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comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Camporotondo Etneo (Kampu[rru]tunnu in siciliano[4]) è un comune italiano di 5 133 abitanti[1] della città metropolitana di Catania in Sicilia.
Camporotondo Etneo comune | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Città metropolitana | Catania |
Amministrazione | |
Sindaco | Filippo Rapisarda (lista civica) dal 29-5-2023 |
Territorio | |
Coordinate | 37°33′17.67″N 15°00′14.22″E |
Altitudine | 445 m s.l.m. |
Superficie | 6,55 km² |
Abitanti | 5 133[1] (30-6-2022) |
Densità | 783,66 ab./km² |
Frazioni | Piano Tavola, Villaggio Sant'Antonio |
Comuni confinanti | Belpasso, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, San Pietro Clarenza |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 95040 |
Prefisso | 095 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 087012 |
Cod. catastale | B561 |
Targa | CT |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona C, 1 318 GG[3] |
Nome abitanti | camporotondesi |
Patrono | sant'Antonio abate |
Giorno festivo | 17 gennaio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Camporotondo Etneo nella città metropolitana di Catania | |
Sito istituzionale | |
L'area del versante sud-orientale del vulcano etneo, occupata dal territorio comunale di Camporotondo, è senz'altro una delle più significative di tutta la regione etnea in quanto interessata da numerosi conetti eruttivi periferici e da rilevanti dislovazioni tettoniche ("le timpe").
Camporotondo comune autonomo sin dal 1654, venne così denominato per la forma del suo originario centro abitato. Esso costituiva uno dei numerosi piccoli centri rurali ("casali") che attorniavano la città di Catania. Lo storico Fazello, nelle sue "De rebus siculis decades duae" (1560), cita Camporotondo tra quei villaggi noti come "le vigne dei catanesi o del Vescovo di Catania".
Quando il sovrano Filippo IV di Spagna ebbe la necessità di recuperare liquidità finanziaria, decise di alienare alcuni dei beni posseduti dal demanio regio in Sicilia, così i casali catanesi, e fra essi Camporotondo, si trovarono al centro di operazioni speculative di compravendita, il cui interesse era accresciuto dalla possibilità di conseguire, congiuntamente alla titolarità dei rispettivi borghi, anche i titoli nobiliari di pertinenza.
Fu il ricco cittadino genovese Giovanni Andrea Massa, ad acquistare il 22 dicembre 1645 "pro nominanda persona" Camporotondo ed alcuni dei numerosi casali che un tempo erano in proprietà del Vescovo di Catania. Parliamo di un vasto territorio che comprendeva il Monte Etna con tutti i suoi agri e tutti i suoi rigogliosissimi boschi e i casali (San Giovanni Galermo, Mascasia, Praci, Sampietro, Camporotondo, Rapisardo, Malpasso, Mompileri, Nicoloso, Lapidara, Tricastagni, Via grande, San Giovanni le Punte, San Gregorio, Santa Maria Belverde), per poi rivenderli successivamente. Il 18 aprile 1649, per 2.800 onze, Camporotondo venne acquistato da Antonio Reitano, ed il contratto pubblico di compravendita venne redatto dal notaio Antonio Mare di Messina.
Nel 1654, esso fu poi acquisito da Diego Reitano, che ottenne il titolo di Marchese di Camporotondo. Il territorio, così, fu soggetto alla giurisdizione autonoma civile e criminale ("mero e misto imperio") del marchesato, ma esentato da ogni sorta di vincolo di tipo feudale, in poche parole Camporotondo ebbe riconosciuta la propria autonomia e veniva amministrato da un “Leconte” che, benché nominato direttamente dal Marchese, operava in assoluta autonomia. Nel 1730 il marchesato passò, per via matrimoniale, alla principesca famiglia dei Natoli. Francesco Natoli, fu Marchese di Camporotondo, patriota e membro del Senato di Messina, si occupò di promuovere numerose leggi[5], era figlio di Pietro, secondo figlio di Francesco Natoli e Orioles, principe di Spirlinga e di Giulia Natoli.
Negli anni che seguirono, la popolazione del marchesato crebbe in misura esponenziale, passando dai 220 "fuochi" (famiglie) censiti nel 1602 ai 1.600 abitanti del 1655. Nel marzo del 1669 il paese venne completamente distrutto dalla lava, (si salvò solo il quartiere di S. Antonio) e così la maggioranza dei residenti decisero di trasferirsi altrove, tanto che nel 1681, il paese contava soltanto 593 abitanti. Il successivo terremoto del 1693, completò l'opera e la popolazione, scese nel 1714 a soli 181 abitanti. (370 abitanti nel 1737 e 565 nel 1798).
A seguito dell'abolizione del feudalesimo (1812) e delle riforme amministrative conseguenti alla nascita del Regno delle due Sicilie (1816), a Camporotondo si tennero le prime elezioni comunali ed il primo “Leconte Eletto” (sindaco) fu il notaio Giuseppe Pellegrino che resse l'amministrazione comunale per ben tredici anni.
Il paese è raggiungibile dalle strade extra urbane provinciali che la collegano ai comuni limitrofi di Belpasso, Misterbianco e San Pietro Clarenza, alla frazione di Piano Tavola tramite viabilità urbana e dalla superstrada Catania - Paternò mediante gli svincoli di Piano Tavola (dal centro, attraverso la strada provinciale 14 e dalla zona industriale, tramite via Valcorrente).
Abitanti censiti[6]
Il territorio di Piano Tavola, che si trova a sud, è diviso tra i territori di quattro comuni:
La frazione di Camporotondo non possiede industrie ma diverse fabbriche a conduzione artigianale.
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