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città dell'Etolia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Calidóne (in greco antico: Καλυδών?, Kalydṑn) era un'antica città dell'Etolia posta all'imbocco del golfo di Corinto.
Calidone | |
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Resti del tempio della città di Calidone. | |
Cronologia | |
Fondazione | XIII secolo a.C. |
Amministrazione | |
Dipendente da | Antica Grecia |
Territorio e popolazione | |
Lingua | greca |
Localizzazione | |
Stato attuale | Grecia |
Coordinate | 38°22′21.17″N 21°31′59.79″E |
Cartografia | |
Il suo nome deriva da Calidone che era il nome di uno dei figli di Etolo e di Pronoe e che ebbe un fratello di nome Pleurone.
Sorgeva su due colli, di cui quello orientale costituiva l'acropoli.
A lungo indipendente, aderì alla lega etolica nel IV secolo a.C.
Fu la patria di Diomede, eroe omerico e uno dei nove grandi capi dell'esercito acheo durante la guerra di Troia e luogo delle vicende per cui si svolse la disputa tra Oineo ed il fratello Agrio e dei figli di quest'ultimo.[1]
La città era nota per un tempio dedicato ad Artemide, venerata con l'epiteto di Lafria, contenente una pregevole statua crisoelefantina realizzata dallo scultore Menecmo.[2][3]
Collegata al mito del cinghiale calidonio, descritto da Ovidio nelle Metamorfosi (libro VIII, vv. 260-444).
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