Colli di Monte Bove
frazione del comune italiano di Carsoli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Colli di Monte Bove è una frazione di circa 200 abitanti[1] del comune di Carsoli (AQ), in Abruzzo.
Colli di Monte Bove frazione | |
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Foto panoramica di Colli di Monte Bove | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | L'Aquila |
Comune | Carsoli |
Territorio | |
Coordinate | 42°05′49.9″N 13°09′27.1″E |
Altitudine | 990 m s.l.m. |
Abitanti | 206[1] (2011) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 67065 |
Prefisso | 0863 |
Fuso orario | UTC+1 |
Targa | AQ |
Nome abitanti | colletani (localmente coglietani) |
Patrono | San Berardo |
Giorno festivo | inizio di maggio |
Cartografia | |
Il paese posto a 990 m s.l.m.[2] sul versante occidentale del monte Guardia d'Orlando (1353 m s.l.m.), lungo la catena montuosa dei monti Carseolani, tra i territori comunali di Carsoli e Tagliacozzo. Il paese è dominato dai resti del castello edificato dai conti dei Marsi tra il X e il XI secolo. Il nucleo urbano è situato lungo il tracciato originario dell'antica via Tiburtina Valeria e della strada statale 5 Via Tiburtina Valeria adeguata negli anni venti del Novecento.
Colli di Monte Bove dista circa 6 chilometri dal capoluogo comunale[1].
Il borgo nel Medioevo veniva chiamato semplicemente Colli[3]. Nel Catalogus baronum, redatto dai Normanni nel XII secolo, appare con il nome Collem Zippam[4]. In seguito, solo oralmente veniva chiamato Colli Catena[4][5], toponimo associato alla dogana del passo di Colli, dove veniva tesa una catena di ferro, che inibiva il passaggio di bestiame e di mercanzie, che veniva rimossa solo dopo il pagamento della tariffa esposta su una lastra marmorea, collocata successivamente sulla porta d'ingresso del paese.
Con Regio decreto del 13 marzo 1887 acquisì il toponimo contemporaneo[6].
Il borgo ebbe origine da uno del posti avanzati dell'antica colonia romana di Carsioli. Posizionato in un punto strategico, fungeva da luogo di rifornimenti e sede di dogana. Sulla traccia di un'antica via preromana, il console Marco Valerio Massimo attorno al 286 a.C. fece costruire la via Tiburtina Valeria, importante arteria che servì a collegare il versante tirrenico e romano con le regioni italiche ed adriatiche, passando per il borgo di Colli. Avvenuta la dominazione longobarda a cominciare dal 591 sotto il dominio di re Agilulfo anche questo paese, come tutta la Marsica e la Valeria, fece parte del ducato di Spoleto.
Succeduto il dominio dei Franchi, Colli passò sotto il controllo dei Berardi conti dei Marsi fino all'avvento dei Normanni che divisero la contea dei Marsi in tre settori: Albe, Celano e la contea di Carsoli, alla quale il borgo appartenne. Come nel resto della regione anche qui si ebbero ripetute scorribande dei Saraceni, finché questi non furono definitivamente sbaragliati nel 916 tra Carsoli e Colli. Si ebbero pure, verso la metà del X secolo, pesanti danni dalle invasioni dei popoli ungari, sino alla loro sconfitta, nei pressi della chiesa di Santa Maria in Cellis.
I conti dei Marsi, tra il nono e decimo secolo, vi edificarono in posizione di altura una rocca quadrata, per premunire il borgo da possibili invasioni. Qui nacque nel 1079 dalla famiglia Berardi, san Berardo, figlio del conte Berardo e della contessa Teodosia[7], vescovo marsicano, cardinale e protettore del paese. Il re Carlo I d'Angiò portò a stabilirsi in questi luoghi le sue genti.
Secondo alcune fonti la Durlindana, la spada del paladino Orlando, sarebbe stata ritrovata nel territorio di Colli nel corso del XIV secolo[8]. La leggenda narra che il paladino spaccò in due la grande roccia con la propria spada e riposò nella fenditura dando origine al nome del monte Guardia d'Orlando[9], mentre Bovo d'Antona diede il nome al monte Bove[9].
Nel 1806, con l'abolizione dei privilegi feudali, Colli, che fino ad allora era comune autonomo, venne aggregato a Carsoli. Vari tentativi furono fatti per il ritorno all'autonomia comunale, il più importante nel 1921, quando la proposta di legge a firma del deputato Erminio Sipari, arrivò fino al parlamento del Regno d'Italia. Dopo l'approvazione della Camera dei deputati, la legge non passò al Senato, a causa dello scioglimento delle camere, alla fine del governo Giolitti V. Dopo un timido tentativo fatto nel 1922, il disegno di legge per la costituzione del comune autonomo di Colli di Monte Bove decadde definitivamente.
In epoca contemporanea durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, il territorio subì i bombardamenti aerei degli Alleati anglo-americani mirati a bloccare all'altezza di Sante Marie, di Roccacerro e del valico del monte Bove le comunicazioni stradali e ferroviarie necessarie alla contraerea nazista[10].
Il castello dei conti dei Marsi, fu edificato tra il X e l'XI secolo, dalla famiglia di origine franca, discendente da Carlo Magno, che si stabilì in queste zone a partire dal 926, grazie al capostipite Berardo "il Francisco", che accompagnò re Ugo di Provenza, nella sua discesa in Italia. Il castello-recinto conteneva la residenza dei conti marsicani e la chiesa di San Giovanni Battista, oltre ad altre costruzioni. Dopo i conti dei Marsi, il castello fu di proprietà degli Orsini, in seguito a diverse dispute contro Francesco De Ponte, che deteneva la fortezza in modo illegale. Con l'avvento dei Colonna, nel 1497, il castello venne progressivamente abbandonato. La famiglia di origini romane costruì la propria residenza nella parte bassa del paese, lungo la via Valeria (nel tratto successivamente ridenominato via Trento). Il palazzo Colonna, di cui rimane solo l'antico portale, insieme alla fonte monumentale che presenta lo stemma della famiglia e alla chiesa di sant'Antonio Abate. Con l'abbandono del castello, venne abbandonata la chiesa di San Giovanni Battista, soppressa nel 1814. Intanto, nel 1739, la statua lignea della Madonna dei Bisognosi situata nella chiesa del castello, trovò la collocazione nella chiesa parrocchiale di san Nicola. Le costruzioni all'interno del castello vennero definitivamente distrutte nel 1820, quando 200 carbonari si rifugiarono dentro l'antica fortezza per contrastare l'avanzata dell'esercito austriaco. Della struttura militare, circondata da una pineta, rimangono visibili le mura di cinta e la torre centrale[12][17].
Le aree d'interesse archeologico sono situate nei pressi dei resti della torre dell'antico castello di Colli e dell'area adiacente alla via Valeria compresa tra le località di Santa Lucia e Fontevecchia[18]. In questo luogo chiamato "Ara della Trebbia" sono visibili massi imponenti di sostruzione, del III secolo a.C. A circa due chilometri da Colli una colonna miliare sarebbe stata asportata da un tratto della via Tiburtina Valeria e successivamente posizionata davanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Sorbo di Tagliacozzo[19]. Un'altra colonna miliare che si trovava lungo il tratto stradale Colli-Roccacerro, è collocata nell'atrio del palazzo comunale di Tagliacozzo.
L'antica Via Valeria venne distrutta nel 1806, per ordine del governo borbonico, per contrastare l'avanzata francese. Dei poderosi muri che erano ancora ben visibili nel territorio di Colli, rimangono solo poche tracce.
La festa del patrono di Colli di Monte Bove, San Berardo, si tiene il 1º maggio[21]. Il 3 novembre in occasione delle commemorazioni della morte del santo patrono i fedeli di Pescina, città che custodisce le spoglie del santo, si recano in pellegrinaggio a Colli di Monte Bove[22].
La via Tiburtina Valeria collega Tagliacozzo a Carsoli attraversando il territorio di Colli di Monte Bove. L'arteria svalica il monte Bove (1346 m s.l.m.) nei pressi del bivio per Marsia.
La ferrovia Roma-Pescara serve la frazione attraverso l'omonimo scalo ferroviario.
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