Il sostantivo latinofāgus risale a un'antica radice indoeuropea che trova parentele nel greco φηγός phēgós "tipo di quercia"[2], nel gotico 𐌱𐍉𐌺𐌰 bōka[3] (cfr. tedescoBuche e inglesebeech, "faggio"), nel nome presente in varie lingue slave бук, buk.
Dalla forma aggettivale fāgeum (attraverso una forma latina volgare *fagjum[4]) deriva l'italianofaggio, di area toscana, bergamasca e romagnola; altrove si hanno derivati di fāgus, *fāga (portoghesefaia) e (spagnolohaya), mentre in francesehêtre (dal franco *hester) ha soppiantato la parola d'origine latina[2].
In questo genere sono riconosciute le seguenti specie:[1]
In Italia il genere è rappresentato dall'unica specie Fagus sylvatica L. diffusa sulle Alpi e sugli Appennini, dove forma boschi puri (faggete) o misti (di solito con Abies alba Mill. o Picea abies Karst.), nelle stazioni oltre i 500m sulle Alpi e oltre i 900m s.l.m. sugli Appennini.
In selvicoltura per la forestazione di montagne a clima fresco e nebbioso, con frequenti precipitazioni estive
Il legno di faggio, omogeneo e pesante, privo di elasticità ma resistente, inizialmente di colore bianco e col tempo rossastro, è perfetto per lavori di tornitura e mobileria. Un tempo era utilizzato per le traversine ferroviarie e come ottimo combustibile. Usato per molti strumenti musicali (violini, pianoforti). La sua resistenza a scheggiarsi lo rendeva il materiale ideale per fabbricare i calci dei fucili.
I frutti sono acheni. Se privati del pericarpo velenoso, si consumano arrostiti come succedanei di castagne, nocciole o mandorle; tostati sono un surrogato del caffè. I frutti sono detti “faggiole” e somigliano a piccole castagne triangolari, racchiuse a due a due in un involucro legnoso ricoperto da aculei morbidi. Ne sono ghiotte alcune specie selvatiche, compreso il cinghiale.
L'olio estratto dai semi, di colore pallido e sapore dolciastro, si usa come condimento. Un tempo era adoperato come combustibile.
Le foglie sono ovali, con una sottile peluria sulle nervature, lucide su entrambe le facce, più chiare nella pagina inferiore. Hanno margine ondulato, ciliato quando sono giovani. Sul ramo si dispongono in modo alterno. In autunno assumono colori dal giallo-arancio al rosso-bruno. Vengono anche usate come foraggio dove i pascoli sono scarsi.
Afide bianco – l'attacco del rincoteroPhyllaphis fagi L. provoca l'ingiallimento fogliare ed una sofferenza generale della pianta
Cecidomia – le larve del ditteroMikiola fagi Hart. provocano galle piriformi sulle foglie danneggiando le giovani piante utilizzate in silvicoltura nei rimboschimenti
Carie del legno – il legno attaccato da Schizophyllum commune (L.) Fr., Fomes igniarius (L. ex Fr.) Kic. e Fomes fomentarius (L.) Gill., viene alterato perdendo consistenza e assumendo una consistenza spugnosa di aspetto biancastro per la distruzione della lignina; all'esterno dei tronchi colpiti si notano i corpi fruttiferi dei patogeni a forma di orecchiette grigie per il Schizophyllum commune, a forma di mensola o zoccolo per il Fomes igniarius e il Fomes fomentarius
Marciume delle piantine – la Phytophthora omnivora De By. provoca lesioni necrotiche al colletto delle giovani piantine coltivate in semenzaio
Oidio – l'attacco delle Erisifaceae Microsphaera omnivora (Wallr.) Wint. e Phyllactinia suffulta (Reb.) Sacc. provoca sulle foglie delle tacche dapprima traslucide, successivamente ricoperte da micelio biancastro