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villa storica di Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Villa Torlonia è un parco con un complesso di edifici, sito nel quartiere Nomentano a Roma. Già proprietà della famiglia Torlonia, fu residenza di Mussolini, e dal 1978 è un parco pubblico. I suoi edifici storici ospitano i musei di Villa Torlonia.
Villa Torlonia | |
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Villa Torlonia, prospetto del Casino Nobile | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Roma |
Indirizzo | Via Nomentana, 70 - Quartiere Nomentano, II Municipio |
Caratteristiche | |
Tipo | Villa comunale Parco storico[1] |
Superficie | 0,13 km² |
Inaugurazione | 1978 |
Gestore | Roma Capitale |
Apertura | Tutti i giorni dall'alba al tramonto |
Ingressi | Via Nomentana, Via Siracusa, Via Spallanzani |
Luoghi d'interesse | Musei di Villa Torlonia |
Mappa di localizzazione | |
Sito web | |
Ha l'ingresso principale in Via Nomentana, altri due ingressi in Via Lazzaro Spallanzani, ed è delimitata da Via Siracusa, Via di Villa Massimo e Via Alessandro Torlonia.
Dal XVII a metà del XVIII secolo la proprietà appartenne ai Pamphilj, che la utilizzarono come tenuta agricola, similmente ad altre situate nella stessa zona. La famiglia Colonna acquistò la proprietà intorno al 1760, mantenendone la natura di terreno agricolo.
La costruzione della villa ebbe inizio solo nel 1806 su progetto dell'architetto Giuseppe Valadier per il banchiere Giovanni Raimondo Torlonia (il quale aveva comprato la tenuta dai Colonna nel 1797), e venne terminata per il figlio Alessandro. Valadier trasformò due edifici preesistenti (l'edificio padronale e il casino Abbati) in un palazzo e nell'odierno Casino dei Principi; costruì le Scuderie e un ingresso, oggi demolito in seguito all'ampliamento della via Nomentana. L'architetto risistemò il parco, creando viali simmetrici e perpendicolari alla cui intersezione è posto il palazzo. Contemporaneamente, la villa venne abbellita con sculture d'arte classica appositamente acquistate.
Nel 1832 Alessandro Torlonia, succeduto al defunto padre Giovanni, incaricò Giovan Battista Caretti di continuare i lavori sulla villa. I particolari gusti del principe determinarono la costruzione di un Tempio di Saturno, dei Falsi Ruderi e della Tribuna con Fontana, oltre che della Caffe-House, della Cappella di Sant'Alessandro e dell'Anfiteatro, ora non più esistenti.
Collaborarono alla progettazione della villa Giuseppe Jappelli, che si occupò della sistemazione della parte meridionale e vi realizzò la Capanna Svizzera e la Serra Moresca, e Quintiliano Raimondi, il quale operò sul Teatro e sull'Aranciera, oggi Limonaia.
Nella zona sud, differentemente da quella settentrionale, caratterizzata da un gusto neoclassico, vennero creati laghetti, viali a serpentina e nuovi edifici: la Capanna Svizzera, la Serra, la Torre, la Grotta Moresca e il Campo da Tornei. Inoltre, nel 1842, Alessandro fece erigere due obelischi in memoria dei genitori.[2]
Il successore, Giovanni, oltre a trasformare la Capanna Svizzera nell'attuale Casina delle Civette, fece edificare un nuovo muro di cinta, il Villino Medievale e il Villino Rosso.
Nel 1919 venne scoperto, nei sotterranei della Villa, un cimitero sotterraneo ebraico di epoca romana.
Negli anni venti Giovanni Torlonia concesse la residenza ufficiale a Benito Mussolini. Mussolini con la sua famiglia si trasferì al Casino Nobile, mentre il principe si trasferì alla Casina delle Civette. Il duce pagava un affitto annuale simbolico di una lira; affitto concesso alle stesse condizioni anche dopo la morte del principe, avvenuta nel 1939, dall'erede Alessandro Gerini. Mussolini e il principe Carlo Torlonia, fratello di Giovanni, costruirono un rifugio contro i bombardamenti. La famiglia Mussolini lasciò la Casina dopo il 25 luglio 1943. Dal 1944 al 1947 la villa fu occupata dal comando anglo-americano.
Nel periodo successivo alla guerra, la villa, tornata alla proprietà dei Torlonia, venne abbandonata attraversando un periodo di decadenza, fino a quando, nel 1977 venne acquistata dal Comune di Roma e trasformata in parco pubblico. Dal 1991 iniziò il restauro dei vari edifici, trasformati in sedi museali[3][4]. I lavori di ristrutturazione o hanno consentito la riapertura al pubblico di quasi tutti gli elementi del complesso.
L'attuale ingresso su Via Nomentana e il relativo muro di cinta vennero edificati tra il 1905 e il 1911 su progetto di Enrico Gennari in seguito all'arretramento della facciata dovuto all'ampliamento della carreggiata che prevedeva la demolizione del vecchio muro di cinta e degli annessi ingressi. Ai lati dell'ingresso si ergono due propilei in ordine ionico e composito, con basamento bugnato e lastre in travertino; la cancellata a sei ante è in ferro battuto intervallata da due pilastri in travertino sostenenti dei globi in vetro che sostengono a loro volta delle aquile bronzee. Nel basamento dei due fabbricati si trova il corpo di vigilanza della villa e la biglietteria. Al piano superiore sono poste delle paraste marmoree con scanalature con capitelli ionici. Ai lati si trovano dei capitelli compositi. Ai lati dei due loggiati copie di statue i cui originali sono posti nel museo del Casino Nobile, tra cui degni di menzione Pandora, la Pudicizia e un Fauno.[5]
La costruzione del Villino medievale aveva reso necessaria l'apertura di un nuovo ingresso su via Spallanzani[6] e l'edificazione di un edificio di portineria. L'ingresso è composto da una semplice struttura con due pilastri in laterizio sormontato da due vasi in terracotta. Il villino, destinato al custode della villa, è un edificio a due livelli che imita in formato ridotto il vicino villino medievale.[7]
Il Casino Nobile è un esempio di architettura neoclassica, con colonne e paraste marmoree di ordine gigante. I portici laterali e il pronao palladiano sono opera di Giovan Battista Caretti: a lui si devono pure i partiti decorativi di stile gotico e pompeiani di numerosi ambienti interni. Il frontone in terracotta, raffigurante il trionfo di Bacco, è di un allievo del Canova, Rinaldo Rinaldi.
Una volta acquistata la Vigna Colonna nel 1797, Giovanni Torlonia affidò a Giuseppe Valadier il compito di ristrutturare il palazzo. L'architetto, tra il 1802 e il 1806, ristrutturò e ampliò l'edificio, detto anche "Casino nobile". Il Valadier inserì nella sala da pranzo (Salle à manger, detta oggi Sala da ballo), degli specchi per migliorare e moltiplicare l'effetto dell'illuminazione dall'esterno. Domenico Del Frate eseguì dei dipinti e Antonio Canova dei bassorilievi in gesso, alcuni dei quali sono esposti nella stanza a "Bercerau".
Dopo la morte di Giovanni, nel 1832, l'incarico di abbellire il Casino passò al figlio Alessandro che, per migliorare l'impatto visivo del palazzo, fece aggiungere un pronao con loggia all'ingresso. Inoltre affidò a Francesco Podesti la decorazione ad affresco della Sala di Bacco; il Podesti dipinse così il Mito di Bacco, le Quattro stagioni e i Tre continenti.[8]
Il piano terra e il piano nobile servivano per ospitare i nobili nei ricevimenti, da cui il nome di "Casino nobile", mentre seminterrato e secondo piano erano lasciati alla servitù.
Dal seminterrato si accede anche a un bunker antiaereo fatto costruire da Mussolini e a una sala ipogea in stile simil-"tomba etrusca".[9][10]
Questo casino, originariamente un edificio rurale della Vigna Abati, venne restaurato su ordine del principe Alessandro da Giovan Battista Caretti tra il 1835 e il 1840, in stile neorinascimentale. Collegato al "Casino principale" tramite una galleria sotterranea, svolgeva la funzione di sala per i ricevimenti.[11]
Tra le decorazioni originali, il fregio rappresentante il "Trionfo di Alessandro a Babilonia", mentre, nelle tre sale del piano nobile facevano un tempo bella mostra di sé affreschi raffiguranti l'antica Grecia e l'antica Roma, e nella sala da pranzo alcune pitture del golfo di Napoli opera di allievi del Caretti. Tra le altre opere di pregio, da ricordare le decorazioni novecentesche della prima sala di Giovan Battista Caretti e Filippo Bigioli.[11]
L'attuale Casina delle Civette sorge dove si trovava una volta la Capanna Svizzera, voluta da Alessandro Torlonia e costruita nel 1840 da Giuseppe Jappelli, riparata rispetto al palazzo principale da una piccola collina artificiale. La Casina odierna conserva solo l'impianto murario a forma di "L", la copertura e il gusto rustico dell'insieme che si presentava, una volta, come l'imitazione di un rifugio alpino.
Su indicazione di Giovanni Torlonia il Giovane, dal 1908, la Capanna iniziò a essere trasformata per opera dall'architetto Enrico Gennari in un "Villaggio Medioevale" caratterizzato da porticati, torrette e loggette, decorato da maioliche e vetrate.
Nel 1914 venne installata una vetrata, disegnata da Duilio Cambellotti, raffigurante due civette e dei tralci d'edera. Grazie a essa e alla presenza ricorrente di quest'uccello nelle decorazioni, ispirate dall'amore di Giovanni per l'esoterismo, la casina iniziò a essere chiamata Villino delle Civette. Nel 1917 vennero aggiunte delle nuove strutture in stile Liberty da Vincenzo Fasolo, che curò il lato meridionale dell'edificio.
All'interno, la Casina, disposta su due piani, è riccamente decorata da stucchi, maioliche, mosaici, pitture, sculture e ferri battuti. Tra tutte, spiccano le numerose vetrate che caratterizzano l'intera costruzione.
Nel 1944 iniziò un periodo di degrado per la Villa, quando essa venne occupata da parte delle truppe alleate che vi sarebbero rimaste fino al 1947. La Casina delle Civette, già in pessime condizioni al momento dell'acquisto da parte del Comune, subì, oltre a vari furti e atti di vandalismo, un incendio nel 1991.
Dal 1992 al 1997 la Casina fu tuttavia sottoposta a un lungo restauro, che ha permesso l'apertura al pubblico di questo edificio, primo tra tutti quelli della villa.[12]
Costruito tra il 1841 e il 1873.[13] Dopo lavori di restauro, ha riaperto nel 2013.[14]
Si tratta di un complesso in stile neomoresco, risalente agli anni 1840 e progettato da Giuseppe Jappelli.[15] L'edificio principale è senza dubbio la Serra moresca, ma figurano annessi anche altri elementi architettonici (come la torre e la grotta). Dopo lavori di restauro, la serra è stata riaperta nel 2021[16] mentre dal 2023 è stata resa possibile, con prenotazione e solo in date fisse, anche la visita della torre.
Si trovano sul viale che porta alla Casina delle Civette, sopra il muro di cinta.[17]
L'immissione di falsi ruderi fu dovuta a una moda che nacque nel XVI secolo, per poi svilupparsi nella seconda metà del XVIII secolo e proseguire nel secolo successivo.[17][18]
La struttura viene commissionata nel 1762 dal cardinale Girolamo Colonna di Sciarra che incaricò Ignazio Muratori. Il Muratori utilizzò del materiale proveniente dalla Villa di Domiziano di Castel Gandolfo e del Palazzo della Rovere ai Santi Apostoli. La struttura, tuttavia, nel 1763 rimane incompiuta per via della morte di Ignazio Muratori. Nel 1832 il duca Alessandro Torlonia incarica Giovan Battista Caretti di completare l'opera, il quale la termina nel 1842. Nel 1978 il comune di Roma, espropriando la Villa al senatore Alessandro Gerini, in quanto non manteneva la cura necessaria agli edifici, recintò indi tutti gli edifici della villa.[19]
Il complesso è composto da un muraglione in mattoni suddiviso in sei nicchie, più un nicchione centrale con semi-cupola costituita da un cassettonato a losanghe. Le nicchie, in cui erano alloggiate le statue ora poste al Casino Nobile, sono suddivise da paraste corinzie. Di fronte, v'è un filare di ruderi di colonne in travertino con scanalature e basi attiche.[17]
È sito sul viale che porta alla Casina delle Civette. Innalzato da Giovan Battista Caretti tra il 1836 e il 1838 a imitazione dei templi antichi, ha come suo modello il Tempio di Esculapio di Asprucci realizzato nel 1786 per Villa Borghese. L'edificio è modesto, composto del solo pronao e quattro colonne doriche di granito. La vegetazione nasconde la parte retrostante rimasta incompleta. Ivi si trovano due casolari usati in antico come cucine e una zona recintata. Nelle incisioni antiche, davanti al tempio, si notano dei tavoli rotondi, forse utilizzati per riunioni all'aperto. Il frontone presenta una decorazione in terracotta opera di Vincenzo Gajassi, che ha per tema l'"Allegoria della vita umana" e "Il Tempo che trionfa sulla Gioia, sull'Arte e sulla Cultura". Al centro della raffigurazione vi è il Dio del Tempo, ovverosia Saturno che regge la falce, tra un serpente e un leone; ai lati, "Le quattro Stagioni". Sulle pareti interne si trovano invece riprodotti due dei tre altorilievi provenienti dall'arco di Marco Aurelio e oggi in Palazzo dei Conservatori. Sopra il portale è posto un rilievo in terracotta della fine del XVIII secolo che ha per soggetto Bacco che dona la vite; ai lati due maschere teatrali in stucco. Sono andati perduti dei busti che coronavano il timpano.[20]
È uno dei pochi edifici della villa a dovere essere ancora restaurato.
È situata presso il lato orientale del Casino Nobile a ridosso della collina artificiale di Jappelli. Verosimilmente, è l'ultima opera progettata per Villa Torlonia dal Caretti. Il lato prospiciente la collina è divisa da alcune colonne poste a ridosso della parete marmorea con due bassorilievi raffiguranti due putti ai lati di un'iscrizione celebrativa del committente. Il prospetto su via Nomentana è monumentale. Sulle gradinate laterali coperte da peperino sono posti coppi di azalee. Davanti alla composizione floreale dovevano trovarsi statue, sarcofagi e ruderi archeologici, oggi perduti. Nella nicchia centrale vi era un decorazione raffigurante Enea in fuga da Troia, e si trova tuttora la fontana in stile barocco composta da una vasca semicircolare e una decorazione a muro, mentre in quelle laterali sono state poste delle opere della collezione Torlonia.[21] Sopra la fontana vi è una targa con un'iscrizione. Le tre nicchie sono separate da colonne ioniche.[22]
Il campo da tornei si trova tra il Teatro e la Serra Moresca, progettato da Jappelli sul modello medievale, cristiano e in stile richiamante Ludovico Ariosto. Le gradinate per gli spettatori sono in peperino. Su di un lato sono poste tre tende rosso-nere. Da foto d'epoca si evince che sul lato orientale doveva trovarsi una tenda in ferro e rame sorretta da figure in ghisa, e là la principessa Torlonia si poneva con la sua corte. Invece, la tenda del principe era posta sulla sommità del colle ed era decorata da uno stemma in rame e un altro in metallo. Oggi le tende dei principi sono scomparse, come le figure in ghisa, ma esistevano ancora all'epoca di Mussolini, come testimoniano alcune foto che lo ritraggono in loco mentre gioca a tennis.[23]
Seguono edifici della villa, restaurati nei lavori avviati negli anni 1990.[24]
Sotto la villa sono presenti:
(vedi Catacombe di Villa Torlonia)
Si compone di: un bunker antiaereo realizzato tra il 1942 e il 1943 per proteggere Benito Mussolini e la sua famiglia nella residenza privata di Villa Torlonia a Roma; il Rifugio nella sala centrale del piano seminterrato del Casino Nobile; del Rifugio cantina della Villa attrezzato intorno alla metà del 1940[36]
Nel 2004, durante i lavori di restauro del Casino Nobile, sotto un blocco di calcestruzzo che chiudeva una piattaforma di marmo in cui si trovavano otto cilindri di ferro (ritenuti basi di gazebo) fu rinvenuto un ipogeo decorato nello stile delle tombe etrusche. Questa sala, posta a una profondità di 2,50 metri e composta di circa 20 metri quadrati, è di forma circolare. Un oculo, chiuso da una grata, funge da presa d'aria. Verosimilmente, per accedere alla sala ipogea si dovevano percorrere alcune gallerie sotterranee attualmente agibili solo parzialmente. Queste sono alte 1,80 metri e provenivano una da nord e una da sud. Quella a nord è chiusa da una frana, quella a sud è chiusa dal bunker antiaereo voluto da Mussolini. La sala ipogea è affrescata a fasce, di cui la prima è a punte lanceolate, la seconda, la quarta e la sesta a figure zoomorfe, la terza a figure fitomorfe stilizzate, la quinta è composta da girali e figure fitomorfe; nell'ultima fascia, entro un girale di acanto vi sono delle figure muliebri che indossano tunica, corona e recano in mano uno specchio. Le pareti hanno lo stesso colore di fondo di tutta la decorazione. Anch'essa è attribuita al Caretti.[37]
Una Galleria di 57m collega il Casino Nobile ed il Casino dei Principi sotto il parco. Recentemente restaurata è destinata a Magazzino Espositivo di materiali lapidei.[38]
Per via dell'ampliamento della via Nomentana avvenuto tra il 1908 e il 1909, il fronte della villa fu arretrato di 20 metri, pertanto alcuni edifici e arredi vennero distrutti e sono noti solo attraverso stampe, descrizioni e immagini fotografiche. Essi sono:[41]
Secondo laghetto
L'area naturalistica urbana del parco di Villa Torlonia presenta una notevole biodiversità vegetale per la sua dotazione di alberi e piante. Vi si contano in totale 284 specie diverse[43]. Nel 2024 sono stati tagliati ben otto pini monumentali.
È raggiungibile dalla fermata Viale Regina Margherita/Nomentana | del tram 3 |
È raggiungibile dalla fermata Viale Regina Margherita/Nomentana | del tram 19 |
È raggiungibile anche mediante numerose linee di autobus che transitano su via Nomentana (60, 66, 62, 82, 90), su via Bari (490, 495, 649, 61), e su Via Alessandro Torlonia.