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famiglia nobile italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La famiglia Manzoni è un'antica famiglia nobiliare proveniente dalla Valsassina e inurbatasi prima a Lecco, nel XVI secolo, e poi a Milano, a partire dal '700. Tuttora esistente, i rappresentanti più famosi di tale famiglia sono stati lo scrittore e poeta romantico Alessandro Manzoni (1785-1873) e Piero Manzoni (1933-1963), artista di fama internazionale.
Manzoni | |
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D'argento, al manzo passante di rosso, con la testa cornata d'oro, sormontata da una stella dello stesso | |
Stato | Italia |
Titoli | Marchesi Conti di Moncucco Conti di Chiosca e Poggiolo |
Fondatore | Giacomo |
Data di fondazione | XV secolo |
Etnia | italiana |
Rami cadetti | Manzoni-Padova Manzoni-Chiosca e Poggiolo Manzoni-Ansidei Manzoni-Borghesi Manzoni-Venezia Agordo Belluno |
La famiglia Manzoni è originaria di Barzio, un paesino della Valsassina, valle del lecchese[1]. Le prime testimonianze affermano che la famiglia Manzoni era presente in tale zona già a partire dal XV secolo, anche se del capostipite della famiglia, Messer Giacomo Maria, è attestata la presenza attiva nella seconda metà del secolo successivo. Qui i Manzoni, datisi al commercio e all'imprenditoria attraverso l'estrazione del ferro, si resero noti anche per la rivalità con alcune famiglie locali già da tempo inserite in questo circuito economico, gli Arrigoni e i Fondra[2]. Inoltre, erano noti presso i contadini della zona per la loro alterigia: si narra, infatti, che chiunque passasse davanti al loro palazzo, dovesse togliersi il cappello e salutare, se non c'erano i membri della famiglia, perlomeno il loro cane[3].
Sul finire del XVI secolo, i figli di Giovanni Maria Claudio, cioè Giacomo Maria (1514-1606), Antonio (?-?) e Domenico Maria (1517-1583) diedero origine ai tre rami principali della famiglia Manzoni:
Un trisnipote di Giacomo, Giacomo Maria Manzoni (1576-1642), fu al centro di un episodio che, per il carattere della vicenda, ricorda molto da vicino quella degli untori narrati nella Storia della colonna infame. Giacomo Maria portò all'esacerbazione i rapporti commerciali con gli Arrigoni e i Fondra i quali, per vendicarsi del rivale, gli addossarono la colpa di aver propagato la pestilenza del 1630 affidando a tale Francesco Manzoni (chiamato con l'appellativo di Bonazzo) l'incarico di spargere il morbo con ungenti particolari. Il processo contro Giacomo Maria, però, si risolse a suo favore: nonostante il Bonazzo fosse condannato alla pena capitale insieme all'Arrigoni, Giacomo Maria fu scagionato da tutte le accuse[5].
Giacomo Maria, che il 12 giugno 1611 sposò Ludovica Airoldi (morta poi di peste nel 1630), si trasferì nella località lecchese del Caleotto[6], dove acquisì il 5 giugno 1614 da Adamo Mazzucconi un palazzo che oggi ospita il museo manzoniano locale.
Il figlio di Giacomo Maria e Ludovica Airoldi, Alessandro Valeriano (1617-1679), fu il primo a dare inizio alla sequela dei membri della linea lecchese da cui discenderà poi il celebre romanziere romantico[8]. Sposatosi il 5 maggio 1639 con Decia Francesca Piazzoni[6], Alessandro Valeriano continuò la sua discendenza attraverso Pietro Antonio Pasino (1657-1736), notaio praticante in Milano il quale, nel 1691, ottenne il feudo di Moncucco nel novarese da parte di Carlo II, re di Spagna[N 1]. Con Pietro Antonio Pasino, i Manzoni cominciarono a spostare progressivamente il loro raggio d'azione verso il capoluogo lombardo, senza tuttavia rinunciare a soggiorni nell'avito dominio lecchese. A testimonianza di quest'inurbamento a Milano, vi sono infatti il matrimonio del figlio di Pietro Antonio, Alessandro Valeriano (1686-1773), con Maria Porro nella chiesa di San Michele alla Chiusa di Milano (29 febbraio 1724)[6].
Francesca Manzoni (1710-1743) fu un membro importante del ramo dei Manzoni-Valsassina. Nata a Barzio da Cesare, noto giurencosulto, in giovane età scrisse numerose tragedie sacre e fu rinomata come fine poetessa, divenendo socia di varie accademie. La breve parentesi della sua vita, stroncata in seguito alla febbre puerperale contratta in seguito ad un parto difficile, non permise alla Manzoni di produrre ulteriori opere[9].
Dal matrimonio tra Alessandro Valeriano e Maria Porro nacquero ben 18 figli, il decimo dei quali, Pietro Antonio Maria Ignazio (1736-1807), fu il genitore (presunto) di Alessandro Manzoni[N 2]. Questi, risultante intorno al 1750 chierico, ritornò allo stato laicale negli anni '60 circa[6]. Sposatosi prima con la nobildonna Maria Teresa Maineri nel 1759, Pietro Antonio rimase vedovo nel 1775[10], e nel 1782 ottenne la mano di Giulia Beccaria, figlia del noto giureconsulto Cesare Beccaria[6]. Uomo austero di costumi, profondamente religioso e amante della cultura (specie delle antichità), Pietro Antonio si trasferì a Milano nel 1770[11], in via San Damiano lungo i Navigli, insieme alla moglie Maria Teresa, al fratello Paolo, canonico del Duomo, e alla sorella monaca Maria Teresa scacciata dal suo monastero dopo le soppressioni operate dall'imperatore Giuseppe II[12]. Nella casa meneghina Pietro era solito trascorrere i mesi invernali, mentre d'estate li passava nella villa avita del Caleotto[13].
Il figlio di Pietro Antonio, Alessandro Francesco Tommaso Antonio (1785-1873)[N 3], nacque in via San Damiano al civico 20 il giorno 7 marzo[10]. Del celebre scrittore, in questa sede, si ricorderanno alcuni eventi biografici relativi alla sua famiglia. Sposatosi con la svizzera Enrichetta Blondel (1791-1833), figlia di un grosso imprenditore calvinista, il 6 febbraio 1808 a Milano con rito civile[15], Alessandro Manzoni ebbe da lei 10 figli, otto dei quali premorti al padre[16]. Successivamente, rimasto vedovo di Enrichetta, Manzoni si risposò il 2 gennaio 1837 con Teresa Borri vedova Stampa (1799-1861)[17], da cui non ebbe figli.
Importante da ricordare, sempre in relazione alle vicende della sua famiglia, la decisione di vendere, con atto notarile dell'11 novembre 1818 rogato da Innocenzo Valsecchi, la proprietà lecchese del Caleotto all'imprenditore G.Scola per 105.000 lire italiane[18]. Terminò così, dopo duecento anni, la presenza della famiglia Manzoni nella località lecchese. Per quanto riguarda invece il titolo nobiliare di feudatario di Moncucco, esso non fu riconosciuto a Pietro Manzoni dalle autorità austriache in quanto situato nel Regno di Sardegna: come compenso, nel 1771 fu permesso a Pietro di fregiarsi del titolo di "don"[11], trattamento con cui verrà chiamato anche il figlio. Il riconoscimento nobiliare cambierà con l'istituzione del Regno d'Italia nel 1861, in quanto il titolo comitale, a suo tempo disconosciuto dalle autorità austriache, verrà definitivamente riconosciuto ad Alessandro Manzoni non appena la città di Roma decise di conferirgli la cittadinanza onoraria (1872)[19].
L'autore de I promessi sposi ebbe dalla Blondel tre figli maschi:
Arme: D'argento, al manzo passante di rosso, con la testa cornata d'oro, sormontata da una stella dello stesso
Giacomo[34] XV secolo | ||||||||||||||
Simone[35] viv. 1455 | Guglielmo[35] viv. 1455 | |||||||||||||
Giacomo viv. 1489 | Maffeo viv. 1481 | Bartolomeo viv. 1494 | Francesco viv. 1481 | Pasio[36] viv. 1507 | ||||||||||
Giovanni Antonio viv. 1512 | Lorenzo viv. 1507 | Antonio viv. 1507 | Ambrogio viv. 1492 | Giovanni Maria Claudio viv. 1570 | ||||||||||
Pietro viv. 1554 | Giacomo viv. 1555 | Giacomo Maria[37] *1514 †1606 | Antonio[38] *? †? | Domenico Maria[38] *1517 †1583 | ||||||||||
Ramo Valsassina | Ramo Padova | Ramo Chiosca e Poggiolo |
I Manzoni di Valsassina sono presenti negli Elenchi Ufficiali Nobiliari Italiani a volte con i titoli di Don e Donna, di Signore e una volta di Conte di Moncucco, quasi sempre di Nobile.
Arme: Interzato in fascia, al 1º d'oro, all'aquila di nero, coronata del campo; al 2º di rosso, al bue d'argento, passante, al 3º bandato d'argento e di rosso[N 4]
Giacomo Maria *1514 †1606 | ||||||||||||||
Pasino *? †1592[39] | Giovanni Angelo XVI secolo | Pompeo XVI secolo | ||||||||||||
Giacomo Maria *1576 †1642[40] | Giovanni Maria XVI/XVII secolo | Giacomo *? †? | Giovanni Pietro *? †? | |||||||||||
Francesco Pasino †1702 | Alessandro *1617 †1679[41] | Francesco *1625 †1630 | Pomponio †1679 | Giovanni Maria Cipriano (ill.)[42] *1635 †? | ||||||||||
Giacomo Maria *1652 †1726 | Pietro Antonio Pasino *1657 †1736[41] | |||||||||||||
Alessandro Valeriano *1686 †1752[41] | Giovanni Antonio *1694 †? | Pavolo Antonio *1696 †1781 | ||||||||||||
Pietro Giovanni *1726 †1727 | Paolo Antonio *1729 †1800 | Giovanni Antonio *1732 †1732 | Pietro Antonio *1736[41] †1807 | Fermo Giacomo *1740 †? | ||||||||||
Alessandro *1785[43] †1873 | ||||||||||||||
Pietro Luigi[44] *1813 †1873 | Enrico[44] *1819 †1881 | Filippo[44] *1826 †1868 | ||||||||||||
Lorenzo[45] *1852 †1918 | Alessandro *1846 †1910 | Eugenio *1855 †1890 | Ludovico[46] *1860 †1942 | Giulio *1850 †1890 | Massimiliano *1853 †1899 | |||||||||
Pier Luigi *1890 †1891 | Adelchi *1877 †1924 | |||||||||||||
Alessandro *? †? |
Il ramo Padova della famiglia Manzoni è iscritto nel Libro d'oro della nobiltà italiana e nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano col titolo di Nobili, poi di Marchesi. I figli di Francesco vennero ascritti, nel 1669, nel Patrio Consiglio Nobiliare di Padova e, il 15 novembre 1682, ottennero il titolo di Marchesi conferitogli da Giovanni III di Polonia. Lo stesso titolo venne riconosciuto l'11 agosto 1685 anche dalla Serenissima Repubblica di San Marco che li aggregò anche al Patriziato Veneto e a quei Possedimenti il 21 giugno 1687.
Arme: Inquadrato al 1º e 4º d'oro all'aquila bicipide di nero, coronata in campo; al 2º e 3ºdi rosso all'aquila bicipide coronata di argento; in centro sul tutto d'argento al manzo in nero passante[47]
Giovanni, fratello minore di Francesco del ramo Padova, diviene Patrizio di Venezia e suo figlio Antonio diviene anche Nobile di Agordo e di Belluno. Questo ramo è iscritto nel Libro d'oro della nobiltà italiana e nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano con il titolo di Nobile.
Arme: Troncato di argento e di nero, alla banda di rosso, carica di tre bisanti d'oro, accompagnata nel 1º punto a sinistra da una testa di manzo nero, in maestà, anellata d'oro; nel secondo punto a destra da un covone d'argento[48]
Giovanni *? †? | |
Antonio *? †? |
La gens del ramo di Chiosca e Poggiolo era della Val Brembana (località San Giovanni Bianco), poi detti di Bergamo, di Solarolo e di Lugo di Romagna.
Arme (I)[49]: Manzo bianco rampante con stella d'oro a cinque punte tra le corna, addossato a una quercia a colori naturali, il tutto in campo azzurro cielo e verde campagna
Arme (II)[50]: Inquartato nel 1º, 2º e 3º d'azzurro al destrocherio armato al naturale tenente una mazza d'argento, posta in banda, con una stella d'oro a sei punte nel canton sinistro del capo; nel 4º d'argento a tre spine di pesce di rosso poste in fascia
Motti d'Arme: Ubi centrum ego sum; Usque ad mortem et ultra
Il capostipite del ramo di Chiosca e Poggiolo è Domenico Maria, detto il Grinfia, figlio di Giovanni Maria di Valsassina. Altri componenti di questo ramo:
Luigi Manzoni del ramo di Chiosca e Poggiolo, sposa Francesca, ultima discendente dei nobili Ansidei di Perugia. Al cognome Manzoni, del loro unico figlio maschio Giuseppe (Gran Cerimoniere alla Corte dei Savoia e membro a vita della Consulta araldica italiana), venne quindi unito anche quello Ansidei. Quattro appartenenti alla famiglia Manzoni Ansidei (Beatrice, Giacomo Maria, Luigi, Reginaldo) e la loro domestica, furono vittime di un omicidio - divenuto noto come l'eccidio dei conti Manzoni - compiuto da alcuni partigiani comunisti nella notte tra il 7 e l'8 luglio 1945. Dopo il fatto i cadaveri furono occultati e la villa di famiglia saccheggiata[52].
Arme: Inquartato nel 1º di azzurro al destrocherio armato tenente una mazza d'argento posta in banda con una stella d'oro a sei punte nel canton sinistro del capo; nel 2º d'argento a tre spine di pesce d'oro poste in fascia; nel 3º Partito: a) di rosso con bande in oro, b) di rosso con bande in argento; nel 4º con zampa in palo di leone rampante al color naturale
Motti d'Arme: A Deo et ad Deum; Fortiter et prudenter
Agostino Bartolomeo del ramo Chiosca e Poggiolo unisce al cognome Manzoni quello Borghesi, nobile famiglia di San Marino già imparentata con i Manzoni, il cui ultimo discendente, non avendo eredi, lascia tutti i suoi beni ad Agostino.
Arme: Partito: nel 1º troncato: a) d'azzurro al destrocherio armato tenente una mazza d'argento posta in banda con una stella d'oro a sei punte nel canton sinistro del capo, b) d'argento a tre spine di pesce di rosso poste in fascia; nel 2º d'azzurro al grifo d'oro, la coda spezzata e sanguinante
Motto d'Arme: Ad sidera
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