Stanis La Rochelle
Pietro Sermonti interpreta Stanis La Rochelle
Universo |
Boris |
Alter ego |
Enzo Facchetti (nome reale) Giorgio Corelli (personaggio interpretato in Gli occhi del cuore e Medical Dimension) Eric Corelli (personaggio interpretato in Gli occhi del cuore) |
Stanis La Rochelle, pseudonimo di Enzo Facchetti, personaggio di Boris.
Citazioni in ordine temporale.
- Che straordinario odore di set! Mi sento a casa! E vi invidio signori, sì! Voi artigiani che lavorate con mano e con occhio, con sapienza ed è per rispetto profondo della concretezza che trasuda da queste pareti che io mi sento di esprimere un mio umile pensiero. [dà il giubbotto a un'assistente] Grazie cara! Andatevene affanculo tutti! Appena posso la mollo questa serie, sì! Sto scherzando! Sto scherzando! Sto in gran forma!
- Io ti ricordo che il giorno che io e te faremo l'amore, tu piangerai per tre giorni consecutivi, bambina. [ad Arianna]
- Però, scusa ti posso dire una cosa adesso, che rimanga tra di noi! Io ho la sensazione che ultimamente Shakespeare... sia un po' troppo... come dire... un po' troppo italiano.
- Onda buona, energia positiva. È una cosa stupenda. Deve essere appena arrivato un bonifico bancario sul mio conto.
- Io considero Kubrick un incapace! Lo considero il classico esempio di instabilità artistica, abbia pazienza! È uno che affrontava un genere, falliva e passava a un altro genere. Come lo vogliamo chiamare? Eh? Poi anni e anni da un film a un altro. Anni e anni di che cosa, eh? Di profondo imbarazzo per il film precedente, abbia pazienza!
- No, io non faccio più beneficenza gratis, è chiaro!?
- La comicità è matematica! Seppia, in America usano delle equazioni per far ridere, capisci? Usano dei programmi del computer, guardami! Se A più B uguale C, C meno B uguale A, questa è la comicità, capito? Sì, però tu mi dirai "lo sanno fare tutti", eh? E qui ti sbagli di grosso, Seppia, perché ci vuole la vibrazione giusta.
- Se tu dici una cosa con la erre moscia in romano, già fa ridere. [a Martellone]
- Non siatemi italiani, che oggi spacchiamo tutto!
- Tu surfi, eh? Tu fai surf? Eh? No, scherzo! Scherzo! La verità, caro mio, caro il mio Banana, è che io e te dovremmo andare in America, sì. E magari lì potrebbero curarti e dopo potremmo andare a surfare io e te, Banana! Solo io e te! [a Fabio]
- Ma non è possibile che siamo sempre tutti basiti! Tutti! Ma gli sceneggiatori lo leggono quello che scrivono o no?
- In America se tu sei morto non è che sei morto, capisci? È morto un altro! Ti prende fuoco casa in America? È tutta una proiezione mentale. Ti portano un tè? È un caffè.
- Tu vuoi improvvisare? No, perché mi mandi a nozze. [a Verena]
- Non riesco a vedere i film italiani, capisci Verena, perché sono troppo italiani.
- Buongiorno a tutti. Mah, ci sono tantissime cose che io vorrei e potrei dire su Gli occhi del cuore, hm? Soprattutto sulla recitazione de Gli occhi del cuore che io considero senza ombra di dubbio molto anglosassone, eh? Però il problema è che c'è una cosa oggi che mi preme di più... e questa cosa... è... il Darfur! Sì, è quella terra senza speranza a cui io ho deciso di devolvere il venti percento dei miei compensi e tra l'altro annuncio e approfitto dell'occasione per dire che io alla fine delle riprese mi recherò in quella terra martoriata a portare la mia umile solidarietà.
- Un eroe anglosassone, se posso correggerti. Perché vedi siamo tutti stufi, esausti di questi cliché italiani per cui Giorgio, il mio personaggio non è il solito eroe piatto, bidimensionale, ecco... non è il solito, se posso dire, droide protocollare.[1] Eh? Però c'è un'altra cosa che voglio dirti, che credo sia il vero, grande merito di questa fiction: è che non ci sono i toscani, capisci? Cioè nessuno che dice "la mi' mamma", "il mi' babbo", "passami la harne, la harta..." eh? Perché con quella c aspirata e quel senso dell'umorismo da quattro soldi i toscani hanno devastato questo Paese e questo lo devi scrivere per favore. Scrivilo. [ad un'intervistatrice]
- Ti sei fatta male? [...] Quando sei caduta dal cielo ti sei fatta male? [le bacia la mano] Ciao stella, io oggi la faccio per te. [frase da rimorchio per Elena]
- Oggi io, qui, davanti a voi tutti, incontro la parte oscura di me stesso. [...] Certo per voi è facile: portate i caffè, staccate i cavi, scrivete "andata" sul registro – eh? – e alle sette tutti liberi. Per me no. Per me è diverso. Perché io tutta questa roba incandescente me la porto dietro. Me la porto a casa. Io con Eric, ci vado a cena stasera.
- Cara Gloria, questa è la dimostrazione che René è un regista molto, molto, ma molto italiano. No, dico ma l'hai visto Albino, eh? Come lavora? Hai visto che polso, che piglio, tutto anglosassone? Acceleratore, frizione! Acceleratore, frizione! Mi capisci quando parlo? [...] Eh? Tu non capisci una mazza! Mangiati 'ste tagliatelle, quanto sei italiana pure tu! Mangia 'ste tagliatelle!
- Stanis non è morto in quindici anni di film! D'accordo, eh? Io non sono morto nel Pugnale di stoffa dove cadevo da un palazzo di dieci piani, d'accordo? Io non sono morto... Io non sono morto in Paura nel vigneto che prendevo quindici coltellate... Posso morire, per favore, posso morire nella clinica di Occhi del cuore 2? No, non posso, d'accordo?
- "Ho un brutto presentimento, sì, è come una sensazione di fine, a volte la vita ti manda dei segnali e noi dobbiamo essere in grado di captarli." [interpretando Giorgio nella scena da lui scritta]
- Però sei molto italiano, perdonami! Te lo posso dire? Sei molto italiano! [a Filippo]
- Ma cosa fanno? Cosa fate? Giocate a pallone? Si può avere un po' di rispetto che stiamo cercando di raccontare qualcosa qui. [commentando la rissa scoppiata tra comparse africane e tecnici]
- I valori sono tutti sballati, Conte, ma se devo essere sincero è la bilirubina che mi preoccupa. [nel ruolo di Giorgio]
- Guarda se io mi fossi messo a dare un senso alle battute de Gli occhi del cuore sarei diventato pazzo, capisci? Cioè tu mi trovavi proprio a Campo de Fiori scalzo con la chitarra.
- Lui è Tino Tini. Tino è come Galileo Galilei, cioè un uomo dal nome singolare e dal cognome plurale.
- Mi ha fatto leggere un suo testo ed io ho pensato – ti giuro! – o questo è un genio o è 'no stronzo. [riferito a Tino Tini]
- Regola numero uno: fare finta di niente, passività, indifferenza.
- Regola numero due: bisogna creare un contatto con la ragazza, parlarle, ma mai arrivare da dietro o da davanti, bensì di lato, Seppia. Sopra la spalla, così. Sempre pronti ad andar via. D'accordo? Mi stai seguendo? [...] Una volta avuta la sua attenzione le buttiamo lì un commento acido, sprezzante, un C.A.P. [...] Commento Acido Programmato.
- Ogni secondo qui corrisponde a tre secondi fuori. Il tempo non passa mai qui, facci caso. Lo sai che quando sorridi ti trema la punta del naso?
- C'è Glauco, c'è, oh! Grande Glauco! Ecco perché sentivo profumo di qualità oggi! Ma Glauco, oggi siccome ci sei te recito all'americana, per te!
- René sono un professionista, d'accordo, eh? Io so mangiare senza fare vedere quello che mangio e so bere senza fare vedere quello che bevo, d'accordo? La scuola di Marcel Marceau sul curriculum non sta lì per caso.
- Tu mi stai offendendo René. Mi stai offendendo come uomo e come artista. Perché questa non è una scena facile facile, eh? Questa è una scena tremenda! E la cosa che mi offende di più è che tu non ti rendi conto di quanto io stia cambiando profondamente!
- Tu ti rendi conto di quanti verbi hai usato? Che c'hai?
- Thank you for being so not italian.[2] [lasciando un messaggio a Wim Wenders]
- Hello Wim, it's Stanis. I'm not... really not happy that you don't come because... because you've been a little bit italian today. I'm sorry to tell you this, but... but it's true. So, what do you want me to tell? Ok... say goodbye to your wife... your children... bye bye.[3] [lasciando un messaggio sulla segreteria telefonica di Wim Wenders]
- Sento puzza di capolavoro! Anche di pesce... ma soprattutto di capolavoro! [Duccio ha portato il pesce sul set]
- La mollo questa fiction, Arianna! E... e siccome so come funzionano queste cose qui, voi mi rimpiangerete – eh? – perché sarete costretti ad acchiapparvi il primo Castellitto che passa e saranno dolori per tutti, hai capito?
- A te invece... in futuro io ti consiglio fortemente di usare dei toni diversi con me perché vedi io ho degli avvocati a cui corrispondo un fisso mensile – capisci? – ed è un attimo che io ti mando a raccogliere riso nel basso Lazio in mezzo alle zanzare. [a Karin]
- Cara Arianna, anche io ti trovo molto sensuale, a volte la vita non ci fa vedere la bellezza vera che magari ci sta davanti, tutti i giorni. Ma ringrazio oggi di aver scoperto un qualche cosa, un qualche cosa che oggi è diventato un sentimento nei tuoi confronti, bella Arianna. E al destino dico grazie, grazie destino, tu hai fatto il primo passo, adesso sta a me galopparti incontro in punta di piedi. [scrivendo una lettera ad Arianna]
- Io sono matto di una persona, Arianna, e indovina di chi? Arianna, io mi sono innamorato di te. Io sono disposto a tutto per te. Se vuoi mi taglio un mignolo per te. Lo faccio adesso, vuoi? Cameriere!
- Io ho studiato da Marcel Marceau a Parigi una tecnica molto semplice: io riesco a correre stando fermo.
- Seppia, io ho un problema. Questa notte, ascolto no... è che questa notte ho fatto l'amore con Arianna, eh... insomma a modo suo è stato anche bello, cioè non lo nego, però io non voglio illuderla – capisci? –, non voglio ferirla, per... perché non è proprio la donna che fa al caso mio, capisci? Cioè io ho bisogno più di una donnina come la tua ex, come si chiamava? [...] Elena. Esattamente. Cioè... che è sessualmente meno fantasiosa, sessualmente sicuramente più remissiva perché... Seppia, Arianna a letto è una tigre! Arianna quando fa l'amore è una che ti morde, strilla, urla, invoca Satana... è una cosa... ti giuro: invoca Satana!
- Poi se sei in difficoltà, Seppia, Seppietta, mi guardi, eh? Io sono talmente vero in scena che porto con me questa specie di alone di credibilità che ti risucchia dentro.
- Ecco quello che succede quando una donna sente che la stai per lasciare. Capisci? Lo fiuta e che fa? Si comporta in modo sgarbato per proteggersi.
- Sai una cosa, Seppietta? Penso che mi dovresti essere grato. [...] Perché se penso che t'eri mezzo invaghito d'Arianna... Te batteva il cuoricino pe' Arianna, vero piccolino? Quella a uno come te se lo mangiava, d'accordo? Quindi credo d'averti salvato la vita un'altra volta, incredibile.
- Sai che faccio io di solito? Ogni volta che inizio una fiction io mi faccio una lunga intervista che poi rivendo al miglior offerente intorno, di solito, agli ottantamila euro. [a Jasmine]
- Ascoltami bene, Seppietta, non è più Occhi del cuore. Hai sentito René? È cambiata la musica, è finita la pacchia, Seppia. La tortorella è diventata falco e sono cazzi tuoi, Seppia. Puoi andare adesso. Sparisci!
- Il Ju Jitsu dice una cosa molto semplice: se ti attaccano tu fai un passo indietro, se ti attaccano di nuovo tu fai un altro passo indietro, ma se dietro c'è il muro, tu devi reagire.
- Il Dottor Cane è il capo dei capi della televisione italiana, capisci? È un po' il Totò Riina della fiction, diciamo... in senso buono. Dovresti conoscerlo.
- Signori, voi conoscete già i miei avvocati per cui salterei le presentazioni e andrei subito al dunque. Allora, la questione è questa: gli ascolti di Occhi del cuore che sono stati pubblicati da un sito internet hanno evidenziato delle curve molto, molto negative sul mio personaggio. Allora io ho avviato subito una ricerca molto meticolosa che purtroppo ha confermato i miei sospetti: Stanis La Rochelle non piace più agli AA. [...] Renato, io non piaccio ai ricchi! Io non piaccio più ai ricchi, d'accordo? Io... io vado ancora forte con i BB, con le massaie, le casalinghe, i carpentieri, gli operai, quella gente lì, ma io mi sono perso i ricchi. [...] Dammi retta, René, credimi: è una cosa spaventosa per una multinazionale come me! Perché, signori, io per reddito annuo e per mentalità sono una multinazionale, eh? Questo è un danno grandissimo, una cosa tremenda. Ma sia ben chiara una cosa però, che io non ho nessuna intenzione di commettere gli stessi errori della Telefunken.[4]
- C'è un recente sondaggio che dimostra chiaramente che chi guadagna più di settantamila euro l'anno sta a rota de zinne!
- Come facciamo noi a piacere ai ricchi liguri se la fotografia la fa 'sto pezzente della Basilicata? [riferito a Lorenzo]
- Allora una possibilità è questa: che io dica in ogni puntata almeno cinque volte la parola "bagascia", che ha anche un retrogusto ligure. [...] Oppure posso dire tranquillamente "Ma guarda che quel paziente m'ha veramente tritato i coglioni!!" Forte e chiara, così. Questa è una battuta bingo perché noi combiniamo il turpiloquio e il politicamente scorretto in una battuta.
- Ti voglio bene, René! Ti voglio bene perché t'ho creato io a te! Tu sei una mia creatura e ti voglio bene sul serio!
- Ma che belle quaglie! Che Festa della Repubblica sarebbe senza quaglie?! [recitando una battuta di Giorgio]
- Io non ho bisogno di capire la scena, René. Io ho bisogno di sentire la scena. D'accordo, Renato? "Sentire la scena" dal greco "sentire la scena"?
- Posso dire una cosa, che la tua mania di protagonismo è veramente insopportabile, Seppia? Ti faccio una domanda: tu ti rendi conto che ogni volta che sei lontano dal centro del'attenzione tu cerchi di dire o fare qualcosa per farti notare? Questa è una cosa brutta!
- Non mi sta bene che siamo tutti qui ad aspettare un calciatore, cioè un inutile, d'accordo... un semplice intrattenitore. Perché qui noi abbiamo una missione ben precisa, siamo dei sacerdoti. Tu lo sai a me come mi guarda la gente per strada? Non lo sai!
- Io amo le comparse, il sottoproletariato dello spettacolo.
- Ascolti una cosa, Brio, io non farei mai a cambio con un calciatore e sai perché? Perché poi a trentacinque anni voi avete finito, avete fatto tutto... e poi ecco la depressione, ecco la voglia di farla finita da un giorno all'altro. Io invece no, io lavorerò fino a ottant'anni. Voi invece niente, buio, nulla... Altro che "Brio", buio!
- Comunque quando vi accorgerete che questa scena senza il Dottor Corelli non funziona e verrete a chiedermi: «Ti prego Stanis vieni in scena! Ti prego Stanis, fai la scena!» Ecco, sapete cosa potrà succedere? Che io non vorrò più farla a quel punto. [...] E mi fate venir voglia di far saltare la festa, ok? [...] Anzi, già che ci siamo ne approfitto per dirlo a tutti... Signori, voi siete tutti invitati nella mia villa di Sabaudia per la messa in onda della prima puntata di Medical Dimension che, correggimi se sbaglio Renato, è il 22 del mese prossimo. [René e Duccio si mettono a ridere] Esatto! Molto importante: naturalmente siete invitati tutti, anche i più umili del set. Capito, Seppiolina? Piccolo mollusco, anche tu puoi venire! Cosa molto importante: per carità non mi portate del vino, perché io il vostro vino lo butto, d'accordo? Anzi! Vi chiedo una cortesia, non portate proprio nulla perché io butto tutto. [...] E ti dirò di più, che per l'occasione sai cosa ho fatto, Renato? Ho comprato una televisione con uno schermo ultrapiatto che è grande come una porta di calcio, per valorizzare il lavoro che abbiamo fatto. Perché quello che noi abbiamo fatto è pazzesco, quello che noi abbiamo fatto, Renato, rimarrà per sempre. Lo sai questo? [lo bacia sulla fronte] Per sempre!
- Sono rimasto perché sono molto affezionato a questo posto, a questo teatro, la sua particolare atmosfera. Non sono rimasto per aspettare René Ferretti, questo è chiaro? Perché Stanis La Rochelle non aspetta? [...] Nessuno. Adesso – e arrivo al punto – questo posto, questo teatro, con questa particolare atmosfera e tutto il resto... mi ha rotto il cazzo! Va bene? Per cui Stanis La Rochelle se ne va perché non c'è più motivo per rimanere.
- Ti volevo fare una proposta, ascolta. Io ti offro quindicimila euro se tu spontaneamente e pubblicamente ammetti che tra tutti gli uomini che tu hai avuto in vita tua, io come amatore sono stato imbattibile. Anzi, anzi, l'imbattibile. [a Karin]
- Renato, è una settimana che non rispondi. L'irreperibilità è una cosa che non ti puoi permettere, Renato, io posso essere irreperibile, tu no.
- È un errore, è un errore. Tu vuoi fare un film sull'Italia senza Gianfranco Fini, Renato?
- Renato, Renato, Renato... Ti dico una cosa sola, Renato: Gianfranco Fini. Perché non sono un imitatore, Renato, io ti do proprio un'interpretazione del personaggio. Fini con le... cravatte rosa... [su una barella dopo aver tentato di suicidarsi]
- E poi si vede che sei televisiva: in televisione si contano le battute, Arianna. Nel cinema conta altro: gli sguardi, i miei primi piani...
- Scusate, scusate, avete da accendere? Mi rendo conto che da Presidente della Camera dovrei dare il buon esempio ovviamante. [nei panni di Gianfranco Fini, intrufolandosi mentre si sta girando una scena del film]
- Mai e poi mai svilire il ruolo del Parlamanto. Ogni cittadino ha dei diritti ma anche dei doveri. Francamante. [intrufolandosi sul set nei panni di Gianfranco Fini]
- È morto il mio migliore amico. E con Francesco se ne va, se ne va una parte di me forse... forse la più bella. Ci tengo a raccontarvi solo questo piccolo aneddoto: qualche giorno fa, Francesco è entrato nel mio camerino. È come se avesse, uno strano presentimento. Mi ha detto, mi ha detto: "Stanis, se mi dovesse succedere qualcosa, io voglio che sia tu a fare il mio ruolo, perché sei il più grande attore che io abbia mai conosciuto". Questo mi ha detto. [rivolto al feretro] Ci penso io, Fra'. Ci penso io. [dicendo l'elegia funebre per Francesco Campo]