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lettera dell'alfabeto greco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Theta (Θ; θ o ϑ), più comunemente resa in italiano come Tèta[1] o Teta[2][3][4], è l'ottava lettera dell'alfabeto greco. Nel greco antico è una consonante di tipo dentale aspirata (dentale sorda aspirata) /tʰ/, mentre nel greco moderno trascrive la fricativa interdentale sorda /θ/.
Il suo valore nel sistema numerico greco è 9.
La lettera deriva dalla fenicia teth e, nella sua forma più arcaica, poteva essere scritta oppure , segni derivati dai geroglifici egizi per rappresentare, rispettivamente, una città e il Sole. Da essa si sviluppò la lettera cirillica fita (Ѳ, ѳ) che rimase nell'alfabeto russo fino alla riforma dell'ortografia russa del 1918.
Nell'alfabeto fonetico internazionale (IPA), [θ] rappresenta la fricativa dentale sorda, come nell'inglese thick o thin. Non rappresenta la consonante dell'inglese the, che è la controparte fricativa dentale sonora, rappresentata nell'IPA da [ð] (cfr. Eth).
La lettera minuscola θ viene utilizzata come simbolo per:
La lettera maiuscola Θ viene utilizzata come simbolo per:
Nell'antichità la lettera tau era usato come simbolo di vita o di resurrezione, mentre l'ottava lettera dell'alfabeto greco (nona nella forma arcaica usata anticamente per la numerazione), theta, era considerata il simbolo della morte.[6] Una citazione attribuita all'antico autore romano Ennio (anche se forse spuria) diceva di essa: "oh, theta, una lettera molto più sfortunata delle altre".[7]
Secondo Porfirio di Tiro, gli egiziani usavano una X all'interno di un cerchio come simbolo dell'anima; avendo un valore numerico di nove, era usato come simbolo per l'Enneade. Giovanni Lido dice che gli egiziani usavano un simbolo per il cosmo a forma di theta, con un cerchio infuocato che rappresentava il mondo, e un serpente che attraversava il centro rappresentando l'Agathodaimon (letteralmente: spirito buono).[8]
Nell'Atene classica era usato come abbreviazione del greco θάνατος (thanatos, "morte") e, poiché la lettera somiglia vagamente a un teschio umano,[9] essa veniva usata come simbolo di avvertimento di morte, allo stesso modo in cui il teschio e tibie incrociate sono usate nei tempi moderni.[9] Veniva inoltre scritta negli ostrakon usati dagli Ateniesi quando votavano per la pena di morte.[9] Per queste ragioni, l'uso del numero 9 veniva talvolta evitato laddove la connotazione era ritenuta sfortunata: i marchi di zecca di alcune monete romane tardo imperiali hanno notoriamente la somma ΔΕ o ΕΔ (delta ed epsilon, cioè 4 e 5) sostituita come eufemismo dove altrimenti ci si aspetterebbe un Θ (9).
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