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scrittore, poeta e critico letterario italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Mario Biondi (Milano, 17 maggio 1939) è uno scrittore, giornalista e traduttore italiano. La sua notorietà è dovuta soprattutto al romanzo Gli occhi di una donna, che gli ha valso l'assegnazione del Premio Campiello 1985.
Nato a Milano da Spero Latino[1], tour operator, e Anita Orsenigo Marzorati, è vissuto lungamente a Como, zona di origine di tre dei suoi nonni (la quarta, Maria Movio in Biondi, era di Londra, figlia del rinomato argentiere Latino Movio, trasferitosi lì in gioventù dall'Italia[2][3]). Completati gli studi al Liceo Classico A. Volta di Como si è laureato in Economia Politica presso l'Università Bocconi di Milano con una tesi su «Rapporti tra incivilimento e progresso economico»[4], quindi ha lavorato cinque anni nell'industria (Burroughs, Nestlé) e poi per sedici anni nell'editoria (Einaudi, Sansoni, Longanesi), dirigendo l'ufficio stampa[5][6][7][8]. In aggiunta si è sempre occupato attivamente di narrativa angloamericana di cui è anche traduttore e recensore per diversi quotidiani, settimanali e mensili come l'Unità, Corriere della Sera, Il Giornale (allora diretto da Indro Montanelli), Europeo e altri. Scrittore professionista dagli anni ottanta, giornalista pubblicista dal 7 luglio 1975[9], ha collaborato con pezzi di varia umanità a "7", Europeo, Panorama, Amica, Io donna, Max, Esquire, Vanity Fair, Myster, Class, Specchio, Meridiani, Bell'Europa e altri. Vive a Milano.
Le sue prime poesie adolescenziali risalgono ai tempi della Prima Liceo classico (1955)[10]. Al 1968 risalgono invece le prime pubblicate; ne sono seguite molte altre in varie pubblicazioni letterarie o antologie (vedi sotto).
Nei primi anni Settanta del '900 ha cominciato a collaborare con riviste letterarie come Il Caffè e Il bimestre, diretto da Sergio Salvi.
A partire dal 1975 ha pubblicato quindici romanzi (vedi elenco dettagliato più sotto).
Nel 2006 ha sottoposto a revisione e riscrittura e ripubblicato presso TEA i romanzi Il destino di un uomo e Due bellissime signore, unificati in un solo romanzo intitolato Destino. Così era infatti nato il progetto, poi sdoppiato in due libri per volontà dell'editore di allora.[11]
Nel 2015, dopo aver riproposto in formato ebook alcuni testi tornati di sua proprietà letteraria, ha proposto direttamente in formato Kindle di Amazon il romanzo Rosa d'Oriente, cui nel 2016 ha fatto seguito nello stesso formato il romanzo Il segreto dell'azteco
Ha tradotto settantadue opere di autori soprattutto americani e inglesi.
Curiosità: Nella primissima gioventù ha anche vestito la maglia azzurra delle nazionali junior e universitaria di atletica leggera, venendo inserito nella squadra dei "Probabili Olimpici 1960" per le Olimpiadi di Roma, cui per altro non è arrivato a partecipare a causa di un infortunio.
Nel 1981, al suo romanzo La sera del giorno è stato assegnato il Premio Calabria
Nel 1994 gli è stato assegnato il Premio del CONI per la narrativa.
«Il Lupo bambino era un dato tipo di narrazione, La sera del giorno un tipo di narrazione diverso, Il Cielo della Mezzaluna un tipo di narrazione pure diverso, Gli occhi di una donna ancora un tipo di narrazione diverso… Con [quest'ultimo, 1985] Biondi aveva vinto il Supercampiello… Trovato il successo con il «romanzo di famiglia», dopo aver assaggiato il «romanzo di formazione», il «romanzo civile» e il «romanzo storico» si sarebbe attardato lì?… Neppure per sogno… Con La civetta sul comò Biondi affronta un altro filone… Il thriller. E in particolare quella specie di romanzo a tensione che va sotto l'etichetta di spy story…»
«Libro tutto scritto sotto una convinta motivazione morale. sostenuta da una sapienza letteraria sempre attiva e sensibile: pronta a spezzarsi pur di entrare anche negli anfratti più difficili e mossi della verità indagata: quindi tutto da leggere e da meditare …»
«Romanzo animato da un vigoroso soffio fantastico, questo è anche un libro dotto. Vi traspare la meditazione sul Mediterraneo quale ce l’ha presentato Fernand Braudel e su quell’autentico capolavoro che è la biografia di Maometto il Conquistatore scritta da Franz Babinger; e vi si sentono ancora, dietro, letture severe e di alto livello, dal Runciman al Pertusi, dal Lane al Bausani. Storicamente ben costruito, peraltro, conserva intatta la freschezza di pagine che sembrano qua e là di pura fantasia, nel senso migliore del termine.…»
«Appena uscito, Gli occhi di una donna fu subito classificato come un romanzo-romanzo, una saga, un ritorno alla grande narrativa ottocentesca… Era un modo semplice e riduttivo di leggere il romanzo di Biondi, tant’è vero che i lettori più smaliziati s’accorsero che la pagina così pianamente scorrevole… era tutt’altro che ottocentesca, anzi singolarmente mossa da inquietudini contemporanee, in qualche caso persino da ricerche espressive niente affatto prevedibili. …»
«Il romanzo storico (Il cielo della Mezzaluna, 1982), la saga familiare (Gli occhi di una donna, 1985, premio Campiello), la spy-story (La civetta sul comò, 1986), il romanzo sentimental-esotico (Un amore innocente, 1988): alla sperimentazione linguistica degli esordi, vicini alla neo-avanguardia, B. ha sostituito la sperimentazione dei generi narrativi popolari. …»
«Si è formato a contatto con gli ambienti della neoavanguardia, come attestano gli esordi poetici (Per rompere qualcosa, Ant. Ed., Ivrea 1973; Jazzparola suite, in Pianura. Poesia e prosa degli anni Settanta, a c. di S. Vassalli, ibid. 1974, pp.53-60; Nove poesie civili, in Almanacco dello specchio 5, Mondadori, Milano 1976, pp. 233-46; Dissonanza. Poesie d'amore, in Poesia degli anni Settanta, a c. di A. Porta, Feltrinelli, Milano 1979, pp. 350-51). Nei primi due romanzi ha ripercorso l'itinerario esistenziale e ideale della sua generazione, dagli anni di formazione, culminati negli eventi politici dell'estate '60, cui dedica Il lupo bambino (1975), agli anni delle speranze rivoluzionarie sconfitte, raccontati in La sera del giorno (1981). Ha poi avviato un confronto-conflitto con le strutture narrative dei romanzi «di genere», dallo storico allo spionistico. …»
«Cresciuto nelle file della neoavanguardia e del neosperimentalismo, i suoi esordi sono poetici, con due libri di versi, Per rompere qualcosa (1973) e Jazzparola suite (1974), e la collaborazione con la rivista Il Verri. Successivamente si è dedicato alla narrativa, associando alla sperimentazione sul linguaggio una sperimentazione sulle forme del romanzo. In quest'ottica à affrontato dapprima il romanzo di formazione con Il lupo bambino (1975), sulle orme di Joyce e di Dylan Thomas. Poi è passato al romanzo dell'impegno civile con La sera del giorno (1981), che illustra le passioni politiche dei giovani della generazione precedente il '68. Con la terza opera narrativa B. si è cimentato con il romanzo storico: Il cielo della mezzaluna (1982) è ambientato nel XV secolo e tratta della conquista di Costantinopoli da parte dei turchi. Gli occhi di una donna (1985) è invece una saga familiare che descrive le vicende e i personaggi di due famiglie lombarde in un arco di tempo che va dal primo anteguerra agli anni Ottanta. Questo è il romanzo di B. che à avuto il maggior successo, vincendo il Campiello e attirando l'attenzione dei critici sulla sua capacità di modulare la lingua variandola secondo le diverse situazioni storiche e i diversi personaggi narrati. Un altro notevole salto di genere romanzesco avviene con La civetta sul comò (1986), un giallo scritto in uno stile spesso comico-parodistico di ascendenza vagamente gaddiana. …»
Gli inizi dello scrittore Mario Biondi, come quasi sempre succede, si muovono nell'ambito della poesia. Poetiche le sue frequentazioni (Antonio Porta, Edoardo Sanguineti, Gruppo 63), e poetici i suoi primi testi, editi su riviste letterarie o in volumetto (vedi sotto l'elenco completo).
E come molto spesso succede, la sua prima prova nell'ambito della narrazione (Il lupo bambino, 1975) avviene nell'ambito del “romanzo di formazione”, ovvero autobiografico, seppure in senso molto lato, sempre privilegiando la fiction, ovvero la “finzione narrativa”, la “invenzione” che muove da ombre di autenticamente vissuto.
Biondi ha sempre affermato di voler affrontare il maggior numero possibile di generi narrativi, aggiungendo a quelli indicati da Oreste Del Buono il genere “romanzo d'amore” (Un amore innocente, Crudele amore, Un giorno e per tutta la vita), il “romanzo di avventura”, bellica e finanziaria (Il destino di un uomo, Due bellissime signore)[12], il “techno-thriller” con sfumature new age (Una porta di luce, Codice Ombra), il “romanzo esotizzante” (La Casa delle Mille e Una Notte).
Inevitabilmente autobiografica, infine, la “narrazione di viaggio” (Parti con un sorriso, Strada bianca per i Monti del Cielo, Con il Buddha di Alessandro Magno), ma sempre in una struttura altamente affabulatoria
Tipico della sua “narrativa di invenzione” (fiction) è poi il gusto quasi balzachiano di far riapparire nei suoi romanzi personaggi già presenti in lavori precedenti, anche se non necessariamente in ordine cronologico: non di rado il sequel viene prima del prequel. Spesso ricompare Emma Lucini Olgiati Drezzo (protagonista di Gli occhi di una donna), e suoi figli o eredi. E altri, come per esempio Benedetta Cailler e Sal De Terlese, i due protagonisti di La civetta sul comò (1986, poi ripresentata in ebook come L'Araba Fenice), dove riappare il misterioso avventuriero Pierre, già in La sera del giorno (1981). Il duo Cailler-DeTerlese riappare ringiovanito di parecchi anni in Due bellissime signore (1993). E molti personaggi dei due romanzi “d'amore” (o “turchi”) riappaiono in La Casa delle Mille e Una Notte.
Nel 2003 Biondi, viaggiatore «impegnato» dalla fine dei Sessanta, raccoglie i suoi ricordi di viaggio in Güle güle. Parti con un sorriso. 35 anni di viaggi da New York all'Iran, attraverso Algeria, Albania, Siria, Giordania, Turchia, Egitto. Nel 2004 si rende conto di aver inconsapevolmente percorso gran parte della Via della Seta, quindi completa l'itinerario percorrendo Turkmenistan, Uzbekistan e Kirghizistan, raggiungendo la Cina a Kashgar oltre i Tien Shan (Monti del Cielo) e attraversando il Deserto di Taklamakan fino a Turpan (grotte dei mille Buddha di Bezeklik). Ne nasce: Strada bianca per i Monti del Cielo. Vagabondo sulla Via della Seta.
Tra il 2005 e il 2007 Biondi ha poi completato con scrupolo filologico la Via della Seta[13] arrivando fino all'estremità orientale rappresentata dalle antiche capitali cinesi Xi'an e Luoyang e spingendosi da lì a Pechino, Shanghai e Lhasa (con la famosa Ferrovia del Qingzang da Xining, Qinghai), ma soprattutto percorrendo, oltre allo Xizang (Tibet) larghi tratti delle altre Regioni Autonome Tibetane in Gansu (Complessi monasteriali Gelugpa (Berretti gialli) di Labrang-Si e Langmu-Si, Grotte di Bingling-Si sul Fiume Giallo), Qinghai (Complesso monasteriale Gelugpa di Kumbum, luogo natale di Tsongkhapa, monasteri di Tongren-Rebkong etc.) e Sichuan (Grande Buddha di Leshan e Monte Emei). Da queste complesse esperienze è nato nel 2008 Con il Buddha di Alessandro Magno. Dall'ellenismo sull'Indo ai misteri del Tibet, lungo e appassionato itinerario sulle vie dell'arte del Gandhāra, ovvero del sincretismo tra la parola del Buddha e la cultura ellenistica portata da Alessandro fino all'Indo. Un sincretismo che ha spinto i suoi influssi fino all'estremo Oriente.
Nel 2008, ancora in Cina, è stata la volta del Ningxia, la Provincia autonoma dei musulmani Hui, ma soprattutto del Qinghai, diviso nei due grandi territori dell'Amdo e di parte del Kham (Yushu-Jyekundo), abitati rispettivamente da tibetani Amdowa e Khampa.
Nel 2009 è continuata l'esplorazione dei territori di Amdowa e Khampa, più i Golok e i Qiang, ai confini con il Tibet vero e proprio, con la scoperta personale di diversi monasteri Bön (religione del Tibet pre-buddista) e Jonang (tradizione buddista che si riteneva estinta, ma che si sta ripresentando con vigore).
Nel 2010 è il turno delle località sacre del Monte Kailash e del Lago Manasarovar, più l'antico Regno di Guge (estremo Tibet Occidentale), culla del buddismo tibetano. Nello stesso anno e nei successivi i viaggi continuano verso le Feste Sacre del Bhutan (Tsechu e Drupchhoe)[14] e del Nepal (Indra Jatra, Dasain, Tihar)[15].
Nel 2012 è la volta dell'India settentrionale, con i luoghi dei Moghul (Agra etc.) e le 4 località rese sacre per i buddisti dal Buddha Siddharta Gautama (Bodghaya, Sarnath, Nalanda, Kushinagar)[16].
Nel 2015 le esperienze di viaggio si estendono a Myanmar e Laos attraverso la Thailandia, e le ricerche, fino ad allora limitate al buddismo Mahayana (soprattutto nella componente del Buddhismo Vajrayāna tibetano) cominciano ad ampliarsi a quello Theravada.[17]
Appassionato di sci[18] e di alta montagna, anche se non alpinista, Biondi racconta di aver visto da vicino dieci ottomila metri. In ordine di tempo: Nanga Parbat, Cho Oyu, Everest, Shisha Pangma, Makalu e Lhotse, Kangchenjunga, Dhaulagiri I e Annapurna I, Manaslu.[19] Mostra inoltre le foto dei 9 siti sopra i 5000 metri s.l.m. a cui è salito (Campo Base dell'Everest e diversi passi in Tibet o zone tibetane).
«ma lo so bene anch'io, caro il mio Biondi, che ci sarebbero un sacco
di cose, qui, da dire (se dicessimo quel sacco di cose che ci sarebbero da
fare (se facessimo quell'altro sacco di cose (se rompessimo (che sono proprio
da rompere, queste cose, invece, tutte:[...]»
«Per capire Mario Biondi bisogna risalire a due caratteristiche fondamentali che si legano indissolubilmente al suo modo di fare poesia: una natura inquieta di viaggiatore e una cultura molto più americana che italiana, nutrita dalla sua stessa mobilità. Reimmergendosi nella «provincia» italiana provocava in se stesso reazioni chimiche, direi, piccole e grandi esplosioni, rifiuti e profonde malinconie, scontrando la propria spinta vitale contro le pareti gommose di una società quasi immobile. Immaginarsi le strutture «formali» come saltavano per aria! Sì, la sua rabbia quando si metteva a scrivere era autentica e certo trovava chi gli dava una mano proprio negli anni Sessanta (i suoi inizi vanno fatti risalire al 1962) nella appena emersa beat-generation. Così è nato un filone poetico che in campo italiano la critica potrebbe anche definire «singolare»...»
«Ascolta.
La luce svanisce.
Immersi noi siamo
nel verde silenzio:
vivente smeraldo,
man mano brillante,
più cupo, turchino.
Il remo si tuffa,
sussurra nell’acqua,
scompare, riappare…»
«amore dicono è dito piegato
ruga sulla pelle della quercia
colto il fiore si scioglie sul prato
e poi amore sfera di vetro
occhio cornice sul gradino dell’altare
musica di soprani all’oratorio
cosa di polvere guardata in controluce
pallone colorato che copre la sabbia
mazurka sulla piazza o sul lampione
e davvero l’amore mano asciutta
rovere sulla pelle che ti amo
che ti vedo passare di nebbia questa sera»
«Si dovettero studiare storia e ambienti della Grande guerra e della Seconda guerra, della ricostruzione industriale postbellica. Seguirono dolori, amori, matrimoni, nascite, morti, complicazioni, contrasti, figli, nipoti, stranezze, oculatezze, imprudenze: insomma, un romanzo-romanzo, con tutte le carte in regola e gli ingredienti canonici. E via e via e via, fino ai giorni che stavo vivendo mentre scrivevo, quando ancora gli occhi di Emma Lucini, che tanto avevano visto come quelli dell'anziana dama ispiratrice della vicenda, avevano modo di assistere a fatti e misfatti degli ultimi eredi delle due famiglie, sempre lì, tra Milano e il lago di Como, a calcare le scene di un romanzo, che non sono poi tanto diverse da quelle della nostra vita.»
«Biondi ha qualcosa lui stesso dello scapigliato, dell'irregolare e del bizzarro, come scrittore, rispetto alle direttrici dominanti della moda e gli imperativi categorici della letteratura di oggi. Ha qualcosa del cane sciolto, senza collare, senza vaccinazioni regolari, che va a spasso per i quartieri più coloriti delle città, compresi i ghetti e le casbe. Tanto per cominciare è un romantico. Sembra credere come pochi nei sentimenti, di cui possiede una sorta di religione…»
«… cambia un filone dopo l'altro come per sfidare di volta in volta se stesso ad affrontare nuove regole e il pubblico…»
«Güle güle, dicono i turchi a chi parte. Significa, più o meno: “Sorridi, sorridi”, ovvero “Buona fortuna”. Lo si vede anche scritto dappertutto. E chi parte risponde Allahaısmarladık: “Dio sia con te”. Un bellissimo modo di salutarsi. In un mio romanzo di ambiente ottomano ho reso liberamente Güle güle come “Parti con un sorriso”: il senso è quello. Adesso lo uso come titolo per questo libro.»
«In quasi quarant'anni di viaggi ho percorso decine di migliaia di chilometri su strade di vario genere, e gran parte di essi erano di «strada bianca». Se appena ne incontravo una mi ci buttavo d'istinto con l'auto senza pensarci due volte: mi chiamava a sé come un buco nero dell'universo attira la materia. Dev'esserci, nel mio albero genealogico, un ramo che porta a tempi remoti di antenati nomadi, e qualcosa del mio DNA mi ha sempre fatto intuire per istinto che «strada bianca» significa «buon viaggio».»
«Chi fosse Eracle, con fatiche, amici, nemici, mogli, figli, amanti, amati non credo sia necessario spiegarlo. Quanto a Vajrapani, fu uno dei primi bodhisattva. Protettore e guida del Buddha Sakyamuni, ne simboleggia il potere. Trae il nome dal fatto che regge nella mano il vajra, ovvero una clava di diamante. Una clava che a un certo punto ha cominciato ad assomigliare moltissimo a quella di Eracle. E i due sono diventati parenti tanto intimi da arrivare a fondersi, procedendo insieme dall'Indo fino all'Estremo Oriente. Così io ho cercato di seguire le loro tracce.»
«La sua attività di traduttore ha influito sulla sua creatività letteraria?
Ha influito nel senso di essere stata una grande scuola di scrittura. Una scuola tutt'altro che teorica ma al contrario laboriosamente operativa. Da ogni libro che ho tradotto (sono 71) ho imparato almeno qualcosa (e spesso moltissimo), riempiendomi di gratitudine nei confronti dell'autore.»
«Particolarissima perché accompagnata da una fitta trama di note a pie' di pagina in cui il traduttore discute con il testo e con il lettore, spiegando dubbi, ipotesi, varianti, misteri. La prima parola di "Ulisse" comincia con "s": Stephen!»
Elenco parziale:
Mario Biondi ha sempre nutrito un vivo interesse per la tecnologia e i suoi aspetti futuribili, come testimoniano i romanzi Una porta di luce (1998) e Codice Ombra (1999) [23] Logica conseguenza, il suo interesse per Internet. Nell'aprile del 1995 ha creato un suo sito Web[24][25][26][27], un sito di servizio tuttora in funzione, che oltre a fornire notizie sullo scrittore e sul suo lavoro e collegamenti con il mondo della letteratura e della musica classica, offre alcuni database per l'analisi del testo in svariati grandi classici (Bibbia, Eneide, Divina Commedia, Gerusalemme liberata, Orlando Furioso, Promessi Sposi). A essi si affianca un poderoso Database dell'Opera.
«La pagina web si intitola Le grandi letture e l'opera, a cura di Mario Biondi, scrittore… Biondi ha messo un’enorme energia in quest’opera di divulgazione: presta, gratis, non soltanto i suoi romanzi, ma anche i volumi che non si fanno uscire mai di casa, vocabolari ed enciclopedie. Ciò che poteva essere scambiato per autopropaganda, con tanto di copertine dei libri e fotografie dell’autore, è in realtà un gesto generoso: grazie alla telematica, l’io di Biondi si sublima e smaterializza, mettendosi al servizio di noi tutti. Gliene siamo grati.»
In conseguenza di questa sua esperienza di giornalismo in rete, nel 2000 Biondi è stato incaricato dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol (allora Gruppo Longanesi) di creare e dirigere il "Portale del Romanzo" InfiniteStorie.it, un servizio di informazioni sulle novità nel mondo del romanzo, che ha iniziato la sua attività nel dicembre di quell'anno e che Biondi ha diretto fino al 30 novembre 2014, quando il servizio è stato chiuso[28].
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