Natoli (famiglia)

famiglia principesca Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

I Natoli sono un'antica famiglia della nobiltà feudale siciliana, di origine provenzale[1][2].

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Natoli
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Tutum signat iter
StatoItalia, Regno delle Due Sicilie
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Etimologia

Secondo alcuni etimologisti il significato della parola Natoli sarebbe un afaresi della parola greca Anatolè (Ανατολή) cioè "Oriente".

Storia

Riepilogo
Prospettiva

Medioevo

Si vuole il passaggio dalla Francia a Napoli con Giovanni di Natoli, regio cavaliere, al seguito del suo familiare il Conte di Provenza Carlo I d’Angiò, fratello del Re di Francia[3][4], dove arrivò con gli angioini e tre dei suoi cinque figli cavalieri, nel 1266, con il titolo di reali Milites.

Nel 1343 la famiglia passò dal Regno di Napoli al Regno di Sicilia, a Messina, con Antonino Natoli (Antoninus), al seguito della regina Eleonora d'Angiò, moglie del re di Sicilia Federico III di Aragona[5] che gli conferirà diversi feudi.

Epoca moderna

Discendente di Antonio Natoli fu Giovanni Matteo Natoli (Ioannem Matteum de Natoli)[6], detto anche "il Magnifico" Giò di Patti[7], nobile messinese a cui venne concesso il cingolo Militare con il titolo di Cavaliere, nominato da re Carlo V, Cavaliere del Sacro Romano Impero[8][9][10][11], a proprie spese il 4 maggio 1523[12] armò due galee[13] per fronteggiare nel mar Adriatico[14], i nemici che attaccavano il Vaticano[8]. Partecipò a tutte le battaglie del suo secolo, da Tunisi a La Goletta, morendo a S.Angelo. Suo figlio fu Antonino Natoli, Castellano della città di Patti.

Un Antonino Natoli, nato nel 1539 a Messina, ma che visse a lungo a Patti, a ventinove anni di età entrò nel convento dei Padri Osservanti nella terra della Ficasia, e divenne appartenente al terziario francescano, riformato, lasciò ogni avere e il suo stemma, cambiò il suo nome in Antonino da Piraino detto "Antonino da Patti", pubblicò il “Viridarium concionatorum", e altre importanti opere, tra cui "La via sicura al cielo". Fu Visitatore Apostolico nel 1596 su mandato diretto di Papa Giulio III, da cui fu proclamato Venerabile e sepolto a Roma[15][16].

Giovanni Forti Natoli, barone di S.Bartolomeo, figlio del Conte Blasco Natoli Lanza, comprò il castello di Sperlinga e Re Filippo IV gli concesse nel 1622 per sé e per i suoi discendenti, il titolo di principe, e il privilegio di "potervi fabbricare terre": questi farà incidere nella roccia del castello l'iscrizione postuma, risalente ai vespri siciliani: "Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit".

Giovanni Natoli Lanza Alifia Ruffo, nominato da re Carlo III di Borbone primo Duca di Archirafi[17], edificò nel 1762 la Torre di Archirafi, nel luogo dove già sorgeva una antichissima e famosa torre merlata difensiva[18], andata distrutta da un maremoto intorno al 1853.

Il 21 ottobre 1714 nacque un Giovanni Natoli, Principe di Sperlinga, che fu noto letterato, e presidente dell'Accademia dei "Peloritani pericolanti"[19] di Messina, governatore di diverse confraternite della Chiesa, riconosciute dal Papa[20], negli anni 1739, 45,74, 60, 61, 62, fu Cavaliere del Sovrano militare ordine di Malta.

Fu solo l'intuito, e i controlli di Francesco Natoli Alifia, a salvare la città di Messina dalla peste nel 1720 scacciando, contro gli ordini di approdo della capitaneria, la nave che appestò poi la Provenza e tutta Marsiglia, comandò inoltre le truppe urbane di Messina nel 1734, ottenendo numerosi riconoscimenti[21].

Il marchese Vincenzo Natoli fece costruire, nel centro cittadino di Palermo, Palazzo Natoli dedicato alla propria moglie, Maria Natoli Sieripopoli, che però non vide mai l'opera compiuta e morì a Palermo nel 1763, a seguito fece ricostruire anche l'antichissimo complesso monastico di Santa Maria delle Grazie dell'Ordine di San Benedetto a Ficarra, risalente al 1575, andato distrutto nel corso del terremoto del 1739.

Epoca contemporanea

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Monumento a Giuseppe Natoli, opera dello scultore Lio Gangeri, Messina, 1867

Luigi Natoli, nacque a Patti nel 1799, divenne teologo e Vicario Generale della Diocesi di Patti e fu nominato arcivescovo di Messina, su proposta diretta di Re Ferdinando II delle Due Sicilie. L'arcivescovo Natoli fu poi eletto, da Papa Pio IX, Vescovo di Caltagirone il 15 febbraio 1858, e fu membro del Concilio Vaticano I. Il fratello dell'Arcivescovo fu Salvatore Natoli, commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e sindaco di Messina nel 1859.

Giuseppe Natoli, giurista e patriota, fu ministro dell'Interno, dell'Agricoltura, Industria e Artigianato e della Pubblica Istruzione, più volte tra il 1861 e il 1865. Fu anche sindaco di Messina dal 1865 al 1867. Giuseppe Natoli nel 1853 partecipò alla fondazione della prima Banca nazionale e ne sottoscrisse il capitale, finanziò inoltre il Cantiere navale fratelli Orlando in Liguria. Il figlio Giacomo Natoli fu sindaco di Messina nel 1886, 1887, e dal 1893 al 1895.

A Palermo Luigi Natoli, storico e romanziere, e il figlio Aurelio, deputato alla Costituente e il figlio Domenico, noto illustratore e giornalista.[22]

Arma

Il fusato è d'azzurro, alla torre d'argento merlata alla ghibellina, fondata verso il fianco destro dello scudo sopra uno scoglio uscente da un mare in tempesta nella punta il tutto al naturale; al leone d'argento coronato dello stesso fermo sullo scoglio e rampante a sinistra della torre affrontata, battuto dal mare agitato d'argento, fluttuoso di nero uscente dalla punta[23]. Il motto è: Tvtvum signat iter.

Dimore

Personalità

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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