attivista, scrittore e politico italiano (1945-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Mario Capanna (1945 – vivente), attivista, politico e scrittore italiano.
Citazioni in ordine temporale.
Il tempo ha dato ragione a noi, che allora criticavamo e combattevamo il sistema sorpassato, diffuso nelle nostre università. Siamo stati i primi a chiedere la non verbalizzazione degli esami con esito negativo. Allora sembrava una "madornalità" la nostra richiesta, oggi è una prassi comune.[1]
[Sui gruppi appartenenti alla sinistra extraparlamentare nel movimento studentesco] Quattro persone vocianti che hanno tutta la nostra comprensione per la loro stupidità.[2]
[Sulla struttura del movimento studentesco] È un movimento giovanile di massa, nato intorno al 1968 e che si propone di aprire la scuola alle masse popolari, oltreché di lottare a fianco della classe operaia per eliminare lo sfruttamento capitalistico e istituire la società socialista. Gli studenti si riuniscono spontaneamente in assemblea dove prendono le loro scelte.[3]
[Sul suo ruolo nel movimento studentesco] Nessun ruolo, nel senso che danno le altre organizzazioni a questo termine: sono solo uno, al quale capita spesso di trovarsi in prima linea.[3]
[Dopo la sentenza di condanna del processo a suo carico] Chiedo che oggi stesso in carcere, mi si venga ad interrogare in merito all'ordine di cattura che mi è stato consegnato poco fa, durante la pausa. Chi vuole intendere, intenda.[4]
Noi facciamo politica e pertanto evitiamo per principio di commettere reati, per evitare che si ritorcano a nostro danno, anche perché si trova poi il magistrato che ha il mandato di cattura facile.[4]
[Sulle dimissioni dal Partito di Unità Proletaria] I vertici del gruppo "Manifesto" sono portatori di orientamenti teorici e di una linea politica del tutto subordinata alle grandi correnti del riformismo moderno, al pci in particolare.[5]
[Su Rossana Rossanda e Lucio Magri al vertice del Partito di Unità Proletaria] Sono portatori sistematici del revisionismo neotogliattiano e berlingueriano, un moderatismo ad oltranza tinto di rosso, dove il colore serve solo a coprire tramite il chiacchiericcio l'asfissia teorica e l'impotenza pratica sul piano delle iniziative tra le masse.[5]
[Sul confronto con Pietro Ingrao] Ci sono tratti significativi di analogia con quello che dice lui.[6]
[Sul rapporto tra il '68 e il movimento armato] Ci sono ancora alcuni che sostengono che il '68 sia padre del terrorismo. Questo è un falso storico. Il '68 è stato un insieme di grandi lotte alla luce del sole, con la gente impegnata in prima fila, pagava di persona, subiva processi e repressione. Il terrorismo è esattamente l'opposto, è l'agguato dietro l'angolo, è il sostituirsi di pochi ai grandi movimenti, è l'eliminazione fisica dell'avversario. In questo senso il terrorismo è negazione non riuscita del '68.[7]
[Sul movimento studentesco del 1968] In un grande movimento complesso e articolato come quello è normale, è successo anche alla Resistenza antifascista, che ci sia una larga maggioranza che lo porta avanti e ne moltiplica ulteriormente le proposte: il desiderio di solidarietà, di uguaglianza, di democrazia diretta; c'è poi una parte più piccola che si perde per strada, una parte che si ferma, una parte che addirittura va indietro. È normale, ma è una cosa evidente. Conquiste decisive come il divorzio o l'aborto, o come lo Statuto dei lavoratori, non sarebbero state raggiunte senza che nel '68 e '69 la cultura e il modo di sentire di milioni di persone non avessero subito un mutamento profondo e innovatore.[7]
[Su Leonardo Sciascia] Sentirti dire oggi che sei stufo di parlare di mafia mi sorprende. Sei stato proprio tu a insegnare che il silenzio è la prima forma di complicità.[8]
[Sulla possibilità di evitare la Guerra del Golfo] Finora i governi si sono comportati all'opposto, badando solo ai preparativi bellici, determinando una situazione che ha indotto il segretario dell'ONU Pérez de Cuéllar a parlare di "rischio di guerra mondiale".[9]
[Sull'esame di maturità e la riforma scolastica] Adesso l'esame di maturità mi sembra anacronistico, anche un po' aleatorio. Interrogati da professori che non conoscono l'alunno su materie sorteggiate. La riforma può essere un passo avanti, per togliere soprattutto quel rischio: di giocarsi una carriera in mezz'ora, davanti a troppi visi sconosciuti.[10]
[Sulla decisione di non candidarsi alle elezioni] Non mi sono ripresentato alle ultime elezioni per una scelta ben precisa. Almeno un pazzo, mi sono detto, non si deve avvitare alla poltrona per tutta la vita. E così ho fatto. Senza, per la verità, avere un gran seguito.[11]
[Sul ruolo di Giuliano Ferrara nel movimento studentesco] Lui c'era con noi, lo testimonia una foto: stava scappando durante le cariche. Si dice pentito, che se tornasse indietro non parteciperebbe.[12]
[Sul divieto di fumo impostogli in una trasmissione televisiva] È stato violato il mio diritto costituzionale, voglio una riparazione. Mi dichiaro prigioniero politico di Telelombardia.[13]
[Rivolgendosi a Emanuele Severino] Lei sa che molti critici dicono: Severino è geniale, però dice delle cose che non stanno né in cielo né in terra. E così continuano a dormire tranquilli nella notte. Molto spesso è l'atteggiamento degli ipocriti, degli ignoranti.[14]
[Sul movimento degli indignati] Se questo movimento regge nel tempo e non si dissolve rapidamente, come capitato ad altri movimenti negli anni scorsi, può essere una pagina importante di cambiamento.[15]
[Sulla condanna a Silvio Berlusconi] Considero Berlusconi un avversario politico, non un nemico al quale non lasci scampo. Di fronte alla condanna, che considero ovviamente strafondata, ha prevalso il sentimento della pietas, l'aspetto umano.[16]
[Su Matteo Renzi] È uno che sta su un cavallo. Non sa da dove è partito né dove vuole andare, l'importante è continuare a galoppare, altrimenti finisce disarcionato.[17]
[Sui lasciti del sessantotto] Siamo stati in piccolo come la Rivoluzione francese. Dopo un po' è arrivata la Restaurazione. Ma attenzione, dopo la Restaurazione arrivano i moti del '48. La politica oggi non esiste più. Tutto è ridotto a finzione e simulazione. E anche la sinistra ha fallito quando è arrivata al governo e s'è scoperta neoliberista.[17]
[Sul referendum costituzionale del 2016] Se avessi la possibilità voterei NO con due voti, non con uno. È ridicolo che il Senato venga ridotta ad una Camera di serie B, con consiglieri regionali e sindaci. E poi c'è un'altra cosa. Ricordate la legge di De Gasperi del 1953, che venne chiamata "legge truffa"? Ecco, la legge elettorale di Renzi è una supertruffa, perché con l'Italicum basta che un partito prenda anche solo il 23% che poi al ballottaggio può prendere la maggioranza assoluta. Così abbiamo voti di serie A e voti di serie B: chi vota per i vincitori avrà un voto doppio, mentre gli altri avranno un voto dimezzato.[18]
[Su Paolo Gentiloni e la sua partecipazione al movimento studentesco] Gentiloni giovane aveva la stessa cifra del Gentiloni di oggi. Un uomo che sta dietro le quinte, che non ha un grande carisma. Un amico di Morfeo.[19]
[Sulla figura politica di Paolo Gentiloni] Ormai è il clone di Renzi. Che parabola per chi ha fatto il ‘68. Sarà stato il richiamo della foresta. Del resto se ti chiami Silverj, discendente dei Conti di Filottrano, di Cingoli e di Macerata, e hai rinnegato la tua classe, torni indietro. Poi Roma è corruttrice. Con i suoi salotti, i Chicco Testa, i Realacci, i Rutelli. La Dc.[19]
[Sulla richiesta di modifica della legge sui vitalizi che Capanna percepisce] La tragedia della stupidaggine è tutta del Pd. Facendo questo provvedimento di quello scimunito di Giachetti si è portata acqua al mulino del M5S, che giustamente ha brindato alla Camera. Roba da mentecatti politici come Richetti. [...] Il vitalizio non è un privilegio. Il metodo retributivo è giusto, la pensione va calcolata sull'ultimo stipendio. Non si era mai visto un provvedimento retroattivo. Non so quanto perdo, non me ne preoccupo. Soprattutto perché non passerà al Senato e sicuramente verrà bocciata dalla Corte Costituzionale.[20]
Intervista di Giovanni Cerruti, La Stampa, 12 agosto 1996.
[Sul ruolo politico dell'Italia nel processo di pace in Medio Oriente] Non siamo la Germania o l'Inghilterra, lontane dal Mediterraneo, e far progredire il processo di pace non è soltanto un interesse dell'Italia: lo è anche per minare alla radice ogni forma di tentazione terroristica che proviene dal Medio Oriente.
[Sul trattato di pace tra Israele e Palestina e Yasser Arafat] Per come viene impostato il processo di pace l'obbligo è trasformare Arafat nel poliziotto del proprio popolo.
[Sulle difficoltà ad attuare il programma di pace] Quella attuale è una democrazia esercitata in uno Stato che non c'è, e per la parte che esiste è a sovranità limitata. Una democrazia che non c'è non per colpa di Arafat o dei palestinesi, ma perché la pace non è stata impostata alla pari e il mondo opulento sta dalla parte degli occupanti.
Intervista di Claudio Sabelli Fioretti, L'Adige, citato in Interviste.sabellifioretti.it, 26 luglio 2002.
Per la prima volta nella storia dell'uomo la tecnica può innestare fra loro geni di specie diverse. In tempi brevissimi si possono sconvolgere equilibri che la natura ha impiegato milioni di anni a creare. Quattro quinti dell'umanità sono condannati alla fame e alla disperazione in base a precisi vincoli economici e finanziari.
Il 70 per cento dei cittadini europei non ne vuole sapere di cibi transgenici. Le biotecnologie non possono rimanere assoggettate alle regole del profitto. Si fanno ricerche sulle quali si pone il monopolio del brevetto. Uno scandalo: i geni sono patrimonio dell'umanità. Come brevettare l'acqua o l’aria. Ma scattano profitti colossali.
[Sul Sessantotto] Non bisogna vivere retrovolti. Quegli anni sono stati formidabili proprio perché ci hanno dato insegnamenti positivi per guardare meglio il futuro.
Il voltagabbana quando si mette nella logica di girare dove va il vento, non ha limiti. Lo fa una volta e lo fa mille volte. I voltagabbana sono molti, ma sembrano molti di più perché occupano posizioni favorevoli dalle quali fanno molto chiasso.
Gli organismi europei hanno vietato la clonazione umana ma reso possibile la clonazione di parti del corpo. Andando avanti sulla strada della clonazione il rischio è di arrivare ad una società di prefabbricati e di controllati ad opera di guardiani tecnologici. In teoria si può pensare di creare un essere umano che abbia la capacità di uccidere senza provare rimorso.
L'India ha accettato la coltivazione del cotone geneticamente modificato sulla base di enormi pressioni americane. I governi del terzo mondo sono ricattati: se non accettano perdono gli aiuti per lo sviluppo.
Per un credente l'uomo non può modificare gli equilibri fondamentali del Creato perché questo contrasta con i principi etici che dovrebbero orientare l'esistenza.
[Sull'analogia tra movimento del '68 e rivoluzione culturale cinese] All'epoca, quando gli avvenimenti erano in corso, molti dentro il movimento coglievano l'aspetto, che pure c'era, di un popolo che si muoveva per fare un ulteriore passo avanti: il famoso “bombardate il quartier generale”, che era il quartier generale dello stesso Partito Comunista Cinese.
[Sul legame tra movimento del '68 e movimento del '77] Come tutti i fatti che si susseguono nella storia è inevitabile un legame di successione, ma si tratta di una cosa del tutto diversa. Dieci anni sono tanti nello scorrere del tempo. Il tratto di continuità che vedo tra i due periodi è rappresentato, a mio avviso, da una grande ansia di autodeterminazione dei giovani. Un' ansia che, nel '77, è stata però castrata dalla forbice che vedeva il terrorismo da un lato e la repressione di Stato dall'altra. Da qui è scaturita anche la difficoltà del movimento del '77 nello svilupparsi. Infatti è durato molto poco. Ho sempre, però, ritenuto sbagliata e infondata l'equazione '77 uguale terrorismo.
[Sulla strage di piazza Fontana] È importante ricordare che il primo atto di terrorismo in questo paese viene compiuto dallo Stato, con la strage di Piazza Fontana. Quest'episodio viene visto dal Paese come il tentativo di ricacciare indietro tutto. È lo spartiacque che segna l'inizio di una fase completamente diversa, che è la fase della violenza degli anni '70.
[Sulle degenerazioni del movimento del '68] È innegabile che il '68 per lunghi mesi nasce e si mantiene rigorosamente pacifico e non violento. Basta sfogliare i giornali di quegli anni per verificarlo. Non va mai dimenticato che le prime forme di violenza si inoculano quando comincia la repressione di Stato e fascista. Da quel momento si sono verificati, in alcune situazioni, anche degli eccessi di autodifesa. E questo appartiene a parte degli errori dello sviluppo del '68. In ogni caso, il 68 non ha mai ucciso nessuno. Questo si tende a dimenticarlo, ma è decisivo. La repressione che questo movimento ha dovuto subire è stata invece sistematica, con stragi, eccidi, assassinii.
[Sull'appoggio al Movimento 5 Stelle da parte di Dario Fo] Dario è sempre stato dalla parte del cambiamento, della non rassegnazione. Quell'artista geniale che tutti sanno che è, ha sempre dimostrato sensibilità e attenzione ai fenomeni nuovi, e non mi meraviglio che abbia spezzato una lancia a favore del 5 Stelle, rientra nella sua natura.
[Sulla possibilità della democrazia diretta dell'elettore nel Movimento 5 Stelle] Per adesso il cittadino che ha votato 5 Stelle ha scelto una forma inedita di delega, ma che sempre delega è: io voto per Beppe Grillo e i suoi candidati sconosciuti poiché immagino, o spero, che la delega che io cittadino arrabbiato vi do, la possiate usare in modo più efficace rispetto a quanto hanno fatto le vecchie cariatidi.
[Sull'analogia tra movimento del '68 e Movimento 5 Stelle] Per prima cosa eviterei i paragoni con il passato e misurerei il fenomeno 5 Stelle con il futuro. Non è un Sessantotto, mancano sia le condizioni internazionali d'allora, sia quei fermenti di partecipazione democratica diretta che attraversavano ogni scuola, ogni fabbrica, ogni ufficio, ogni professione.
[Sul Movimento 5 Stelle] Ritengo che il Movimento di Grillo sia un fenomeno notevolmente scardinante dell'ordine corrente delle cose.
[Sulla legge elettorale e i risultati elettorali della XVII legislatura] Se non ci fosse stata questa legge elettorale oscena, ma ci fosse stata la legge elettorale proporzionale, la composizione parlamentare sarebbe stata completamente diversa.
[Sulla crisi economica] Siamo di fronte ad una crisi evidentissima del capitalismo finanziario, che è all'origine della crisi complessiva.
Intervista di Wanda Valli, Repubblica.it, 15 aprile 2016.
[Sulla contestazione studentesca di destra] Oggi c'è una debolezza generale della sinistra, c'è il Paese guidato da un governo che attua politiche neo liberiste alla Tony Blair e, di fatto, basta pensare all'abolizione dell'articolo 18, diventa la prosecuzione di un governo tatcheriano. Tutto si riflette in una ulteriore debolezza della sinistra giovanile nelle scuole, nei licei e all'Università.
[Sull'utilizzo dei social media] Il mondo legato a Internet ha molti pregi da sfruttare, purché si sia ben consapevoli dei rischi. Il pregio maggiore è l'immediatezza comunicativa: il messaggio che arriva subito ai suoi tantissimi destinatari.
Nel senso più nobile del termine, politica equivale a prendersi a cuore, capire che il tuo problema puoi risolverlo insieme con gli altri. Adesso non è più così, ma sono cautamente ottimista.
[Sul disagio giovanile] Nella fascia d'età tra i 15 e i 25 anni ovunque, in Italia, in Europa, in Occidente, la prima causa di morte, più della droga, più dell'alcol, è il suicidio. Sta a certificare che i ragazzi si sentono chiusi in una società senza futuro. Senza speranza. Ma così non può durare, la storia lo conferma.
[Sui rischi dei social media] Non c'è più la democrazia diretta partecipata, ha preso in qualche modo il suo posto proprio una sorta di artificialità telematica che ha contagiato non solo i figli, ma padri e madri.
Intervista di Luciana Grosso, Vanity fair, 22 aprile 2016.
[Sulle spese militari] Abolendo quelle si avrebbero risparmi per miliardi di euro, soldi che, per esempio, potrebbero essere messi a bilancio per le pensioni e dare sollievo a tutti.
[Sulla crisi pensionistica nata dal passato] A mandare a gambe all'aria il sistema non sono state le pensioni dei lavoratori comuni, che hanno lavorato, pagato i contributi e maturato un diritto. Il problema sono gli abusi, come le pensioni d'oro di banchieri e commis di Stato, che prendono assegni da favola assolutamente non corrispondenti al loro lavoro.
[Sull'organizzazione della protesta contro il sistema da parte di una generazione] Deve organizzarsi, andare in piazza e urlare a gran voce. Deve occuparsi della polis. Noi lo abbiamo fatto, dovrebbero farlo anche i nostri figli.
[Sulla riforma dell'età pensionabile e i giovani] Io sto contro un sistema che li costringe a lavorare in questo modo, li costringerà a andare a lavorare col bastone e, nel frattempo fa arricchire le banche e le assicurazioni con il sistema delle pensioni integrative.
[Sul suo vitalizio da politico] L'ho avuto a sessant'anni, come tutti, e ho fatto il mio lavoro per averla.
Intervista di Fabio Cucculelli, Benecomune.net, 27 aprile 2017.
Alla prepotenza non va, dunque, opposta altra prepotenza, ma l'equilibrio, che è la sua vera alternativa.
[Sui migranti e i profughi] Dopo aver loro portato la guerra e averli ridotti in miseria, vorremmo che non venissero a disturbarci tra lo sfavillio di vetrine delle nostre città. "Ragionamenti" da cerebrolesi.
Il fondamentalismo produce mostri ed è, per sua intrinseca logica, negativo. Ogni fondamentalismo presume di avere il possesso della verità, non riconoscendola a nessun altro. Guardiamo la storia: è il fondamentalismo dell'Occidente che ha suscitato e alimenta oggi quello islamico.
L'alternativa al profitto esiste, ed è operante. Le produzioni e i commerci equi e solidali si basano sull'onesto guadagno, ripartito, senza sfruttamento, tra chi produce, chi trasforma, chi trasporta, chi distribuisce e vende.
Se sai, nessun potere esterno potrà costringerti. Al contrario se non sai, finirai preda del primo demagogo di turno.
Un pensiero o è vero o è infondato. O è agganciato alla realtà oppure ne costituisce il travisamento. Il fondamentalismo, in ogni sua variante, è il tradimento del pensiero reale, proprio perché, nella sua unilateralità, si preclude la visione effettiva delle cose e delle loro interrelazioni.
Citazioni non datate
[Parlando di Giorgio Gaber] Era uno di quegli spiriti alti che compaiono di rado nella storia, per fare quell'operazione tanto cara ai greci, il disvelamento. Mettere a nudo le debolezze umane. Gaber non parlava solo dell'amore o dello "Shampoo", parlava anche di ben altro. Con riflessioni a volte però messe in secondo piano, in quanto danno fastidio a troppi. [...] Non per nulla ha testimoniato sino all'ultimo quanto vedeva, i rischi e gli slanci, avendo il coraggio di mettersi in gioco e di portare la sua testimonianza contestatrice e costruttiva insieme libera e gratuita, dappertutto.[21]
Ho amato moltissimo Giorgione [Gaber], anche se non sempre siamo stati d'accordo. Naturalmente, mi verrebbe da dire. Giacché nel momento in cui lui mi scriveva che la nostra generazione aveva perso, uno come me non poteva che dissentire. [...] E la "sconfitta" da lui cantata allora è una presa di coscienza: della mancanza di continuità fra quello che si mise in gioco nel Sessantotto e quanto non si è messo in gioco dopo. [...] Giorgione, in realtà, era un contestatore permanente. E proprio per questo a volte persino noi lo trovavamo fuori dal coro. Era un anticipatore, contestatore nel senso etimologico profondo (da contestor: "chiamo in testimonianza").[22]
Mario Capanna fa parte della storia d’Italia. Per molti è un'icona, un Guevara minore e locale che ha incendiato e guidato la contestazione. Per altri è il simbolo del disordine tipico dei giovani e della loro impazienza. (Claudio Sabelli Fioretti)
Quando le rivoluzioni finiscono lasciano dietro solo una schiera di reduci e di burocrati. Noi abbiamo avuto una specie di rivoluzione, il mitizzato '68, che si è lasciata alle spalle un impiegato fedele. Di più: un parastatale della rivolta, un ufficiale di scrittura di quegli anni «formidabili». Ogni volta che interviene dimostra che la sorte di chi si è ribellato troppo è la sottomissione a un'idea fissa. (Aldo Grasso)
Quattr'anni e mezzo orsono, quando questo giornale nacque, un «ragazzo del '68» (con tante scuse a quelli veri, del '99), Mario Capanna, oggi gerarchetto regionale (che belle carriere, questi rivoluzionari!), dichiarò che, come nemici del «pubblico» e del «sociale» e come assertori del «privato», e quindi della reazione, noi saremmo diventati il più bel museo della città, dove babbi e mamme avrebbero potuto condurre in gita ricreativa i loro figlioletti per mostrargli, dal vivo, com'erano buffi i loro nonni e bisnonni: noi. Bene. Se il vento seguita a soffiare come soffia, saremo noi che di qui a un po' condurremo i nostri figlioletti dal signor Capanna per mostrargli com'erano buffi i loro nonni e bisnonni di dieci anni fa. Ma non lo faremo. Lo spettacolo di questi ragazzi-prodigio abortiti, di questi barricadieri con pancia e cellulite che credevano di camminare con la Storia, e invece camminavano solo con la moda, non ha nulla di edificante. (Indro Montanelli)
Un leader, insomma, della contestazione: senza le briglia, ma anche senza le difese degli apparati di partito, costretto sempre ad essere in prima fila, a sbagliare e a pagare di persona. (Giampaolo Pansa)
Mario Capanna, Contestazione permanente (pp. 47 – 48); in Andrea Pedrinelli (a cura di), Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, Kowalski, Milano, 2008. ISBN 978-88-7496-754-4