Duomo di Enego
chiesa di Enego Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La chiesa arcipretale di Santa Giustina Vergine e Martire, nota anche come duomo di Enego, è la parrocchiale di Enego, in provincia di Vicenza e diocesi di Padova[1]; fa parte del vicariato di Valstagna-Fonzaso.
Chiesa di Santa Giustina | |
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Chiesa di santa Giustina | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Località | Enego |
Coordinate | 45°56′30.76″N 11°42′31.52″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Santa Giustina di Padova |
Diocesi | Padova |
Architetto | Francesco Menegazzi |
Inizio costruzione | 1792 |
Completamento | 1807 |
Storia
La prima citazione di una chiesa ad Enego, anch'essa intitolata a santa Giustina[2], è da ricercare in un atto del 1429 in cui si legge che era retta da un sacerdote di nome Bernardo[2].
Da alcuni documenti di poco posteriori, redatti nel 1436 e nel 1441, s'apprende che tale chiesa era filiale della pieve d'Arsiè[2].
Nel 1488 il vescovo di Padova Pietro Barozzi, compiendo la sua visita pastorale presso la chiesa di Enego, la consacrò[2].
Nel settembre del 1539 la primitiva chiesa medievale venne demolita per farne sorgere al suo posto una nuova, a tre navate, la cui consacrazione fu impartita a maggio 1552[2].
Questo edificio, che era stato decorato nel Cinquecento da Jacopo e Francesco da Ponte, venne distrutto nel 1613 da un incendio e immediatamente ne fu realizzato uno nuovo, che però venne a sua volta rovinato irrimediabilmente da un altro incendio nel 1762[2].
La prima pietra dell'attuale parrocchiale fu posta nel 1792[2][3]; la nuova chiesa, progettata da Francesco Menegazzo ed elevata nel 1804 alla dignità di arcipretale[2], fu portata a compimento nel 1807[2].
Tra il 1945 e il 1953 venne eretto il nuovo campanile[2] e tra il 1956 e il 1957 la chiesa fu completamente restaurata[2]; nel 1962 si rifece il pavimento e il duomo fu oggetto di un'ulteriore ristrutturazione nel 2008[2].
Descrizione
Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono la pala ritraente Santa Giustina di Padova con la palma del martirio assieme ai santi Antonio Abate, Rocco e Sebastiano, eseguita da Jacopo da Ponte nel XVI secolo[2], il dipinto dello sportello del tabernacolo, il cui soggetto è la Cena in Emmaus e realizzato da Francesco da Ponte[2], la tela con Gesù Cristo imprigionato, opera di Rina Maluta del 1933 e donata alla chiesa da monsignor Cerato[2], e gli affreschi ad encausto raffiguranti Gesù Cristo, la Beata Vergine Maria, santa Giustina Vergine e Martire, cinquantuno altre sante e alcuni dottori della Chiesa, eseguiti nel 1957 da Piero Favaro[2].
Nell'alto e poderoso campanile iniziato a costruire nel 1945 ed ultimato e benedetto nel 1953 che sorge di fianco al Duomo, sono presenti 6 campane in Do3 (Do3, Re3, Mi3, Fa3, sol3, La3) elettrificate alla veronese consacrate nel 1956 e fuse 3 anni prima dalla fonderia veronese Cavadini. Il campanone pesa 1742 kg.
Note
Voci correlate
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Collegamenti esterni
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