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pittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Jacopo Da Ponte, detto Jacopo Bassano (Bassano del Grappa, 1510 circa – Bassano del Grappa, 13 febbraio 1592), è stato un pittore italiano della Repubblica di Venezia, esponente della pittura veneta.
Nacque a Bassano circa nel 1515[1] dal pittore Francesco Da Ponte, poi detto il Vecchio, e dalla sua prima moglie Lucia Pizzardini. Nel 1546 sposò Elisabetta Merzari (+ 5 settembre 1601) dalla quale ebbe otto figli: Francesco Alessandro (3 gennaio 1547 - marzo 1547), Francesco Giambattista il Giovane (7 gennaio 1549 - 2 luglio 1592), Giustina (27 dicembre 1551 - 22 luglio 1558), Giovanni Battista (4 marzo 1553 - 9 marzo 1613), Benedetta Marina (21 marzo 1555), Leandro (10 giugno 1557- 15 aprile 1622), Silvia Giustina (17 aprile 1560) e Gerolamo (3 giugno 1566 - 8 novembre 1621). Tutti i figli maschi diventeranno pittori, così come il nipote Jacopo Apollonio, figlio di Marina e Apollonio Apolloni. La mancanza di testimonianze di suoi spostamenti, se si escludono alcuni viaggi a Venezia, ha fatto supporre che per tutta la vita abbia risieduto a Bassano, dove morì nel 1592.
Si formò inizialmente presso il padre, modesto pittore originario di Gallio e capostipite della famiglia. Secondo la biografia che ne pubblicò Carlo Ridolfi, poi si trasferì a Venezia per apprendere i segreti del mestiere nella bottega di Bonifacio de' Pitati[2].
Dopo questo breve soggiorno ritornò in patria e si inserì nell'impresa familiare, assumendo progressivamente un ruolo di primo piano. Nel 1535 realizzò tre grandi tele per il Palazzo pubblico di Bassano, raffiguranti Cristo e l'adultera, I tre fanciulli nella fornace ardente e Susanna e i vecchioni, nelle quali all'influenza del maestro si unisce un'attenta resa del dato naturalistico ed emergono influssi dell'opera di Tiziano e Lorenzo Lotto.
Tra il 1535 e il 1540 si avvicinò alla plasticità del Pordenone. Di questo periodo sono il Sansone e i filistei, oggi a Dresda, e l'Adorazione dei Magi, oggi alla Burghley House.
Alla morte del padre, avvenuta intorno al 1539, assunse la guida della bottega, nella quale lavorava anche suo fratello Giambattista.
Nel 1541 il consiglio comunale gli concesse l'esenzione dalle tasse, e da ciò risulta che questi era capo di famiglia e che quindi il padre Francesco era morto.
Dagli anni Quaranta si accostò alla pittura manieristica, soprattutto a quella di Francesco Salviati; tra il 1540 e il 1550 eseguì il Martirio di santa Caterina d'Alessandria oggi nel Museo civico di Bassano, la Decollazione del Battista di Copenaghen, con figure affilate e affusolate inserite in una scena rarefatta, l'Andata al Calvario, dove il paesaggio è ripreso dalle incisioni tedesche, l'Adorazione dei pastori di Hampton Court e il Riposo durante la fuga in Egitto di Milano.
Su richiesta della famiglia Zamperetti, dipinse nel periodo 1558-60 un ritratto postumo del principe Arnaldo Zamperetti da Cornedo (vissuto tra i sec XI e XII). Berlino, Museo Staatliche, Gemäldegalerie.
Tra il 1550 e il 1560 realizzò l'Ultima Cena della Galleria Borghese di Roma, in cui riprese lo stile luministico del Tintoretto.
Dall'inizio degli anni Sessanta in poi Jacopo creò un nuovo tipo di dipinto, detto negli studi "biblico-pastorale", nel quale illustrò storie tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento, ambientandole nel paesaggio e arricchendole di elementi ispirati dall'osservazione della vita della campagna veneta, e che riscosse grande successo.
La produzione iniziò a incrementarsi soprattutto dopo l'ingresso in bottega dei figli maschi dell'artista, che spesso ne replicarono le composizioni di maggiore successo.
Produsse quadri nella bottega di famiglia, insieme ai figli, fino alla scomparsa.
Jacopo Bassano viene ricordato da Mario Rigoni Stern in una lettera contenuta in Aspettando l'alba[3].
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