Di tutte le cose che l’uomo può fare quaggiù, la più importante, la più meravigliosa è ciò che chiamasi Libro.[3]
Dopo tutto, la Storia è la vera Poesia; e la Realtà, se interpretata in modo esatto è più grande del Romanzo. Anzi, nella giusta interpretazione della Realtà e della Storia risiede l'autentica Poesia.[4]
Felice colui che ha trovato il suo lavoro; non chieda altra felicità.[5]
Felici i popoli i cui annali sono vuoti nei libri di storia!
Happy the people whose annals are blank in history books![6]
Il cozzo di tutto il sistema solare e di tutti i sistemi stellari ti potrebbe uccidere una volta sola.[7][8]
Anche un cataclisma di tutti i sistemi solari e stellari ti può uccidere solo una volta.[2]
Il lavoro è la gran cura di tutte le malattie e le infelicità che assediano l'umanità.[9][10]
Le parole che non culminano in qualche sorta d'attività è meglio che siano interamente soppresse.[9][11]
Il mio regno non è quel che ho, ma quel che faccio.[12]
Non ho mai sentito di nessun valente che sia nato da persone assolutamente sciocche.[9][13]
Ogni lavoro, anche filare il cotone, è nobile; il lavoro è l'unica cosa nobile.
All work, even cotton spinning, is noble; work is alone noble.[14]
Quando si abbatte una quercia, la sua caduta echeggia in tutta la foresta, ma cento ghiande possono essere seminate in silenzio da un venticello che nessuno nota.[15]
Se Gesù Cristo arrivasse oggi fra noi, la gente non lo metterebbe nemmeno in croce. Lo inviterebbero a cena, lo ascolterebbero, e si burlerebbero di lui.[16][2]
Speranza vana voler rendere gli uomini felici attraverso la politica![17][2]
Un uomo che vuol lavorare e non trova lavoro è forse lo spettacolo più triste che l'ineguaglianza della fortuna possa offrire sulla terra.[18]
I tre elementi più importanti della civiltà moderna: la polvere da sparo, la stampa e la religione protestante. ("The State of German Literature")[2]
Il sentimentalista è il più arido tra tutti i mortali.
The barrenest of all mortals is the sentimentalist. ("Characteristics.")
La storia è l'essenza di innumerevoli biografie. ("On History")[2]
Una vita ben scritta è quasi tanto rara quanto una ben spesa.
A well-written Life is almost as rare as a well-spent one. ("Richter", 1827)
Direi che il maggior difetto è non esserne consci di alcuno.
The greatest of faults, I should say, is to be conscious of none. ("The Hero as Prophet")[19]
La vera università di questi giorni è una collezione di libri.
The true University of these days is a Collection of Books. ("The Hero as Man of Letters)[19]
Nessun grand'uomo vive invano: la storia del mondo non è che la biografia degli uomini grandi.
The history of the world is but the biography of great men ("The Hero as Divinity")[19]
Per ogni uomo che resiste alla prosperità, ce ne sono cento che resistono alle avversità.
For one man who can stand prosperity, there are a hundred that will stand adversity. ("The Hero as Man of Letters")[19]
Nel simbolo vero e proprio, in ciò che noi chiamiamo simbolo, vi è sempre, in maniera più o meno visibile e diretta, qualche incarnazione e rivelazione dell'Infinito; l'Infinito è fatto per mescolarsi al finito, per essere visibile e per così dire tangibile in esso. Di conseguenza, l'uomo è guidato e dominato dai simboli, e da essi reso felice oppure disgraziato.[20]
Per me il sarcasmo è, in linea generale, il linguaggio del Diavolo; per questo motivo io, da tempo, l'ho praticamente eliminato.[21]
Un uomo che abbia almeno una volta riso di gusto non può essere tutto sommato irrimediabilmente malvagio.
No man who has once heartily and wholly laughed can be altogether irreclaimably bad.[22]
La Francia fu per lungo tempo un dispotismo temperato dagli epigrammi.
France was long a despotism tempered by epigrams. (I, I, 1)[23]
Non è difficile capire la profonda incompatibilità reciproca che divide i due [Robespierre e Danton]; con qual terrore di odio femmineo la povera Formula verdemare guarda la straordinaria, colossale Realtà, e diventa più verde nell'osservarla [...] Due prodotti di tali dimensioni sono troppo per una sola rivoluzione.[24]
[Georges Jacques Danton] Pur con tante scorie, era un uomo, un'ardente realtà del grande grembo di fuoco della natura stessa.[24]
Aprite un libro e cercate di leggere, ma scoprite che Shakespeare è trito e banale, Dickens insipido e pedestre, Thackeray noioso e Carlyle eccessivamente sentimentale. (Jerome K. Jerome)
Che cosa trovò il Carlyle nella filosofia tedesca? [...] trovò [...] una concezione di vita dinamica, idealistica del tutto opposta a quella positivistica e meccanica predominante allora in Inghilterra. [...] dopo aver fruito di questa luce volle diffonderla tra i suoi connazionali: soldato solitario combattente per la nuova fede contro l'imperante positivismo. (Carlo Martini)
Come autore rappresentativo e figura di letterato, nessun altro come Carlyle lascerà in eredità al futuro più significativi indizi della nostra era tempestosa, dei suoi violenti paradossi, il clangore, i tormentati momenti del parto. Inoltre egli appartiene al ceppo più nostro della razza: né latino, né greco, ma definitivamente gotico. Ispido, montagnoso, vulcanico, era una rivoluzione francese in persona, assai più di qualsiasi suo libro. Per certi aspetti, sino a tutt'oggi nel secolo decimo-nono, la mente più preparata e acuta, anche dal punto di vista accademico, di tutta la Gran Bretagna; solo che aveva corpo sofferente. Tracce di dispepsia si trovano in ogni sua pagina, e talvolta la riempiono. Tra le lezioni della sua vita – una vita peraltro di una lunghezza sorprendente – potrebbe includersi questa – come dietro il computo del genio e della morale vi sia sempre lo stomaco, a dare una sorta di voto decisivo. (Walt Whitman)
↑ Citato in Ernst Gombrich, Nostra Signora della Libertà. Il sogno della Ragione: i simboli della Rivoluzione Francese, in FMR, n. 34, giugno-luglio 1985, p. 90.
↑ Da Sator Resartus, citato in Sergio Felleti, Consigli preziosi per una famiglia felice, Youcanprint Self Publishing, 2016, p. 50.
↑ Da Sartor Resartus, 1833–1834, I, 4. Citato in AA.VV., Dizionario delle citazioni, Rizzoli Bur, Milano, 2013, p. 642, § 3022. eISBN 978-88-58-65464-4