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modulo di gioco del calcio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il 4-2-4 è un modulo di gioco del calcio. Consiste nello schierare 4 difensori, 2 centrocampisti e 4 attaccanti.
Il 4-2-4 fu creato come contrapposizione sudamericana al "WM" europeo (in numeri 3-2-2-3) ed attecchì principalmente oltreoceano; nato dall'evoluzione del "MM" (numericamente 3-2-3-2), abbassando un attaccante sulla linea dei centrocampisti ed un mediano in difesa, da esso derivano i sistemi di gioco moderni (ad esempio, il 4-3-3 si ottiene dal 4-2-4 arretrando a centrocampo un calciatore del reparto offensivo).[1]
Il 4-2-4 fu per la prima volta schierato da Márton Bukovi[2], anche se la sua invenzione è disputata fra tre allenatori: Flávio Costa, ct della Seleção durante il campionato del mondo 1950 e noto come lo sfortunato artefice del Maracanazo; Zezé Moreira, il quale lo aveva teorizzato ma non messo in pratica come selezionatore dei verde-oro in Svizzera nel 1954; l'ungherese Béla Guttman, trasferitosi proprio in Brasile nel 1957.[3][4] Comunque il primo 4-2-4 praticato fu perfezionato negli ultimi anni cinquanta, in particolare dai carioca vincitori al campionato del mondo 1958.[5]
Fu soppiantato dal "calcio totale" e riscoperto in chiave moderna come rivisitazione ultraoffensiva del 4-4-2 (i centrocampisti esterni diventano ali pure).[6]
Il 4-2-4 tenta di combinare un ampio fronte d'attacco con una forte e munita difesa. I tecnici che lo utilizzarono fecero tesoro delle migliorate condizioni fisiche e atletiche dei giocatori degli anni cinquanta: in fase difensiva sei calciatori partecipavano alla copertura e viceversa all'attacco altrettanti componenti organizzavano la manovra insieme, servendosi dei due centrocampisti a tutto campo in entrambi i compiti. Pertanto erano necessarie alcune caratteristiche, senza le quali lo schema non era possibile: terzini più "bloccati", che si occupassero della fascia in fase di marcatura e non eccedessero con la spinta offensiva, tuttavia bravi nell'impostazione; due mediani abili a tessere le trame di gioco, di interdire e dare equilibrio alla squadra come schermo davanti ai centrali difensivi, quindi dotati di capacità polmonare e corsa; due ali che potessero sacrificarsi aiutando il centrocampo e contemporaneamente ottimi come dribblatori e nel fare i cross; due punte vere, che si completassero e non perdonassero davanti alla porta avversaria.[7]
I brasiliani in questo erano maestri: riuscivano a combinare la tecnica sopraffina dei terzini al dinamismo dei centrocampisti centrali, la qualità e la spregiudicatezza degli esterni d'attacco alla concretezza delle punte.[8]
La numerazione è un ibrido tra il Metodo ed il Sistema. Conserva del primo la numerazione dei terzini, mentre del secondo quella del centromediano metodista (maglia numero 5).
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