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attore e produttore televisivo statunitense (1961-2013) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
James Joseph Gandolfini Jr. (Westwood, 18 settembre 1961 – Roma, 19 giugno 2013) è stato un attore e produttore televisivo statunitense di origine italiana, noto soprattutto per il ruolo del boss Tony Soprano nella serie televisiva I Soprano (1999-2007).
James Gandolfini nacque a Westwood, nel New Jersey, il 18 settembre del 1961 in una modesta famiglia di origine italiana. Il padre, James Joseph Gandolfini Sr., era un immigrato italiano originario di Tiedoli, frazione di Borgo Val di Taro (in provincia di Parma)[1][2], giunto negli Stati Uniti da bambino, veterano della seconda guerra mondiale (fu decorato con la croce al valore Purple Heart)[3] e impiegato dapprima come manovale e, in seguito, come bidello e custode presso la Paramus Catholic High School[1][4], mentre la madre, Santa Penna, era un'inserviente impiegata presso una mensa scolastica, nata negli Stati Uniti da genitori italiani originari di Napoli[4][5][6]. Crebbe con due sorelle in un ambiente familiare ben radicato nella cultura di origine della famiglia, coi genitori che spesso e volentieri parlavano italiano a casa, ricevendo inoltre un'educazione cattolica[1][7][8][9].
Diplomatosi presso il Park Ridge High School nel 1979, dove militò nella locale squadra di football liceale e dove, più volte, si cimentò amatorialmente negli spettacoli teatrali organizzati dalla scuola[10], Gandolfini compì i propri studi universitari presso la Rutgers University, dove conseguì il B.A. in comunicazione nel 1983, mantenendosi al contempo come buttafuori per un pub del campus e come barista, e in seguito gestore, di un club a Manhattan[11]. Risale proprio a questo periodo il suo avvicinamento alla recitazione quando, accompagnando l'amico Roger Bart a un corso di recitazione incentrato sulla Meisner Technique a New York[12], decise d'intraprendere seriamente lo studio della disciplina, formandosi, sotto la guida dell'insegnante Kathryn Gately, presso il Gately/Poole Acting Studio di Chicago[13].
Dopo aver esordito, nel 1987, con un piccolissimo ruolo nel film indipendente Shock! Shock! Shock!, e aver figurato in un minuscolo ruolo non accreditato ne L'ultimo boy scout di Tony Scott nel 1991, l'anno successivo prese parte a un film diretto da Sidney Lumet, Una estranea fra noi, in cui interpretò il ruolo secondario del mafioso italo-americano Tony Baldessari. La sua carriera cinematografica proseguirà prolifica nel corso degli anni novanta, spesso ricoprendo ruoli di secondo piano, come in Una vita al massimo, scritto dalla coppia Quentin Tarantino-Roger Avary e diretto da Tony Scott, dove interpretò il violento Virgil, scagnozzo al soldo del personaggio interpretato da Christopher Walken, e per cui l'attore dichiarò d'essersi ispirato a un suo amico impiegato proprio come sicario al soldo della mafia[14], oppure ne Il tocco del male, nel ruolo dell'ottuso e brusco collega della coppia di poliziotti interpretati da Denzel Washington e John Goodman, e ancora nel sentimentale Basta guardare il cielo, dove è un padre pericoloso, e nell'adrenalinico Perdita Durango, diretto da Álex de la Iglesia, questa volta nel ruolo del detective che insegue Rosie Perez e Javier Bardem. Nel 1997 entrò a far parte del cast del film televisivo La parola ai giurati, remake dell'omonimo film diretto da Sidney Lumet, per la regia di William Friedkin, e apparve, in un ruolo non accreditato, nel film di Clint Eastwood Mezzanotte nel giardino del bene e del male.
Fra i film più famosi a cui prese parte in questo decennio vanno citati Get Shorty, diretto da Barry Sonnenfeld e con John Travolta, Gene Hackman, Delroy Lindo e Danny DeVito, in cui per esigenze del ruolo ebbe a recitare con un marcato accento sudista, Allarme rosso (1995), diretto nuovamente da Tony Scott, Prove apparenti di Sidney Lumet e She's So Lovely - Così carina, per la regia di Nick Cassavetes. Dopo il grande successo riscosso dalla prima stagione de I Soprano, nel 1999, la sua carriera decollò definitivamente, e gli vennero assegnati ruoli sempre più di rilievo, come in The Mexican - Amore senza la sicura, diretto da Gore Verbinski, dove interpretò il dolce assassino omosessuale Winston Baldry, affiancando Julia Roberts e Brad Pitt, ne Il castello, dove fu il subdolo colonnello Winter, antagonista di Robert Redford, e in L'uomo che non c'era, pluripremiato dramma firmato dai fratelli Joel e Ethan Coen, dove ricoprì il ruolo del sanguigno Big Dave Brewster, capo e amante della moglie del protagonista Billy Bob Thornton. Successivamente interpretò il marito infedele di Susan Sarandon, protagonista di Romance & Cigarettes, diretto da John Turturro, e per la quarta volta affiancò John Travolta nel film Lonely Hearts.
Negli ultimi anni della sua vita, Gandolfini continuò a cimentarsi nei ruoli più disparati: nel 2009 ricoprì il ruolo del sindaco di New York nel thriller d'azione Pelham 123 - Ostaggi in metropolitana, remake del film Il colpo della metropolitana (Un ostaggio al minuto) (1974) di Joseph Sargent con Walter Matthau e Martin Balsam, in cui fu nuovamente diretto da Tony Scott e divise nuovamente la scena con Denzel Washington e John Travolta, nel 2010 interpretò Doug Riley nel film Welcome to the Rileys, nel 2011 comparve invece in un cameo nel film Molto forte, incredibilmente vicino e, nel 2012, interpretò il capo della CIA Leon Panetta in Zero Dark Thirty, diretto da Kathryn Bigelow, e Mickey in Cogan - Killing Them Softly, diretto da Andrew Dominik, presentato in concorso alla sessantacinquesima edizione del Festival di Cannes. Nel 2012 fu tra i produttori del film per la televisione diretto da Philip Kaufman Hemingway & Gellhorn, che gli fruttò l'ottava candidatura agli Emmy, la seconda come produttore esecutivo. The Incredible Burt Wonderstone, di Don Scardino, la commedia Non dico altro di Nicole Holofcener e il film TV Nicky Deuce di Jonathan A. Rosenbaum uscirono postumi. Il suo ultimo film fu Chi è senza colpa, diretto da Michael R. Roskam e uscito nel 2014, dopo la morte di Gandolfini.
Scelto da David Chase per il ruolo del boss del New Jersey, Gandolfini diede vita a un personaggio "tra i più complessi della storia della televisione"[15] e la sua importanza nella realizzazione della serie lo portò a vedersi riconoscere un compenso che arrivò fino a un milione di dollari a puntata per l'ultima stagione della serie. Vincitore di un Golden Globe nel 2000 come migliore attore protagonista in una serie drammatica e candidato nella medesima categoria altre tre volte, 3 Emmy (per gli episodi The Happy Wanderer, nel 2000, per Amour Fou, nel 2001, per Whitecaps, nel 2003) su un totale di 6 candidature (le altre nel 1999 per Pilot, nel 2005 per Where's Jonny?, nel 2007 per The Second Coming), 3 SAG e svariati premi minori, Gandolfini legò per sempre la sua immagine a quella del corpulento, fragile e spietato capo della famiglia mafiosa del New Jersey.
Dichiarò comunque di aver sempre considerato il ruolo come di transizione[16] nella sua carriera. Rispetto al personaggio televisivo, Gandolfini dichiarò inoltre di essere caratterialmente molto diverso (più vicino a un "Woody Allen di 118 chili"[17]); è nota infatti la sua timidezza di fronte alle interviste e la sua modestia (è divenuto attore per "sbaglio"), caratteristiche totalmente diverse da quelle del boss mafioso che impersonava.
Morì il 19 giugno 2013 a 51 anni a Roma, dove si trovava in vacanza in procinto di recarsi al Taormina Film Fest in Sicilia, per partecipare a un incontro con Gabriele Muccino. Il corpo fu trovato dal figlio tredicenne Michael nel bagno dell'albergo. L'autopsia confermò un attacco di cuore.
Alla notizia del decesso la rete HBO (produttrice de I Soprano) così commentò: "Un'incommensurabile tristezza. Era un uomo speciale, un grande talento, che con il suo straordinario senso dell'umorismo, il suo calore e il suo rispetto, ha toccato molte persone".[18] Tom Hardy e Noomi Rapace (i due erano nel cast di Chi è senza colpa insieme a Gandolfini) espressero anch'essi la loro tristezza, e Noomi Rapace (che è una fan della serie TV I Soprano di cui ha visto tutti gli episodi) rivelò di non essere riuscita a dire una parola a Gandolfini a causa del timore reverenziale che provava verso di lui;[19] Tom Hardy invece affermò di aver imparato molto da Gandolfini oltre ad averne elogiato le doti attoriali e umane.[20][21]
Rimpatriato il corpo di Gandolfini negli Stati Uniti, il funerale fu celebrato a New York nella Cattedrale di San Giovanni il Divino per poi esser cremato.
Fu un grande amico di Rudolph Giuliani. Ha avuto un figlio, Michael Gandolfini (1999), da un primo matrimonio con Marcy Wudarski, terminato con il divorzio nel dicembre 2002. Il 30 agosto 2007 si risposò nella sua abitazione di Honolulu, nelle Hawaii, con la modella Deborah Lin[22]. La coppia ebbe una figlia, Liliana Ruth Gandolfini, nata nell'ottobre 2012.
Nelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, James Gandolfini è stato doppiato da:
Da doppiatore è sostituito da:
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