Navelli
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Navelli è un comune italiano di 564 abitanti[2] della provincia dell'Aquila, in Abruzzo. Situato all'estremità delle propaggini sud-orientali del massiccio del Gran Sasso d'Italia, su di un colle, in posizione dominante sull'omonimo altopiano, fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia[5]. Di origine medievale, è storicamente un centro agricolo e pastorale, ed è conosciuto per la produzione dello zafferano dell'Aquila DOP.
Navelli comune | |
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Vista del borgo sul colle | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | L'Aquila |
Amministrazione | |
Sindaco | Paolo Federico[1] (Lista Civica Insieme) dal 1-6-2015 (2º mandato dal 22-9-2020) |
Territorio | |
Coordinate | 42°14′19″N 13°43′46″E |
Altitudine | 760 m s.l.m. |
Superficie | 42 km² |
Abitanti | 564[2] (30-6-2024) |
Densità | 13,43 ab./km² |
Frazioni | Civitaretenga |
Comuni confinanti | Acciano, Bussi sul Tirino (PE), Capestrano, Caporciano, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Collepietro, San Benedetto in Perillis |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 67020 |
Prefisso | 0862 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 066058 |
Cod. catastale | F852 |
Targa | AQ |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 649 GG[4] |
Nome abitanti | navellesi |
Patrono | san Sebastiano |
Giorno festivo | 20 gennaio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Navelli all'interno della provincia dell'Aquila | |
Sito istituzionale | |
Navelli è situato nella parte orientale della provincia dell'Aquila, in posizione baricentrica tra la conca aquilana a nord-ovest, la valle dell'Aterno a sud-ovest, la conca peligna a sud-est e la valle del Tirino a nord-est.
L'abitato si colloca sul versante meridionale di un colle, a circa 760 metri s.l.m., stretto tra le propaggini sud-orientali del Gran Sasso d'Italia e la dorsale centrale dell'appennino abruzzese (Velino-Sirente); è in posizione dominante sull'altopiano di Navelli che si sviluppa lungo la direttrice NO-SE, con una larghezza di circa 3 km ed una lunghezza di 25 km. L'unica frazione di Navelli è Civitaretenga, posta 3 km a nord del paese.
Navelli è caratterizzato da un clima temperato fresco con inverni secchi ed estati calde; le precipitazioni, mediamente scarse, nella stagione invernale, possono essere di carattere nevoso.[6]
A causa del salto di quota con le valli orientali, l'altopiano di Navelli costituisce un limite climatico tra la zona sub-collinare e quella interna montana. Gli squilibri barometrici possono dar luogo a venti catabatici di forza considerevole. La temperatura media annuale è di circa 11 °C.[7]
Secondo una leggenda popolare, riportata anche dallo storico aquilano Anton Ludovico Antinori, il toponimo originario, «Novellum» o «Novelli»,[8] deriverebbe dalle nove ville che ne costituivano il territorio; la trasformazione del nome in «Navelli Navellorum»,[9] con la mutazione della vocale, e l'adozione della nave nello stemma sarebbero avvenute poi nel medioevo, in omaggio alla partecipazione degli abitanti alle crociate in Terra santa.[10][11]
Altre fonti ritengono, invece, che il nome del paese derivi dal termine d'origine longobarda «nava» («conca» o «affossamento»), in riferimento alla conformazione dell'altopiano di Navelli.[5][11]
Le prime testimonianze nel territorio si fanno risalire ai Vestini che si stanziarono nell'altopiano sin dal VI secolo a.C.[5] A questo periodo si fa risalire la nascita di Incerulæ, sul luogo dell'attuale chiesa di Santa Maria in Cerulis, e Benateru, sul luogo della scomparsa chiesa di Santa Maria de Benateru, nei pressi di San Benedetto in Perillis;[12] i due vici erano posti rispettivamente ai margini nord e sud della vallata, sulla via Claudia Nova che congiungeva Peltuinum con Aufinum.[12]
A testimonianza della presenza di Incerulæ rimane oggi una vasta necropoli e un'iscrizione in dialetto vestino — conservata nel Museo archeologico nazionale di Napoli e databile al III secolo a.C. — che cita un tempio italico dedicato a Hercules Iovius proprio in corrispondenza dell'odierna Santa Maria in Cerulis.[12]
A partire dal VI secolo, il territorio cadde nelle mani dei longobardi che lo ricompresero nel Ducato di Spoleto. La prima menzione dell'abitato, denominato «Cerule» in assonanza alla precedente città, si evidenzia nel Chronicon Vulturnense ed è databile al 787. Navelli sorse in epoca altomedievale (VIII-X secolo) dall'unione di più villaggi, nove secondo la tradizione e ciascuno dei quali associato ad una chiesa: Villa del Piano (chiesa di San Savino), Piaggia grande (chiesa di San Pelino, oggi di San Sebastiano), Piaggia piccola (chiesa di San Girolamo), Cerule (chiesa di Santa Maria in Cerulis), Sant'Angelo (chiesa di Sant'Angelo), Turri (chiesa di Sant'Eugenio), Villa dei Pagani (chiesa di San Giovanni), Villa del Colle (chiesa di San Salvatore), Villa di Santa Lucia (chiesa di Santa Lucia).[9] A tale evento si fa risalire l'antico nome del paese, Novellum,[8] che secondo la leggenda fu trasformato poi nell'attuale in omaggio alle crociate.[9]
La prima fonte che testimonia l'esistenza del nuovo castello è una bolla della diocesi valvense del 1092, in cui Ugo del fu Giliberto cita Navelli tra le pertinenze del monastero di San Benedetto in Perillis.[13] Si trattava con ogni probabilità di un borgo fortificato, edificato intorno ad una torre che nei secoli seguenti fu trasformata nel campanile della chiesa di San Sebastiano. Il primo nucleo edilizio è considerato quello della «Piaggia grande», di origine medievale, ampliatosi poi in epoca rinascimentale verso la «Piaggia piccola».
La vocazione pastorale del paese, storicamente luogo di transumanza, è ben testimoniata dalla posizione strategica lungo il Regio tratturo, in corrispondenza della diramazione di Centurelle.
Nel 1269, dietro il pagamento di 11 once,[8] partecipò alla fondazione dell'Aquila venendo ricompreso nel quarto di Santa Maria e ricevendo un locale che rimase, tuttavia, inizialmente inedificato.[14] In questo periodo, la famiglia Santucci, cominciò nella piana la produzione dello zafferano che divenne in poco tempo una delle principali economie della provincia dell'Aquila.[15] Per tutto il XIV secolo, Navelli guadagnò prestigio ed importanza, beneficiando della sua posizione lungo la Via degli Abruzzi che garantiva i commerci tra Firenze e Napoli.[16]
Al 1409 il castello venne censito con 99 fuochi, pari a circa 500 abitanti,[17] e nel 1423 fu trascinato nella guerra dell'Aquila subendo l'assedio delle truppe di Braccio da Montone che tentavano di conquistare la città abruzzese; Navelli fu costretta alla resa senza mai essere espugnata ed ottenendo così di inserire nello stemma il motto «Navellorum Merito Coronata Fidelitas» per concessione diretta della regina Giovanna II di Napoli. Al termine della guerra, nel 1424, fu ricompreso nell'arcidiocesi dell'Aquila su iniziativa di papa Martino V.
Il castello subì gravi danni dal terremoto del 1456, con epicentro nel Sannio, e quello del 1461, con epicentro all'Aquila. Navelli venne ricostruito nei decenni successivi e, nel 1498, fu realizzata la cinta muraria con cinque porte urbiche.
Nel VI secolo, con l'esplosione del commercio dello zafferano dell'Aquila che iniziò ad essere largamente usato nella cucina rinascimentale, il paese si ampliò verso la piana, arrivando a contare 183 fuochi. Nel 1529 gli spagnoli smembrarono il Comitatus aquilano, iniziando così la feudalizzazione del territorio. Navelli fu concessa ai Caracciolo di Napoli che edificarono il Palazzo Baronale sulle rovine dell'antico castello, al centro dell'abitato.[9] Il paese passò poi in seguito ai Gregori di Collepietro e ai Conti dei Marsi.
Nel 1656 Navelli subì una gravissima epidemia di peste che uccise 800 persone su un totale di circa mille abitanti, come testimoniato da un'epigrafe — «a.d. MDCLVI Ottingenta iacent defuncta hic corpora peste» — apposta sulla facciata della chiesa del Suffragio, eretta proprio in seguito all'evento. Pochi anni più tardi, nel 1703, patì nuovi danni dal terremoto dell'Aquila.
Con l'unità d'Italia, il comune fu ricompreso nella provincia dell'Aquila ed arrivò ad includere anche il vicino centro di Civitaretenga.
Nei primi anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e 1943, Navelli fu uno dei comuni dell'Abruzzo ad essere designato dalle autorità fasciste come luogo di internamento civile per 9 profughi ebrei [18] Dopo l'8 settembre 1943, con l'arrivo delle truppe tedesche, gli internati ebrei si dettero alla fuga. Riuscirono tutti a sfuggire alla cattura e alle deportazioni.
Nel dopoguerra, con l'abbandono della pastorizia e della transumanza, in mancanza di una parallela industrializzazione dell'altopiano, si verificò un progressivo e costante spopolamento della vallata che ha portato, in breve tempo, alla decimazione dei residenti.
La descrizione araldica dello stemma è la seguente:[19]
«Una nave flottante sul mare, sostenente cinque banderuole, caricate di una croce in campo d'oro, il tutto cimato da una corona ducale e accompagnato dal motto “Navellorum Merito Coronata Fideltas”.»
Il paese di Navelli figura tra I borghi più belli d'Italia. Il centro antico si aggrappa alla collina dove si erge in cime il palazzo baronale Santucci, ricavato dal castello; il paese si estende verso la piana a ventaglio, le strade si snodano da via Risorgimento, tra la chiesa di San Sebastiano e il palazzo, a via Roma, via sotto Chiesa, via Porta del Forno, via San Pasquale, via Piagge Piccole, piazza Mura Rotte, via Porta Villotta., fino alla piazza municipale, in basso. La porzione est del borgo, attorno l'ex chiesa di San Giuseppe, è in rovina per abbandono, e dopo il terremoto del 2009 si sono fatti progetti per il recupero del borgo, in parte andati in porto con il restauro delle chiese e di antiche case. Le case si caratterizzano per la muratura in pietra locale, attaccate le une alle altre, sfruttando l'orografia e le antiche mura medievali che sono state inglobate insieme alle porte, di cui rimangono i toponimi; caratteristici i supportici e gli angiporti.
Abitanti censiti[26]
Nato nel 1980 come manifestazione di contorno alla Sagra dei Ceci e dello Zafferano[27], il Palio degli Asini è una parodia del famoso Palio di Siena. Preceduto da una sfilata di carri che parte da Piazza Piccioli con personaggi in costume tradizionale e sbandieratori, la gara si svolge lungo via Pereto con fantini assegnati agli asini di ciascuna contrada all'ultimo momento tramite sorteggio. Costumi e scenografie sono sviluppati in collaborazione con il Teatro Stabile d'Abruzzo.
Evento organizzato dalla Fondazione Silvio Salvatore Sarra la seconda domenica di settembre, in occasione dei festeggiamenti della Madonna dell'Arco.
La produzione più caratteristica di Navelli è quella dello Zafferano dell'Aquila. Lo zafferano venne introdotto in Italia dalla Spagna da parte di un monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli che, facente parte del tribunale dell'inquisizione istituito nel Sinodo di Toledo nel 1230, intuì la possibilità di coltivarlo nella Piana di Navelli[28].
Ben presto la coltura dello zafferano si estese a tutta la zona di L'Aquila, appena fondata, iniziando un fiorente commercio con Milano e Venezia in Italia, e Francoforte, Marsiglia, Vienna, Norimberga ed Augusta all'estero. Nel 1317 il Re Roberto d'Angiò abolì le tasse sullo zafferano al fine di favorirne il commercio. Per le zone interne il commercio dello zafferano ha rappresentato una delle fonti tradizionali di reddito, al pari della commercializzazione dei prodotti dell'allevamento ovino.
Risale al XX secolo la costituzione della prima cooperativa di coltivatori di zafferano su iniziativa di Silvio Sarra di Civitaretenga. Il 4 febbraio 2005 lo "Zafferano dell'Aquila" è stato iscritto nel Registro delle Denominazioni d'Origine Protetta[29] ed il 13 maggio 2005 viene fondato il "Consorzio per la Tutela dello Zafferano dell'Aquila". I produttori che possono utilizzare il marchio "Zafferano DOP dell'Aquila" sono iscritti in appositi elenchi gestiti dall'organismo di controllo e l'area di produzione DOP comprende i comuni di Navelli, Barisciano, Caporciano, Fagnano Alto, Fontecchio, L'Aquila, Molina Aterno, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, San Demetrio ne' Vestini, San Pio delle Camere, Tione degli Abruzzi e Villa Sant'Angelo.
Navelli è posto lungo la strada statale 17 dell'Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitico che attraversa l'altopiano collegando L'Aquila con Sulmona, in corrispondenza dell'incrocio con la strada statale 153 della Valle del Tirino che percorre la valle Tritana sino a Bussi sul Tirino. Gli ingressi autostradali più vicini sono L'Aquila Est (autostrada A24 per Roma o Teramo), circa 30 km a nord-ovest, e Bussi-Popoli (autostrada A25 per Pescara), circa 20 km a sud-est.
Nel territorio comunale non sono presenti servizi ferroviari; la stazione di Popoli, posta sulla ferrovia Roma-Sulmona-Pescara, dista circa 15 km dal paese.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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26 luglio 1985 | 9 giugno 1990 | Giuseppe Torlone | DC | Sindaco | |
9 giugno 1990 | 24 aprile 1995 | Lidia Colangeli | PSI | Sindaco | |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Lidia Colangeli | Lista Civica di Centro-sinistra | Sindaco | [30] |
14 giugno 1999 | 30 marzo 2010 | Paolo Federico | Lista Civica Insieme | Sindaco | [31][32] |
30 marzo 2010 | 1º giugno 2015 | Paola di Iorio | Lista Civica Insieme | Sindaco | [33] |
1º giugno 2015 | in carica | Paolo Federico | Lista Civica Insieme | Sindaco | [1] |
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