Ulisse, film italo-statunitense del 1954, regia di Mario Camerini.
Questa è una storia di dei e di eroi mitici, è la storia di un mondo favoloso nel quale la realtà e il soprannaturale si confondono e gli uomini e le divinità lottano fra loro. È il poema dell'eroe Ulisse, che Omero, il più antico e il più grande poeta del mondo, ha cantato tremila anni fa. (Didascalia)
Gli Dei sono beffardi e non hanno pietà, Euriloco, e i loro inganni sono feroci. Com'è lontana Itaca adesso! (Ulisse)
[Rivolta ad Ulisse che rifiuta il dono dell'immortalità] Mortale caparbio pieno di quel breve sogno che tu chiami la vita; innamorato delle tue debolezze e dei tuoi peccati; affascinato dalla morte. Contro una simile ostinazione anche gli dei sono senza potere. Va dunque! Poiché l'hai scelto: il mare ti aspetta! (Circe)
Euriloco: Non abbiamo vento, ma... c'è una buona corrente. Ulisse: Sei contento, eh...? Euriloco: Sì... non lo sei anche tu? Ulisse: Non lo so... ci sono due diverse nature in me: Una che ama la casa, la famiglia, il focolare... e un'altra invece... che ama i viaggi, il mare aperto, le strane forme di isole sconosciute, i demoni, i giganti... hm... eh, sì, Euriloco...! Quante volte soffro di nostalgia per quello che non ho mai visto! Euriloco: Sì, ti capisco... ed è per questo che ti seguo, benché a volte tremi di paura. Ulisse: Spesso tremo anch'io.
Circe: Cos'hai? Ulisse: Strano ... lo stesso viso fiero, lo stesso sguardo di Penelope, è strano! Circe: Perché è strano, la differenza fra una donna e l'altra non sta forse nella mente dell'uomo? Ulisse: No, la differenza è che Penelope non avrebbe permesso a uno straniero d'abbracciarla. Circe: Neanche a uno straniero come Ulisse?
Ulisse: Dove sono i miei uomini? Circe: Li stai prendendo a calci. Ulisse: Strega! Hai approfittato del mio sonno per cambiare degli eroi in porci? Circe: È stato più facile di quel che credi.
Circe: Ascoltami, io ti darò qualcosa che ti farà dimenticare i tuoi sogni meschini, il tuo misero regno, la tua moglie che invecchia. Rimani e questa notte l'Olimpo conoscerà un nuovo Dio, Ulisse. Ulisse: Immortale! Circe: Questo è il mio dono, il più grande dono che sia mai stato fatto ad un uomo. Ulisse: No, ci sono doni più grandi. Nascere, morire e nell'intervallo vivere come un uomo. Circe: Sì, vivere come un uomo, impastato di paura. Ulisse: Solo chi ha paura conosce il valore del coraggio. Circe: E la vecchiaia, questa povera carne che si corrompe e alla fine la morte. Ecco la terribile eredità degli uomini. Ulisse: Io l'accetto questa eredità, non m'illudo neppure di cadere in battaglia o nel fragore delle tempeste. Basterà molto meno, un brivido improvviso, un po' di freddo la sera, e tuttavia questo fragile ammasso di paura ha osato combattere un Dio e non è stato ancora vinto. Se un giorno gli uomini parleranno di me, lo faranno con orgoglio perché ero uno di loro. Circe: Il loro orgoglio non servirà a scaldarti nel regno dell'ombra. Io ti offro secoli di luce. Ulisse: Non credo che mi dispiacerà troppo chiudere gli occhi al momento giusto.
Oggi la reggia di Ulisse, i massi di Polifemo, il sorriso di Penelope, gli incanti di Circe... Tutto giace confuso nella medesima polvere, ma l'immortalità che l'eroe rifiutò da una dea, un poeta gliela offrì più tardi, e il canto di Omero aleggia per sempre nel mondo consacrato dal genio greco come da un sorriso di Dio. (Didascalia)