Loading AI tools
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ceglie Messapica (fino al 1864 Ceglie, dal 1864 al 1988 Ceglie Messapico) è un comune italiano di 18 622 abitanti[1] della provincia di Brindisi in Puglia. Il centro storico e i rioni si contraddistinguono per la calce bianca, le chianche e le strette viuzze lastricate in pietra. Il territorio si caratterizza per i trulli, le masserie, gli oliveti secolari e le grotte carsiche. Il centro storico alto-medievale è costruito sul colle che in epoca pre-romana ospitava l’acropoli dell’antica città messapica di Kailia.
Ceglie Messapica comune | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Puglia |
Provincia | Brindisi |
Amministrazione | |
Sindaco | Angelo Palmisano (FdI) dal 5-10-2020 |
Territorio | |
Coordinate | 40°39′N 17°31′E |
Altitudine | 298 m s.l.m. |
Superficie | 132,02 km² |
Abitanti | 18 638[1] (31-12-2023) |
Densità | 141,18 ab./km² |
Comuni confinanti | Francavilla Fontana, Martina Franca (TA), Ostuni, San Michele Salentino, Villa Castelli |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 72013 |
Prefisso | 0831 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 074003 |
Cod. catastale | C424 |
Targa | BR |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 542 GG[3] |
Nome abitanti | cegliesi |
Patrono | Sant'Antonio di Padova |
Giorno festivo | 13 giugno |
Cartografia | |
Posizione del comune di Ceglie Messapica nella provincia di Brindisi | |
Sito istituzionale | |
Il territorio comunale si estende per 132,02 km2[4] nella parte meridionale dell'altopiano delle Murge tra la Valle d'Itria e il Salento, in una zona collinare al confine con la pianura salentina chiamata Soglia messapica.
Il territorio comunale può essere suddiviso in due macro aree: una, dall'aspetto collinare, si estende sostanzialmente a nord-ovest dell'abitato, si presenta con dolci colline e terrazzamenti con muretti a secco e numerosissimi trulli; l'altra declina lentamente verso la piana salentina. Proprio per questi motivi Ceglie Messapica viene considerata uno degli ultimi lembi meridionali della Murgia. L'altitudine del territorio comunale varia tra i 148 metri s.l.m. della foggia Palagogna e i 385 metri m s.l.m. di Contrada Alfieri[6]. L'abitato invece è posto a un'altezza di 298 metri s.l.m.[7], si estende su due colli, uno dei quali interamente occupato dal centro storico e dalla zona ottocentesca.
Nel territorio sono numerose le forme carsiche (doline, grotte, inghiottitoi, lame): esse hanno un rilevante valore paesaggistico, ambientale, naturalistico ma anche storico-archeologico, in quanto spesso, le grotte in particolare, erano già in epoca preistorica sede privilegiata per gli insediamenti umani. La presenza di diffusi fenomeni carsici è strettamente connessa alle caratteristiche del substrato geologico di questo territorio: ovunque affiorano infatti strati di rocce calcareo-dolomitiche, spessi alcune migliaia di metri e molto fessurate. Le rocce calcaree sono a tratti ricoperte da strati, spesso di esiguo spessore, di "terre rosse", localizzate in particolare nelle aree morfologicamente più depresse, quali le doline e i letti dei principali solchi erosivi.
Nel territorio di Ceglie risultano essere censite 53[8] tra cavità, grotte e fratture verticali chiamate dai contadini capivienti o vole[9]. Elenco delle grotte di Ceglie Messapica: Grotta Recupero 1 e 2, Grotte di Montevicoli, Grotta di Zizze, Grotta-Cripta di San Michele, Grotta-Cripta della Madonna della Grotta, Grotta Abbondanza 1,2 e 3, Grotta Masseria Iazzo (wanda), Grotta del Frantoio, Grotta Donna Lucrezia, Grotta di Nisco, Grotta Masseria le Croci 1 e 2, Grotta San Pietro, Grotta dei Grilli, Grotta Abate Nicola, Grotta Olmo, Grotta di Fedele Grande (Grotta del Cavaddone), Pozzo Alfieri, Vora dell'Olmo, Grotta Sardella 1, 2 e 3, Grotta dei Messapi, Grotta Antelmi, Grotta della Cantina, Grotta delle Meraviglie, Grotta Madonna Piccola, Grotta Tagliente, Grotta Marangi, Vora di Castelluzzo, Grotta Abate Amato, Vora Facciasquata, Inghiottitoio Facciasquata, Grotta Ciarlete, Grotta del Frantoio Scolepie, Grotta Angeluzzi 1 e 2, Grotta Montagnulo, Grave Vuotolo Rosso, Grotta specchia Abate Amato, Voraginetta Insarti, Inghiottitoio Lecci, Grottina di San Pietro, Grotta Madonna della Grotta 2, Grotta Masseria Tamburo, Grotta Insarti, Grotta del Campo Sportivo, Grotta del Monte Vecchio, Grotta Masseria San Pietro.
L'idrografia superficiale è quasi completamente assente dal territorio; le uniche forme riconducibili sono alcuni invasi artificiali di piccole dimensioni scavati nella roccia per raccogliere le acque piovane e chiamati comunemente "fogge". Si pensa che le fogge abbiano un'origine tardo medioevale, bizantina o addirittura risalente all'epoca messapica. Quelle presenti nel territorio sono denominate Foggia Marangi, Foggia di Sant'Anna, Foggia Vetere, Foggia di Lamarina Nuova, Foggia di Casamassima, Foggia Palagogna, Foggia Nova e Foggia Gaetano Oliva. Nel sottosuolo, le acque di falda si rinvengono invece a più di 500 metri sotto il piano di campagna, presentando, sotto il profilo fisico e chimico, caratteristiche tra le migliori di Puglia, quasi per nulla interessate da fenomeni di inquinamento antropico e non sfiorate dall'ingressione delle acque marine.[senza fonte]
Ceglie gode di un tipico clima mediterraneo, mite e confortevole nei periodi primaverile e autunnale, estati caldo umide e inverni non eccessivamente freddi.
Le temperature medie mensili risentono dell'influenza degli eventi atmosferici del Mar Mediterraneo nord orientale e oscillano dai 7,4 °C nei mesi freddi, ai 23,8 °C nei mesi estivi. Rari i casi di forti escursioni termiche, i mesi con maggiore scarto termico fra massime e minime risultano essere i mesi estivi con una differenza tra massime e minime di circa 10 °C. Il vento influenza il clima della zona attraverso correnti fredde di origine balcanica (che in inverno rendono l'aria gelida), oppure calde di origine africana (che rendono l'estate afosa). Il territorio di Ceglie risulta avere una ventosità media annua, secondo l'atlante eolico italiano, tra i 5 e 6 m/s.
Non è infrequente che, durante le notti invernali, il termometro scenda sotto zero, anche di diversi gradi (−3 °C, −4 °C) con conseguente formazione di estese gelate, o che si registrino nevicate con importanti accumuli nevosi, soprattutto quando il mare Adriatico meridionale è colpito da ondate di aria fredda di origine artico-continentale (come, ad esempio, nel 1987[10], 1993, 2001[11][12], 2006[13], 2009 e nel 2014). Nel marzo del 1949 si è raggiunto quasi un metro di neve.[14] D'estate, invece, occasionalmente si verificano intense e lunghe ondate di calore, che rendono il clima torrido e portano le temperature su valori talvolta superiori ai 40 °C.
Le precipitazioni annuali si attestano sull'ordine dei 700 mm di pioggia, distribuiti prevalentemente nel periodo da ottobre a marzo. La primavera e l'estate sono caratterizzate da periodi di siccità.
A Ceglie Messapica, precisamente preso la masseria Seppunisi, dal 2008 è attiva[15] una stazione meteo amatoriale facente parte della rete di stazioni meteorologiche dell'associazione Meteo Valle D'Itria[16].
Ceglie Messapica | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 10,6 | 11,4 | 13,7 | 17,4 | 21,6 | 26,3 | 29,3 | 29,5 | 24,4 | 19,6 | 15,9 | 11,8 | 11,3 | 17,6 | 28,4 | 20,0 | 19,3 |
T. min. media (°C) | 5,1 | 5,5 | 7,3 | 9,1 | 13,0 | 17,6 | 20,3 | 20,4 | 16,8 | 13,2 | 10,2 | 6,4 | 5,7 | 9,8 | 19,4 | 13,4 | 12,1 |
Precipitazioni (mm) | 81,6 | 74,9 | 74,0 | 54,0 | 38,6 | 26,4 | 18,1 | 25,8 | 53,1 | 81,4 | 93,8 | 99,6 | 256,1 | 166,6 | 70,3 | 228,3 | 721,3 |
Giorni di pioggia | 8,7 | 8,0 | 6,6 | 8,0 | 5,0 | 3,2 | 1,9 | 2,3 | 4,6 | 7,0 | 7,8 | 9,7 | 26,4 | 19,6 | 7,4 | 19,4 | 72,8 |
Umidità relativa media (%) | 80 | 74 | 73 | 71 | 65 | 57 | 56 | 58 | 67 | 75 | 81 | 81 | 78,3 | 69,7 | 57 | 74,3 | 69,8 |
Sull'origine del nome di Ceglie[19] si è molto discusso, in particolare il nome greco della città è stato oggetto di indagini, ipotesi e leggende. Oltre alla testimonianza di Strabone che cita la città, vi sono le tante testimonianze della numismatica cegliese, che di fatto attesta la presenza di una zecca nel centro messapico. Monete, quelle cegliesi che riportano su un lato la figura di Minerva (probabilmente il simbolo della antica città), che viene rappresentata galeata(armata) o laureata (cinta da alloro); sul retro il nome di "KAIΛΙΝΩΝ" o "KYΛΛΙΝΩΝ", altre volte solo con "KA" o più spesso con "nωn/NΩN". Quella numismatica è l'unica testimonianza diretta inerente al nome antico della città. Spesso i ritrovamenti cegliesi, tra i quali le monete sopracitate, sono state erroneamente attribuite alla città di Ceglie nella Peucezia, ossia Ceglie del Campo, equivoci originati dalla negligenza di chi negli anni si è occupato degli scavi e della loro classificazione. Secondo alcuni storici il nome greco di Ceglie deriverebbe da Kalόs (καλός [-ή] [-όν]/ aggettivo)[20] il cui significato è "bello", secondo ciò il significato del nome della città sarebbe "posto bello". Secondo altri, invece, il nome di Kailia (Καιλια) dall'antica città di Calidone (in greco antico: Καλυδών, Kalydṑn), la patria di Diomede, eroe della mitologia greca, il quale secondo la leggenda, in fuga da Troia, sarebbe approdato nell'antico Salento, terra dei Messapi e che nel suo viaggio nella penisola italiana avrebbe fondato varie città tra cui Vasto (Histonium), Andria, Brindisi, Benevento, Argiripa (Arpi) presso l'attuale Foggia, Siponto presso l'attuale Manfredonia, Canusio (Canosa di Puglia), Equo Tutico (Ariano Irpino), Drione (San Severo), Venafrum (Venafro) e infine Venusìa (Venosa). Oltre alla somiglianza tra i nomi greci di Ceglie e Calidone, vi è anche un altro dato interessante che riguarda l'orografia. Infatti Calidone proprio come Ceglie sorgeva su due colli vicini ed elevati, l'attuale centro storico medioevale di Ceglie infatti è arroccato su di un colle (lo stesso sul quale un tempo sorgeva l'acropoli di Kailia) a 303 m s.l.m., mentre sull'altro colle sorge la Chiesa di San Rocco e si sviluppano i rioni settecenteschi e ottocenteschi. La somiglianza del territorio forse ha fatto sì che il nome della città antica di Ceglie fosse dedicato alla patria stessa di Diomede. Secondo altri ancora l'origine del nome di Ceglie deriverebbe direttamente dagli Illiri che dalla vicina Albania si stanziarono nella Puglia. La parola Ceglie secondo una teoria filologica di Giovanni Semerano, deriverebbe invece dallo sloveno "Celija", o dallo slavo "Kelija".[21]
… Questa Città di Ceglie, …, non vi è dubbio sia una bellissima Città, dove anticamente era la Rocca, e già si vedono le ruine delle sue antiche Mura, ch’erano di gran circuito. Ella è posta oggi nel numero delle Città. Oggi replico il suo circuito è di non poco ambito: onde le sue abitazioni sono assai strette essendo che peraltro sia di Popolo assai abbondante. È sita su di un alto Colle dipendente dall'Appennino, da dove con assai bella prospettiva, si scuoprono a colpo d'Occhio non solo il Mare supero, ma tutte le sottoposte Campagne. Abbonda molto di Grani, Biade, ed assai più di Oglio, possedendo un ampio spazioso Uliveto. I frutti sono abbondantissimi, e di ogni sorte. Il Terreno è produttivo di belli talenti. Il suo Aere salutevole, benché assai freddo. Insomma tutto vi è di commodo alla vita umana. E questo fu il motivo, che i Cretesi colsero il tempo del fondo di detta Città, e del Clima per essere non solo consimile alla Capitale Oria, anzi maggiore ancora…
Secondo la tradizione, la fondazione di Ceglie sarebbe legata alla venuta della tribù iapigia dei Messapi, al quale è attribuita la costruzione di manufatti megalitici noti con il nome di specchie. In realtà il territorio era frequentato però già da millenni prima.
Era nota ai Greci con il nome di Kailìa. Il nucleo urbano, esteso ai piedi di un colle (nella zona dove attualmente sorge la stazione ferroviaria), era difeso da fortificazioni i cui resti sono noti con il nome locale di "Paretone". Presso la città sarebbero sorti santuari urbani dedicati alle divinità greche Apollo (in corrispondenza dell'odierna chiesa di San Rocco) e sotto la Basilica di Sant'Anna nel corso dei lavori di sondaggio i frammenti di ceramica votiva e resti del tempio della dea Latona madre di Apollo e Diana (Archivio 1987). Oltre che santuari extra-urbani come quello dedicato ad Afrodite collina Montevicoli.
La città fu punto di avvistamento del popolo dei Messapi con i centri di Oria e Brindisi a lungo in lotta contro la spartana Taranto che aspirava a uno sbocco sul mar Adriatico. In epoca romana la città era decaduta ma non cessa l'attività antropica, come testimoniano alcune sepolture di epoca romana, in particolare il nucleo urbano va a scindersi in vari insediamenti rurali.
Le dinamiche insediative di Ceglie medievale sono state ampiamente analizzate in un convegno di studi del 2009[29]. In età normanna Ceglie è nota come feudo, Castellum Caeje, sotto l'autorità del Castellano Paganus che delinea i suoi confini con la potente città di Ostuni[30]. In età sveva il borgo è noto come Celie de Galdo (Ceglie della Foresta) ed era tenuto a contribuire, insieme al casale di Santa Maria dei Grani, alla manutenzione del castello di Oria[31]. Il suo feudatario più importante fu Glicerio de Persona (Glicerio de Matino) già feudatario di Matino e del Casale di Tuglie, signore delle Terre di Ceglie del Gualdo, di Mottola, di Soleto e del Casale di San Pietro in Galatina[31]. Glicerio parteggiò per Manfredi di Sicilia contro gli angioini. Caduto anche Corrado IV di Svevia figlio di Federico II di Svevia, Glicerio fu il capo dei difensori nell'assedio di Gallipoli che rappresentò l'ultimo tentativo di resistenza degli svevi contro gli angioini. Alla caduta di Gallipoli Glicerio fu catturato, condotto in carcere nel castello di Brindisi (insieme con i figli Gervasio, Giovanni e Perello) e condannato per fellonia, subì il patibolo.[32]. I possedimenti cegliesi furono confiscati e ceduti ad Anselino de Toucy.
Dotato di un castello, il feudo fu successivamente in possesso delle famiglie Orimi, Scisciò, Brancaccio, Dentice, Pignatelli, Lubrano e degli arcivescovi di Brindisi.
Nel territorio circostante erano già stati fondati gli importanti monasteri dell'abbazia di Sant'Anna, alla periferia dell'odierno abitato e della Madonna della Grotta, di cui resta la chiesa, sulla via vicinale per Francavilla Fontana. Nel 1521 venne costruita al posto della chiesa matrice la collegiata, ingrandita e arricchita di decorazioni barocche nel 1786.
Il 24 ottobre 1584 il feudo venne ceduto in permuta da Cornelio Pignatelli a Ferdinando Sanseverino, conte di Saponara e barone di Viggianello. I Sanseverino ampliarono il castello e promossero la fondazione del convento dei Cappuccini, oggi scomparso, e di quello dei Domenicani, sede del comune fino al 2005. Ai Sanseverino subentrarono quindi i Lubrano, che nella persona di don Diego Lubrano, ottennero il 21 settembre 1641, il titolo di duca sul feudo di Ceglie e i Sisto y Britto: in seguito all'estinzione di questa casata con il duca Raffaele, nel 1862, il castello e le residue proprietà dell'ex feudo vennero ereditate dalla famiglia Verusio.
Durante il Risorgimento ebbe sede a Ceglie una vendita carbonara, da parte di Domenico Termetrio di Cisternino, e una sezione della Giovine Italia, da parte di Pietro Elia, amico personale di Giuseppe Mazzini[33]. Dopo l'annessione al Regno d'Italia visse un periodo di fioritura e agli inizi del XX secolo vide una crescita demografica, nonostante la presenza del fenomeno dell'emigrazione.
Un importante segno alla storia cittadina di fine Ottocento l'apportarono due sindaci, Giuseppe e Francesco Elia[34] (padre e figlio), che ottennero tra l'altro entrambi l'onorificenza di Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia; da loro fu avviato e poi seguito nel ruolo di membri del consiglio provinciale di Terra d'Otranto (Francesco fu anche vicepresidente del consiglio della provincia di Terra d'Otranto) il lungo processo durato quasi cinquant'anni che portò alla costruzione del tronco ferroviario Francavilla Fontana- Ceglie - Cisternino - Martina Franca - Locorotondo. La costruzione della ferrovia fu praticamente realizzata però solo negli anni venti del Novecento, infatti l'inaugurazione della stazione avvenne il 14 agosto 1924[35]. Qualche anno prima il territorio cegliese fu interessato dalla realizzazione di un'altra importante opera pubblica, la costruzione del canale principale dell'acquedotto pugliese.
Nel corso della seconda metà del Novecento la cittadina si è modificata da un punto di vista sociale, si è persa infatti la vocazione prettamente agricola e artigiana (principalmente nel settore tessile) della popolazione, gli abitanti di Ceglie infatti, come quelli della provincia sono stati assorbiti dalle grandi industrie nate a Brindisi e Taranto. Gli anni 1960 sono stati, come nel resto del paese gli anni del boom edilizio, si è infatti assistito anche a Ceglie a uno sviluppo del tessuto urbano, gli anni in cui il "vecchio" lasciava il posto al "nuovo" (veniva abbattuto il convento dei Cappuccini con annessa Chiesa per far posto all'Ospedale Civile).
Rilevanti negli anni 1980 furono le lotte bracciantili e sindacali contro il caporalato[36], che videro in prima linea tra gli altri la già Ministra dell'agricoltura Teresa Bellanova, e sviluppatesi anche in seguito a tragici eventi che videro coinvolte in incidenti stradali anche vittime cegliesi[37].
Gli anni 1990 sono stati segnati dalla crisi definitiva del settore tessile, con la chiusura di vari stabilimenti.
Un primo antico stemma di Ceglie rappresentava un castello con tre torri. Uno scudo con questa immagine si trova scolpito sulla facciata del carcere (attuale Piazza Vecchia) costruito nel 1568, e appare riprodotto, con l'aggiunta di una corona a tre punte, su un sigillo del 1752 conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli. Con l'abolizione della feudalità, l'Università cegliese si dotò nel 1812 di un nuovo emblema: una torre rotonda, chiusa, con tre merli alla guelfa e su di essi un'aquila imperiale a volo spiegato. Nel 1864 fu scelto come nuovo simbolo un guerriero messapico armato con due lance, faretra con frecce, due saette, due stelle a otto punte, accompagnato dall'iscrizione in caratteri greci Kailinon.[38]
Lo stemma comunale attuale è stato riconosciuto con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 marzo 1953.[38][39]
«D'azzurro, alla torre aperta d'oro, merlata alla ghibellina di tre, sormontata da una corona all'antica dello stesso. Ornamenti esteriori da Città.»
Il gonfalone, concesso con D.P.R. del 24 marzo 1981[40], è un drappo di giallo.
Alla fine dell'Ottocento l'intera città fu interessata da un processo espansivo con la costruzione di importanti edifici che per l'epoca rappresentarono un salto di qualità nella crescita economica e produttiva della città e della sua popolazione. Il teatro fu progettato dall'ingegnere Antonio Guariglia di Lecce. Il sindaco, Giuseppe Elia, ne avviò i lavori nel 1873 ma l'opera venne terminata molti anni dopo e venne inaugurata il 30 aprile del 1878. I lavori vennero eseguiti da maestranze locali. La facciata, il solo elemento originario che si conserva del Teatro Comunale, chiamato Politeama Giacosa, è in sobrio stile neoclassico e pochi elementi decorativi barocchi, con un solo ingresso ad arco a tutto sesto. Il manufatto architettonico ha svolto la sua funzione di teatro sino agli inizi dei XX secolo per poi diventare, nel corso del tempo, prima cinematografo, poi stalla durante la seconda guerra mondiale, quindi sala matrimoni, infine deposito della nettezza urbana. Dopo una lunga fase di restauro incominciata sul finire del XX secolo la struttura ha ricominciato a svolgere il suo ruolo originario di teatro pubblico.
La torre civica dell'Orologio, comunemente nota come Torre dell'Orologio, si trova in piazza Plebiscito. Fu costruita nel 1890 su progetto dell'ingegnere Paolo Chirulli. La torre di forma quadrangolare si sviluppa su tre livelli per un'altezza di circa 12 m. Le facciate di aspetto neoclassico sono arricchite da decorazioni che alternano forme geometriche e motivi floreali. Al primo livello nella facciata principale è presente la porta d'accesso alla rampa di scale interna, mentre sulle altre facciate sono presenti delle false porte, ogni porta è sormontata da un rosone circolare. Al secondo livello è presente un balcone che circonda la torre, su ogni facciata è realizzata una porta. Nella parte superiore sono posti i quattro quadranti degli orologi. La torre è sormontata da due campane azionate dal meccanismo dell'orologio che segna lo scoccare dei quarti e delle ore e da una banderuola dei venti.
Le masserie erano delle grandi aziende agricole abitate, a volte, anche dai proprietari terrieri. La grande costruzione rurale comprendeva gli alloggi dei contadini, anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti. Sono oltre 100 le Masserie di Ceglie, alcune attive con attività agricole, altre convertite in strutture ricettive, altre ancora abbandonate.
Le masserie dell'agro cegliese presentano fra loro caratteristiche simili. Si sviluppano principalmente intorno a delle corti su cui affacciano l'edificio principale sviluppato su due livelli, numerosi trulli usati come magazzini o stalle e in alcuni casi chiese o cappelle rurali (Masseria Madonna della Grotta, Masseria Epifani, Masseria Galante, Masseria la Selva e altre). Alcune masserie presentano anche delle fortificazioni.
Anche dal punto di vista agrario sono presenti delle similitudini, infatti spesso nei pressi masserie sono individuabili vaste aree di terreno utilizzate come pascolo o seminativo chiamate comunemente "pezze", boschi e aree di macchia mediterranea, più o meno vasti a seconda dei casi, e oliveti di grandi dimensioni.
Si erge su uno dei due colli su cui è posta Ceglie. Alla struttura si accede attraverso un ampio portale con arco a tutto sesto e un ingresso con volta d'ogiva che immette nell'atrio di forma irregolare circondato dalle varie ali del castello. Il nucleo originario è costituito dalla Torre Normanna che costituisce la parte originaria del castello, risalente pressappoco al 1100[66]. A fianco alla Torre Normanna fu costruita nel XV secolo torre di forma quadrata che è il simbolo tradizionale della città, è alta 34 m. Nell'atrio, a ridosso della torre normanna è situato un pozzo sormontato da colonne. Sempre nell'atrio sono presenti gli stemmi delle famiglie nobili che si sono avvicendate alla guida del feudo. Di fronte all'ingresso sono posti una scalinata e un portale cinquecentesco che conducono a una delle parti residenziali (ala destra) che ospita la Sala del Consiglio. Il perimetro esterno inoltre comprende tre torrioni angioini di forma circolare.
Dal maggio 2016 nella parte di proprietà comunale sono state trasferite la biblioteca Pietro Gatti e la pinacoteca Emilio Notte.
Erano tre le porte di accesso alla città d'età medioevale, l'attuale centro storico. Gli ingressi erano tutti sorvegliati.
Dell'impianto murario di età medioevale oltre le due porte sopracitate restano meno evidenze, su di esso infatti è stata edificata la parte più esterna di quello che oggi viene considerato il centro storico medioevale racchiuso tra piazza Plebiscito, via Dante Alighieri, via Porta di Giuso, via Pendinello, via Muri e il castello. Delle torri che cingevano le mura medievali non vi è rimasta traccia alcuna, forse rase al suolo tra il Settecento e l'Ottocento, quando è iniziata l'espansione urbana di Ceglie. Fanno parte del castello tre torri angioine, due delle quali facenti parte delle antiche mura medievali. Delle altre torri si è individuata la posizione, che appare quasi accertata, ve ne erano due nei pressi di porta di Juso, una nei pressi della Porta del Monterrone e un'altra nei pressi di Palazzo Vitale. Per un totale di sette torri certe, e altre non individuate. Rimane incerta la posizione di altre eventuali torri, come quella che si evince essere esistita nei pressi della Porta dell'Arco della croce, a testimoniarlo un affresco ritrovato in una cappella rurale in agro di Ceglie. Le mura medioevali sono riscontrabili in vari tratti tra Via Muri e Via Pendinello, nel giardino Ducale, e all'incrocio tra le vie Elia dove alla torre aragonese vi è collegato un tratto di mura che rimane intatto sino all'entrata di Piazza Plebiscito, dove (è ancora visibile) una loggia che corrisponde al posto di guardia della Porta della Croce. Delle mura originali restano alcuni tratti di scarpa e alcuni barbacani. I tratti meglio conservati si trovano in Via Muri tra il civico 26 e il civico 38 (altezza 8-9 metri); in via Pendinello tra il civico 33 e il civico 35 (lungo barbacane culminante in torre aragonese sventrata); Via Porta di Giuso tra io civico 15 ed il 51 (Porta di accesso, due torri aragonesi sventrate e la scarpa).
Del sistema difensivo di età messapica restano maggiori tracce, sono visibili infatti i resti di quattro distinte cinte murarie. La prime due sono poste a ridosso dell'attuale centro abitato, la prima risale verosimilmente al IX secolo a.C.-VIII secolo a.C., la seconda risale al V secolo a.C.-VI secolo a.C., ha un'altezza che varia da tra i 3 m e i 4 m, mentre lo sessore nei punti meglio conservati arriva fino a 7,5 m; è composta in parte da blocchi di grosso taglio, alcuni dei quali lavorati, altri grezzi, mantenuti a secco. Le terza cinta si trovano in direzione San Michele/Francavilla/Villa Castelli a circa 4 km dall'abitato. La quarta a 5 km dall'abitato. La loro costruzione è successiva alla prima cinta, è da collocarsi alla fine del IV secolo a.C. quando la città ebbe bisogno di rafforzare il proprio sistema difensivo al fine di difendersi dagli attacchi della rivale Taranto. La cinta più esterna fungeva anche da collegamento fra le specchie, anch'esse parti del sistema difensivo, presenti in quella zona[67].
Ceglie era una delle città della Dodecapoli messapica. Tra il 343 a.C. e il 338 a.C. le città messapiche opposero strenua resistenza all'influenza di Taranto, la città fondata da coloni spartani che ambiva a conquistare tutta la Magna Grecia e a consolidare il proprio ruolo egemone sul mare Ionio sull'Adriatico meridionale. Taranto si impose definitivamente su tutta l'area pugliese dopo il 303 a.C. con un trattato che vietava alle navi romane di spingersi più a oriente del Promontorio Lacinio.
Della civiltà messapica rimangono numerosi resti archeologici: il sistema difensivo (specchie, fortini messapici, mura e muraglioni chiamati paretoni), necropoli oltre a iscrizioni, monete, vasi, trozzelle messapiche e reperti vari di natura ceramica o metallica.
Ceglie per la sua posizione naturale in cima a un colle e per il suo territorio collinare da cui era ben visibile Taranto, per i ritrovamenti archeologici (mura, specchie) può essere considerata come una roccaforte della Messapia. Il sistema difensivo era costituito da ben quattro cinte murarie (paretoni) delle quali la più esterna costituiva il collegamento tra le specchie (elevate fortificazioni, in blocchi megalitici, alte anche oltre 20 metri e diametro fino a 60 metri), la cinta di mura più interna aveva un perimetro di 5 km e racchiudeva una popolazione non inferiore ai 40 000 abitanti[68]. Proprio all'interno di tale cinta sono state individuate la maggior parte dei resti della città, i templi e le necropoli da dove provengono le iscrizioni, le monete, i vasi messapici tipo Gnatia e reperti vari, che costituivano i corredi funerari, conservati in piccolissima parte nel locale museo archeologico a Ceglie e nei musei di Taranto, Brindisi, Lecce ed Egnazia, ma, in massima parte dispersi in collezioni private e pubbliche. Ad esempio un vaso rinvenuto nel 1820 raffigurante la lotta tra Diomede e i Messapi si trova presso il museo di Berlino.
Per quanto riguarda le mura e muraglioni chiamati paretoni, in passato si è teorizzata anche una loro origine bizantina riferibile a un limes, ma è oggi accertato che si tratta di sistemi di demarcazione territoriale riferibili all'età medievale[69].
Gli ultimi ritrovamenti archeologici risalgono al settembre 2006[70], durante alcuni lavori di ristrutturazione presso via Toniolo, quando fu ritrovata una tomba familiare risalente alla seconda metà del IV secolo a.C., contenente cinque scheletri e un corredo funerario di numerosi manufatti, fra i quali cinture in bronzo e forme ceramiche ornamentali e legate alle funzioni nutrizionali, al 2008 durante i lavori di ristrutturazione del castello di proprietà comunale nell'atrio interno e al 2014 quando in via sant'Aurelia sono emerse le fondamenta di un tratto della cinta muraria interna di epoca messapica.
I reperti principalmente emersi riguardano fossili di ittioliti;
Nell'agro del comune di Ceglie Messapica e di quelli limitrofi sono presenti oltre 20 specchie[71] che circondano l'abitato descrivendo una forma ellittica:
Inoltre vi sono alcune Specchie che in quanto isolate lasciano intendere che fossero punti di guardia lungo le vie della transumanza o comunque edifici di avvistamento fuori dalle mura, tra le varie troviamo:[72]
È da ritenere che le specchie, o almeno alcune, abbiano avuto anche una funzione sepolcrale. Ad esempio la specchia di Castelluzzo presenta una struttura architettonica a carattere difensivo, ma all'interno sono state ritrovate celle funerarie e frammenti di terrecotte. Sono strutture che si innalzano, in forma approssimativamente conica, per un'altezza che in alcuni casi può raggiungere anche i 15 – 20 m. Il termine "specchia" deriva dal latino Spĕcŭla, speculae col significato di: "altura"; "vedetta"; "osservatorio".
Il rinvenimento in contrada Mesola a Ceglie di una metopa rappresenta una delle più importanti scoperte degli ultimi decenni nell'ambito della scultura ellenistica tarantina. L'attribuzione dei vari frammenti a un unico monumento funerario e la sua collocazione nell'area dell'antica Caelia ne fanno un unicum all'interno della documentazione disponibile sinora. L'attenzione per l'edilizia funeraria caratterizza la produzione artistica tarantina di età tardoclassica ed ellenistica, con una progressiva crescita delle dimensioni e dell'impegno decorativo delle edicole erette sulle tombe delle famiglie appartenenti ai ceti emergenti della città. Questa produzione interessa in maniera molto minore anche altri insediamenti, come Eraclea, Canosa, Brindisi, oltre allo stesso territorio tarantino, indicando con chiarezza che la committenza e le officine di scultori si ubicavano nella stessa Taranto. Il materiale, però, proveniva certamente dall'esterno e l'area tra Ceglie e Ostuni sembra quella più probabile per la presenza in loco di banchi di pietra sedimentaria biancastra sfruttata per la decorazione architettonica sino all'Ottocento. Non è quindi casuale il rinvenimento in questa zona del grande monumento funerario, l'unico decorato da sculture noto al di fuori di Taranto, e che segnala ulteriormente un rapporto preferenziale tra l'insediamento di tradizione messapica e la capitale magnogreca, dipendente evidentemente anche da un sistema politico stabile. È probabile che in questo contesto sia maturata l'esigenza di adottare una tipologia tipicamente tarantina in un clima di forte omologazione culturale, utilizzando la disponibilità della pietra locale per costruire un naiskos su podio, destinato forse anche a un committente indigeno. La mancanza di elementi pertinenti all'ordine architettonico delle colonne non permette di accertare l'uso del corinzio tarantino per basi e capitelli, ma è probabile comunque che il monumento possa essere contemporaneo alla prima diffusione di questo sistema decorativo; sulla base delle osservazioni stilistiche, in mancanza di altri elementi contestuali disponibili, si può proporre per il momento una datazione compresa tra la fine del IV e i primi decenni del III secolo a.C., in questo caso molto probabilmente entro il 280 a.C., considerando inoltre che la guerra romano-tarantina svoltasi tra il 282 e il 272 a.C. ha certamente ridisegnato integralmente il sistema dei rapporti e delle influenze nella Puglia centro-meridionale, ridimensionando il ruolo egemone di Taranto nella regione.[73]
Le aree boschive o interessate dalla presenza di macchia mediterranea aventi maggiore estensione sono le seguenti:
Nel territorio di Ceglie sono presenti tre alberi monumentali censiti dal corpo forestale dello Stato[77]:
Abitanti censiti[78]
Al 31 dicembre 2014 nel territorio comunale si registra la presenza di 461[79] stranieri regolari (182 maschi e 279 femmine), pari circa allo 2,3% della popolazione cegliese. Per quanto riguarda la suddivisione per paese d'origine degli stranieri, i dati sono sempre riferiti al 31 dicembre 2014, si evince che sono presenti (si riportano paese d'origine e numero individui per le nazionalità più consistenti):
Il dialetto parlato a Ceglie Messapica è «un idioma irto e arcaico, chiuso in un'enclave, o meglio al discrimine tra diverse aree linguistiche [...] sicché ha goduto nel tempo di una propria insularità che l'ha preservato da contaminazioni massificanti e imbastardimenti consumistici»[80]. I vocaboli usati sono nella maggioranza tarantini, ma la sua cadenza rimanda molto spesso ai dialetti pugliesi della fascia centrale. Nonostante una quasi coincidenza col vocabolario tarantino, si trovano anche vocaboli condivisi con tale fascia: ne sono un esempio i pronomi dimostrativi, cusse (questo) e cudde (quello), a differenza del tarantino che li indica con quiste (questo) e quidde (quello). I dialetti dei piccoli centri limitrofi di San Michele Salentino e Villa Castelli[81] derivano direttamente dal cegliese, per cui ne conservano moltissime assonanze e similitudini (le due cittadine furono infatti fondate da contadini e coloni cegliesi ivi trapiantatisi secoli or sono) soprattutto quello castellano.
La religione più diffusa sul territorio è il Cristianesimo nella confessione cattolica. Risalgono all'età medioevale le prime tracce storiche di tipo religioso rinvenute nel territorio comunale e manifestano la presenza di comunità legate sia al culto di tipo romano sia greco-bizantino. In particolare sono presenti nel territorio comunale una cripta basiliana all'interno della grotta di S. Michele, in cui, grazie agli affreschi di chiara influenza bizantina e ai resti rinvenuti, è stato possibile stabilire la frequentazione della cavità da parte dei monaci bizantini basiliani già nell'VIII secolo. Oltre alla cripta altre strutture religiose di chiara origine medioevale sono la chiesa della Madonna della Grotta, la chiesa dell'Annunziata e l'abbazia di Sant'Anna. Nel corso dei secoli sono state costruite chiese, cappelle votive e piccole edicole per rafforzare e tener viva la religiosità cittadina. Attualmente Ceglie rientra nella giurisdizione episcopale della Diocesi di Oria e venera il patrono sant'Antonio da Padova e i compatroni san Rocco da Montpellier e sant'Anna. Ceglie ospita inoltre le spoglie di sant'Aurelia vergine e martire[82].
Il territorio comunale è suddiviso in quattro parrocchie[83].
Tra le minoranze religiose vi sono i Testimoni di Geova, che hanno anche un proprio luogo di culto e, come diretta conseguenza dell'immigrazione alcuni ortodossi.
Le feste patronali celebrano:
Feste minori sono quelle legate a Sant'Antonio Abate, chiamato volgarmente a Ceglie "San Antonio di Vienna", il 17 Gennaio, con sagra e benedizione degli animali. Un tempo molto sentita era la festa di Sant'Annunziata e l'antica festa della Madonna della Grotta, un tempo la festa principale, festeggiata la terza domenica di Maggio e poi dal 15 al 18 Agosto, le cui fonti la fanno risalire a prima del 1473. La grande festa con annessa fiera fu bandita dalle leggi eversive del 1866.
Durante il periodo pasquale in città si svolgono i riti della Settimana Santa che includono le processioni della Domenica delle Palme, il pellegrinaggio ai Sepolcri e la processione dei Misteri, risalenti alla prima metà del 1700[87].
Un'altra tradizione molto sentita, ereditata dalla civiltà contadina, è quella della festività popolare dei "Giovedì di settembre", una tradizione attestata da fonti scritte dal 1812[88] ma sicuramente antecedente.
La cittadina vanta il riconoscimento regionale di città d'arte e terra di gastronomia.[89]
L'istruzione di primo grado a Ceglie è offerta da 2 istituti comprensivi[90][91], di circa 800 alunni, suddivisi in vari plessi scolastici. Fino al 2011, anno in cui è avvenuta la riorganizzazione degli istituti dell'istruzione primaria, Ceglie contava 2 circoli didattici, Edmondo De Amicis e Giovanni Bosco, per il coordinamento delle scuole elementari e materne e una scuola media inferiore intitolata a Giovanni Pascoli. È inoltre presente la Scuola Elementare e Materna privata intitolata al "Sacro Cuore di Gesù" retta dalle Suore domenicane missionarie di San Sisto.
L'istruzione di secondo grado è offerta dall'I.I.S.S. "Cataldo Agostinelli"[92]. L'istituto nato nel 2000 per popolazione scolastica è uno dei maggiori della provincia e offre un'offerta formativa molto variegata, infatti la scuola conta 6 diversi indirizzi didattici:
Ceglie ospita una sede distaccata del conservatorio statale Tito Schipa di Lecce[93].
Ceglie era sede del Centro Internazionale di Gastronomia Mediterranea[94], denominato Med Cooking School, che aveva sede nell'ex convento dei Domenicani nel Centro medioevale della città.
La Biblioteca Pietro Gatti e la Pinacoteca Emilio Notte sono allocati in due distinte ali del Castello Ducale.
La Biblioteca comunale intitolata[95] al poeta dialettale cegliese possiede testi e libri che riguardano la città di Ceglie, alcune pubblicazioni del poeta e numerosi testi da lui donati e il lascito (manoscritti, documenti e libri) del matematico Cataldo Agostinelli[96]. Il patrimonio librario si può quantificare in quasi 16 000 testi[97].
La Pinacoteca Emilio Notte ospita alcune opere dell'artista futurista di origine cegliese donate dallo stesso alla civica amministrazione, tra le quali l'opera la "Crocefissione"[98].
Il museo comunale MAAC[99], Museo Archeologico e di Arte Contemporanea è allocato nei locali Ex OMNI in via Enrico De Nicola. Il museo è strutturato su tre livelli, al piano terra rialzato è presente il Museo Archeologico[100] ex Centro di Documentazione Archeologica comunale e al piano primo il Museo di Arte Contemporanea che ospita le opere che nelle varie edizioni hanno partecipato al concorso nazionale Emilio Notte[101]. Il MAAC è stato riaperto al pubblico nel maggio 2016[102] dopo lavori di restauro della struttura realizzati nell'ambito di un progetto finanziato con fondi europei che ha aveva il fine di rimodulare e riorganizzare l'offerta dell'intero sistema museale cegliese denominato "Sistema Gusto d'Arte".
Il museo archeologico, centro di documentazione archeologica[103] ospita la mostra "Messapica Ceglie" organizzata dall'amministrazione comunale, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia e con la collaborazione scientifica dell'Università di Lecce. La mostra comprende alcuni dei numerosi reperti archeologici (trozzelle messapiche, corredi funerari, iscrizioni ed epigrafi e monete) rinvenuti nel territorio comunale che spaziano dalla Preistoria all'età ellenistica corredati da documentazioni e cartografie riguardanti le attività di scavo effettuate negli ultimi decenni a Ceglie. Inoltre un ampio settore è dedicato al sistema difensivo della città di epoca messapica, costituito da cinte murarie, localmente note come "Paretoni" e Specchie. All'interno del museo inoltre sono presenti anche il calco della Tana delle Iene, cavità carsica scoperta nel 2000 in cui furono rinvenuti alcuni resti dell'età Paleolitico Inferiore Medio e un settore espositivo dedicato alle asce neolitiche rinvenute nel territorio comunale[104].
Music Italia TV, Video M Italia, Radio Ceglie, Radio Stella.
Si tiene a Ceglie Messapica dall'agosto 2018 la kermesse del giornale affaritaliani.it La Piazza condotta dal direttore della testata Angelo Maria Perrino.
Tra i prodotti della cucina cegliese[105] troviamo il biscotto cegliese e il panino cegliese.
Questa antica ricetta contadina si differenzia dalle comuni melanzane ripiene per la preparazione e cottura oltre che per l'impiego dell'aglio e del pecorino.[106]
Il prodotto si differenzia dalla focaccia barese poiché chiusa e ripiena, tipicamente condita con cipolla, pomodori e ricotta forte, la preparazione del prodotto si è diffusa poi nelle città limitrofe.
Il "Biscotto di Ceglie", è riconosciuto come "Presidio Slow Food" e come prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T.). Si tratta di un pasticcino a base di mandorle tostate, con marmellata di amarene e limone, ricoperto con una glassa a base di zucchero e cacao (u sceléppe). Per la sua realizzazione sono impiegate mandorle di produzione locale, di una varietà chiamata "cegliese" contraddistinta dal guscio semiduro. In passato, i biscotti cegliesi erano prodotti dalle famiglie contadine in occasione delle feste importanti e dei banchetti nuziali.
L'invenzione e diffusione del panino cegliese viene attribuita a Vincenzo Zito (bottegaio di generi alimentari) che per primo commercializzo il panino con la sua originale ricetta. Si tratta di un panino (rosetta o pagnotta) farcito con tonno e olio extravergine d'oliva brindisino, fette di provolone stagionato e piccante, capperi dissalati e fette di mortadella.[107]
L'attuale centro urbano è il risultato di uno sviluppo urbanistico durato più secoli.
Il nucleo originario dell'antica città è individuabile nell'attuale centro storico, intorno a esso, soprattutto a partire dal Settecento e Ottocento, si svilupparono nuovi rioni. Alla crescita demografica è corrisposta la costruzione di nuovi edifici pubblici: Chiesa di San Rocco; Chiesa di San Gioacchino, Teatro comunale, Torre dell'orologio, Calvario, Macello Comunale, Cimitero comunale.
Nel corso del Novecento la città ha teso da prima a svilupparsi lungo le principali direttrici viarie, in direzione della stazione ferroviaria e soprattutto a partire dagli anni settanta si è assistito a una nuova espansione della città con la realizzazioni di nuove lottizzazioni e quartieri che comunque hanno mantenuto impianto urbanistico simile a quello originario, caratterizzato da una compattezza dell'edificato e da assi viari aventi sezioni minime. Gli ultimi importanti interventi urbanistici hanno riguardato l'area a sud dell'abitato, quando a partire dagli anni ottanta lungo la direttrice per Francavilla Fontana, in maniera non contigua all'impianto urbano persistente, sono stati realizzati una zona abitativa PEEP e di edilizia popolare legge n. 167, la zona P.I.P. a servizio del quartiere in cui hanno sede attività di tipo artigianale.
Inoltre a ridosso dell'abito, soprattutto nella contrada Montevicoli e sulla strada che conduce a Martina Franca, sono sorte delle zone periurbane residenziali caratterizzate da bassa densità insediativa che comunque hanno comportato un notevole frazionamento del tessuto agrario.
Il centro storico di impianto medioevale sorge nella parte finale di uno dei 2 colli su cui si è sviluppata la città. Per le caratteristiche geomorfologiche, che permettevano una facile fortificazione dell'area attraverso cinte murarie, il sito già in età messapica fu scelto come punto per realizzare l'acropoli e i tempi.
L'attuale tessuto urbano è invece sormontato dal Castello Ducale e dalla Collegiata, intorno a essi seguendo le linee morfologiche del colle si sviluppano, quasi a formare una figura circolare, una fitta rete di viuzze strette e tortuose, vie e scalinate (quasi tutte lastricate in pietra locale con le cosiddette chianche), interrotte da spiazzi o larghi (i più grandi: Largo Ognissanti, Largo Celso e Piazza Vecchia) e qualche sottopasso[108]. Sulle caratteristiche viuzze si affacciano per lo più piccole unità immobiliari sviluppate su 2 livelli, in rari casi su 3. Le unità immobiliari si caratterizzano per la presenza di piccole porte di accesso, scalinate esterne, piccoli balconcini realizzati ai livelli superiori e le caratteristiche finestre che hanno la particolarità di avere 4 piedritti sporgenti rispetto alle facciate in corrispondenza degli angoli. Le piccole abitazioni, scialbate con latte di calce, l'una simile all'altra, danno ai vicoli quasi un aspetto uniforme che viene interrotto episodicamente dalla presenza di edifici di maggiori dimensioni come: il Castello, le chiese, il convento dei domenicani e i palazzi gentilizi.
Il centro storico per essere "un unicum ambientale-architettonico di notevole valore" è interamente sottoposto a vincolo paesaggistico al fine di tutelare l'area di "notevole interesse pubblico" dal D.M. del 18 maggio 1999[109].
I rioni Medioevali ci sono pervenuti tramite un atto che desciveva le squadre partecipanti ad un torneo di giostre previsto in passato ogni anno in occasione della festa della Madonna della Grotta; questi sono:
I rioni al di fuori delle mura sono nati come naturale espansione del centro medioevale, in parte su quelli che un tempo dovevano essere gli orti a servizio della città, infatti alcune delle principali vie di questi quartieri conservano nel loro nome la dicitura "orto" (esempi: via Orto Nannavecchia, via Orto di Burla, via Orto del Capitolo e via Orto Lamarina). I nuovi rioni sorti a partire dai primi anni dell'Ottocento riunivano in un certo modo la città alle strutture religiose che nei secoli precedenti erano sorte nelle sue vicinanze, in particolare all'abbazia medioevale di Sant'Anna, al convento cinquecentesco dei frati cappuccini e alla cappella, poi divenuta chiesa nella seconda metà del secolo, dedicata a san Rocco. Le abitazioni appaiono simili a quelle del centro storico, anche se sviluppate principalmente su tre livelli, i lotti restano di piccole dimensioni. Il tessuto urbano appare più organizzato, le strade si allargano leggermente e si sviluppano in maniera rettilinea e ortogonale. Il tessuto urbano viene interrotto dalle due piazze (Plebiscito e Sant'Antonio), da vie più ampie (corso Garibaldi, via Dante Alighieri, via San Rocco e via Sant'Anna) e da alcuni edifici di maggiori dimensioni (chiese, alcuni palazzi e gli edifici pubblici costruiti in quel periodo).
I rioni post-medioevali sono:
Anche questa zona è tutelata dallo stesso vicolo paesaggistico del centro storico.
Il rione Muriggini o Beneficio nasce con la concessione del suolo del Beneficio della grancia di proprietà della Chiesa di Sant'Annunziata, con lo sviluppo del rione fu poi costruito nelle vicinanze il tempio di San Gioacchino.
Il rione Cappuccini o Colucci, trae il nome dall'omonimo convento del Cinquecento dei padri Cappuccini che sorgeva ove ora è l'Ospedale civile, nella toponomastica locale si definisce tale zona come (Sobb'a Culuccij), facendo riferimento alla naturale espansione del rione Cappuccini avuta lungo l'asse della "Via Colucci".
Il rione Ospizio è compreso tra Via Giuseppe Verdi, Via Francesco Argentieri e Via Orto Lamarina, il nome deriva dal Convento con annesso Ospizio dei Padri Carmelitani edificato nel 1696[110] e che che sorgeva nei pressi del civico 63 di via Argentieri, distrutto dal terremoto che colpì il salento nel 1743. Del Convento rimane in via Argentieri un balcone loggiato.
L'economia è basata prevalentemente sull'agricoltura (soprattutto ulivi e viti), anche se non mancano attività manifatturiere.
Il settore agricolo si basa principalmente sulla coltura dell'olivo, del mandorlo, del fico. della vite e del ciliegio.La produzione di mandorle serve per la produzione dolciaria, soprattutto del biscotto cegliese. Nel territorio è molto attivo anche l'allevamento di bovini ovini, suini e caprini.
Il territorio di Ceglie rientra nell'area di produzione della DOP Olio Collina di Brindisi[111].
In notevole sviluppo il turismo, dovuto ad importanti attività di promozione ed inclusione oltre che di valorizzazione del territorio, in particolare ad attrarre i turisti vi è la campagna Cegliese caratterizzata da uliveti secolari che si mescolano ai trulli, alle masserie e alle lamie, territorio quello cegliese ricco pergiunta melanzdi storia e monumenti. Inoltre vi sono le rinomate realtà enogastronomiche che hanno reso Ceglie la capitale pugliese della Gastronomia. La commistione tra bellezze paesaggistiche, bellezze storiche e qualità gastronomica fanno di Ceglie una meta sempre più ambita dai turisti.
Il sistema viario extraurbano di Ceglie Messapica è imperniato su alcune arterie di rilevanza locale:
Il servizio pubblico urbano è consentito da bus messi a disposizione dal Comune, i collegamenti extra-urbani sono invece affidati alle società Stp, Ctp e Fse.
La stazione ferroviaria di Ceglie è posta sulla linea Martina Franca - Lecce delle Ferrovie del Sud Est, che collega diversi comuni interni del Salento.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
maggio 1945[112] | ottobre 1945 | Rocco Spina | Partito Comunista Italiano | Sindaco | |
1945 | 1946 | Francesco Allegretti Cenci | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1946 | Carlo Colucci | Sindaco | |||
1946 | 1947 | Alessandro Argentiero | Sindaco | ||
1947 | Martino Quarto | Sindaco | |||
1947 | Comm. pref. | ||||
1947 | 13 aprile 1948 | Martino Quarto | Sindaco | ||
13 aprile 1948[114] | 18 maggio 1949 | Pasquale Bevilacqua | Comm. pref. | ||
18 maggio 1949[116] | 1953 | Alberto Montesani | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
1953 | 2 maggio 1954 | Luigi Ricci | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
2 maggio 1954[118] | 13 gennaio 1965 | Cosimo Mastro | Democrazia Cristiana | Sindaco | elezioni comunali 1954, 1958 e 1962 |
13 gennaio 1965[120] | 30 agosto 1978 | Camillo Caliandro | Democrazia Cristiana | Sindaco | elezioni comunali 1967 e 1972 |
31 agosto 1978[122] | 19 gennaio 1980[112] | Vincenzo De Fazio | Democrazia Cristiana | Sindaco | elezioni comunali 1978 |
19 gennaio 1980[124] | 8 settembre 1981 | Oronzo Elia | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
25 settembre 1981[126] | 11 ottobre 1983 | Cosimo Gioia | Democrazia Cristiana e PSDI | Sindaco | |
11 ottobre 1983[128] | 18 luglio 1986 | Cosimo Mastro | Democrazia Cristiana e PSI | Sindaco | elezioni comunali 1983 |
19 luglio 1986[130] | 20 aprile 1993 | Paolo Locorotondo | Democrazia Cristiana e PSDI | Sindaco | elezioni comunali 1988 |
20 aprile 1993 | 6 dicembre 1993 | Mario Giannuzzi | Comm. pref. | ||
6 dicembre 1993[131] | 30 dicembre 1994 | Pietro Mita | Centro-Sinistra | Sindaco | |
gennaio 1995 | giugno 1995 | Rosa Maria Simone | Comm. pref. | ||
9 giugno 1995[131] | 27 giugno 1999 | Pietro Mita | Rifondazione Comunista | Sindaco | |
27 giugno 1999[131] | 30 marzo 2001 | Pietro Magno | Centro-Destra | Sindaco | |
30 marzo 2001 | 27 maggio 2002 | Rosa Maria Simone | Comm. pref. | ||
27 maggio 2002[131] | 31 maggio 2004 | Mario Annese | Centro-Destra | Sindaco | |
31 maggio 2004 | 18 aprile 2005 | Clara Minerva | Comm. pref. | ||
18 aprile 2005[131] | 12 aprile 2010 | Pietro Federico | Centro-Sinistra | Sindaco | |
12 aprile 2010[131] | 2 ottobre 2019 | Luigi Caroli | vari partiti di Centro-Destra | Sindaco | |
4 ottobre 2019[133] | 5 ottobre 2020 | Pasqua Erminia Cicoria | Comm. pref. | ||
5 ottobre 2020[135] | in carica | Angelo Palmisano | Fratelli d'Italia e liste civiche | Sindaco |
Ha sede nel comune la società di calcio A.S.D Calcio Ceglie, che ha disputato campionati dilettantistici regionali e la Taf Ceglie, entrambe le società giocano le loro partite allo Stadio Comunale G.Stoppa.
Il Circolo Tennis Ceglie milita nel campionato di Serie C.
Le due squadre cittadine del Volley Ceglie e della Nuova Pallavolo Ceglie disputano i campionati regionali maschili in Serie C e in Serie D; la Nuova Pallavolo Ceglie ha una compagine femminile militante in Prima Divisione.
La squadra di basket maschile Nuova Pallacanestro Ceglie 2001[136] milita nel campionato di promozione.
Avevano sede nel comune la società New Basket Ceglie e la Maicard Basket Ceglie, non più attive[137].
Dal 1952 si disputa nel comune e dintorni la Coppa Messapica, una corsa in linea di ciclismo su strada riservata agli Uomini Élite e Under-23.
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.