Il territorio dell'arcidiocesi, prima strutturato in zone pastorali e decanati, ora è stato riorganizzato in 13 decanati – ai quali presiedono altrettanti decani– che, a loro volta, sono suddivisi in 287 parrocchie.[4] I decanati sono: Centro storico, Sanità, Quartieri spagnoli, Posillipo, Vomero, Vasto, Secondigliano, Scampia, Ponticelli, Marano, Casoria, Portici e Torre del Greco.
Secondo la tradizione Napoli sarebbe stata visitata da san Pietro e da san Paolo e sarebbe stato proprio san Pietro a consacrare vescovo sant'Aspreno. Il primo vescovo storicamente documentato è Fortunato I, che possedeva la cattedra napoletana attorno agli anni 342-344.
Quasi tutti i vescovi fino al VI secolo e altri nel VII secolo sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica.
All'inizio dell'XI secolo Sergio II fu il primo a fregiarsi del titolo di arcivescovo. Durante il periodo di dominazione bizantina gli arcivescovi di Napoli erano sempre stati consacrati a Roma, nonostante nominalmente tutti i possedimenti in Italia fossero sottoposti alla giurisdizione del patriarca di Costantinopoli. A Napoli erano in uso sia il rito romano sia il rito bizantino.
Dal 1458 al 1575 la cattedra arcivescovile fu appannaggio di diversi esponenti della famiglia Carafa, che si succedettero con un'unica interruzione di cinque anni.
Due sono gli antichi cataloghi napoletani giunti fino a noi, il Gesta episcoporum Neapolitanorum databile all'VIII-IX secolo, e il Catalogus episcoporum Neapolitanorum del X secolo. Come da consuetudine, questi antichi cataloghi riportano per ciascun vescovo gli anni totali di governo e in alcuni casi anche i mesi e i giorni di episcopato con la data della deposizione, ma non riportano mai l'anno dell'inizio e della fine dell'episcopato stesso.[6] Secondo lo storico Francesco Lanzoni, «l'autenticità e l'interezza del catalogo napoletano non è posta in dubbio da alcuno».[7]
Nella presente cronotassi si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Le date che tradizionalmente vengono attribuite a ciascun vescovo non sono identiche negli autori citati tra le fonti; si è preferito riportare nella seguente cronotassi (fino a Stefano III all'inizio del X secolo) solo le date certe in cui i vescovi sono menzionati da fonti e documenti esterni ai due cataloghi antichi.
Questo è il periodo in cui, con tutte le cautele del caso, potrebbe essere vissuto sant'Aspreno in base alle date riportate dal Catalogus; cfr. Lanzoni, op. cit., pp. 221-222.
San Fortunato è il primo vescovo napoletano storicamente documentato; a lui e ad altri vescovi fu indirizzata una lettera scritta dai partecipanti ad un conciliabolo ariano celebrato a Filippopoli contestualmente a quello di Sardica fra il 342 e il 344.
Nelle Gesta e nel Catalogus l'ordine dei vescovi, dopo Fortunato, è il seguente: Massimo, Zosimo, Severo e Orso. Successivamente alcuni autori (dei quali si fa voce Cappelletti) hanno inserito, modificando l'ordine originario delle due fonti antiche, i nomi dei presunti vescovi Marciano e Calepodio, che Lanzoni esclude: Marciano sarebbe un santo venerato a Benevento, Frigento e Napoli; Calepodio fu un vescovo campano presente al concilio di Sardica, che alcune lezioni chiamano erroneamente Calepodius neapolitanus (Lanzoni, op. cit., p. 220-221).
Gregorio Magno non approvò l'elezione di Paolo di Nepi come successore di Demetrio, avvenuta nel dicembre 591; e nemmeno quella di Fiorenzo, fatta nel dicembre 592; cfr. Lanzoni, op. cit, p. 227.
Fortunato II era ancora vivo nel mese di aprile del 600, mentre a luglio papa Gregorio Magno disapprova l'elezione del suo successore; cfr. Lanzoni, op. cit, pp. 227-228.
Queste sono le date approssimative dell'episcopato di Agnello secondo il Dizionario Biografico degli Italiani (volume I, 1960). Storicamente l'unica attestazione certa è la sua partecipazione al sinodoromano del 680.
Questo episcopus electus è menzionato da Cappelletti, che gli assegna gli anni 811-818, ma è assente nei due cataloghi antichi ed è omesso da Gams. La cronologia dei vescovi del IX e X secolo sono diverse in questi due autori.
Stefano III è l'ultimo vescovo menzionato negli antichi cataloghi episcopali napoletani. Secondo Cappelletti, il suo successore Atanasio III iniziò il suo episcopato nel 937, mentre il Catalogus attribuisce a Stefano III otto anni di episcopato.
La nomina di Bernardino Carafa, vescovo di Chieti, alla sede di Napoli è menzionata dalle principali fonti storiche sull'arcidiocesi, ma è assente in Eubel, il quale inoltre sembra confondere la nomina di Bernardino Carafa con quella di Gianvincenzo Carafa. Bernardino morì prima di prendere possesso dell'arcidiocesi.
Eletto papa, mantenne la sede napoletana, ove vi nominò dei vicari o degli amministratori apostolici: Eubel menziona un Giulio Quinziano, nominato nel maggio 1555; per Cappelletti fu vicario Giulio Pavesi, vescovo di Vieste.