L'arcidiocesi di Catania (in latino Archidioecesis Catanensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2021 contava 726.000 battezzati su 732.140 abitanti. È retta dall'arcivescovo Luigi Renna.

Fatti in breve Regione ecclesiastica, Arcivescovo metropolita ...
Arcidiocesi di Catania
Archidioecesis Catanensis
Chiesa latina
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Regione ecclesiasticaSicilia
 
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Provincia ecclesiastica
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Collocazione geografica
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Diocesi suffraganee
Acireale, Caltagirone
 
Arcivescovo metropolitaLuigi Renna
Vicario generaleVincenzo Branchina
Arcivescovi emeritiSalvatore Gristina
Presbiteri355, di cui 223 secolari e 132 regolari
2.045 battezzati per presbitero
Religiosi141 uomini, 114 donne
Diaconi64 permanenti
 
Abitanti732.140
Battezzati726.000 (99,2% del totale)
StatoItalia
Superficie1.333 km²
Parrocchie157
 
Erezionedibattuta tra il I secolo e il III secolo
Ritoromano
CattedraleSant'Agata
Santi patroniSant'Agata
IndirizzoVia Vittorio Emanuele II, 159, 95131 Catania
Sito webwww.diocesi.catania.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
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Il palazzo del Seminario dei Chierici, sede del museo diocesano.
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La basilica minore di Maria Santissima dell'Elemosina.
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Giuseppe Benedetto Dusmet, arcivescovo di Catania dal 1867 a 1894, beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1988.

Territorio

L'arcidiocesi comprende la città di Catania e 25 comuni dell'omonima città metropolitana: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Camporotondo Etneo, Gravina di Catania, Maletto, Maniace, Mascalucia, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Ragalna, San Giovanni la Punta, San Gregorio di Catania, San Pietro Clarenza, Sant'Agata li Battiati, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina (limitatamente al quartiere di Bongiardo), Trecastagni, Tremestieri Etneo, Viagrande, Zafferana Etnea

Sede arcivescovile è la città di Catania, dove si trova la basilica cattedrale di Sant'Agata.

Il territorio si estende su circa 1.333 km², suddiviso in 157 parrocchie, e una popolazione di oltre 700.000 abitanti.

Santuari diocesani e basiliche

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Chiese dell'arcidiocesi di Catania.

Tra i santuari diocesani di maggiore rilievo per storia e devozione spiccano quello di Sant'Agata al Carcere a Catania; quelli mariani della Madonna dell'Elemosina a Biancavilla, della Madonna della Sciara a Mompileri e quello di Santa Maria di Ognina a Catania. Per i santi, si annovera quello dei Santi Alfio, Filadelfo e Cirino di Trecastagni.

Altri santuari sono, a Catania: San Francesco all'Immacolata e Santa Maria dell'Aiuto, nella quale è conservata una riproduzione della Santa Casa di Loreto.

Negli altri comuni dell'arcidiocesi: santuario della Madonna degli Ammalati di Misterbianco, santuario di Maria Ausiliatrice ad Adrano, santuario di Maria Santissima Annunziata a Bronte e a Pedara, santuario della Madonna della Consolazione a Mascalucia e a Paternò, santuario della Madonna Addolorata di Mascalucia, santuario della Madonna della Roccia a Belpasso, santuario Madonna della Ravanusa San Giovanni La Punta.

Oltre a queste chiese, nel territorio diocesano catanese sorgono anche le seguenti basiliche minori: Sant’Agata, Maria Santissima dell'Elemosina e Maria Santissima Annunziata al Carmine nella città di Catania, Santa Maria dell'Elemosina nel comune di Biancavilla, e Santa Caterina d'Alessandria nel comune di Pedara.

Provincia ecclesiastica

La provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Catania comprende due suffraganee:

Storia

La nascita dell'Ecclesia Catanensis è dibattuta: la tradizione, di cui si hanno le prime testimonianze durante la dominazione bizantina, vuole che la diocesi di sia stata eretta nel I secolo da san Berillo, originario di Antiochia, inviato appositamente dall'apostolo Pietro[1] ad evangelizzare la città nell'anno 42; anche se allo stato attuale delle ricerche storiche e archeologiche, è possibile attestare la presenza di una comunità cristiana a Catania solo a partire dal III secolo. A metà circa del secolo, durante la persecuzione dell'imperatore Decio, è attestato il martirio di sant'Agata, patrona della città; e all'inizio del IV secolo, durante la persecuzione di Diocleziano, il martirio di sant'Euplio, diacono.

La storiografia recente ha acclarato la mancanza di prove storiografiche a suffragare un'erezione nel I secolo; tuttavia nulla porta ad escludere completamente la storicità della figura di Berillo, in un periodo però diverso da quello attestato dalla tradizione, ossia in un'epoca incerta fra III e IV secolo.[2]

I primi vescovi storicamente documentati comunque appartengono al VI secolo. Fortunato fu inviato nel 515 da papa Ormisda a Costantinopoli insieme ad Ennodio di Pavia come legati papali nel tentativo di ricomporre lo scisma acaciano. Elpidio e Leone sono invece menzionati negli epistolari dei papi Pelagio I (556-561) e Gregorio Magno (590-604). Altri vescovi catanesi presero parte ai concili ecumenici del primo millennio (Teodoro al concilio di Nicea del 787 e Eutimio al concilio di Costantinopoli dell'869-870), oppure a sinodi convocati a Roma dai papi (Giorgio nel 679 e Giuliano nel 680); di un buon numero di vescovi catanesi è stato scoperto il sigillo episcopale, databili tra VI e IX secolo, ossia i vescovi Magno, Giovanni, Costantino I, Costantino II e Antonio.

Come attestano le lettere dei papi del VI secolo, fino agli inizi del VII secolo la Sicilia non aveva sedi metropolitane e, benché sottomessa politicamente all'impero bizantino, dipendeva dal punto di vista ecclesiastico dal patriarcato di Roma: di fatto tutte le diocesi siciliane erano suffraganee della diocesi di Roma. Solo dalla prima metà dell'VIII secolo, in seguito alle controversie sull'iconoclastia, la Sicilia fu sottratta dall'imperatore Leone III Isaurico alla giurisdizione di Roma e sottomessa al patriarcato di Costantinopoli (circa 732). In questo contesto Catania assurse ad un ruolo di prestigio, tanto da essere elevata a sede metropolitana, senza suffraganee, così come attestano i sigilli dei metropoliti Costantino II e Antonio, e la Notitia Episcopatuum redatta all'epoca dell'imperatore Leone VI e databile all'inizio del X secolo.[3] Il primo metropolita fu forse Eutimio e «un riflesso dell'ascesa del prestigio della sede catanese presso la capitale dell'Impero è certamente il culto di Sant'Agata, in onore della quale viene eretta una chiesa a Costantinopoli».[4]

Nell'827 gli Arabi erano sbarcati a Marsala e in pochi decenni conquistarono tutta l'isola; la caduta di Taormina nel 902 portò poco dopo anche alla conquista di Catania; durante l'occupazione araba della Sicilia pochissime sono le informazioni sulla vita delle comunità cristiane e delle strutture ecclesiastiche; tuttavia al sinodo costantinopolitano del febbraio 997 era presente il metropolita catanese Leone.[5]

Nell'XI secolo i Normanni conquistarono la Sicilia e procedettero progressivamente alla restaurazione delle circoscrizioni ecclesiastiche. Catania venne riconquistata nel 1071 e, dopo l'incontro di Troina tra Ruggero e papa Urbano II (1088), il re normanno fondò nel 1091 l'abbazia benedettina di Sant'Agata. L'anno successivo, con bolla data in Anagni il 9 marzo, Urbano II istituì nuovamente la diocesi di Catania, nominando al contempo come primo vescovo Ansgerio, abate di Sant'Agata. Ruggero dotò la chiesa catanese di molti beni e privilegi, e investì il vescovo delle prerogative feudali, con ampi poteri sulla città, il territorio circostante ed il mare, con annesso il diritto di esercitare la giustizia; molti di questi diritti furono aboliti da Federico II nel XIII secolo.

La nuova cattedrale, edificata a fianco dell'abbazia di sant'Agata, fu inaugurata nel 1094; il 17 agosto 1126, secondo la tradizione, essa vide il rientro delle reliquie di sant'Agata, che nel 1040 il generale bizantino Giorgio Maniace aveva messo al sicuro trasferendole a Costantinopoli. Il 4 febbraio 1183 papa Lucio III assegnò Catania alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Monreale, decisione confermata da papa Clemente III il 29 ottobre 1188.

«Due istituzioni ecclesiastiche segnarono la vita della diocesi per diversi secoli».[6] La prima riguarda il capitolo dei canonici della cattedrale, che, fin dalla fondazione della diocesi, era costituito dai monaci benedettini della vicina abbazia di Sant'Agata. Il clero secolare, vistosi espropriato dagli uffici connessi al capitolo, ottenne da papa Eugenio IV nel 1446, l'erezione di un secondo capitolo cittadino, nella chiesa di Santa Maria dell'Elemosina. Non rari furono i conflitti fra i due capitoli, finché il vescovo Nicola Maria Caracciolo ottenne la soppressione del capitolo monastico, che fu secolarizzato[7] da papa Pio V nel 1568.

La seconda istituzione costituisce una particolarità della diocesi etnea. Fin dalla fondazione infatti l'intera diocesi era costituita da una sola parrocchia con sede nella cattedrale, ed il vescovo era l'unico parroco; tutti i preti con cura d'anime erano considerati vicari parrocchiali, con facoltà di amministrare i sacramenti. Questo unicum riuscì a superare anche la ventata riformatrice del concilio di Trento ed arrivare fino al XX secolo; le prime parrocchie furono canonicamente erette solo nel 1919 nei paesi della diocesi e nel 1944 nella città di Catania. Questa situazione tuttavia tornò a vantaggio dell'arcidiocesi, che riuscì a salvarsi dall'incameramento dei beni della mensa arcivescovile previsto dalle leggi eversive del 1867 dimostrando che l'arcivescovo era appunto l'unico parroco e che i beni erano quindi annessi alla cura d'anime.[8]

Gli eventi naturali hanno segnato profondamente la vita dell'arcidiocesi. Il terremoto del 1169, che causò la morte di 15.000 persone, uccise anche il vescovo Giovanni Aiello e decine di monaci, che si trovavano all'interno della cattedrale per la celebrazione dei vespri. Le eruzioni dell'Etna hanno periodicamente distrutto molti beni ecclesiastici, e in alcuni casi anche la città episcopale con la colata lavica che raggiunse il mare (nel 1381 e nel 1669). In seguito al terremoto del 1693, l'intera città fu ricostruita e un aiuto notevole arrivò dal vescovo Andrea Riggio e da tutto il clero.

Nella seconda metà del XVI secolo vescovi zelanti operarono per l'attuazione dei decreti del concilio tridentino. Il vescovo Caracciolo convocò il primo sinodo diocesano nel 1565; altri sinodi riformatori furono convocati nel 1622 e nel 1668.[9] Nel 1572 il vescovo Antonio Faraone istituì a Catania il primo seminario siciliano[10][11]. Nel Settecento il vescovo Salvatore Ventimiglia pubblicò un catechismo in siciliano che fu utilizzato fino all'avvento di quello di papa Pio X; e fece installare una tipografia in seminario dove furono stampati il Nuovo Testamento in greco e diverse opere di classici latini e greci.

Nella prima metà dell'Ottocento il territorio della diocesi, che era rimasto immutato dai tempi dei Normanni, fu smembrato a vantaggio dell'erezione della diocesi di Caltagirone nel 1816, delle diocesi di Nicosia e di Piazza Armerina nel 1817, e della diocesi di Acireale nel 1844. Inoltre, altre modifiche territoriali eseguite nel 1844, portarono alla cessione di cinque comuni alle diocesi di Caltagirone e di Nicosia, e all'acquisizione dei comuni di Bronte e Maletto dalla medesima diocesi di Nicosia. Come compenso per la perdita di molti territori, il 4 settembre 1859 papa Pio IX elevò Catania al rango di arcidiocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede, concedendo agli arcivescovi il privilegio del pallio, revocato da papa Paolo VI nel 1978.[12]

Nel 1861 per la morte di mons. Felice Regano l'arcidiocesi di Catania fu lungamente sede vacante, anche per i tentativi del governo liberale di intervenire nella nomina dei vescovi, che era soggetta all'exequatur e alla pretesa di subentrare nel regio patronato ai precedenti monarchi, ossia di godere del diritto di presentazione dei vescovi. Nel 1865 il governo propose in colloqui informali di promuovere alla sede di Catania Ludovico Ideo, vescovo di Lipari, considerato «sinceramente devoto al governo». Successivamente il governo propose il trasferimento di Giulio Arrigoni, arcivescovo di Lucca, che la Santa Sede rifiutò perché nel passato vescovi non siciliani avevano ricevuto nell'isola scarso accoglimento. Finalmente il governo espresse il suo consenso alla nomina di Giuseppe Benedetto Dusmet (1867-1894), ultimo abate-vescovo catanese, beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1988.[13] Il successore Giuseppe Francica Nava (1895-1928) dette alla pastorale della diocesi un'impronta più marcatamente sociale.

Il territorio della contea di Mascali, possedimento della mensa vescovile di Catania a seguito di una donazione di Ruggero II di Sicilia nel 1124, grazie a una serie di privilegi devoluti a partire dal 1540 dall'imperatore Carlo V, tra i quali la concessione del mero et mixto imperio, tutti i successori del vescovo Caracciolo si assunsero il titolo di Comes Maschalarum[14]. I vescovi di Catania fino al Concilio Vaticano II[15] si fregiarono del titolo comitale.

Lo stesso argomento in dettaglio: Contea di Mascali.

Dal 6 al 16 settembre 1959 Catania ospitò il XVI Congresso eucaristico nazionale italiano, a cui intervenne come legato pontificio il cardinale Marcello Mimmi.

Nel novembre 1994 l'arcidiocesi ha ricevuto la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II.

Il 2 dicembre 2000 l'arcidiocesi è stata elevata al rango di sede metropolitana, con due diocesi suffraganee: Acireale e Caltagirone.

Cronotassi dei vescovi

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

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Il monumento sepolcrale del vescovo Andrea Riggio, patriarca titolare Costantinopoli, nella cappella di sant'Agata della Cattedrale di Catania (XVIII secolo)

Santi

Santa patrona

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Busto argenteo contenente le reliquie di Sant'Agata. È conservato nel duomo di Catania.

Santi e beati legati all'arcidiocesi

Vescovi oriundi dell'arcidiocesi

Viventi

Deceduti

Statistiche

L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 732.140 persone contava 726.000 battezzati, corrispondenti al 99,2% del totale.

Ulteriori informazioni anno, popolazione ...
anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1949445.000450.00098,949331118290230391183
1959547.000555.10098,55123002121.0684331.311111
1969 ?625.379 ?542309233 ?4441.342123
1980668.803672.95399,45272752521.2693351.172143
1990700.000725.37096,54812492321.4552951.021148
1999695.000720.19896,54632592041.50119243838152
2000716.000731.05697,94152641511.72520184573152
2001716.000731.05697,94182671511.71220184573152
2002695.000709.68297,94562731831.52432215631152
2003695.000703.94698,74502741761.54434223658153
2004724.332733.65698,74252661591.70435202709154
2006724.886734.21898,74002591411.81234176991155
2013737.000746.99998,7336237992.19341109379157
2016736.700746.54998,73462281182.12955134358157
2019742.400748.73699,23662341322.02862143249157
2021726.000732.14099,23552231322.04564141114157
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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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