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film del 1961 diretto da Claude Autant-Lara Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Non uccidere (Tu ne tueras point) è un film del 1961 diretto da Claude Autant-Lara.
«Il mondo è bagnato di sangue fraterno: ecco che l'omicidio è crimine quando sono i singoli a commetterlo, ma diventa virtù quando è compiuto in nome dello Stato. L'impunità per i delitti non l'assicura il motivo dell'innocenza, ma la grandezza della ferocia».[1]»
Non uccidere | |
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Horst Frank in una scena del film | |
Titolo originale | Tu ne tueras point |
Lingua originale | francese |
Paese di produzione | Italia, Francia, Jugoslavia |
Anno | 1961 |
Durata | 148 min |
Dati tecnici | B/N rapporto: 2,35:1 |
Genere | drammatico |
Regia | Claude Autant-Lara |
Sceneggiatura | Jean Aurenche e Pierre Bost |
Casa di produzione | Gold Film, Lovcen Film, Vaduz Production |
Fotografia | Jacques Natteau |
Musiche | Charles Aznavour |
Scenografia | Jacques Douy, Max Douy, Vlastimir Gavrik e Dragoljub Ivkov |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
Cooperativa doppiaggio: CID Direttore del doppiaggio: Mario Maldesi |
La sceneggiatura è basata su un reale fatto di cronaca che vide il primo obiettore di coscienza italiano accertato, Pietro Pinna, rifiutarsi di prestare il servizio militare. Sul finire della Seconda guerra mondiale, Adler, un seminarista tedesco arruolato nella Wehrmacht, viene chiamato a far parte di un plotone d'esecuzione che deve fucilare un partigiano francese durante la ritirata nazista; cerca di rifiutarsi ma chi rifiuta un ordine militare è passibile di morte. Il giovane seminarista è costretto a cedere e a rendersi, suo malgrado, complice di un crimine di guerra. Nel 1948, le autorità francesi della Germania occupata cercano gli esecutori materiali di quel delitto: il seminarista si costituisce loro spontaneamente, venendo trasferito in carcere a Parigi, in attesa del processo. L'anno successivo, un giovane francese di nome François Cordier, sempre a Parigi viene chiamato a prestare il servizio militare obbligatorio. Il giovane però, in nome dei suoi personali principi morali di pacifista non religioso e contrario a qualsiasi atto che favorisca o riproduca la guerra, si rifiuta, dichiarandosi obiettore di coscienza. La legge del tempo è inflessibile: Cordier, rifiutata qualsiasi scappatoia, viene arrestato e rinchiuso nello stesso carcere militare di Adler. I due, in attesa di affrontare il processo davanti a un tribunale militare approfondiscono la conoscenza tra di loro fino a diventare amici. Il verdetto dei giudici assolverà il seminarista che ha ucciso per obbedire a un ordine superiore in tempo di guerra mentre l'obiettore sarà condannato alla prigione per aver violato la legge dello Stato.
La parte del protagonista, l'obiettore di coscienza Jean-Bernard Morceau, fu affidata a Laurent Terzieff, già molto conosciuto e apprezzato per la sua prima interpretazione nel film Peccatori in blue jeans di Marcel Carné e per la sua partecipazione al film Kapò, coprodotto dallo stesso Moris Ergas, opera anch'essa densa di problematiche morali.
La parte del sacerdote tedesco Müller[2] venne affidata all'attore tedesco Horst Frank.
Il regista per 12 anni non trovò un produttore: il tema dell'obiezione di coscienza proposto dal film era troppo delicato per l'opinione pubblica francese, già turbata per le guerre di Indocina e Algeria.
Autant-Lara, che aveva già scandalizzato i benpensanti con il film Il diavolo in corpo (1947), tratto dall'omonimo romanzo di Raymond Radiguet, fin dal 1949 aveva in mente di realizzare Non uccidere, ma solo alla fine degli anni cinquanta il produttore italiano Moris Ergas accettò di realizzare il film, che fu girato in Jugoslavia con capitali reperiti nel Liechtenstein.
Non uccidere ebbe notevoli difficoltà per la sua distribuzione e fu proiettato nelle sale cinematografiche francesi solo nell'estate del 1963.
Quando Non uccidere fu presentato alla Mostra di Venezia suscitò molte polemiche e la stessa giuria, pur premiando la protagonista Suzanne Flon con la coppa Volpi, si divise sulla valutazione dell'opera.
La commissione di censura ne proibì la visione poiché la si considerava un'istigazione a delinquere, a violare cioè la legge italiana che prescriveva il servizio di leva militare come obbligatorio.
Il 20 ottobre 1961 la "Comunità europea degli scrittori" aveva organizzato la proiezione della pellicola al cinema Quattro Fontane di Roma, ma l'ingresso in sala era stato impedito dalla questura per motivi di ordine pubblico. Ne nacque una clamorosa protesta in via Quattro Fontane di fronte al cinema che vide come protagonisti personaggi famosi tra i quali leader politici come il socialista Riccardo Lombardi, il filosofo marxista Galvano Della Volpe, l'archeologo e storico Ranuccio Bianchi Bandinelli, intellettuali "impegnati" come Carlo Levi e Pier Paolo Pasolini, scrittori quali Carlo Bernari e Raffaele La Capria, i registi cinematografici Mario Camerini e Francesco Rosi, e diversi attori: Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sandra Milo, Elsa Martinelli, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi. La protesta ebbe una clamorosa risonanza nell'opinione pubblica che fu colpita da un ulteriore episodio avvenuto circa un mese dopo.
Il 18 novembre 1961 il sindaco di Firenze Giorgio La Pira, cattolico e convinto pacifista, senza badare ai divieti di legge, organizzò una proiezione del film per giornalisti e intellettuali facendo così riaccendere il dibattito culturale e politico sull'obiezione di coscienza in Italia.
Il rifiuto di prestare servizio militare da parte dei Testimoni di Geova e, alla metà degli anni sessanta, il caso del processo a don Milani ed a don Ernesto Balducci che avevano scritto una lettera aperta in risposta ai cappellani militari in congedo della Toscana che avevano affermato che l'obiezione di coscienza era un «insulto alla patria» e «espressione di viltà», aprì la strada al riconoscimento dell'obiezione di coscienza al servizio militare sancito dalla legge n.772 del 15 dicembre 1972.[3][4]
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