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teoria filosofica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il costruttivismo è una posizione filosofica ed epistemologica che considera la rappresentazione della realtà, e quindi il mondo in cui viviamo, come il risultato dell'attività costruttrice delle nostre strutture cognitive, assumendo una prospettiva spesso relativistica e soggettivista.
Seppur molti costruttivisti, di matrice più razionalista, affermino l'esistenza di una realtà oggettiva e fisica e di alcuni principi morali, quello che conta ai loro occhi, nell'interazione tra il mondo e i soggetti, è solo e unicamente la realtà percepita da costoro.
«Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti.»
Tale teoria ha tra i suoi precursori diversi pensatori: da Eraclito agli stoici (come Epitteto, per cui non conta la realtà ma la nostra immagine di essa, insistendo così sulla necessità di costruirsi comunque una realtà soddisfacente), dai sofisti (specialmente Protagora e Gorgia, con il loro relativismo gnoseologico ed etico) fino ad alcuni esistenzialisti talvolta portatori di relativismo o costruttori di un'etica personale, come Husserl, Nietzsche, Stirner, Schopenhauer (Il mondo come volontà e rappresentazione), Spinoza, Camus[1], Sartre (con il suo soggettivismo) e Heidegger, e, in oriente, il buddhismo Cittamatra di Vasubandhu, senza escludere Henri Bergson, Karl Popper e Giambattista Vico.[2]
Le origini del costruttivismo, come di tutte le correnti filosofiche soggettiviste, sono molto antiche. Tra i precursori troviamo in Occidente la scuola sofista (V secolo a.C.) dagli esiti relativistici, la quale, come tramandatoci da Platone nel Teeteto, afferma con Protagora:
«L'uomo è la misura di tutte le cose che sono in quanto sono e di tutte quelle che non sono in quanto non sono.»
Ancor prima (a partire dal VI secolo a.C.) in Oriente si sviluppa il pensiero buddista che fonda la saggezza sul principio di vacuità, secondo il quale i fenomeni non hanno esistenza intrinseca (oggettiva), ma sono solo convenzioni e apparenze nominali (velo di maya), che occorre eliminare del tutto fin quando si approderà al nulla, che però non sarà più il nulla dei fenomeni illusori e relativi della maya, ma un nulla causato dalla perdita totale della coscienza e dell'io individuale che si smarrisce nel Nirvana.
Vi sono anche dei rapporti con lo strutturalismo e anche taluni aspetti della fisica quantistica e della teoria della relatività generale, nonché della psicoanalisi (Freud, Jung) e dei suoi derivati (come il surrealismo), hanno influenzato il pensiero costruttivista.
«La realtà è una cospirazione creata dall'illusione dei sensi.»
«The belief that one’s own view of reality is the only reality is the most dangerous of all delusions»
«La credenza che la realtà che ognuno vede sia l'unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni»
La vita è un processo cognitivo: vivere significa conoscere e conoscere significa vivere. È attraverso il processo cognitivo, che nasce dall'esperienza individuale, che ogni essere vivente genera il proprio mondo. L'esperienza vissuta è il punto di partenza di ogni conoscenza e l'uomo compie le proprie esperienze attraverso il proprio corpo avente struttura determinata. Soggetti diversi rispondono in maniera diversa ad uno stesso stimolo e la risposta sarà determinata dal modo in cui l'osservatore è strutturato. È la struttura dell'osservatore che determina come esso si comporterà e non l'informazione ricevuta. L'informazione in sé non ha significato se non quello che le attribuisce il sistema con cui interagisce, perciò la sua stessa esistenza e la stessa realtà oggettiva possono essere «messe tra parentesi», secondo un'espressione utilizzata da Husserl.
Tutte quelle proprietà che si credeva facessero parte delle cose, si rivelano così proprietà dell'osservatore, per cui l'oggettività che conta non è quella esterna e indipendente dal soggetto, ma quella data dall'obiettivo (mentale) verso cui si dirige ogni atto intenzionale del pensiero.
Gli esiti di questa concezione sono diversi. Da un lato, se ogni soggetto costruisce la propria realtà quale i suoi sensi gli presentano (soggettivismo), e se questa realtà è mutevole nel tempo e nello spazio in ragione dello stato in cui egli stesso e l'oggetto osservato si trovano, si aprirebbero le porte del relativismo, in base al quale non esisterebbe più alcuna vera differenza tra ciò che si conosce e ciò che è, dato che ogni essere senziente ha il proprio mondo personale (il principio di non contraddizione viene a decadere).
D'altro lato, non mancano posizioni critiche nei confronti del relativismo stesso, che rilevano come esso cada in una palese contraddizione in termini quando pretende di negare ogni possibilità di conoscenza oggettiva da un punto di vista oggettivo, o di affermare la relatività del tutto facendone una tesi assoluta. Husserl, ad esempio, contestando lo psicologismo, sosteneva che le leggi della logica esprimono una necessità assoluta, su cui si basa la possibilità stessa del conoscere e del pensare.[4]
Il costruttivismo così definito, per vari cambiamenti sul piano culturale, filosofico e della ricerca tecnologica, nasce come un nuovo quadro teorico negli anni '70 e 80. Esso scaturisce dal crollo dell'idea che la conoscenza possa essere oggettivamente appresa.[5]
Nasce soprattutto come esigenza di abbandonare un cognitivismo H. I. P. (Human Information Processing) che non ha mai del tutto rinunciato ad alcune componenti meccanicistiche proprie del comportamentismo.[5]
I concetti principali che caratterizzano l'attuale costruttivismo sono i seguenti[5]:
In primo piano viene posta la "costruzione del significato" sottolineando il carattere attivo, polisemico, non predeterminabile di tale attività.[5]
La teoria della conoscenza (gnoseologia) dei costruttivisti postula che il conoscere sia[5]:
Nel costruttivismo si assume che la formazione sia un'esperienza situata in uno specifico contesto: il soggetto, spinto dai propri interessi, costruisce attivamente una propria concezione della realtà attraverso un processo di integrazione di molteplici prospettive offerte.[5]
Il costruttivismo recupera alcuni concetti del positivismo e del neopositivismo: la conoscenza come costruzione attiva del soggetto è un concetto presente in gran parte della ricerca di questo secolo. Dewey, Piaget e Vygotskij possono essere considerati costruttivisti. L'apprendimento non è visto solo come un'attività personale, ma come il risultato di una dimensione collettiva d'interpretazione della realtà. La nuova conoscenza si costruisce non solo in base a ciò che è stato acquisito in passate esperienze ma anche e soprattutto attraverso la condivisione e negoziazione di significati espressi da una "comunità di interpreti".[5]
Esso è anche un nuovo quadro di riferimento learning centered – che pone, cioè, il soggetto che apprende al centro del processo formativo, in alternativa ad un approccio educativo teaching centered, basato sulla centralità dell'insegnante, unico e indiscusso detentore di un sapere universale, astratto e indipendente dal contesto di riferimento.[5]
Un critico del costruttivismo è stato il filosofo statunitense Paul Artin Boghossian.[6] Al costruttivismo si oppongono anche il neopositivismo classico, il neoidealismo, l'oggettivismo e spesso il giusnaturalismo, oltre che le filosofie assolutiste e anti-relativiste, che pongono un Assoluto come punto di verità immodificabile, che sia religioso (come nella filosofia cattolica) o laico (come nella filosofia della libertà di von Hayek, che per altri versi è però affine a Popper).
Il costruttivismo, oltre che nella filosofia generale, ha prodotto contributi principalmente nella forma epistemologica, nella psicologia (specialmente la psicologia sistemica, la psicoterapia strategica e quella cognitivo-comportamentale, con influssi di quella Ericksoniana, nonché nella disciplina non riconosciuta della programmazione neuro linguistica) e nella sociologia (costruttivismo sociale e costruzionismo) oltre che in matematica e in cibernetica, linguistica e arte (da non confondere con il costruttivismo artistico sorto nel 1913, che rappresenta un movimento a sé stante) e finanche in scienza politica.
«Il fondamentale modello ci è fornito dalla storiella dell'uomo che batteva le mani ogni dieci secondi. Interrogato sul perché di questo strano comportamento, rispose: "Per scacciare gli elefanti". "Elefanti? Ma qui non ci sono elefanti!" E lui: "Appunto"»
Notevoli applicazioni sono derivate dalle teorie costruttiviste in psicologia, dove la realtà può essere "piegata" a fini terapeutici e autoterapeutici (un esempio è l'utilizzo della fallacia argomentativa). Nell'ambito della matrice epistemologica costruttivista, viene messa in discussione la possibilità di una conoscenza "oggettiva", in quanto sapere totale che rappresenti, in modo fedele, un ordine esterno indipendente dall'osservatore; la stessa osservazione diretta dei fenomeni non è più considerata fonte privilegiata di conoscenza obiettiva.[7] Un'affermazione che ben riflette i cambiamenti avvenuti nel campo dell'epistemologia moderna da Karl Popper in poi, è la seguente proposizione:
«Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno.»
Non esistono fatti "nudi", ovvero al di fuori delle teorie. Al contrario, ogni osservazione, è ritenuta possibile solo alla luce di teorie, e nessuna conoscenza è data dall'ambiente, ma è sempre sviluppo di una conoscenza precedente. L'approccio si dice costruttivista in quanto tiene in considerazione il punto di vista di chi osserva, di chi esamina; esso considera il sapere come qualcosa che non può essere ricevuto in modo passivo (come affezione del mondo esterno) dal soggetto, ma che risulta dalla relazione fra un soggetto attivo e la realtà. La realtà, in quanto oggetto della nostra conoscenza, sarebbe dunque creata dal nostro continuo "fare esperienza" di essa. La determiniamo dal modo, dai mezzi, dalla nostra disposizione nell'osservarla, conoscerla e comunicarla. Si forma nei processi d'interazione ed attraverso l'attribuzione di significati alla nostra esperienza. In questi processi il linguaggio ha certamente un ruolo fondamentale. La "costruzione" si poggia quindi su mappe cognitive che servono agli individui per orientarsi e costruire le proprie interpretazioni.[7] Persino alcuni disturbi mentali non vengono ritenuti tali, ma solo distorsioni eccessive e forme della propria visione del mondo.[8]
«È reale ciò che viene definito tale da un numero sufficientemente alto di essere umani. In questa occasione estrema la realtà è una convenzione interpersonale, proprio come l'uso di una lingua si basa sull'accordo tacito e per lo più assolutamente inconscio che determinati suoni e segni abbiano un ben preciso significato. La realtà di una banconota, per esempio, non consiste tanto nel fatto di essere un pezzo di carta stampato a vari colori, bensì nell'accordo interpersonale secondo cui tale oggetto rappresenta un valore specifico.»
Studiosi costruttivisti o a vario titolo ispirati ad esso, divisi secondo il loro principale campo di lavoro (Nota: molti di loro sono o furono comunque attivi in più di un singolo ramo della conoscenza). Per un elenco di filosofi specificamente costruttivisti vedi categoria:Costruttivisti
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