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Agamennone
re di Micene nella mitologia greca, figlio di Atreo e marito di Clitennestra Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Agamennone (in greco antico: Ἀγαμέμνων?, Agamèmnōn, "molto determinato") è dei personaggi più importanti della mitologia greca. Fu un re di Micene[1] ed il condottiero e capo supremo degli Achei nella Guerra di Troia.
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Genealogia
Figlio di Atreo[2][3][4] o di Plistene,[5][6] e di Erope,[5][4] sposò Clitennestra[7][8] che lo rese padre di Oreste,[1] Ifigenia,[1][9] Elettra[1] e Crisotemi.[1]
Secondo Igino ebbe un figlio da Criseide che prese il nome del nonno materno Crise.[10]
Omero, nell'Iliade chiama Ifigenia con il nome di Ifianassa ed Elettra con il nome di Laodice.[11]
Quando Omero nell'Iliade chiama Agamennone figlio di Atreo[2] potrebbe riferirsi all'usanza di citare l'ascendente più importante del loro casato, quindi Agamennone potrebbe essere figlio di Plistene e nipote di Atreo.
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Mitologia
Riepilogo
Prospettiva
Agamennone era il fratello maggiore di Menelao[12] ed Anassibia[13] ed aveva un cugino di nome Egisto che fu il suo assassino[14] nella disputa per il trono di Micene dopo che la guerra di Troia fu terminata.
La fuga da Micene
Quando Agamennone e Menelao erano ancora bambini, il padre Atreo aveva una faida con lo zio Tieste per la successione del regno di Micene ed i due Atridi (poiché figli di Atreo), furono salvati dalla vendetta di Tieste (che voleva vendicare l'uccisione dei suoi figli)[15][16] grazie alla loro nutrice, che li portò a Sicione dove vissero alla corte di Polifide (il XXIV re di Sicione) e fino a quando quest'ultimo li mandò da Oineo l'Etolico e prima che Tindaro li riportasse a Micene.
I due fratelli, ormai cresciuti, esiliarono Tieste e divennero generi di Tindaro sposando Clitennestra (Agamennone, dopo avere ucciso Tantalo) ed Elena (Menelao).[17]

Preludio alla Guerra di Troia
A Sparta, alla corte di Tindaro e Leda numerosi principi[18] chiesero la mano di Elena, considerata la donna più bella del mondo e lei, tra tutti, scelse Menelao che, dopo il matrimonio divenne il re della città.


Tindaro però, dopo le nozze temette ancora delle rivalità tra i bellicosi ex pretendenti e seguì il consiglio di Ulisse, che chiese ed ottenne da tutti il giuramento che, qualora qualcuno fosse stato aggredito, tutti gli altri avrebbero formato un'alleanza per difenderlo.
Paride però, rapì Elena per portarla a Troia e così l'alleanza sancita da Ulisse si compatta attorno a Menelao ed il fratello Agamennone assume il comando supremo[19] dell'armata achea.[20]
Agamennone radunò le forze greche per salpare alla volta di Troia ma Ulisse, che prima propose l'alleanza dei pretendenti, poi preferì fingersi pazzo temendo il responso di un oracolo e costrinse Agamennone ad inviargli Palamede che prese l'infante Telemaco dalla culla e, minacciando di ucciderlo, convinse Ulisse a partire.[21]
L'ira di Artemide
Esistono diverse versioni sulle ragioni dell'ira di Artemide:
- Nell'opera di Eschilo, Agamennone,[22] Artemide è irata perché troppi giovani perderanno la vita sotto le mura di Troia.
- Nell''Elettra di Sofocle Agamennone ha ucciso un animale sacro ad Artemide, per vantarsi poi di essere al pari alla dea nell'arte della caccia.[23]
Igino riassume scrivendo che Artemide, contraria alla partenza delle navi dall'Aulide, mandò una tempesta e che fu il veggente Calcante a rivelare che il modo di placare le avversità fosse nel soddiasfare il desiderio della dea di avere in sacrificio la vita di Ifigenia (la primogenita di Agamennone).[9]
Convinto da Ulisse, Agamennone attira con un inganno la figlia in Aulide e si sottomette al volere della dea (secondo una versione del mito la giovane viene sacrificata, secondo un'altra versione la dea sostituisce Ifigenia con una cerbiatta e la porta in Tauride[9][25]) e solo allora Artemide permette alle navi di partire.
Clitennestra non perdonerà mai l'inganno né l'uccisione della figlia ed aspetterà per dieci anni il ritorno del marito per assassinarlo, spinta da Egisto, che nel frattempo è divenuto suo amante.
la Guerra di Troia

La guerra di Troia è raccontata nei ventiquattro canti dell'Iliade di Omero.
L'opera non è una fonte storica, ma un poema epico che riporta la leggenda, cantata fino a quel momento e tramandata a voce dagli aedi, e riferentesi a vicende già antiche di 300 o 400 anni. Lo stesso Omero (colui che non vede) è un personaggio la cui biografia si trova in Erodoto (di Alicarnasso V secolo a. C.) e Plutarco (di Cheronea 50 d. C. - ivi dopo il 120) e si dice vissuto nel IX secolo a.C., ma la cui esistenza è stata a lungo messa in dubbio sollevando la secolare questione omerica[26].
L'assedio della città di Priamo si protrarrà per dieci lunghi anni e fino a quando gli achei riusciranno ad entrare in città per metterla a ferro e fuoco e l'Iliade non è un racconto dettagliato della guerra o di tutte le gesta di Agamennone, ma celebra invece le vicende dei cinquantuno giorni dell'ultimo anno di guerra.
L'arrivo delle navi

Giunti sulle rive della Troade i guerrieri achei sbarcarono ed allestirono il loro accampamento. Agamennone scoprì in quel momento che Achille aveva rapito Criseide per dargliela in sposa e quando Crise si recò da lui per pregarlo di restituirla Agamennone si rifiutò lo insultò e lo cacciò, umiliando l'uomo e offendendo il dio,[27] perché Crise era il sacerdote di Apollo ed il dio si vendicò facendo cadere una carestia ed una pestilenza sul campo acheo, costringendo Agamennone a rendere Criseide (con un bambino in grembo) al padre. La giovane giurò che non fu Agamennone a toccarla ma partorì un figlio e disse di averlo concepito da Apollo, ma Crise, quando il bambino fu cresciuto, gli disse che era figlio di Agamennone.[10]
Dopo aver restituito Criseide, Agamennone pretese in cambio che gli fosse consegnata la preda di un altro dei capi achei. Prese Briseide[28], schiava di Achille e questo atto provocò «l’ira funesta» di Achille che anziché recarsi in battagli rimase nella sua tenda a suonare la cetra fino a quando si riconciliò con Agamennone ed ottenne indietro Briseide.[29]
Nella guerra Agamennone è il comandante supremo dell'esercito acheo ed a volte prende decisioni controverse. Agamennone deve mantenere il rispetto e la fedeltà dei suoi uomini, perché molti degli uomini che comanda sono molto più in gamba di lui. Molti sono i giorni che, come ogni comandante, egli passa a decidere come procedere sul campo e come gestire i suoi comandanti ed alleati. E tra loro ci sono Nestore, Ulisse, Achille, suo fratello Menelao e Patroclo. Il suo timore è quello di perdere la propria autorità.
Pochi sono gli uomini rilevanti che uccide in battaglia rispetto ai suoi comandanti ed alcuni, come Adrasto, li uccide dopo che furono fatti prigionieri,[30] mentre gli altri suoi alleati come Achille uccidono nemici più importanti (Ettore, Agenore), oppure Alcatoo che fu ucciso da Idomeneo.
Il ritorno a Micene e la morte
Durante il viaggio di ritorno Agamennone fu protetto da Era che salvò la sua nave da una violenta tempesta, (che invece investì le navi dei principi greci e spinse quella di Menelao fino in Egitto) e portò con se la concubina Cassandra.[31]

Clitennestra non digerì mai l'uccisione della figlia Ifigenia da parte del marito Agamennone e durante la sua essenza instaurò una relazione amorosa con Egisto (suo cugino e nemico) e i due amanti lo attesero organizzando il suo assassinio.
Prima di partire per la guerra Agamennone si fece convincere da Clitennestra di accendere un falò sul Monte Ida non appena Troia fosse stata sconfitta ed una sentinella di Clintennestra era sempre di guardia per scorgere quel fuoco, e quando lo vide l'avvisò. Clitennestra indisse grandi festeggiamenti con ricchi sacrifici agli dei, simulando riconoscenza e gioia mentre Egisto mise una guardia sulla torre presso il mare e gli promise una generosa ricompensa qualora gli avesse annunciato lo sbarco di Agamennone.
Cassandra, sacerdotessa di Apollo, aveva il dono della preveggenza ma anche la maledizione divina di non essere mai creduta[32] e non fu creduta nemmeno quando, all'ingresso del palazzo, avvisò Agamennone di non entrare presagendo l'attentato. Non fu ascoltata.

Clitennestra ed Egisto uccisero Agamennone con un lábrys (λάβρυς)[33], poi uccisero anche Cassandra.[34]

Agamennone fu ucciso per il rancore di Clitennestra per l'uccisione di Ifigenia e la gelosia per Cassandra, e la vendetta di Egisto per l'uccisione di Tieste, come era stato predetto dall'oracolo di Delfi.
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Versioni minori del mito

Arginno, giovinetto greco, è citato in una rara versione del mito: di lui si era innamorato Agamennone. Ateneo di Naucrati racconta che per fuggire alle sue profferte Arginno si gettò nel lago Copaide, in Beozia, in cui annegò. Addolorato per la sua morte Agamennone rifiutava di condurre la flotta achea da Aulide a Troia, non volendo lasciare i luoghi in cui l'aveva incontrato. Falsamente addusse la presunta ira di Artemide, per placare la quale accettò perfino il sacrificio di Ifigenia[35]. Agamennone lo seppellì e innalzò in quei luoghi un tempio dedicato ad Afrodite. Lo stesso racconto si trova anche in Clemente di Alessandria[36] e in Stefano di Bisanzio[37].
Vittime di Agamennone nell'Iliade
Riepilogo
Prospettiva
Nella Guerra di Troia, Agamennone fu tra gli eroi più valorosi e che più influirono sulle perdite degli avversari, arrivando ad uccidere undici guerrieri in solo tre giorni di battaglia[38].
- Odio, sovrano degli Alizoni e alleato dei Troiani nel conflitto, fratello di Epistrofo. (Omero, Iliade, libro V, versi 38-42).
- Elato, alleato troiano, residente a Pedaso prima che venisse distrutta da Achille. (Omero, Iliade, libro VI, versi 33-35).
- Adrasto, guerriero troiano, catturato vivo da Menelao e finito dal fratello. (Omero, Iliade, libro VI, versi 37-65).
- Bienore, guerriero troiano, definito "pastore di popoli". (Omero, Iliade, libro XI, versi 91-93).
- Oileo, guerriero troiano, compagno e auriga di Bienore. (Omero, Iliade, libro XI, versi 93-100).
- Iso, figlio illegittimo di Priamo. (Omero, Iliade, libro XI, versi 101-112).
- Antifo, figlio di Priamo e di Ecuba. (Omero, Iliade, libro XI, versi 101-112).
- Pisandro, figlio di Antimaco e fratello di Ippoloco. Colpito di lancia al petto. (Omero, Iliade, libro XI, versi 122-147).
- Ippoloco, figlio di Antimaco e fratello di Pisandro. Fatto letteralmente a pezzi mentre tentava di fuggire; Agamennone lo afferrò e gli tagliò entrambe le braccia e infine la testa. (Omero, Iliade, libro XI, versi 122-147).
- Ifidamante, guerriero troiano, figlio di Antenore e Teano, fratello di Coone. (Omero, Iliade, libro XI, versi 221-247).
- Coone, valoroso guerriero troiano, figlio maggiore di Antenore e Teano, fratello di Ifidamante. (Omero, Iliade, libro XI, versi 248-263).
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Agamennone nel teatro
- Agamennone - tragedia di Eschilo, rappresentata nel 458 a.C.
- Agamennone - tragedia di Seneca.
- Agamennone - tragedia di Vittorio Alfieri, pubblicata nel 1783.
- Ifigenia in Aulide - tragedia di Euripide scritta tra il 407 ed il 406 a.C.
Agamennone nell'arte
- Crise tenta di riscattare Criseide (opera del 360/350 d.C. Atene).
- Egisto sollecita Clitennestra esitante prima di uccidere Agamennone, in un dipinto di Pierre-Narcisse Guérin.
Agamennone nel cinema
Agamennone è il terzo incontro nel viaggio dei protagonisti del film del 1981 Time Bandits, con la direzione registica di Terry Gilliam. Il piccolo protagonista, Kevin, finisce nella Civiltà Micenea, e nella caduta aiuta involontariamente re Agamennone a sconfiggere un guerriero minotauro; il sovrano accoglie Kevin al palazzo come amico e il ragazzino scatta diverse istantanee del luogo. Kevin però viene ritrovato dai nani, che arrivano alla corte fingendosi dei giullari per rubare gioielli e lo trascinano via con loro in un altro buco temporale contro la sua volontà.
Agamennone è interpretato da Rufus Sewell nella miniserie televisiva del 2003 Helen of Troy - Il destino di un amore.
Agamennone, interpretato da Brian Cox, è il re di Micene nonché principale antagonista nel film del 2004 Troy, liberamente tratto dall'Iliade.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
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