecipazione di Giorgia Salari per la regia di Valerio Binasco.
Nel 2016, anno del referendum costituzionale tenutosi il 4 dicembre, Travaglio porta in scena lo spettacolo teatrale PERCHÉ NO - Tutte le bugie sul referenzum, affiancato sempre dall'attrice Giorgia Salari.
Nel 2013 collabora con i Two Fingerz nella canzone Vaffancuba e con gli ATPC nel brano Sangue, a cui partecipano anche Luca Morino dei Mau Mau, Bunna degli Africa Unite e Nitto dei Linea 77.
Travaglio si definisce un liberale da sempre, o meglio, come lui stesso afferma, "liberal-montanelliano".[56] Nella sua ormai celebre intervista rilasciata a Daniele Luttazzi nella trasmissione Satyricon (2001), ha dichiarato di essere un liberale (precisamente «un allievo di Montanelli») che ha trovato "asilo" nell'area di sinistra, ma che non si identifica in quest'area politica. In interviste più recenti (2010), confermando tali dichiarazioni, ha ribadito piuttosto di avere idee molto più vicine a posizioni che in altri Paesi normalmente considera rappresentate dalla destra.[57]
In una lettera inviata a il Giornale nel 2007, Travaglio si definisce cattolico e anticomunista[58].
In un'intervista rilasciata nel 2008 a Claudio Sabelli Fioretti, riportata nel libro Il rompiballe[59], Travaglio dichiara: «in Francia voterei a occhi chiusi per uno Chirac, un Villepin». «In Germania voterei Merkel sicuro. Mi piacevano molto Reagan e la Thatcher». Ma conclude: «la mia destra non esiste. È immaginaria. È la destra liberale. Cavour, Einaudi, De Gasperi, Montanelli. Tutti morti».[59] Durante la trasmissione di Rai 2 Dodicesimo round ha dichiarato che nelle elezioni politiche del 2006 ha votato al Senato «senza turarsi il naso per la prima volta»: questo perché l'Italia dei Valori, afferma Travaglio, «mi ha fatto il regalo di candidare una persona che stimo e che mi onora della sua amicizia, Franca Rame».
Sul blog di Antonio Di Pietro, viene pubblicato il 29 marzo 2008 un articolo di Travaglio dove esprime pubblicamente il suo voto ancora a favore dell'Italia dei Valori per le elezioni politiche del 2008, aggiungendo però «in attesa di un nuovo Einaudi o un nuovo De Gasperi», confermando la sua ispirazione liberale.[60] Sul blog Voglioscendere, il 5 giugno 2009, alla vigilia delle elezioni europee ed amministrative 2009, dichiara l'intenzione di sostenere con il voto, ancora una volta, l'Italia dei Valori, perché soddisfatto del suo modo di fare opposizione al governo Berlusconi.[61]
Intervistato da Antonello Piroso il 22 marzo 2011, nella trasmissione Niente di personale su LA7, ha ammesso di aver votato Lega Nord – anche se solo in una delle due Camere[62] – alle elezioni politiche del 1996. Il voto al partito leghista è stato giustificato da Travaglio come un adempimento a una promessa che aveva fatto a se stesso subito dopo aver lasciato il Giornale nel 1994: da quel momento avrebbe votato per chiunque avesse «buttato giù» Silvio Berlusconi.[63][64]
Per le elezioni politiche del 2013, in un articolo pubblicato su MicroMega e anche durante le trasmissioni su La7 Servizio Pubblico di Michele Santoro e Otto e mezzo di Lilli Gruber, ha dichiarato il voto per Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia alla Camera e per il Movimento 5 Stelle al Senato[65][66].
Per il referendum costituzionale del 2016 relativo alla riforma Renzi-Boschi, Travaglio si è schierato con il fronte del "No" e ha scritto anche un libro con le motivazioni contrarie alla riforma[67].
Per le elezioni politiche del 2018, l'8 marzo 2018 a Otto e mezzo di Lilli Gruber su LA7, ha dichiarato il voto per il Movimento 5 Stelle.[68]
Per il referendum costituzionale del 2020 relativo al taglio del numero dei parlamentari, Travaglio ha dichiarato il proprio sostegno al Sì[69].
In occasione dell'invasione russa dell'Ucraina si è espresso più volte contro l'invio di armi all'Ucraina.
Numerosi suoi lavori sono stati successivamente pubblicati sotto forma di libri-inchiesta: il più noto fra questi è senz'altro L'odore dei soldi (scritto con Elio Veltri, pubblicato nel 2001 e riedito nel 2009), in cui attraverso i vari atti processuali si affronta la questione delle origini delle fortune di Silvio Berlusconi. La presentazione del libro durante l'intervista che Daniele Luttazzi fece a Travaglio nel corso della sua trasmissione Satyricon su Rai 2 suscitò nel mondo della politica e nei media forti reazioni, soprattutto perché con essa venivano sollevati pubblicamente alcuni dubbi sui rapporti di Berlusconi e Dell'Utri con Cosa nostra. Tali relazioni erano rappresentate dal giornalista ripercorrendo vari atti processuali, in particolare quelli delle inchieste svolte dalla Procura di Caltanissetta sui mandanti delle stragi di Capaci e via D'Amelio (in cui erano indagati Berlusconi e Dell'Utri) e quelli sul processo a Palermo a carico di Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa (dove fu poi condannato in primo grado a nove anni di reclusione e in appello a sette anni).[70]
Il suo libro-inchiesta e la sua intervista a Satyricon scateneranno in totale otto citazioni a giudizio nei confronti degli autori del libro Marco Travaglio ed Elio Veltri, del suo editore Editori Riuniti, nonché dei responsabili della trasmissione Daniele Luttazzi, Ballandi Entertainment (produttore del programma), Rai e Carlo Freccero (direttore di Rai 2). Gli attori Silvio Berlusconi, Forza Italia, Mediaset e l'ex Ministro delle finanze Giulio Tremonti richiederanno un risarcimento complessivo di 62 miliardi di lire e un ulteriore risarcimento (di importo non precisato) sarà richiesto da Fininvest. La magistratura stabilirà che per tutti gli otto casi in giudizio non vi è stata diffamazione e condannerà pertanto gli attori al pagamento delle spese processuali.[28][29][30][71]
Nel 1992 ha sposato Isabella Rossi, che gli ha dato due figli: Alessandro (1995), rapper e musicista conosciuto con lo pseudonimo di DJ Trava, ed Elisa[72].
Nel corso della sua carriera giornalistica è stato più volte querelato o citato in giudizio per quanto da lui scritto o dichiarato. Di seguito sono descritti alcuni dei procedimenti più significativi che lo hanno coinvolto:
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