Questa è una raccolta: trovi la fonte di ogni citazione nella voce di provenienza.
Raccolta di insulti tratti dai libri.
Asino, voi amate ricoprirvi della pelle del leone per sembrare animale differente dalla vostra vera natura. Disgraziatamente per voi, le orecchie spuntano dovunque, cade la maschera e la verità vi mostra nella vostra laida turpitudine. (Giacomo Casanova)
Col malanno possa egli essere oggimai, se tu dèi stare al fracidume delle parole d'un mercatantuzzo di feccia d'asino, che venutici di contado ed usciti delle troiate vestiti di romagnuolo, con le calze a campanile e con la penna in culo, come egli hanno tre soldi, vogliono le figliuole de' gentili uomini e delle buone donne per moglie. (Giovanni Boccaccio)
Condanni le vergogne, tu che tra gli invertiti socratici sei la fogna più rinomata? Membra villose e peli irti sulle braccia promettono senza dubbio un animo inesorabile, ma dal sederino depilato il medico, ridendo, taglia tumide natte. (Decimo Giunio Giovenale)
Ehi, chiudi quella bocca, per la stirpe di tuo padre! Ci sta dentro un piede del demonio dell'inferno! C'infetti tutti quanti con quel tuo dannato fiato! Puh, fetente porco! Puh, ti venga un accidente! (Geoffrey Chaucer)
«In parole povere» disse Blazio «tu vorresti mangiare. Polifemo, orco, Gargantua, Golia, mi fai schifo.» «E tu, tu vorresti bere» replicò il Tiranno. «Sabbia, spugna, otre, imbuto, barile, sifone, tu mi fai compassione.» (Théophile Gautier)
Ma guardate lì quel mucchio di cenci che pare un fantoccio da ragazzi, più desolato d'una pasticceria in quaresima, con più buchi d’un flauto, più pezzato di una chinea, più variegato d'un diaspro, più punteggiato di un libro di musica! (Francisco de Quevedo)
Non è il ribaldo questo, | che si fa laude con l'altrui buone opre? | e la virtù di chi non è ben desto, | con la sua infamia e col suo obbrobrio copre? (Ludovico Ariosto)
O temerario, che tramuti in frode | variopinta ogni argomento onesto. (Sofocle)
Sì, voi siete, senza alcun dubbio, un ignorante, ma lo siete senza saperlo; poiché non siete una persona colta, e non esiste che la persona colta che sia in grado di conoscere la propria ignoranza: è su questo rapporto che vi sono superiore. Voi siete un asino che non si conosce; come tale, m'invidiate; come invidioso, mi odiate. Chiunque odî è nemico; come nemico, mi calunniate; e come calunniatore, voi meritate di avere la lingua mozzata; ora, una lingua tagliata non serve nemmeno da strofinaccio. (Giacomo Casanova)
Tu che al culo focoso il pelo radi, | tanta barba, o scimmiotto, al mento avendo, | camuffato da eunuco, ti presenti? (Aristofane)
Tu codardo, tu imbelle, e nei consigli | Nullo e nell'armi. (Iliade)
Tu, Emiliano, e gli uomini della tua razza, gente incolta e selvaggia, valete soltanto quello che possedete: così come l'albero sterile e infelice, che non produce alcun frutto, vale soltanto il legno del suo tronco. (Apuleio)
Vi considero con la più perfetta indifferenza, direi quasi con avversione. (Robert Louis Stevenson)
Voi siete un inqualificabile furfante e impostore, un mostruoso impostore. (Robert Louis Stevenson)
Asino sei, asino sarai e asino finirai quando si compirà il corso di tua vita; perché ritengo che prima questa giungerà al suo ultimo termine che tu t'accorga e comprenda d'essere una bestia.
È possibile, Sancio, che ci sia uno in tutto l'orbe terraqueo il quale non affermi che sei stupido e di stupidaggini foderato, con in più non so quali frange di maligno e di birbante?
C'è un diavolo che ti sta sempre accanto | nelle sembianze d'un vecchio grassone; | t'è socio di bagordi un uomo-botte. | Che t'è saltato mai di far brigata | con quel baule carico d'umori, | con quel cassone di bestialità, | quel pacco turgido d'ipocrisia, | quell'otre enorme di vino di Spagna, | quel borsone imbottito di budella, | quel manzo arrosto col ventre farcito, | quel reverendo simbolo del vizio, | quella malvagità grigio-canuta, | quel gran ministro di ruffianeria, | quella prosopopea carica d'anni?
Il tuo spirito bestiale | Governò un lupo, che fu impiccato | Per strage di uomini: ma la sua anima turpe | Fuggì dalla forca e mentre tu giacevi | Nel tuo grembo sconsacrato si infuse in te: | i tuoi appetiti, infatti, sono lupeschi, | Sanguinari, famelici, feroci.
Osvaldo: Per chi mi prendi? Kent: Per un grosso furfante, una canaglia, | uno sgranocchiatore di rifiuti, | un malnato smargiasso, un tre-vestiti, | cento libbre di carne mal calzate, | fegato di coniglio, quereloso, | un figlio di puttana frustaspecchi, | leccapiedi, servile narcisista, | sordido erede d'un sacco di stracci, | pronto a fare il ruffiano come capita, | nient'altro che un impasto di marrano, | accattone, vigliacco, portaborse, | figlio ed erede di cagna bastarda: | uno che io sbatacchierò a legnate | da farlo stridere come un maiale | se ardisce di negarmi uno soltanto | di tutti i titoli che gli ho affibbiato.