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La diocesi di Barbastro-Monzón (in latino Dioecesis Barbastrensis-Montisonensis) è una sede della Chiesa cattolica in Spagna suffraganea dell'arcidiocesi di Saragozza. Nel 2022 contava 93.456 battezzati su 109.365 abitanti. È retta dal vescovo Ángel Javier Pérez Pueyo, S.O.D.
Diocesi di Barbastro-Monzón Dioecesis Barbastrensis-Montisonensis Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Saragozza | ||
| |||
Vescovo | Ángel Javier Pérez Pueyo, S.O.D. | ||
Presbiteri | 66, di cui 51 secolari e 15 regolari 1.416 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 25 uomini, 58 donne | ||
Abitanti | 109.365 | ||
Battezzati | 93.456 (85,5% del totale) | ||
Stato | Spagna | ||
Superficie | 7.374 km² | ||
Parrocchie | 247 (4 vicariati) | ||
Erezione | 1100[1] | ||
Rito | romano | ||
Indirizzo | Plaza de Palacio 1, 22300 Barbastro [Huesca], España | ||
Sito web | www.diocesisbarbastromonzon.org | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Spagna | |||
La diocesi comprende la parte orientale della provincia di Huesca.
Sede vescovile è la città di Barbastro, dove si trova la cattedrale dell'Assunzione di Maria Vergine. A Monzón sorge la concattedrale di Santa Maria del Romeral.
Nel territorio della diocesi, a Isábena, sorge anche l'antica cattedrale di Roda de Isábena dedicata a San Vincenzo martire, oggi chiesa parrocchiale. Si trovano inoltre due basiliche minori: Nostra Signora di Badaín e la basilica della Virgen de la Peña a Graus.
Il territorio si estende su 7.374 km² ed è suddiviso in 247 parrocchie, raggruppate in 4 arcipresbiterati: Bajo Cinca, Cinca Medio-Litera, Somontano e Sobrarbe-Ribagorza.
Nel Medioevo la città di Barbastro fu, per circa 50 anni, sede dei vescovi di Roda, che vi avevano trasferito la loro sede dopo che la città, nell'ottobre del 1100, era stata conquistata dal re Pietro I di Aragona e liberata dalla dominazione araba. Il trasferimento della sede a Barbastro fu acconsentito da papa Urbano II con la bolla Miserationibus Domini,[2] e confermato da papa Pasquale II con la bolla Egregias quondam del 26 aprile 1100.[3] In questo periodo i vescovi portarono il titolo di vescovi di Roda e Barbastro,[4] finché non trasferirono la loro sede a Lérida nel 1149, quando anche questa città fu liberata dagli arabi. Nella documentazione coeva, Barbastro era considerata solo una sede provvisoria, in attesa della conquista di Lérida, ritenuta la sede originaria dei vescovi di Roda.[5]
Il trasferimento della sede vescovile da Roda a Barbastro suscitò le proteste dei vescovi di Jaca, che proprio nello stesso periodo avevano trasferito la loro sede a Huesca, e che rivendicavano la giurisdizione sulla città di Barbastro. Questo provocò un lungo contenzioso tra i vescovi di Huesca e quelli di Roda e Barbastro prima, e di Lérida poi, che si concluse solo nei primi anni del XIII secolo. Il 27 maggio 1203[6] papa Innocenzo III assegnò alla diocesi di Huesca i territori di Barbastro e di Alquézar, e alla diocesi di Lérida quelli di Bielsa e Gistain, mentre la zona situata tra i fiumi Alcanadre e Cinca fu equamente suddivisa fra le due diocesi.[7]
Nei tre secoli successivi non mancarono i tentativi degli abitanti e del clero di Barbastro di avere nuovamente una sede vescovile. Le richieste si moltiplicarono soprattutto durante il XVI secolo, con conseguenti corsi e ricorsi ai tribunali. Il 20 luglio 1540, papa Paolo III decise che Barbastro e il suo distretto dovevano avere un vicario generale con giurisdizione indipendente da quella dei vescovi di Huesca.[8]
Infine, il 18 giugno 1571, in forza della bolla In eminenti, papa Pio V decise l'erezione della diocesi di Barbastro, costituita da tutti i territori sulla riva destra del Cinca, sottratti a Huesca, a cui si aggiunsero 74 parrocchie che erano appartenute alla diocesi di Lérida, e altre 51 parrocchie già facenti parte dell'abbazia territoriale di San Vittoriano di Asàn.[8] La diocesi fu resa suffraganea dell'arcidiocesi di Saragozza.
Numerosi furono i sinodi diocesani celebrati dai vescovi; per dieci di questi esistono gli atti pubblicati, dal 1575 al 1715.[9]
Nel 1711 il vescovo Pedro Gregorio Padilla fondò il seminario vescovile a Gastejón del Puente, che fu trasferito a Barbastro nel 1759.[10]
Il concordato del 1851 stabilì la soppressione della diocesi e la sua unione con quella di Huesca.[11] Le difficili relazioni in quegli anni tra la Santa Sede e il governo spagnolo impedirono la piena applicazione delle normative concordatarie. Di fatto la diocesi di Barbastro continuò a sussistere, ma non ebbe più vescovi per quasi un secolo: fino al 1896 fu retta da vicari capitolari e poi da amministratori apostolici residenti con un titolo di vescovi in partibus. Questa situazione perdurò fino al 1950, quando l'ultimo amministratore, Arturo Tabera Araoz, fu nominato vescovo di Barbastro, ristabilendo così a tutti gli effetti la diocesi.
L'amministratore apostolico Florentino Asensio Barroso fu assassinato nel cimitero di Barbastro durante la guerra civile spagnola, nelle prime ore del 9 agosto 1936. Sarà beatificato il 4 maggio 1997. Nello stesso anno furono martirizzati anche 51 missionari claretiani, beatificati nel 1992.[12]
Il 2 settembre 1955, in forza del decreto Initis inter della Congregazione concistoriale, furono rivisti i confini della diocesi per farli coincidere con quelli della provincia civile, in applicazione del concordato tra la Santa Sede e il governo spagnolo del 1953. La diocesi di Barbastro si ampliò con 17 parrocchie già appartenute alla diocesi di Lérida, e con altre 4 cedute dalla diocesi di Urgell.
Il 15 giugno 1995, in forza del decreto Ad Concilii[13] della Congregazione per i vescovi,[14] la diocesi si è ingrandita con 84 parrocchie in territorio aragonese che facevano parte della diocesi di Lleida, e contestualmente ha assunto il nome attuale. Altre 27 parrocchie passarono da Lleida a Barbastro-Monzón il 15 giugno 1998.[15] Queste decisioni portarono ad un conflitto tra le diocesi e le amministrazioni civili coinvolte sul possesso e la gestione del patrimonio storico-artistico che le due modifiche territoriali avevano trasferito dalla Catalogna all'Aragona, conflitto che si è risolto dopo 25 anni di battaglie legali il 10 marzo 2021.[16]
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 109.365 persone contava 93.456 battezzati, corrispondenti all'85,5% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1949 | 36.400 | 36.400 | 100,0 | 65 | 49 | 16 | 560 | 21 | 98 | 153 | |
1959 | 42.629 | 42.629 | 100,0 | 109 | 87 | 22 | 391 | 35 | 106 | 173 | |
1970 | 39.230 | 39.236 | 100,0 | 97 | 80 | 17 | 404 | 27 | 70 | 40 | |
1980 | 33.785 | 33.825 | 99,9 | 82 | 68 | 14 | 412 | 20 | 86 | 175 | |
1990 | 32.860 | 32.900 | 99,9 | 69 | 56 | 13 | 476 | 23 | 75 | 153 | |
1999 | 97.200 | 98.073 | 99,1 | 123 | 83 | 40 | 790 | 52 | 160 | 274 | |
2000 | 95.300 | 96.250 | 99,0 | 123 | 83 | 40 | 774 | 52 | 153 | 274 | |
2001 | 96.125 | 98.073 | 98,0 | 114 | 75 | 39 | 843 | 51 | 166 | 274 | |
2002 | 96.328 | 98.658 | 97,6 | 103 | 75 | 28 | 935 | 42 | 131 | 308 | |
2003 | 95.200 | 97.800 | 97,3 | 104 | 77 | 27 | 915 | 41 | 132 | 308 | |
2004 | 95.000 | 95.887 | 99,1 | 100 | 74 | 26 | 950 | 42 | 127 | 274 | |
2006 | 95.498 | 102.580 | 93,1 | 97 | 70 | 27 | 984 | 38 | 132 | 274 | |
2012 | 96.600 | 104.700 | 92,3 | 85 | 63 | 22 | 1.136 | 29 | 137 | 242 | |
2015 | 94.150 | 99.415 | 94,7 | 96 | 69 | 27 | 980 | 31 | 120 | 250 | |
2018 | 86.629 | 97.917 | 88,5 | 80 | 61 | 19 | 1.082 | 33 | 85 | 247 | |
2020 | 86.147 | 97.937 | 88,0 | 80 | 61 | 19 | 1.076 | 34 | 88 | 247 | |
2022 | 93.456 | 109.365 | 85,5 | 66 | 51 | 15 | 1.416 | 25 | 58 | 247 |
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