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Sofocle
tragediografo ateniese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Sofocle, figlio di Sofilo del demo di Colono Ippio (in greco antico: Σοφοκλῆς?, Sophoklḕs, pronuncia: [so.pʰo.klɛ̂ːs]; Colono, 496 a.C. – Atene, 406 a.C.), è stato un drammaturgo greco antico.
«Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell’uomo.»

È considerato, insieme ad Eschilo ed Euripide, uno dei maggiori poeti tragici dell'antica Grecia.
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Biografia
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Sofocle nasce nel 496 a.C.[1] nel demo di Colono Ippio, sobborgo di Atene. Figlio di Sofilo, ricco ateniese proprietario di schiavi, riceve la migliore formazione culturale e sportiva, cosa che gli permise a 15 anni di cantare da solista il coro per la vittoria di Salamina[2]. La sua carriera di autore tragico è coronata dal successo: a 27 anni conquista il suo primo trionfo gareggiando con Eschilo. Plutarco, nella Vita di Cimone[3], racconta il primo trionfo del giovane talentuoso Sofocle contro il celebre e fino a quel momento incontrastato Eschilo, conclusasi in modo insolito senza il consueto sorteggio degli arbitri: Eschilo, in seguito a questa sconfitta, sceglie il volontario esilio in Sicilia. In tutto Sofocle conquista 24 vittorie, arrivando secondo in tutte le altre occasioni.
Amico di Pericle e impegnato nella vita politica, è stratego insieme a quest'ultimo nella guerra contro Samo (441-440 a.C.)[4]. Inoltre ricopre la carica di ellenòtamo (custode del tesoro della lega Delio-Attica) nel 443-442 a.C., e quando il simulacro del dio Asclepio viene trasferito da Epidauro ad Atene Sofocle è designato ad ospitarlo nella sua casa fino a quando non sia pronto il santuario destinato al dio, guadagnandosi l'appellativo di "dèxios" (δέξιος, "colui che ospita", dal verbo δέχομαι, dèchomai, "io ricevo"), il che testimonia ulteriormente la grande stima di cui il poeta greco gode presso i suoi concittadini[5].
Nelle sue funzioni pubbliche contribuisce all'elaborazione della costituzione dei Quattrocento.
Sposa poi l'ateniese Nicostrata che gli dà un figlio, Iofonte. Ha anche un'amante chiamata Teoris, una donna di Sicione, da cui ha un altro figlio, Aristone, che diverrà padre di Sofocle il Giovane: si dice che poco prima della sua morte, Iofonte intenti un processo al padre Sofocle per una questione d'eredità affermandone l'incapacità mentale a causa dell'avanzata età. La semplice lettura della sua ultima opera, Edipo a Colono, mette fine al processo.
Muore nel 406 a.C. e la sua ultima tragedia, l'Edipo a Colono, viene rappresentata postuma lo stesso anno (o pochi anni dopo) in segno di grande onore. Secondo la storiografia antica, notoriamente amante di tali pittoreschi aneddoti, sarebbe morto strozzato da un acino d'uva nel corso di un simposio.
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Tragedie
Riepilogo
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Opere pervenute
Sofocle scrisse, secondo la tradizione, ben centoventitré tragedie, di cui restano solo sette:
- Aiace fra il 450 e il 442 a.C.
- Antigone nel 442 a.C.;
- Trachinie fra il 438 e il 429 a.C.
- Edipo re in data incerta (secondo alcuni fra il 429 e il 425 a.C., secondo altri più tardi)
- Elettra in data incerta (secondo alcuni fra il 418 e il 413 a.C., secondo altri, più verosimilmente, fra il 410 e il 409)
- Filottete nel 409 a.C.
- Edipo a Colono nel 406 a.C. (venne rappresentata postuma nel 401 a.C. o secondo altri nel 405).
Drammi perduti
Tra le tragedie perdute, abbiamo notizie più o meno consistenti e frammenti daː
- Atamanteː Il tradimento di Ino, la moglie di Atamante, che corrompe gli inviati all'oracolo di Delfi, conduce al (presunto) sacrificio dei suoi figliastri, Frisso ed Elle; Atamante è salvato dalla morte quando gli viene detto che i suoi figli sono vivi.
- Euripiloː L'ultimo combattimento di Euripilo, figlio di Telefo, e la sua morte per mano di Neottolemo; ne resta un ampio brano in cui l'eroe è pianto da sua madre Astioche (sorella di Priamo), che era stata corrotta per convincerlo ad andare in guerra.
- Niobeː la nostra conoscenza del dramma, ispirato a Eschilo, è stata considerevolmente aumentata da frammenti di papiro (tra cui parti sostanziali di un riassunto)[6], che mostrano come fosse incentrata sulla catastrofe dell'eroina, parte della quale era ingegnosamente presentata sul palco, o virtualmente (un modo di drammatizzare che è presente, ad esempio, nel trattamento del suicidio di Aiace o dell'uccisione di Clitennestra)
- Odisseo trafittoː l'eroe di Itaca è ucciso inconsapevolmente dal figlio che ha avuto con Circe, Telegono.
- Tereoː Procne e sua sorella Filomela uccidono il giovane figlio di Procne, Iti, e serve la sua carne al marito Tereo, per vendicare lo stupro e la mutilazione di Filomela da parte di Tereo.
- Tiroː Tiro si riunisce con i suoi figli perduti Neleo e Pelia, che uccidono la loro matrigna persecutrice Sidero.
Notevole è, inoltre, un papiro ossirinchita, che ha restituito metà del dramma satiresco I cercatori di tracce.
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Il mondo poetico e concettuale di Sofocle
Riepilogo
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Le innovazioni tecniche e stilistiche
Sofocle abolì l'obbligo della "trilogia legata", usò per primo nella tragedia il terzo attore (usato poi anche da Eschilo in una scena dell'Orestea), portò da dodici a quindici i coreuti e perfezionò l'uso di scenografie.[7] L'introduzione del terzo attore avrebbe comportato una maggiore articolazione dei rapporti interpersonali ed una nuova scioltezza dinamica del ritmo teatrale. L'aumento del numero dei coreuti da dodici a quindici, inoltre, avrebbe consentito di accentuare la funzione del corifeo e dell'elemento spettacolare.
Rispetto a Eschilo, i cori tragici sofoclei si defilano dall'azione, partecipano sempre meno attivamente e diventano piuttosto spettatori e commentatori dei fatti. È di Sofocle l'introduzione del monologo (in greco antico: ῥῆσις?, rhêsis) - per esempio, quelli di Aiace o di Edipo - che permetteva all'attore di mostrare la sua abilità e al personaggio di esprimere compiutamente i propri pensieri.
L'eroe sofocleo
La psicologia dei personaggi si approfondisce, emerge una inedita analisi della realtà e dell'uomo. Sofocle tentò di togliere l'enfasi (onkos) ai suoi personaggi, per restituirne completamente la drammaticità, in un mondo descritto come ingiusto e privo di luce. Nell’Edipo a Colono, il coro ripete «la sorte migliore è non nascere». Gli eventi che schiacciano le esistenze degli eroi non sono in alcun modo spiegabili o giustificabili.
I suoi eroi sono immersi in un mondo di contraddizioni insanabili, di conflitti con forze inevitabilmente destinate a travolgerli. Il suo contributo originale allo sviluppo della tragedia greca fu rappresentato dall'accentuazione dell'umanità dei personaggi, che hanno tutti in sé qualcosa di guasto, una tabe fisica e psichica. I personaggi sofoclei sono anche generosi e buoni, ma smisuratamente soli e portati alla tragedia dal male che hanno in sé. Ciò nonostante, non appaiono mai schiacciati del tutto dal fato, ma proprio nella vana lotta contro di esso, ricevono una piena dimensione umana, portatrice di un destino di dannazione e, contemporaneamente, di gloria.
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Opere e lascito
Riepilogo
Prospettiva
Sofocle è noto per le sue innovazioni nella struttura drammatica; uno sviluppo più approfondito dei personaggi rispetto ai drammaturghi precedenti;[8][9] e, se non è stato Eschilo, per l’introduzione del terzo attore, il che ha ulteriormente ridotto il ruolo del coro e aumentato le possibilità di sviluppo e conflitto. Eschilo, che dominava la drammaturgia ateniese agli inizi della carriera di Sofocle, adottò il terzo attore nelle sue opere. Oltre al terzo attore, Aristotele attribuisce a Sofocle l’introduzione della scenografia, o pittura delle scenografie; m Dopo la morte di Eschilo nel 456 a.C.,[10][11][12] Sofocle divenne il drammaturgo di spicco ad Atene, vincendo le competizioni in diciotto Dionisie e in sei festival delle Lenee. La sua fama era tale che sovrani stranieri lo invitavano a visitare le loro corti; ma, a differenza di Eschilo, che morì in Sicilia, o di Euripide, che trascorse del tempo in Macedonia, Sofocle non accettò mai nessuno di questi inviti. Aristotele nella sua «Poetica» (ca. 335 a.C.) utilizzò «Edipo Re» di Sofocle come esempio dell’apice della tragedia.
Il suo stile valorizza trame chiare e architettoniche e personaggi psicologicamente sviluppati, alla ricerca morale. I conflitti nelle sue opere spesso ruotano attorno a contraddizioni tra la volontà umana e il decreto divino, tra conoscenza e ignoranza, oltre che sulla fragilità dell’ordine sociale.[13]
Solo due delle sette tragedie conservate possono essere datate con certezza: «Filottete» – 409 a.C.,[14] e «Edipo a Colono» – 401 a.C.[15] (messa in scena postuma dal nipote). Delle altre, «Elettra» mostra somiglianze stilistiche con queste due, suggerendo probabilmente una composizione in un periodo più tardivo della sua produzione; «Aiace», «Antigone» e «Le Trachinie» sono generalmente considerate opere giovanili, basandosi ancora su elementi stilistici; mentre «Edipo Re» è assegnato al periodo medio. La maggior parte delle tragedie di Sofocle mostrano un sottotesto velato di fatalismo precoce e i semi della logica socratica come sostegno alla lunga tradizione della tragedia greca.
Nel trattato di Plutarco «De Profectibus in Virtute» 7 si trova un passo in cui Sofocle discute la propria crescita come scrittore. Probabile fonte di questo materiale per Plutarco furono le «Epidemie» di Ione di Chio, un libro che registra numerose conversazioni di Sofocle; ma è anche verosimile un dialogo ellenistico sulla tragedia in cui Sofocle appare come personaggio. La prima è il candidato più probabile a contenere le riflessioni di Sofocle sul proprio sviluppo, poiché Ione era amico di Sofocle, e questo libro è noto per essere stato utilizzato da Plutarco. Sebbene alcune interpretazioni delle parole di Plutarco suggeriscano che Sofocle ammetta di aver imitato Eschilo, la traduzione non è corretta grammaticalmente, né è corretta l’interpretazione secondo cui Sofocle avrebbe detto di aver deriso le opere di Eschilo. CM Bowra sostiene la seguente traduzione della frase: «Dopo aver fatto pieno uso della grandezza di Eschilo, quindi della dolorosa inventiva della mia stessa invenzione, ora, nel terzo stadio, passo a quel tipo di discorso che è più espressivo del carattere e il migliore».
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Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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