critico letterario italiano, poeta italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Carlo Martini (1908 – 1978), critico letterario e poeta italiano.
Amo il mio tempo: tragico e bellissimo. Malgrado tutto, credo nel valore insostituibile della parola: testimonianza dell'uomo. Tempo d'inisidie: soprattutto insidie di una tecnica spietata nell'imporre nuove dimensioni alla vita e al pensiero. Gli scrittori non si arrenderanno: e qualunque sia il futuro destino dell'epoca «atomica», sapranno essere custodi della parola.[1]
Candida brina sepolta in un aspro | umore, la cipolla: l'assapori | giovane muratore, con i denti | di luce: e un fresco sorriso tu hai, | come mangiassi l'oro dei fagiani. | Finita al bruno pane la cipolla, | aspra brina arrossata dentro il vino, | subito ti riprende la sirena: | digerirai sul vento della gru. | S'alza nell'aria d'aprile | la casa nuova che ancora odora calce e marmi: | i limpidi balconi hanno un sorriso | di fiori. Fresche donne con tappeti colorati | si sporgono nell'azzurro. | Ma tu non ci sei più, Giobatta Frento, | che sulla coffa della gru cantavi, | aprendo l'alba di duro cemento, | quest'inverno. Fu un gelido mattino, | e nel cerchio d'un grido sbigottito, | i tuoi compagni piangendo t'avvolsero nel pietoso sudario d'una tenda. (da Muratori[2])
Che cosa trovò il Carlyle nella filosofia tedesca? [...] trovò [...] una concezione di vita dinamica, idealistica del tutto opposta a quella positivistica e meccanica predominante allora in Inghilterra. [...] dopo aver fruito di questa luce volle diffonderla tra i suoi connazionali: soldato solitario combattente per la nuova fede contro l'imperante positivismo.[3]
Che sappiamo dell'Uomo? | abbiamo percorso qualche pallido millimetro | nel vento immane delle Galassie in volo, | abbiamo posato il piede timoroso | sulle sabbie roventi della Luna... | ma l'Uomo nel suo profondo abisso | ci è ancora ignoto.[4]
[Alba]È questa l'ora che pare possibile | ogni speranza umana, e il nostro esilio | d'una segreta melodìa s'indora. (da I miei amici dell'alba, L'allegro racconto dei viventi, Il girasole, Rieti, 1952)
Già è scesa la sera sulla nostra | inquieta stanchezza di viandanti.[5]
[Istria]Presente nel mio cuore tu mi sei, | immagine paziente di fatica: | se scarsa è la tua spica, e se aspri sassi | contendono all'aratro magre zolle; | se spegni il vano riso sulla bocca | (troppa è l'aridità che ti circonda) | cara mi sei, | ché tu somigli all'affannosa vita. (da Istria, L'Arena di Pola, 17 aprile 1957, p. 3)
Sono il sole e l'allodola. | E sono questa luce rosargento | che libera il mattino dal suo peso. | E m'è serena cosa anche il cipresso | che tenta il mio pensiero alla quiete suprema. (da Primavera, Meridiano di Roma, 19 luglio 1942, p. 5)
La poesia di Carlo Martini si muove leggera e libera. Non ama le tortuosità intellettuali, non si adagia nelle immagini «ad effetto», non si corrompe nella retorica della parola. È una poesia fatta di cose concrete, di realtà conquistate, di figure immediate, di sentimenti incarnati nel «quotidiano» [...] è una poesia che porta nelle pieghe la gioia della mattina, la melanconia dell'autunno: è una poesia che si è liberata dai giochi e dagli artifici per correre vergine sulla terra. La realtà non si disfà e non si nasconde ma viene epifanizzandosi in un ritmo veloce e affannato di rappresentarsi, si manifesta attraverso le forme più disparate. (Francesco Grisi)
Trovo un poeta. E quale profondo, doloroso, delicato, religioso poeta! (Domenico Giuliotti)
↑ Citato in Elio Filippo Accrocca, Carlo Martini, in Ritratti su misura di scrittori italiani, Sodalizio del libro, Venezia, 1960, p. 53.
↑ Citato in Sergio Turconi, La poesia neorealista italiana, Mursia, Milano, 1977, p. 137.
↑ Da Carlyle, Rassegna di cultura, fasc. 12, dicembre 1939, p. 355.
↑ Citato in Sergio Pinna, La protezione dell'ambiente, FrancoAngeli, Milano, 1998, p. 80.
↑ Citato in Nicola Francesco Cimmino, Poeti vecchi e nuovi (C. Govoni, C. Martini, B. Nardini, T. Marrone, C. Zannerio), in Nota sulla letteratura italiana nel 1950, Sansoni, Firenze, 1951, p. 50.