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cantautore e attore cinematografico francese di origine armena (1924-2018) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Charles Aznavour, nome d'arte di Shahnourh Varinag Aznavourian[1] (in armeno: Շահնուր Վաղինակ Ազնավուրյան ; Parigi, 22 maggio 1924 – Mouriès, 1º ottobre 2018), è stato un cantautore, attore e diplomatico francese di origine armena.
Noto per la caratteristica voce tenorile vibrata, nella sua carriera ultrasettantennale Aznavour ha venduto oltre 300 milioni di dischi e registrato più di 1 200 canzoni in nove lingue diverse (tra cui in italiano e napoletano)[2], scrivendo o co-scrivendo più di mille canzoni. È ampiamente considerato uno dei più influenti musicisti di tutti i tempi, oltre ad essere un'icona della cultura francese e di quella armena. Per questi motivi è stato descritto come una "divinità del pop francese" dal critico musicale statunitense Stephen Holden[3].
Insignito dal presidente Chirac della Legion d'onore nel 2004 per il lustro conferito alla nazione francese, nel 2009 venne nominato ambasciatore armeno in Svizzera e all'Ufficio ONU a Ginevra. Tra i premi storici italiani ha ricevuto, al Teatro "La Fenice" di Venezia, il Premio Lunezia nel Mondo 2010.
Charles Aznavour nacque presso rue d'Assas, nel VI arrondissement di Parigi, il 22 maggio del 1924 da genitori armeni, figlio di Micha Aznavourian, originario di Akhaltsikhe (nell'odierna Georgia) e figlio a sua volta del cuoco del governatore d'Armenia[4], e di Knar Baghdassarian, originaria di Adapazarı (nell'odierna Turchia) ed a sua volta figlia di benestanti commercianti, sopravvissuta al genocidio armeno[5].
Fin da giovane viene inserito dai genitori nel mondo teatrale parigino, iniziando l'attività artistica all'età di nove anni con il nome d'arte di Aznavour. Il suo colpo di fortuna giunge nel 1946, quando viene scoperto da Édith Piaf, che lo porta in tournée in Francia, negli Stati Uniti d'America e in Canada. Se nel 1950 raggiunge la notorietà sul mercato francofono, sei anni dopo diventa una vera e propria star grazie alle esibizioni all'Olympia e alla canzone Sur ma vie, che arriva in prima posizione per quattro settimane.
Negli anni sessanta rafforza la sua fama con una serie di successi, a partire da Tu t'laisses aller (1960), prima in classifica in Francia per tre settimane, Il Faut Savoir (1961), prima per 15 settimane, proseguendo con La mamma (1963), che nel febbraio 1964 arriva al primo posto, Et Pourtant, prima per cinque settimane, For Me Formidable (1964) e Que c'est triste Venise (1964), La Bohème (1965), che nel 1966 arriva prima per tre settimane, per finire con Désormais (1969).
Gli anni settanta si aprirono con una polemica sul suo esilio fiscale in Svizzera. In questo periodo l'artista intensificò le sue apparizioni sul mercato italiano, riproponendo in versione italiana anche alcuni suoi vecchi "cavalli di battaglia".
La maggior parte delle canzoni di Aznavour parlano d'amore e nella sua lunga carriera ne ha scritte oltre mille. Il fatto che cantasse in diverse lingue (francese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco e russo) gli ha consentito di esibirsi in tutto il mondo divenendo ovunque molto famoso. Ha cantato alla Carnegie Hall e in tutti i maggiori teatri, duettando con star internazionali come Nana Mouskouri, Liza Minnelli, Sumiva Moreno, Compay Segundo, Céline Dion e, in Italia, con Mia Martini, Milva e Laura Pausini. Iva Zanicchi è la sola cantante italiana con la quale ha collaborato a un intero LP, Caro Aznavour nel 1971 e presentato insieme a Senza rete.
In Italia ha collaborato con Giorgio Calabrese per quasi tutte le versioni italiane delle sue canzoni, e in parte con Sergio Bardotti, fino alla metà degli anni settanta; in seguito ha collaborato con Lorenzo Raggi e nel 1989 con Sergio Bardotti e Nini Giacomelli per l'intero album e CD Momenti sì, momenti no. Ha partecipato al Festivalbar 1972 con Quel che non si fa più (canzone poi divenuta colonna sonora di uno spot della Mulino Bianco); inoltre ha partecipato come ospite fuori gara al Festival di Sanremo 1981, presentando il brano Poi passa, e al Festival di Sanremo 1989 con la canzone Momenti sì, momenti no.
Nel 1989, scrive il testo di Pour toi Armenie, (musica di Georges Garvarentz), (For you Armenia versione statunitense), canzone incisa in 45 giri, a scopo umanitario per i bambini armeni. Charles Aznavour parlava correntemente l'armeno, lingua dei suoi genitori, ma non imparò mai a leggerlo e a scriverlo, non avendo frequentato scuole armene.
Molti interpreti della musica leggera italiana hanno inciso alcune sue canzoni; i primi furono Gino Paoli (Devi sapere, versione italiana di Il faut savoir) e Domenico Modugno (La mamma, inserita dal cantautore pugliese nel suo sedicesimo album Modugno, del 1964). Successivamente Ornella Vanoni (La bohème, incisa nel 1968 nell'album Ai miei amici cantautori, Après l'amour, L'amore è come un giorno, incisa nel 1970 nel suo LP Ah! L'amore l'amore, quante cose fa fare l'amore!), Iva Zanicchi (che all'artista ha dedicato nel 1971 un intero album, Caro Aznavour), Mina (Ed io tra di voi, incisa nel 1970 in ...quando tu mi spiavi in cima a un batticuore...), Gigliola Cinquetti (La bohème), Gipo Farassino (Porta Pila, versione di La bohème con testo in piemontese), Mia Martini, Enrico Ruggeri (A mia moglie), Renato Zero (L'istrione, incisa nel 2000 nel suo album Tutti gli Zeri del mondo), Franco Battiato (Ed io tra di voi, incisa nel 1999 in Fleurs), Massimo Ranieri (L'istrione, incisa nel 2006 in Canto perché non so nuotare... da 40 anni e Gilda Giuliani (Quel che non si fa più, incisa nel 1996 nel suo album Serena).
Nella saga Mobile Suit Gundam (serie televisiva anime del 1979) il nome del personaggio Char Aznable è chiaramente ispirato al nome di Charles Aznavour.
Muore nella sua vasca da bagno a causa di un edema polmonare il 1º ottobre 2018, all'età di 94 anni. I funerali si sono svolti il 6 ottobre all'Hôtel des Invalides a Parigi; alla cerimonia erano presenti il presidente francese Emmanuel Macron e gli ex presidenti francesi Nicolas Sarkozy e François Hollande, oltre alla famiglia e alcuni amici. Dopo la cerimonia ufficiale, il corteo funebre ha attraversato il centro di Parigi e centinaia di persone lo hanno applaudito lungo la strada. In seguito la bara è stata trasportata nel cimitero di Montfort-l'Amaury per essere sepolto nella tomba di famiglia.[6]
Esordì come attore cinematografico nel 1936 con La guerre des gosses, interpretando in seguito molti film, tra cui La fossa dei disperati (1959) di Georges Franju, Il passaggio del Reno (1960) di André Cayatte, Tirate sul pianista (1960) di François Truffaut, Viva la vita (1984) e Mangeclous (1988).
Era cugino dell'attore statunitense Mike Connors. Dal 1967 fino alla morte nel 2018 fu sposato in terze nozze con Ulla Thorsell, svedese, da cui ebbe tre figli: Katia, Misha e Nicolas. I suoi due precedenti matrimoni, di breve durata, si erano conclusi entrambi col divorzio: dal primo nacque la figlia Seda (cantante e attrice come il padre), mentre dal secondo il figlio Patrick, morto a soli 25 anni.
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