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genere di pianta della famiglia Asteraceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Doronicum L. 1753 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae. Doronicum è anche l'unico genere della tribù Doroniceae Panero, 2005 della sottofamiglia Asteroideae.[1][2]
Doronico | |
---|---|
Doronicum austriacum (Doronico austriaco) | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Doroniceae Panero, 2005 |
Genere | Doronicum L. 1753 |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Doroniceae |
Genere | Doronicum |
Specie | |
(Vedi : Specie di Doronicum )
|
Il nome del genere (Doronicum) potrebbe derivare da un termine dell'Arabia: Doronigi o Doronidge. Il primo ad usare questo nome come valore di genere fu il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708); nome ripreso e confermato nel 1753 da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi[3].
Habitus. Le piante del genere Doronicum sono in prevalenza erbacee perenni provviste di peli di vario tipo. La determinazione esatta della forma e lunghezza dei peli è molto importante tassonomicamente per definire la specie. Purtroppo alcuni peli sono distinguibili solamente con un buon microscopio a 20-50 ingrandimenti[4]. La tavola a fianco indica il tipo di peli presenti sul bordo delle foglie e sulla superficie delle squame dell'involucro che si possono dividere nei seguenti quattro tipi:
L'altezza di queste piante varia da pochi centimetri fino a 1,5 - 2 metri. La forma biologica prevalente è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati rizomi, dei fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei.[5][6][7][8][9][4][10]
Radici. L'apparato radicale può essere formato da un rizoma strisciante (non lanoso) oppure da un rizoma nodoso-tuberoso (in questo caso può essere lanoso nella parte apicale).
Fusto.
Foglie.
Infiorescenza. L'infiorescenza è formata da grandi capolini solitari o assemblati in modo corimboso, quasi sempre di color giallo-oro che normalmente sovrastano l'apparato fogliare e assolvono alla funzione vessillare. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro a forma di coppa composto da più brattee disposte in più serie (2 o 3 serie per un totale di 20 – 30 brattee) spiralate, che fanno da protezione al ricettacolo basale (nudo – senza pagliette o raramente peloso) sul quale s'inseriscono due tipi di fiori : quelli esterni ligulati (da 20 a 40 e di colore giallo chiaro) e quelli interni tubulosi (da 50 a 250 e di colore giallo accentuato). La forma delle brattee è lanceolata o lineare. Diametro dell'involucro: 22 – 40 mm.
Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati e zigomorfi) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi e actinomorfi) sono bisessuali.
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni hanno delle forme oblunghe con dei solchi o nervi longitudinali (da 5 a 10). Sono inoltre provvisti di pappo persistente i cui peli (da 40 a 50) sono disposti in serie multiple. Il pappo è formato da soli peli senza coroncina se il frutto è generato dai fiori centrali (tubulosi), altrimenti sono senza (o quasi) pappo se il frutto è generato dai fiori periferici.
L'habitat di queste piante è quello tipico della flora temperata e temperata fredda dei rilievi montani europei, ma anche del Nord Africa, dell'Asia sud-occidentale (Turchia, Caucaso, Iran e Iraq) e delle regioni montane dell'India sub-himalayana e della Cina meridionale (Yunnan), probabile luogo di origine della maggioranza di queste specie. Nelle nostre zone allo stato libero, raramente scendono sotto i limiti di altitudine superiore del bosco di faggio o di castagno e comunque crescono in luoghi sassosi aperti o ai margini dei boschi sempre in luoghi più o meno freschi.[3]
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[13], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[14] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[15]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][8][9]
Il genere Doronicum non è molto numeroso, comprende 29 specie, distribuite quasi unicamente nell'emisfero boreale (Vecchio Mondo), delle quali 8 sono proprie della flora italiana. Il genere appartiene alla sottofamiglia delle Asteroideae e tradizionalmente viene attribuito alla tribù delle Senecioneae[8], pur avendo differenze morfologiche e biochimiche rispetto alle specie di questa tribù. Recenti studi attribuiscono al genere caratteri peculiari che ne giustificano la collocazione in una tribù a sé stante (Doroniceae), con affinità con il clade Calenduleae. In questa nuova collocazione il genere, da un punto di vista filogenetico, si trova in posizione "basale" rispetto all'intera sottofamiglia di appartenenza (fa parte del gruppo informale "Senecionidae").[9]
All'interno del genere si individuano due sezioni:[3]
Un altro sistema di suddividere il genere (e forse più facile del primo in quanto non si deve attendere lo sviluppo del frutto) è quello di considerare le foglie basali:[3]
I caratteri distintivi del genere sono:[8]
Il numero cromosomico della specie è: 2n = 15, 20, 30, 45, 60 e 120.[8][10]
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora spontanea italiana) l'elenco seguente utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche. Per il tipo di peli vedere la tabella "Peli delle piante" - tra parentesi tonde vengono indicati i peli con una minore presenza.[16]
Delle 8 specie spontanee della flora spontanea italiana 7 vivono sull'arco alpino. La tabella seguente evidenzia alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla diffusione delle specie alpine[17].
Specie | Comunità vegetali | Piani vegetazionali | Substrato | pH | Livello trofico | H2O | Ambiente | Zona alpina |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
D. austriacum | 11 | montano subalpino | Ca Ca-Si | basico | alto | umido | B6 D2 G2 H1 H2 I1 I2 | tutto l'arco alpino (escl. SO) |
D. clusii | 3 | alpino | Si | acido | medio | medio | C3 | tutto l'arco alpino (escl. VA CO BG UD) |
D. columnae | 11 | montano subalpino | Ca | basico | alto | umido | C2 C3 G1 G2 H1 H2 | CO BG BS TN BZ BL UD |
D. glaciale | 3 | alpino | Ca Si | neutro | medio | medio | C3 | CO BZ TN BL UD |
D. grandiflorum | 3 | alpino | Ca Ca-Si | basico | medio | medio | C3 | tutto l'arco alpino (escl. VA) |
D. pardalianches | 14 | collinare montano | Ca Si | neutro | alto | medio | I2 | CN TO VC NO VA CO BG BS |
D. plantagineum | 14 | collinare montano | Ca Ca-Si | neutro | medio | medio | I2 | CN? |
Substrato con “Ca-Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province). |
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
Alcune piante di questo genere anticamente avevano impiego nella medicina popolare. Alcuni rizomi e radici possono essere velenosi, nondimeno venivano utilizzate per il loro presunto effetto tonificante (rafforza l'organismo in generale). Ma ora non più. Può essere interessante ricordare che il nome di una specie (Doronicum pardalianches) deriva dal greco e significa “capace di strozzare il leopardo” o anche “strangola pantere”; in effetti sembra (ma non è documentato con certezza) che anticamente si preparassero alcune esche con queste piante per sbarazzarsi di animali indesiderati[3].
Le prime documentazioni dell'uso orticolo in Europa delle piante di questo genere si hanno attorno al 1570. Altre specie vennero introdotte in seguito come il Doronicum altaicum (nativo della Siberia) nel 1738; oppure il Doronicum orientale (sinonimo di Doronicum caucasicum) nel 1815; e qualche anno più tardi il Doronicum austriacum (che contrariamente al nome ora vive anche su tutto l'arco delle Alpi italiane). Queste notizie ci dicono che l'uso principale che si fa di queste piante è nel giardinaggio (principalmente nei giardini rocciosi e alpini) e questo per merito di alcune caratteristiche positive delle specie di questo genere come i fiori grandi, la vivacità dei colori e la lunga fioritura oltre ad una certa resistenza ai climi freddi.[3]
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