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Il termine Europa latina, anche detto Romània in filologia romanza, designa il territorio di diffusione delle lingue romanze, sia nella sua estensione storica che in quella attuale; il termine indica anche l'insieme delle lingue stesse. Nel corso dei secoli l'influenza del latino e delle lingue romanze ha dato luogo alla nascita di altre lingue, le conquiste territoriali delle popolazioni di lingua romanza (detta anche "lingua neolatina") hanno ampliato l'area di diffusione di alcune lingue, mentre altre sono scomparse; è quindi mutata la consistenza della Romània (sia in senso geografico che linguistico) ed è pertanto possibile definire diversi «stadi» nella cosiddetta Romània, normalmente se ne individuano tre: Romania continua (ovvero Romània storica), Romania submersa e Romania nova.[1]
Il nucleo originario del mondo romanzo è l'antico Lazio (Latium Vetus in latino), dove nel primo millennio a.C. risiedeva la popolazione dei latini, che parlava appunto il latino, una lingua di ceppo indoeuropeo. In questo territorio fu fondata fra il nono e l'ottavo secolo a.C. la città di Roma. A quell'epoca il latino era quindi solo la lingua locale degli abitanti del Lazio, al cui esterno si parlavano altre lingue italiche. Intorno al 350 a.C. i Romani iniziarono a espandersi anche fuori città, esportando, per così dire, anche la lingua latina. Intorno al 272 a.C., dopo che già Roma aveva riunito sotto il suo dominio tutti i latini, si può dire che tutta la penisola italica a sud del Rubicone era divenuta romana.
Nei secoli successivi i Romani conquistarono una provincia dopo l'altra finché nel 107 d.C. l'imperatore Traiano conquistò la Dacia (attuale Romania); l'Impero conobbe così la sua massima espansione: si estendeva dalla Hispania all'Armenia (da ovest verso est), e dalla Britannia e Germania fino all'Africa e all'Ægyptus (da nord verso sud). In tali province il latino soppiantò sempre più le lingue parlate prima dell'arrivo dei Romani, più per il suo prestigio che per loro esplicita imposizione.
Inoltre nella parte orientale dell'impero, tuttavia, il latino non si impose sul greco.
Del resto dagli studi condotti si è potuta individuare la cosiddetta linea Jireček che separa l'occidente di lingua latina dall'oriente di lingua greca. Tale linea ideale parte dalla città di Alessio (Albania), attraversa Skopje, a Sofia devia verso est in linea retta e, a pochi chilometri dal Mar Nero, svolta verso nord per arrivare alla foce del Danubio (o secondo alcuni presso Varna).
Nelle regioni balcaniche a sud di tale linea (come pure in tutte le province dell'Asia e in parte dell'Africa e del Sud Italia) la lingua dominante era il greco e non si attuò mai una profonda romanizzazione linguistica.
Comunque va precisato che a sud di questa linea attualmente vi sono popolazioni neolatine dette Aromuni (Meglenoromani, Cutzovalacchi (Βλαχοι), Moscopolitani, Saracaceni, Aromuni e Morlacchi[2]), in particolare concentrate nei monti del Pindo della Grecia. Si presume che queste popolazioni siano migrate da nord sospinte dall'invasione degli slavi.
Con il termine latino Romania continua si indica l'area delle province romane che subirono una latinizzazione linguistica e in cui ancora oggi si parlano lingue romanze. In tale area, localizzata nell'Europa occidentale, meridionale e sudorientale, si individuano circa una dozzina di lingue romanze, la cui distribuzione geografica nell'ambito della Romania continua può essere raggruppata in 5 macro-famiglie o macro-gruppi semplificati.
Si riporta qui di seguito la ripartizione delle lingue romanze.
Gruppo balcanoromanzo che comprende:
Gruppo italo-romanzo che comprende:
Gruppo galloiberico che comprende:
Gruppo romanzo insulare che comprende:
Il concetto di Romania submersa (in italiano Romània sommersa, o perduta) è complesso e articolato; possiamo semplificarlo affermando che essa include quei territori dell'Impero Romano in cui il processo di latinizzazione non fu tale da originare delle lingue romanze, nello stesso modo include quei territori in cui queste si svilupparono, ma in seguito furono soppiantate da altre lingue.
Al primo gruppo appartengono ad esempio l'Africa settentrionale, le Isole Britanniche[8] e la Germania, nelle cui lingue si hanno numerose parole di origine latina, alcune non conservate neppure nelle lingue romanze, come ad esempio CATILLUS ‘pentola’ > ing.[9] kettle, CAUPO ‘taverniere’ > a.a.ted.[10] Kaufmann ‘commerciante’ > ted.[11] kaufen ‘comprare’.
Al secondo gruppo appartengono invece quelle lingue quali la Lingua romanza della Mosella, che fino al XIII secolo era diffusa lungo il corso del fiume fra Treviri e Coblenza, il morlacco, che si parlò fino all'invasione ottomana nelle aree montuose di Bosnia e Montenegro, e dal 1891 anche il dalmatico, che fino a tale data (in cui morì l'ultimo parlante nativo) sopravviveva lungo la costa adriatica della Croazia; questa lingua si diffuse da Fiume fino ad Antivari (Montenegro) prevalentemente lungo la costa, ma sotto la pressione popolare delle lingue slave finì per estinguersi, sopravvivendo fino al Quattrocento a Ragusa (Dubrovnik); l'ultimo rifugio della lingua fu l'isola di Veglia.
La Romània però non ha solamente perso dei territori, anzi molto più estesi sono quelli che ha guadagnato con la scoperta e la colonizzazione del Nuovo Mondo ad opera principalmente di spagnoli e portoghesi, e in minor misura anche dei francesi. Con il trattato di Tordesillas (1494) spagnoli e portoghesi si spartirono i territori già occupati e quelli ancora da scoprire. Importante anche la colonizzazione delle regioni africane e asiatiche; l'insieme di tutti questi territori prende il nome di Romania nova (Romània nuova, in italiano).
Oggi si parla portoghese in Brasile, nelle ex-colonie africane di Angola, Guinea-Bissau e Mozambico, inoltre nelle isole di São Tomé e Príncipe, e nelle isole di Capo Verde; anche nelle isole Azzorre, Madera e Porto Santo (appartenenti al Portogallo ma colonizzate solo nella prima metà del 1400). In tutti gli altri stati del centro e sud America e in Messico si parla invece castigliano, che è peraltro la lingua madre del 10% circa dei nativi degli Stati Uniti. Appartengono alla Romania nova anche le isole Canarie (riscoperte dagli spagnoli verso la fine del XV secolo, ma già note ai Romani come Insulae fortunatae) e gli insediamenti spagnoli di Ceuta e Melilla in territorio marocchino. Nelle Filippine la presenza spagnola terminò alla fine dell'Ottocento, ma ha lasciato tracce negli antroponimi (nomi di persona). Per quel che riguarda il francese occorre notare che i Dipartimenti d'Oltremare di Martinica e Guadalupa, della Guyana francese e di Réunion appartengono al territorio metropolitano francese; inoltre sono francofoni anche i Territori d'Oltremare: Polinesia francese, Nuova Caledonia, Wallis e Futuna. Fu importante la presenza francese nel Canada, dove attualmente i francofoni non superano il 25% della popolazione, pur costituendo il 90% della popolazione del Québec. In diminuzione la presenza francofona negli stati americani del New England (dovuta alle immigrazioni di canadesi del Sette-Ottocento), e nella Louisiana; le ex colonie africane hanno conservato il francese come lingua ufficiale, di scambio e di comunicazione anche dopo l'indipendenza.
Fra le aree in cui le lingue romanze hanno perso terreno o sono scomparse dalla fine del ventesimo secolo si devono ricordare alcuni cantoni svizzeri dove la lingua tedesca ha soppiantato quella romanza come la parte orientale e a sud delle Alpi del Vallese, parti dei Grigioni e Glarona[senza fonte].
Inoltre in Istria e Dalmazia le lingue romanze hanno perso terreno anche dopo il 1945.
Infine va ricordata la scomparsa dopo il 1960 del francese dei Pieds-noirs in Algeria (che erano la maggioranza in città come Orano) e degli spagnoli di Tangeri.
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