Timeline
Chat
Prospettiva

Diocesi di Viterbo

diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Diocesi di Viterbo
Remove ads

La diocesi di Viterbo (in latino Dioecesis Viterbiensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia immediatamente soggetta alla Santa Sede appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2022 contava 194.000 battezzati su 201.500 abitanti. È retta dal vescovo Orazio Francesco Piazza.

Fatti in breve Regione ecclesiastica, Vescovo ...
Remove ads
Thumb
L'abbazia di San Martino al Cimino.
Thumb
La basilica di San Francesco alla Rocca; al suo interno si trovano i monumenti sepolcrali di papa Adriano V (1276), attribuito ad Arnolfo di Cambio, e di papa Clemente IV (1265-1268), realizzato da Pietro di Oderisio nel 1270.
Thumb
Facciata della basilica e santuario di Santa Maria della Quercia, nella frazione La Quercia di Viterbo.
Thumb
Il palazzo dei papi di Viterbo.

Alla diocesi è unito il titolo abbaziale di San Martino al Cimino.

Remove ads

Territorio

Riepilogo
Prospettiva

La diocesi comprende 35 comuni della provincia di Viterbo: Acquapendente, Arlena di Castro, Bagnoregio, Barbarano Romano, Blera, Bomarzo, Canepina, Canino, Capodimonte, Castiglione in Teverina, Celleno, Cellere, Civitella d'Agliano, Farnese, Graffignano, Grotte di Castro, Gradoli, Ischia di Castro, Latera, Lubriano, Marta, Montefiascone, Onano, Oriolo Romano, Piansano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Tessennano, Tuscania, Valentano, Vejano, Vetralla, Villa San Giovanni in Tuscia, Viterbo e Vitorchiano.[1]

Sede vescovile è la città di Viterbo, dove si trova la cattedrale di San Lorenzo. Nel territorio diocesano sorgono anche cinque concattedrali: Santa Margherita a Montefiascone, San Giacomo a Tuscania, Santi Nicola e Donato a Bagnoregio, Santo Sepolcro ad Acquapendente, e San Martino a San Martino al Cimino.

Sono riconosciute come basiliche minori, oltre alla cattedrale e alle concattedrali, le seguenti chiese: San Flaviano a Montefiascone, San Francesco alla Rocca a Viterbo, Santa Maria della Quercia nella frazione La Quercia di Viterbo, e Santa Maria del Suffragio a Grotte di Castro.[2] Queste ultime due chiese sono annoverate anche fra i santuari diocesani, assieme a quelli del Santissimo Crocifisso a Castro, della Madonna del Monte a Marta, della Madonna del Castellonchio a Graffignano e del santuario della Santa Corona a Canepina.[3]

Il territorio si estende su 2.161 km² ed è suddiviso in 99 parrocchie, raggruppate in 6 zone pastorali: Acquapendente, Bagnoregio, Montefiascone, Tuscania/Valentano, Vetralla, Viterbo.[4]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Viterbo.
Remove ads

Storia

Riepilogo
Prospettiva

A partire dal XII secolo crebbe l'importanza economica e politica di Viterbo, da sempre parte della diocesi di Tuscania, ma già da tempo capoluogo di un distretto civile (il comitatus Viterbiensis)[5]; nel 1116 accolse per un breve periodo papa Pasquale II; nel 1118 l'imperatore Enrico V dichiarò Viterbo "città libera" e confermò tutte le istituzioni comunali; nel 1145 papa Eugenio III, in fuga da Roma, trovò rifugio a Viterbo, dove rimase per otto mesi; alla stessa scelta ricorse in più occasioni papa Adriano IV (1154-1159); la città si trovò spesso al centro delle lotte tra papato e impero nel corso della seconda metà del XII secolo.[6] «La prevalenza della città nella regione era assoluta ed elevarla a sede vescovile non solo era divenuto opportuno, ma necessario».[7]

La diocesi di Viterbo è stata eretta da papa Celestino III fra il 3 agosto ed il 4 ottobre 1192[8]. La bolla di erezione è andata persa, ma il successore di Celestino, papa Innocenzo III, con la bolla Ex privilegio del 12 ottobre 1207[9] confermava le decisioni del predecessore, e cioè che «Viterbiense oppidum onorabile civitatis nomine insignivit et pontificalis cathedrae honore decoravit», ed inoltre che la nuova diocesi restasse «specialiter unita» alla diocesi di Tuscania.

Primo vescovo delle sedi unite fu Giovanni, dal 1189 cardinale del titolo di San Clemente, che portò il doppio appellativo di episcopus Viterbiensis et Tuscanensis. Le due sedi rimasero unite fino al 1986, cioè per quasi ottocento anni. Tuttavia il clero e il capitolo di Tuscania sollevarono periodicamente difficoltà ad accettare l'unione con Viterbo. Nel 1294 papa Celestino V dovette confermare nuovamente le decisioni prese dai suoi predecessori.[10] In seguito fu deciso che per gli atti vescovili redatti a Tuscania, il titolo fosse episcopus Tuscanensis et Viterbiensis, mentre per gli atti redatti a Viterbo episcopus Viterbiensis et Tuscanensis. La querelle fu riaccesa nel XVII secolo; la Rota Romana nel 1614 «stabilì che cathedras Tuscanenses et Viterbienses esse aeque principaliter unitas»,[11] ossia che le cattedre di Tuscania e di Viterbo erano unite aeque principaliter.

Nella seconda metà del Duecento, fra il 1254 e il 1280, Viterbo fu sede dei papi e della Curia romana. Per questo motivo il palazzo vescovile fu trasformato in residenza pontificia, che ospitò, più o meno stabilmente, otto pontefici, da Alessandro IV a Niccolò III. In questo periodo a Viterbo si svolsero diversi conclavi, tra cui il più lungo della storia, quello durato ben 1006 giorni, tra il 1268 e il 1271, per l'elezione di papa Gregorio X.

Per consolidare ed affermare la propria effettiva giurisdizione sul territorio, i vescovi di Viterbo celebrarono fin dagli inizi dei sinodi diocesani; le più antiche costituzioni, probabilmente frutto di un sinodo, furono quelle pubblicate nel 1254 dal vescovo Alferio; del XIV secolo sono noti quattro sinodi, tre celebrati da Angelo Tignosi (1320, 1323 e 1339) e uno da Niccolò de' Vetuli, a Montalto nel 1356.[11]

Nel 1523 la diocesi di Nepi, che era unita alla diocesi di Sutri, fu conferita in amministrazione apostolica al vescovo di Viterbo, il cardinale Egidio da Viterbo; ma alla sua morte, nel 1532, fu ripristinata l'unione di Nepi con Sutri.

Nel periodo post-tridentino, i vescovi si impegnarono attivamente nell'attuazione dei decreti del concilio, attraverso una serie di sinodi diocesani, il primo dei quali indetto da Sebastiano Gualterio (1551-1566), e di visite pastorali, di cui la prima fu quella attuata nel 1573-1574. «Nel corso di questa visita le chiese collegiate, parrocchiali, di confraternite e di monasteri (compresi quelli maschili) sono 171 ma solo 19 erano qualificate collegiate e parrocchiali. Nel censimento del 1639, ordinato da Brancaccio, le parrocchie della città erano diciassette, con una popolazione di 11.671 anime; nel resto della diocesi vi erano probabilmente altre sedici chiese parrocchiali oltre a un centinaio di chiese di monasteri e luoghi pii.»[11]

A metà dell'Ottocento fu annesso alla diocesi viterbese il territorio di Canepina, che faceva parte della diocesi di Civita Castellana, Orte e Gallese.[12]

Il 2 maggio 1936 con la bolla Ad maius christiani di papa Pio XI le fu unita in perpetuo ed aeque principaliter l'abbazia territoriale di San Martino al Cimino.

L'8 giugno 1970 Luigi Boccadoro, già vescovo di Montefiascone e di Acquapendente, fu nominato anche vescovo di Viterbo e Tuscania e abate di San Martino al Cimino, unendo così in persona episcopi le cinque sedi. L'anno seguente lo stesso vescovo fu nominato amministratore apostolico della diocesi di Bagnoregio. Questo fu il primo passo di un lungo processo che portò all'unificazione di tutte le diocesi del viterbese. Con la bolla Qui non sine[13] del 27 marzo 1986 papa Giovanni Paolo II soppresse le diocesi di Tuscania, di Montefiascone, di Bagnoregio, di Acquapendente e l'abbazia territoriale di san Martino al Cimino e stabilì che i relativi territori fossero aggregati alla diocesi di Viterbo.[14] Con la stessa bolla il pontefice diede alla diocesi come patrona Maria Santissima venerata con il titolo di "Madonna della Quercia".[15]

Nel 1998 è sorto a Viterbo l'«Istituto Filosofico-Teologico Viterbese», con le due facoltà di filosofia e di teologia, affiliate al Pontificio ateneo Sant'Anselmo di Roma.[16] L'Istituto riunisce in sé tre precedenti istituzioni: la scuola di teologia del seminario interdiocesano viterbese, l'istituto filosofico-teologico dei Cappuccini e l'analoga istituzione dei Giuseppini del Murialdo. L'Istituto ha sede a Viterbo nell'Istituto "San Pietro" dei Giuseppini del Murialdo, sito in Viale Diaz, 25.

Il 26 maggio 2004 è stato inaugurato il «Centro diocesano di documentazione per la storia e la cultura religiosa di Viterbo» (CE.DI.DO.), che raccoglie in un unico complesso gli archivi storici della diocesi, del capitolo, delle singole parrocchie e delle confraternite diocesane, nonché le biblioteche del capitolo e degli antichi seminari di Viterbo e di Tuscania.[17]

Remove ads

Cronotassi dei vescovi

Riepilogo
Prospettiva

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Viterbo e Tuscania

Vescovi di Viterbo

Remove ads

Statistiche

La diocesi nel 2022 su una popolazione di 201.500 persone contava 194.000 battezzati, corrispondenti al 96,3% del totale.

Ulteriori informazioni anno, popolazione ...
Remove ads

Note

Loading content...

Bibliografia

Voci correlate

Loading content...

Altri progetti

Loading content...

Collegamenti esterni

Loading related searches...

Wikiwand - on

Seamless Wikipedia browsing. On steroids.

Remove ads