Andrea [Plazzi] è incredibile per la quantità di cose che conosce. Dopo anni che ci frequentavamo, fa una telefonata in inglese con una persona del fumetto americana, poi, parlando, mi rivela che in realtà la sua prima lingua straniera è il francese. E che ha conosciuto Marjane Satrapi. Andrea è così. Tira fuori queste cose, come se fossero cose che succedono tutti i giorni. Tipo la volta che, a una festa in America, Ed Brubaker gli ha vomitato sulle scarpe.[3]
Cerco sempre di fare un numero di Rat-Man come se fosse l'ultimo. Per questo ci metto tanto, ho una mano continuamente attaccata ai testicoli.[4]
Che però che due maroni, quel romanzo lì, On the Road, che l'avevo finito a forza, non mi era mica piaciuto molto. Perché in fondo non mi era mica piaciuto lui, Kerouac, che un po' usa la gente che incontra, e poi se ne sbarazza per tornare a viaggiare da solo.[5]
Chloe Moretz, l'attrice con due sole espressioni: con sigaro e senza sigaro (e Chloe Moretz non fuma).[6]
Cosa potevo fare, da grande? Le strade erano due. O donavo gli organi, o facevo il fumettista. Il cuore l'aveva già preso mia moglie Caterina, il resto era da buttare. Così ho fatto fumetti.[7]
[Su Rat-Man] Credo che un personaggio un po' "difettoso", come in effetti siamo tutti noi, attiri naturalmente la simpatia del pubblico. Ci si rivede in lui e si ride dei nostri difetti, ma a parte questo, immagino che la capacità di lottare e di credere in sé stesso, tipica di Rat-Man, sia una piccola luce di speranza. Un anti-eroe, come lo definirebbero, che, al di là della forma fisica assente, potrebbe essere benissimo al livello di un Balboa prima maniera.[8]
Delle volte sembra che non tutto sia possibile nella vita, e per certi versi è così. Per altri versi però si può a volte ovviare con delle soluzioni diverse, e del resto si risolveva così anche Rat-Man: un supereroe senza poteri, che però voleva a tutti costi essere un supereroe. Stessa cosa per Cinzia. Forse in tutto quello che scrivo c'è un tema comune: qualcuno che se vuole e se ci crede tantissimo in qualche modo può riuscire nell'impossibile.[9]
Diciamo che ogni volta che recensisco un film, lo faccio perché ha smosso qualcosa. Non sempre è l'entusiasmo, e dopo va tirato lo sciacquone.[10]
Dite quello che volete, ma il terzo film di Spider-Man ha un larghissimo seguito sui più giovani, che amano tantissimo gli scontri tra l'eroe e i cattivi. Poi siamo tutti d'accordo, che il film sia stato un piede destro che finiva dentro una buca, mentre quello sinistro scivolava su una cacca. Per evitare di cadere, il regista si è aggrappato a un roveto.[11]
E allora via che si comincia a bussare. Toc! Toc! Una casa editrice dopo l'altra, sperando che qualcuno apra. Che qualcuno mi faccia entrare. "L'investigatore Merlo?" mi risponde al telefono la voce dell'editore della casa editrice Taldeitali. "Sì, in redazione lo hanno letto, lo hanno trovato molto divertente. Non ci interessa." Giuro, disse così.[12]
E scusate, non dovrei dirmele da solo, queste cose, ma è una storia del 1993 e da allora ci sono state decine e decine di storie, forse più importanti, forse scritte meglio, o più audaci nella struttura narrativa... Ma Merlo resterà per me una storia "matura", priva di quel bisogno di dimostrare "qualcosa", che a volte noi autori mettiamo nelle nostre opere. Una storia ferma e dal gusto retrò e pieno, in grado di lasciare una piacevole sensazione di calore.[13]
[Rat-Man] È uno che pensa di essere un supereroe perché ha una maschera con le orecchie da topo. Uno potrebbe pensare che forse non è troppo intelligente ma questo suo pensare di essere un eroe è il suo segreto, perché lui crede in se stesso e forse non avendo nessun talento, alla fine rischia di averne uno. Tra il suo credere di essere un supereroe e la realtà c'è un campo minato in cui succede di tutto in attesa del grande finale.[14]
Ed è una serie [The Walking Dead] che ti lascia la voglia di sapere cosa succederà nel prossimo numero. Anzi, più che la voglia, la NECESSITÀ, di sapere come prosegue la storia. Pazzesco. Sono storie di 22 pagine ciascuna. Pazzesco pensare come sia possibile, in sole 22 pagine, creare un legame fortissimo con i lettori.[15]
Fin da bambino, la presenza alle chine di [Joe] Sinnott era per me garanzia di altissima qualità e riconoscevo il suo stile potente e al tempo stesso preciso e curato, che elevava la qualità delle storie al di sopra di quelle inchiostrate dagli altri, Dick Ayers, Chic Stone e Vince Colletta.[16]
Giulia mi chiede se io odio i gatti. Perché vede che nelle storie sono trattati male da Rat-Man e allora le è venuto il dubbio. Quale dubbio, Giulia? Ma no, che non li odio! A me piacciono un sacco! Sanno di pollo![17]
I due [Rat-Man e Brakko] sono infatti complementari. Quello che manca a Rat-Man manca anche a Brakko.[18]
Il bianco della pagina. Il luogo dove ho sempre voluto abitare, fra le vignette, dove tutto è possibile, prima della vignetta successiva. [...] La pagina bianca ha dentro di sé tutto. È per questo che si prova timore, di fronte a essa. Perché se ogni segno è gravido del successivo, ogni percorso che deciderai di intraprendere ne genererà altri e questi, a loro volta, altri, fino a che in breve le possibilità saranno infinite e i timorosi si perderanno in quell'immensità di scelte, incapaci di procedere, rassicurati da tratti conosciuti e sperimentati, su cui potranno consolarsi, fingendo di non avere potuto fare altro che chinare la testa e ripercorrere sentieri familiari. Ma questo è quello che io non farò. Ecco, una piccola certezza da regalarvi in fondo ce l'ho. Che il bianco o lo si affronta davvero, o nemmeno vale la pena di partire.[19]
Il primo film che ho visto in un cinema vero (non quello della parrocchia, per quanto emozionante fosse stato assistere a Il giorno dei Trifidi nonostante le urla e il lancio dei pop corn), è stato anche il film che mi ha completamente cambiato la prospettiva della scala "da Ciccio e Franco" a "Meraviglioso", e si tratta di quel L'Impero colpisce ancora, che era il film di mezzo della prima trilogia di Star Wars. [...] E sebbene quel film non avesse una conclusione, ma lasciasse in sospeso moltissime file della trama, era così maestoso e drammatico e profondo che da allora si è sempre utilizzato come paragone ideale per ogni altro film che unisca il primo e il terzo di una trilogia.[21]
Il Ragno, catturato, cerca di corrompere Rat-Man proponendogli di diventare una star del fumetto, con qualche accorgimento che lo farebbe diventare un personaggio postatomico, darkeggiante, tecnologico... Quando uscì Brendon della Bonelli, qualcuno mi scrisse che mi avevano copiato l'idea...[22][parlando della storia Rat-Man contro il Ragno!]
In Transformers 2 non si capiva cosa succedesse alle auto, ma ne 'L'era dell'estinzione' si capisce bene e piangi, gridando "Perché??" a chi ti ha spinto a vederlo al cinema. Credo che sia la più grande perdita di tempo nella vita di uno spettatore. Più di passare tre ore a guardare cosa fa la tua ex su Facebook. O video di gattini in loop.[23]
L'arte è fragile come le persone che la esprimono. E al tempo stesso, in quell'espressione necessaria alla vita, diventa eterna.[15]
La fatica. Proprio così. Star Wars - Episodio II è noto tra gli amici (Episodio I, III, IV e V, mentre con il VI si conoscono solo di vista) come la fatica. La fatica di fare un film di Guerre Stellari. O la fatica di stare dietro alle scalmane di George Lucas, o la fatica di dare un senso a qualcosa che non ne ha, nemmeno se lo riprendi con dietro lo schermo verde e poi ci aggiungi il senso, digitalmente.[20]
La responsabilità che si porta addosso Star Wars - Il risveglio della Forza non è facile da descrivere, ma io continuo a sostenere che ci sia nell'aria un'attesa pari a un secondo avvento. Per dire. Robe che quando annunciano il nuovo trailer in uscita al venerdì, la gente scrive sui social "a che serve, giovedì?".[24]
La situazione di Cinzia può essere quella di tutti noi, non a livello di orientamento sessuale, ma per il desiderio di volere qualcosa quando la natura e il destino hanno deciso diversamente. Nella serie, Cinzia è innamorata di Rat-Man ma non potrà mai averlo. L'impossibilità di ottenere qualcosa e la frustrazione con cui si affronta questa condizione è universale sono gli elementi per cui ognuno si è rivisto in questo personaggio.[25]
[Su Cinzia] [...] la storia di Cinzia la vedo come una commedia, una di quelle in cui c'è il momento drammatico o di commozione, e poi si torna al sorriso. Si vive, si ride, si piange. La base di partenza è sicuramente drammatica, perché, nonostante sia il 2018, ancora dobbiamo subirci gente che parla come se arrivasse dal medioevo, dall'inquisizione. Lì il dramma è di base. Ma quello che, secondo me, emerge in questa storia, come un fiore che nasce dalla merda - per dirla proprio alla francese - è questa solarità di Cinzia, la sua (chiamiamola così) incoscienza nel cercare di essere se stessa pur di riuscire a ottenere la felicità, come la cerchiamo tutti. Però lei lo fa con un animo più leggero, io l'ho sempre ammirata per questo. Non sarei in grado di fare come lei, sei io fossi nelle sue condizioni, sarebbe abbastanza drammatico per me, resterei in casa e non saprei veramente da che parte ritirarmi, perché ho un carattere molto più cupo di Cinzia.[26]
Lo chiamavano Jeeg unisce Gomorra con Chronicle, è ambientato in un contesto di bassa criminalità romana, con questo tipo che acquista poteri straordinari... Ha dimostrato che anche per noi italiani è possibile fare un bel film di supereroi.[27]
[Ade Capone] Lo sentivo simile al mio modo di vedere le cose, eppure più avanti di me, a indicare la strada. E non era un fatto semplicemente anagrafico, era che Ade non stava mai fermo, doveva andare, doveva scoprire, sapere. Sugli albi di Lazarus Ledd si rifletteva ogni tecnologia, ogni teoria tra le più avanzate. Mentre noi stavamo ancora usando la cabina telefonica, Lazarus già tuittava, per dire. Anche se tuittare non è una cosa da Lazarus.[28]
Ma, guarda, io ho trovato questo film dell'arrivo in stazione abbastanza scadente dal punto di vista della narrativa, insomma. Non c'era un guizzo, non c'era... sì, c'è un po' di pathos alla fine, quando lo vedi arrivare... la partenza, l'arrivo... quello coinvolge. Che rovina un po' è però la scelta dei costumi. Li ho trovati un po' vecchi.[29]
Ma qualcosa resta sempre. Lì. Acquattato in un angolo della coscienza. Quel desiderio di rompere le regole. Di infrangere la legge. Di prendere ciò che non è nostro perché, semplicemente, ci piace. Credo che il successo di un fumetto come il Diabolik delle sorelle Giussani sia da attribuire in parte a questo lato oscuro che tutti noi abbiamo.[30]
Mi fa ridere l'imprevedibilità. La risata nasce da un cortocircuito tra quello che è normale e quello che non lo è.[31]
Mi sento prima di tutto un narratore. Per questo motivo, tutte le volte che ho scritto una storia, la considero già terminata; visto che con i disegni mi devo semplicemente divertire.[1]
Mi sforzo di essere credente. Ma, una volta interiorizzati i messaggi, restano materiali su cui con prudenza si può scherzare. Mi pare che papa Francesco abbia detto che Dio ha il senso dell'umorismo. Sono d'accordo. Altrimenti non ci avrebbe creato.[32]
[La serie animata di Rat-Man] Non funzionò per diversi fattori. Il primo fu sicuramente una programmazione televisiva senza senso. Anche una iniziale richiesta di un prodotto dall'umorismo "graffiante" venne successivamente sminuita da richieste di interventi di censura.[8]
Non sarei narratore di storie a fumetti se non avessi ancora sotto pelle, come l'inchiostro di un tatuaggio, le storie di Grazia Nidasio, l'autrice di Valentina Mela Verde. La capacità di narrare il quotidiano, la vita che ognuno di noi viveva in quegli anni 70-80, ha alzato l'asticella di qualunque sceneggiatore di fumetti. Perché è facile raccontare di viaggi interdimensionali, minacciati da Kractus, il dio della quinta dimensione, che poi va bene anche una quarta, a seconda della marca. Difficile è raccontare la vita di una famiglia normale, in un condominio normale di una città normale e lasciarti il desiderio di sapere come prosegue la storia, la settimana dopo.[33]
Non so spiegare cosa significhi per me l'arte di Jack Kirby. Quando ho dei momenti di incertezza o di difficoltà faccio sempre lo stesso sogno: mi fermo in un'edicola e trovo delle splendide storie inedite dei Fantastici Quattro.[34]
Nonostante tutto, credo che la serie animata di Rat-Man sia una bella serie. Non è paragonabile alla serie a fumetti, che può contare su una continuity e sullo sviluppo di personaggi che qui sono stati censurati.[8]
Per me il marketing era quando mio babbo andava al supermercato e tornava con l'auto carica di tonnellate di cibo e suonava e tutti noi tre fratelli si andava giù ad aiutarlo a portare su le borse. Terzo piano senza ascensore. Però, fisicamente, a distanza di anni, facciamo ancora la nostra figura.[7]
[...] Posso chiamarla parodia, posso chiamarla omaggio, [Diabolik] sa benissimo che cos'è, questo Ratolik. È il furto di una grande, preziosa idea. La sua.[30]
Purtroppo la bontà non fa notizia, quindi se vuoi mettere il sale a una pietanza devi mettere la cattiveria.[27]
[Sulla trilogia sequel di Guerre stellari] Purtroppo piange il cuore a pensare che un colosso come la Disney non sia in grado di organizzare una trilogia cinematografica coerente dal punto di vista narrativo. Tre film buttati sulla griglia, tenendo le dita incrociate e aggiungendo salse barbecue e salaromi vari, a seconda delle reazioni del pubblico che se li sono "dovuti" ingoiare a forza. Anzi, a Forza. Per forza, che poi uno ci fa le parodie.[35]
[...] Quando io lavoro penso a me, non ai lettori. Se quello che sto pensando mi annoia, se è prevedibile, allora non va bene e cambio.[32]
Quando parlo di Cinzia voi pensate alle dimensioni del pene, io alle dimensioni della sua voglia di vivere, perché nella saga è un personaggio molto autoironico, prende in giro se stesso e gli altri.[25]
Rat-Man finirà, ma non avrà mai fine. E non ho bevuto.[36]
Rat-Man potrebbe vivere benissimo di sole storie brevi, ma la sua vita non cambierebbe di una virgola e non è quello che ho in mente per lui! Io vorrei farlo crescere, caratterizzarlo in maniera sempre più accurata e portarlo a una naturale e convincente conclusione delle sue avventure. Per riuscire a farlo occorrono storie di respiro più ampio che devo necessariamente dividere in più puntate, storie in cui posso approfondire ogni lato del suo carattere grazie a un ritmo più lento rispetto alle storie di 24 pagine. Avremo così un Rat-Man non soltanto comico, ma a volte drammatico, a volte tenero, a volte odioso e insopportabile...[37]
[...] Resto una nerda che ancora si esalta a vedere i teaser dei film dei supereroi, che a differenza dei trailer non fanno vedere altro che due concept messi in croce, tipo la falange della mano destra di Batman vs. Superman e io son già lì che urlo. E non so nemmeno a chi dei due appartenga.[38]
Se da una parte desidero concludere la saga di Rat-Man, dall'altra so già che questa incredibile avventura, durata al momento 18 anni, mi mancherà. 18 anni sono tanti. Sono il tempo che una persona impiega a diventare maggiorenne, prendere la patente, bere e andare a schiantarsi contro un platano.[11]
Se in Venerdì 12 si parla di amori finiti, ne Gli intaccabili si parlerà di amori sognati, di ragazze irraggiungibili, di una leggendaria Vera Donna che, al pari di una creatura mitologica, qualcuno giura di essere stata vista una volta dal cugino che poi è morto.[39]
Se volete sapere da dove vengono le battute di Rat-Man, guardatevi il film The Blues Brothers. Non il sequel, che lì il regista si è bevuto il cervello. Il primo, mitico film. Capirete tante cose sul mio modo di fare umorismo.[40]
Sono dei telefilm [i film del Marvel Cinematic Universe]. Sposo l'idea di Roberto Recchioni, mi perdonerà se lo copio per una volta. [...] Non è che non vadano bene, è che bisogna saperlo prima. Bisogna andare al cinema solo se hai visto anche gli altri, perché altrimenti non sai di cosa parli quello che viene dopo. E questa è la potenza del marketing della Disney: sotto sotto, io ti costringo a vederli tutti, altrimenti tu non capirai dei particolari del prossimo, non saprai perché quella battuta fa ridere tutti tranne te e sarai un paria. Sono stato al cinema a vedere Civil War con Marcello Cavalli e Michele Ampollini. Michele non aveva visto Age of Ultron e Winter Soldier e volevamo chiedergli cosa venisse a fare! Potevi andare a vedere Violetta![29]
[...] sono leo ortolani (tutto minuscolo) e sono un fumettiere. Perché "fumettista" ha dentro qualcosa dell'artista che non sta a me giudicare, mentre "fumettiere" ha dentro il lavoro e la fatica di ogni giorno di un lavoratore, come il carpentiere, il panettiere, l'infermiere.[3]
Sotto il mantello [di Rat-Man] c'è una persona che cerca di essere semplicemente in grado di fare quello che vorrebbe fare. Una che insegue il suo sogno, nel caso di Rat-Man quello di essere un supereroe, che però può essere un sogno declinabile per tutti quanti in quello che uno vuole fare nella vita. Insomma, se lo vuoi fare nella vita credici! Credici e con molta, molta fortuna e molta pazienza e molta forza di volontà potrebbe anche succedere che si avveri.[42]
Spero di sbagliarmi, però preferisco lavorare ancora nell'ombra come un "fumettaro", perché c'era qualcuno che una volta aveva detto «Non vi crucciate se non avete i riflettori puntati sopra, perché lì nell'ombra potete fare quello di cui avete voglia, divertirvi... Nel momento in cui siete sotto gli occhi di tutti comincia a arrivare il comitato dei signori che non vogliono che tu faccia questo, il comitato...». Cioè, han detto che non dovrebbe fumare Corto Maltese perché istiga al fumo... e lì ti cascano un po' le braccia, perché ci sono degli importanti organi di controllo che vengono utilizzati per queste sciocchezze.[42]
[Su Arturo Brachetti] Un grande artista, che dovrebbe essere riscoperto anche dai più giovani. Via gli occhi dal tablet e dai computer..guardate cosa può fare un uomo a teatro. Io sono un appassionato di effetti speciali, adoro la nuova ondata di computer grafica, anche se sono molto legato a cose come la stop motion e le protesi in lattice. Eppure, con tutte le mie nozioni, sbalordisco di fronte a quello che Arturo è in grado di fare davanti a tutti. Non capisco come faccia. Credo sia davvero magia.[36]
Una metafora è una figura retorica. Una figura retorica è quando ti suona il cellulare in chiesa. La solita figura retorica.[7]
Da Leo Cimpellin - Leo Ortolani
[Su Francesco Guccini] Mi piace soprattutto per quello che mette nei suoi testi e per il personaggio che è: il classico tipo che entra col vino bianco e dice: "Mi disseto un momento e cominciamo subito". (pp. 41-42)
Guarda, c'è poco da parodiare, la vita militare è già di per sé una parodia. È sotto la naja che mi è venuta l'idea di scrivere L'ultima burba, una striscia sulla vita militare. Per scriverla giravo semplicemente per la caserma con un taccuino e prendevo appunti. Basta mettere in contrapposizione la vita normale e quel mondo a sé stante dove, per esempio, l'importanza del saluto è vitale. Lì dentro era come vivere in 1997 - Fuga da New York. Un mondo di psicopatici: pensa che eravamo arrivati a dare la cera a un pavimento di granito! (pp. 53-54)
Quando l'idea è buona, me ne accorgo subito, perché è come forare una falda acquifera in pressione, che inizia a zampillare con gag, personaggi, brani di sceneggiatura, situazioni da sviluppare e tantissime altre idee secondarie. Ovviamente non tutto verrà utilizzato, ma il passo importante, trovare l'acqua, è stato fatto! (p. 66)
Dalla mia passione per l'horror, mescolato all'orrore dell'abbandono, nasce Venerdì 12. È una storia vera, praticamente autobiografica, che nasceva da una mia cocente delusione amorosa o presunta tale. La mia lei di allora mi aveva lasciato in maniera straziante, ma l'aggettivo valeva solo per me, visto che lei non fece una piega. Aldo, il protagonista della storia, che si trasforma in mostro perché lasciato dalla sua Bedelia, sono quindi io! Aldo è un mostro perché chi viene abbandonato si sente veramente l'ultimo, il più schifoso e mostruoso di tutti gli esseri della Terra: d'altronde la persona il cui giudizio è più importante di tutti non lo vuole più! Al suo fianco ho messo il maggiordomo Giuda, che rappresenta i tipici cari amici che ti stanno vicini nei momenti di sofferenza dandoti quelle rispostine molto sincere, che in questi momenti sono come sale su una ferita. Il tutto calato in un'atmosfera alla Roger Corman. Aldo fa di tutto per riconquistare la sua lei, ma riesce a fare sempre e solo la figura del pagliaccio. (pp. 103-104)
Anch'io sono molto legato alla città in cui abito. Da parmigiano d'adozione, qui sto benissimo. Se dovessi proprio cambiare città... direi Reggio Emilia! Ancora più semplice e più Far West di Parma, con gente meno legata al passato di fasti di Maria Luigia, quindi meno campanilista. Ogni volta che vado lì respiro serenità. Fanno anche delle cose bellissime a livello umano e sociale. (pp. 155-156)
Intervista di Boris Sollazzo, Giornalettismo.com, 9 febbraio 2015
[Gli scout] Sono stati la mia salvezza, sono uscito di casa così, grazie a loro. Ci sono entrato a 17 anni, tardissimo, e fu un'apoteosi poter vivere delle vere e proprie piccole avventure, avere l'occasione di perderti e trovare case nel bosco, con nonna e nipotini e non con i mostri, è un regalo unico.
Parlando della divisa degli scout non dimentichiamo che serve a identificarsi ma anche a dare un segnale immediato a chi ti guarda. È come vedere i vigili urbani: sai che vedendoli possono aiutarti e lo capisci grazie a come vestono. La gente ti guarda e sa che non rubi i soldi ai pensionati. E i pensionati, anche per questo, ti aprono.
Mi divertono molto gli anziani ora, nella loro razionale follia. [...] Mi diverto a guardare le loro pazzie senili, fonte inesauribile di gag, dall'ossessione per i lavori stradali a certi commenti geniali.
Michele Rech è pazzesco, è bravissimo già da solo. Raccontare e ironizzare sulla propria vita denota già una spiccata intelligenza. Utilizzare gli spunti pop della cultura di riferimento della propria generazione è una cosa che si fa spesso nel nostro lavoro. Si pesca nel proprio passato.
Intervista di Gianmaria Tammaro, Wired.it, 20 novembre 2015.
[Su J. J. Abrams] Non ne sono un entusiasta sostenitore. È bravo, ma a volte pare che il film, mentre lo sta girando, non gli interessi più e si abbandoni alle immagini. Super 8 è un esempio piuttosto negativo di quello che può fare Abrams, pur partendo da basi interessanti. I due Star Trek sono abbastanza dimenticabili, soprattutto il secondo. Come se vivesse sulla scia dei ricordi e delle emozioni che i materiali maneggiati suscitano.
George Lucas ha toccato livelli di deità che gli hanno fatto malissimo. Ha creduto di essere in grado di manovrare un universo, ma è solo un uomo, come tutti. Ora che ha perso quel potere ne ha un po' per tutti, tranne che per sé stesso, il che lo rende francamente insostenibile nelle sue esternazioni. Un po' di geologia gli avrebbe fatto bene.
È sempre importante mettersi in discussione, se non proprio ridere di sé stessi.
L'umorismo è meraviglioso, ma costa una fatica che non avete idea. Soprattutto dopo vent'anni di storie e vent'anni di battute. Trovarne di nuove è possibile, ma devi spingerti sempre più in là.
Intervista di Rosaria Frisina, ParmaReport.it, 13 dicembre 2015.
Sono sempre soddisfatto di un lavoro, quando lo consegno, altrimenti non lo consegno! Pare poco, ma è l'unica regola che seguo, quando si tratta di consegnare ai professori (i miei lettori) l'ennesima "verifica" sul fumetto. Non vorrei mai prendere un brutto voto!
[Brachetti che sorpresa] È stata un'esperienza sicuramente magica e diversa dal solito. Dove la sceneggiatura doveva amalgamarsi con personaggi reali e con i loro numeri di magia. Quindi, ho smesso l'abito di padrone del cosmo a fumetti e ho indossato la felpa dell'umiltà dell'ultimo arrivato. E ci ho messo due secondi! [...] Perché andare a vederlo? Perché nonostante tutto ciò che pensate di sapere e di conoscere, resterete a bocca aperta, di fronte alla magia. E crederete.
[Su Garth Ennis] Scrittore di fumetti talmente estremi da risultare divertentissimi.
Se dicessi che mi interesso di politica, forse mentirei, forse no. Perché la politica, in fondo, è avere a che fare con le situazioni di tutti i giorni e cercare di cambiarle in meglio. Quindi potrei dire che mi interesso di politica sociale, visto che le persone sono le prime di cui doversi occupare, quando ti viene la voglia di fare qualcosa. E non è necessario di occuparsi di grandi temi sociali. C'è bisogno ovunque. Anche nel vostro quartiere. Basta aprire gli occhi. Basta chiedere, che so, al vostro parroco. Basta non fare finta che nel vostro condominio abitate solo voi. Questi sono i mattoni su cui poi si costruisce tutto il resto. E bastano le persone normali.
Da Spegnete quel cellulare, tanto nessuno vi cerca
introduzione a CineMAH presenta: Il buio in sala, BAO Publishing, maggio 2016, pp. 5-6. ISBN 978-88-6543-669-1
Credo che sia stato un po' questo il motivo iniziale che mi ha portato a fare le recensioni a fumetti e a pubblicarle sul mio blog. Capire se ci fosse qualcuno che la pensava come me, là fuori.
[...] Il bello delle recensioni di "CineMAH presenta" è che il film lo raccontano quasi per caso, e la recensione diventa solo una scusa per raccontare le nostre, di storie, quelle che viviamo un po' tutti, fuori e dentro la sala cinematografica.
Io non sono un amante del cinema. Io sono il marito.
Intervista di Claudio Biazzetti, RollingStone.it, 29 maggio 2016
CineMAH è una rubrica che ho creato per il mio blog e che poi, come vedi, è finita anche sulla carta. Il MAH è lo stesso che dici appena uscito dalla sala: "Ma cosa ho appena visto?"
[The Avengers] Non mi è piaciuto perché non è un film, non c'è la regia di un film. Io lo dico sempre: Joss Whedon è un regista di telefilm, non di film. Il film ha un respiro ben diverso. [...] The Avengers comincia con un intro che non ha senso. Io mi sono girato verso il mio socio in cerca di supporto, ma lui faceva finta di non vedermi o sentirmi perché, me ne rendo conto, se comincio non la smetto più. Dicevo, c'è questo inizio banale, questa piccola parentesi che secondo me sarebbe dovuta durare molto di più. I Chitauri parlano con Thanos, brevemente ti fanno sapere che la Terra è in pericolo e gli umani non potranno fare altro che bruciare. Poi hai venti minuti di Shield e Loki e dici "va bene, facciamocela passare ancora". Ma il resto... [...] Sono uscito dal cinema e non mi sono accontentato di vedere un gruppo di supereroi che forse non si vedeva dai tempi della TV (quelli con Thor, Hulk Devil). Alcune parti fanno anche ridere, ma di epicità ce n'è pochissima.
[...] Ho sofferto tantissimo La Corrispondenza di Tornatore. Ero andato a vedere La Migliore Offerta e mi era piaciuto, perciò ho pensato "è dello stesso regista, magari mi può piacere anche questo". Dopo cinque minuti non ne potevo più: dialoghi fasulli e barocchi, come anche il resto del film.
Abrams è così: inizia bene e poi finisce giù per una china, tutto storto. Non riesco a capire perché abbiano scelto lui per fare sia Star Wars che Star Trek.
Per me Il Risveglio della Forza è un film soltanto gli ultimi cinque minuti, quando Rey arriva sull'isola, porge la spada laser a Luke e Luke si gira verso di lei. Boom! Il resto è un riassuntone di ciò che è successo negli episodi 4, 5, 6. Mancano giusto gli Ewok.
Intervista di Paolo Pegoraro, Famiglia Cristiana.it, 8 dicembre 2016
Quello dei figli e dei padri è un tema che mi è caro per il semplice fatto di essere diventato papà sei anni fa, cosa che mi ha consentito di esplorare tutta una serie di emozioni ed esperienze che prima mi erano semplicemente precluse. Ho potuto anche rivedere il ruolo di figlio nei confronti di mio padre e ripensare al ruolo di mio padre nei miei confronti, paragonandolo a quello che vivo io, da padre. Una gran confusione, insomma. Però bella. E mi pare che il ruolo del padre sia spesso sottovalutato e relegato in fondo alla grotta, a fianco del bue. Nemmeno si sa che fine faccia, Giuseppe. Eppure si è fatto un mazzo così, per quel figlio che nemmeno era suo. Ecco, io sto dalla parte di quel padre lì.
Allora, diciamo subito che l'eroismo, secondo me, non è solo il gesto di una persona che sacrifica se stessa per salvare altri. È quel gesto lì, ma è anche il gesto di alzarsi tutti i giorni, alle cinque di mattina, per andare a lavorare e dare un futuro alla propria famiglia. È l'impegno che un insegnante si prende, di seguire i suoi studenti nell'esperienza dello studio. È anche fare bene il proprio lavoro quando nessuno ti guarda. Se c'è posto per l'eroismo? Ogni volta che sentiamo che dovremmo fare qualcosa e che ci costa fare quel gesto. Nessuno farà dei blockbuster sulla nostra vita ma, visti i risultati degli ultimi film sui supereroi, in fondo è meglio così. Credetemi.
[Giacomo Bevilacqua] Unisce capacità grafica e narrativa con una naturalezza sbalorditiva.
Intervista di Alessandro Gamma, Il Cineocchio, 26 giugno 2017
Le 'meraviglie' nascono così, dal guardare in modo diverso situazioni che prima erano accettate e basta. Un esempio – che non è una 'meraviglia': Vasco Rossi a casa mia era considerato in modo negativo, lo sballato/drogato per eccellenza, quindi anche io lo consideravo tale. Il giorno che ascoltai per la prima volta le sue canzoni lo trovai invece assolutamente magnifico! Cerco di parlare quindi in maniera divertente – anche non troppo a volte – di tutti questi luoghi comuni che circondano certi personaggi, provando a mettere le persone di fronte ai loro pregiudizi e suggerire loro che forse potrebbero sbagliarsi e che quella è solamente la loro versione della realtà, uno dei tanti punti di vista.
Covenant è per i fan di Alien più o meno quello che Star Wars VII è per i fan di Star Wars, un riassuntone di cose, musiche, suoni, impostazioni, alieni, che non funziona, scadendo spesso nell'imbarazzante, senza la grandiosità e la tensione di Prometheus. Covenant è un film piccolo, cucito su idee buone, ma girato con la sinistra. Alla fine, l'alieno fa la figura del solito squalo nei film di squali dell'estate: una comparsa scontata.
Su Life non ho molto da dire: inutile e soprattutto pieno di stupidaggini. Per sfortuna di questo film sto studiando proprio la ISS (International Space Station) e le sciocchezze tecnologiche presenti sfiorano l'assurdo. Tipo che l'alieno rientra sulla stazione passando attraverso gli ugelli dei motori che mantengono la ISS in orbita. Come a dire che un serpente può entrarti dentro l'auto, infilandosi dal tubo di scappamento. Avrebbe comunque più possibilità. Sul finale telefonato dieci minuti prima, con ultima scena da film horror anni '80, stendiamo velo pietoso.
Intervista di Linda Lercari, NoCrimeOnlyArt, 18 ottobre 2017
Per me, una forma d'arte sono le donne. Cammino per strada e sono all'interno di una galleria di opere viventi, continuamente mutevoli e straordinarie. Mi piace la figura intera, ma ammiro soprattutto i ritratti. Mi chiedo chi le abbia dipinte, chi le abbia modellate. So che è stata la vita e quindi sono un appassionato di vita, come forma d'arte.
Sono nato con la passione per il disegno. L'ho coltivata, anche perché da bambino non è che potessi fare molto altro, dal momento che mia mamma non mi faceva uscire di casa, per paura di chissà cosa. E allora fuggivo attraverso la mente, creando storie, disegnandole. Credo che ancora adesso i miei viaggi preferiti siano quelli della fantasia. E disegnare è come fare le foto, quando viaggi normalmente, sia come fare un filmato di quello che vedi, di quello che stai sperimentando. Dopo di che, non essendo un disegnatore classico, ho sempre piegato il disegno ai miei bisogni. Ho curvato le anatomie, ho semplificato i volti, o spostato le ombre e abbozzato le prospettive, tutto per un unico scopo: raccontare la mia storia nel migliore dei modi. È questo, per me, che significa disegnare.
Io, lo ripeto, non son un amante del cinema, sono il marito. Per cui guardo tutto. Dal film di Baywatch al film uzbeko. Non ho pregiudizi. E questo mi ripaga con delle autentiche sorprese. Sia belle che brutte. Perché anche il film più brutto contiene almeno una perla. Anche i film dei Vanzina, quelli di vacanze natalizie in giro, contengono almeno una battuta memorabile. Così come certi film d'autore acclamato contengono una pesantezza e un'autoreferenzialità che vorresti uscire dopo dieci minuti, ma non puoi.
Intervista di Linda Lercari, Fantascienza.com, 4 novembre 2017
Ho seguito quasi tutte le serie di Star Trek. Anche quella a cartoni animati. Mi mancano delle stagioni di Voyager e non ho seguito Enterprise... non ce l'ho fatta. A partire dalla sigla che pare quella di un telefilm anni '80 (nel senso peggiorativo del termine), vedere buttare di nuovo all'aria tutto, con il klingon che corre nel campo di mais, quando si sapeva da sempre che li vede Kirk per la prima volta... Ma potrebbe non essere male, se paragonata alla banalità narrativa di Discovery, dove la gente partecipa in massa al premio Darwin.
Non credo nell'oroscopo da quotidiano o da rivista per donne moderne. Credo tuttavia che ci siano incredibili similitudini tra persone nate sotto lo stesso segno. Da cosa poi siano date, non saprei dirlo.
Il Senso di Nano, nato da una storpiatura tutta mia del "senso di ragno" prende certamente origine dal mio lato più terrificante, quello che conoscono sono quelli che mi stanno accanto da sempre. Nano è disilluso, cattivo, sottolinea senza remore i difetti degli altri. Ma solo quando ha a che fare con gli stupidi. Come, appunto, Rat-Man.
Come sono rimasto soddisfatto dalla magnificenza delle scene di Prometheus, pur con la selva di stupidate senza senso nella sceneggiatura, sono rimasto delusissimo dalla pochezza di Covenant. A parte la scena iniziale, nella sala bianca, il resto credo che non lo abbia girato Scott. Non può avere girato un filmetto mediocre dell'orrore, di serie B. Se sì, allora va fermato.
Intervista di Andrea Gentile, Wired.it, 30 ottobre 2018
[...] io amo moltissimo Cinzia, è il personaggio femminile che ho sempre desiderato avere.
Quando Cinzia è nata, nella stessa storia in cui nasce Rat-Man, era solo una battuta. Qualcosa che in quel momento ci stava, senza farsi troppi pensieri. Avevo 22 anni. Ero giovane e ingenuo. Crescendo entrambi, la serie e il suo autore, ho capito che Cinzia aveva delle potenzialità emotive non indifferenti. In una visione più ampia e metaforica, era un personaggio che rappresenta moltissime persone, indipendentemente dalla sessualità, persone che si trovano nella vita a non potere raggiungere i propri sogni, nonostante a questo sogno dedichino tutte se stesse.
Ascoltare, leggere, a volte incontrare persone... è un percorso che parte da molto lontano, il mio, che ho sempre avuto molta curiosità sulla sessualità, fin da quando ebbi la mia personale educazione sessuale impartitami da mio padre: è il 1985, mi sono messo insieme a una ragazza per la prima volta e un giorno mio papà viene in camera mia, mi guarda con l'occhio di ghiaccio di Clint Eastwood in Gran Torino e mi dice semplicemente 'Mi raccomando'. Tutto qui.
C'è un particolare, all'inizio di questa storia, che ricordo solo io.
Siamo in macchina, sto guidando, a fianco c'è Caterina, mia moglie, dietro ci sono la sorella di Caterina e suo marito, siamo giovani e belli, e ridiamo e scherziamo, e a un certo momento sento la mia voce che dice: «A me l'adozione non interessa».
Dieci anni dopo, mi sveglio in un fosso senza un rene e con due figlie colombiane.
Citazioni
Io la fecondazione assistita me la sono sempre immaginata che sono tutti lì a guardare, mentre sei a letto con tua moglie, e intervengono continuamente: «Dai! Dai, muovi il bacino!» «Vai di gambe, gioco di gambe!» «Smarcati! Smarcati!» «Ma daaai! Ma nooo! Ma come si fa?!!» «Fallo!»
Quante volte, la vocina squillante di una delle due creature esclama: «YO ECIO PEO!» Che significa: «Ho mollato una brenza». Una brenza lo immaginate, cos'è, vero? Che hai in braccio la Johanna e senti come una vibrazione sull'avambraccio su cui è seduta. E non è arrivato un messaggio sul cellulare. È una brenza. E lesta, a sottolinearlo, con un'espressione di meraviglia e anche con una qual soddisfazione: «YO ECIO PEO!»
Stasera eravamo tutti piuttosto frizzi, a cena, che ci stava anche che corressero intorno al tavolo a darmi delle manate sulla schiena e io a dire: «Ora vi mangiooooo!» e però restavo seduto sulla sedia e le acchiappavo mentre passavano, mangiavo a una la gamba o la chiappa e via con l'altra. Che se non riuscivo a prenderle non c'era problema, venivano loro a farsi prendere, perché vuoi mettere il ridere a farsi mordere una chiappa? E io che passo giorni a cercare una battuta decente per fare Rat-Man. Basterebbe che passassi a casa di ogni lettore a mordergli una chiappa. Successone!
Vi racconto solo questa scena che un giorno mi sono immaginato. Che saluto tutti e vado in studio a lavorare, e la Lucy mi accompagna fino alla porta, bacio, bacio e poi chiude, CIAO CIAO CIAO. BUM! Chiude sempre come se fosse la portiera del suo camion, che si chiude male, devi fare forte. E poi, quando torno a casa, sono passati vent'anni, e mi viene ad aprire una signorina, e io vedo subito che è la Lucy, e si è fatta una bella ragazza, e mi sorride e mi chiede: «Come è andata papà? Hai scritto quel pezzo che ti avevano chiesto i due fratellini?» E io le dico...
PI!
PIRIPIRIPI!
PIRIPIRIPI!
Sono le sette e mezza.
Citazioni sul libro
Avevo scritto quelle lettere per ricordare a Johanna e a Lucy, un giorno, che tra il febbraio e il primo aprile del 2010 la nostra vita era cambiata, ma Elisabetta [Elisabetta Albieri di Sperling & Kupfer] e Andrea [Plazzi] hanno pensato che poteva essere interessante anche per quelli che devono ancora andare in qualche Paese che ci fa paura, a prendere i loro, di figli. O stanno pensando di andarci. O stanno pensando comunque che andare in giro a cercare i figli è faticosissimo e a volte ci si dispera, e allora, magari, sorridere un po', non gli farebbe male.[43] (Leo Ortolani)
Dalla Colombia Leo e Caterina tenevano informati gli amici e i parenti con mail bellissime e divertentissime su quello che succedeva tutti i giorni, e sui progressi con questi due animali strani e ferocissimi con cui cercavano di fare la conoscenza. Mail talmente belle e divertenti (e utili, se anche voi volete adottare degli anim... dei bambini) che anche un editore grande e importante come Sperling & Kupfer, dopo avere riso un sacco ha detto: "Be', io quasi quasi ci farei un libro. Tra l'altro, è il mio mestiere, quindi, Leo, se va bene a te..." (Andrea Plazzi)
[Leo Ortolani, Due figlie e altri animali feroci, Sperling & Kupfer, 2011. ISBN 978-8820051297]
[Sul restare a casa per la pandemia di COVID-19 del 2019-2020] In ogni modo lo dobbiamo fare tutti. Pure i VIP del mondo dello spettacolo, tipo Vasco Rossi, che dalla quarantena manda una foto dove è impegnato a leggere un libro! Poveretto. Speriamo che ci salti fuori! Guarda l'indice! Affidati all'indice, Vasco! (p. 114)
Pandemia! Il mondo ha preso sottogamba il problema. Ma sottogamba c'è l'ano. (p. 173)
53 anni. Non hai tutta la vita davanti, ma nemmeno tutta la vita dietro. Troppo vecchi per piacere alle donne. Troppo giovani per lo sconto nei cinema. (p. 195)
Se durante la quarantena vi prendete un raffreddore, non è coronavirus: è che siete continuamente davanti al frigo. (p. 326)
CineMAH
Didascalia: Inizia il film! Un affarista senza scrupoli vuole comprare vecchi quartieri per raderli al suolo e costruirci sopra palazzi e alberghi di lusso. Ma un'insolita coppia gli manderà tutto all'aria. Leo Ortolani: Ma.. non abbiamo già visto, questo film? Marcello Cavalli: Siamo sicuri che sia un'anteprima? Didascalia: Ma certo! Bullet to the Head è in realtà il remake di "Altrimenti ci arrabbiamo"! (recensione di Jimmy Bobo - Bullet to the Head[44])
Che cosa pensano, che mi basti questo? Che mi basti rivedere dei vecchi attori che rifanno le stesse identiche cose, per farmi piacere un film? È davvero questo, ciò che pensano di me? È davvero questo, che pensano del pubblico? (recensione di Star Wars: Il risveglio della Forza[45])
Megan Fox. Una divinità femminile sorta dalle acque di Transformers, anni fa, quando Shia LaBeouf aveva ancora una carriera davanti. [...] Ma dopo essere esplosa al cinema, Megan Fox inanella una serie di filmetti, forse malconsigliata dal suo chirurgo plastico e finisce la sua carriera a fare i film delle Tartarughe Ninja. [...] Megan Fox. Una donna che, dopo la sua morte, è possibile riciclare. (recensione di Tartarughe Ninja[46])
Poliziotto: Signora Bellucci, ho un mandato restrittivo che le impedisce di avvicinarsi alla recitazione a meno di 500 metri. Monica Bellucci: Quefto non mi impedirà di fare dei film. Poliziotto: Purtroppo, no. (recensione di qualunque film con Monica Bellucci[47])
Il mondo si divide tra fan di Guerre Stellari e fan di Star Trek. Sì, a volte piacciono entrambe le serie, ma se uno dovesse obbligarvi a fare una scelta, credo che nessuno avrebbe dubbi su dove schierarsi.
Credo di essere l’unico, o uno dei pochi, ad avere provato interesse fisico per il Capitano Janeway.
Voce dal film: "..Spazio, ultima frontiera.. Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise.." J. J. Abrams: Ah ah! Pure questa, ci ho messo dentro! Se non è un film di Star Trek, questo! Leo Ortolani: Bello, ma dove sono le idee nuove? J. J. Abrams: Uuuh, che tardi! Vado, che devo fare il nuovo Star Wars!
L'amore non si misura in centimetri. (didascalia, p. 7)
Cinzia: Buongiorno, sono il nuovo architetto transessuale. Qual è il problema? Uomo 1: Ci deve raddrizzare la ciminiera. Uomo 2: Oh oh oh. Uomo 3: Se non ce la fa lei, che è architetto! (p. 34)
Persona LGBT: Mi scusi! Qui mi si chiede se mia madre mi abbia accettato per ciò che sono... ma mia madre è morta dopo il parto! Esaminatrice: Allora direi che è un bel "no". (p. 45)
Cinzia: Tamara, so cosa fare, perché il mio amore non lo spaventi! Tamara: Gli fai l'epidurale? (p. 91)
Citazioni su Cinzia
La storia di Cinzia la vedo come una commedia, una di quelle in cui c'è il momento drammatico o di commozione, e poi si torna al sorriso. Si vive, si ride, si piange. La base di partenza è sicuramente drammatica, perché, nonostante sia il 2018, ancora dobbiamo subirci gente che parla come se arrivasse dal medioevo, dall'inquisizione. Lì il dramma è di base. Ma quello che, secondo me, emerge in questa storia, come un fiore che nasce dalla merda - per dirla proprio alla francese - è questa solarità di Cinzia, la sua (chiamiamola così) incoscienza nel cercare di essere se stessa pur di riuscire a ottenere la felicità, come la cerchiamo tutti. Però lei lo fa con un animo più leggero, io l'ho sempre ammirata per questo. Non sarei in grado di fare come lei, sei io fossi nelle sue condizioni, sarebbe abbastanza drammatico per me, resterei in casa e non saprei veramente da che parte ritirarmi, perché ho un carattere molto più cupo di Cinzia. (Leo Ortolani)
Non mi piace dire che un libro, un fumetto, è "importante", è "necessario". Le storie lo sono sempre, se sono raccontate con il cuore. E questa lo è tantissimo e trasuda amore per questo personaggio. Ma se c'è una storia che era davvero importante raccontare, qui e in questo momento, è quella che ci affida Leo con con queste pagine. (Licia Troisi)
Il meraviglioso mondo degli animali!
[da Il Rat-Man enigmistico, Special Events n. 65, ed. Panini Comics, luglio 2009]
Intestazione: Ruggiti! Ciguettii! Barriti! E un peto goffamente mascherato da un colpo di tosse! State entrando ne...
Bob Favazzi: Salve! Sono Bob Favazzi e tocco gli animali! Serpenti, ragni, rettili... Tocco tutti! Mi piace! E non c'è niente di sessuale in questo! Quell'iguana si è inventato tutto! Il coccodrillo! Anche lui si è inventato tutto! Sicuro! Il coccodrillo... Chi mai crederebbe a un coccodrillo? Uno che sta tutto il giorno nudo sulla spiaggia.. con la bocca aperta..
Bob Favazzi: Nella Savana non è facile trovare una Scimmia Sedia libera... spesso un giornale o una giacca ci indicano che è già occupata! Guardate sotto le zampe... Li vedete? Feltrini! Per non fare rumore quando la sposti. E guardate laggiù. Un intero branco di Scimmie Sedia, intorno a un Bufalo Tavolo. ...Ma in questi casi è meglio non avvicinarsi, se non l'avete prenotato prima. Cameriere: Mi spiace. Cliente[rivolgendosi al marito]: Te l'avevo detto! Bob Favazzi: Purtroppo la Scimmia Sedia è un animale in via d'estinzione. Non a causa dell'uomo, come solitamente avviene, ma a causa di un virus, noto come "Stanchezza del Pachiderma". Il virus colpisce gli esemplari di elefante maschio che, presi da un'improvvisa stanchezza, si gettano sulla prima Scimmia Sedia che trovano.
La mucca che dorme
[da Il Rat-Man enigmistico, Special Events n. 65, ed. Panini Comics, luglio 2009]
Narratore: Mucca che dorme ha deciso di dividere il territorio. Con una regola non scritta. Mucca può sconfinare ogni notte guadagnando pezzi di territorio. Mucco, no.
Misterius - Speciale scienza
Il sapere scientifico è racchiuso anche qui! All'interno di Internet! Ma non riusciamo a vederlo, perché le donne nude ce lo impediscono![48]
Credo che Ortolani sia un grande umorista, e come tutti i grandi umoristi, sia poco valorizzato come artista perché in generale impera l'idea che una cosa popolare che fa ridere è poco seria. (Vanna Vinci)
Io e Leo siamo fatti per lavorare insieme. (Ade Capone)
La drammaticità si mescola con la comicità, in un continuo rimando, la liricità con la demenzialità. È questa la grande genialità di Leo Ortolani, mescolare continuamente questi piani e perennemente toglierti il tappeto da sotto i piedi, quando ti sei abituato a una chiave di lettura te ne dà subito un'altra. Non ci sono tanti autori capaci di fare questo, capaci di farlo per 122 numeri, per 20 anni e 6 mesi. (Marco Marcello Lupoi)
Leo è sempre stato per me un modello. Lo era e lo è tuttora dal punto di vista professionale, ma, da quando ho la fortuna di poterlo chiamare amico, lo è diventato anche sul piano personale. Perché nella vita non si incontrano tante persone di cui si è sicuri al cento per cento che non ti deluderanno mai, qualsiasi cosa dicano o facciano. E Leo, per me, è una di quelle, mano sul fuoco. E io con la mano ci lavoro. (Giacomo Bevilacqua)
Leo è un genio della narrazione perché è in grado di rinnovare continuamente le storie che formano il suo bagaglio culturale, ripresentandole al pubblico (che di sicuro non le ha "interiorizzate" come lui) in un modo nuovo, ironico, dissacratorio, ma al tempo stesso amorevole e rispettoso. In ogni vignetta Leo sembra quasi dire: senza queste storie, questi fumetti, questi film, questi autori a cui faccio riferimento (il grande disegnatore americano Jack Kirby in primis), io non potrei esistere. (Antonio Serra)
Leo ha una fantastica visione laterale... e più hai visione laterale e più le parodie ti vengono bene. (Davide La Rosa)
Leo Ortolani è uno dei pochi autori di fumetti per cui provo davvero invidia. Lui è riuscito a realizzare tantissime cose che io avrei voluto fare ma che non ho fatto, per pigrizia o per incapacità. È riuscito a comunicare in modo umoristico il suo amore per il fumetto, il cinema, la narrativa e la cultura popolare, e la sua cultura davvero approfondita per questi generi e mezzi narrativi. (Alfredo Castelli)
Leo Ortolani non perdona: lo squallore della quotidianità si annida per lui dietro a ogni spigolo eroico. (Daniele Barbieri)
Mi piace l'umorismo scorretto e spiazzante di Leo Ortolani. Spesso mi ritrovo a pensare: questa avrei voluto scriverla io! A volte anche: questa avrei voluto avere il coraggio di scriverla io! (Silvia Ziche)
Non vi fidate di Ortolani come condottiero. Vi farebbe vedere le cose come sono, e tutti andrebbero a casa. Oppure vi farebbe ridere, e nessuno combatterebbe più. (Daniele Barbieri)
Nonostante sia pop, ad analizzarla per bene la comicità di Ortolani è una lezione accademica: sul linguaggio, sul fumetto, sull'emozione e sui miti di oggi. (Luca Raffaelli)
Ormai tanti appassionati lettori di Leo Ortolani sanno come fa. Lui prende un mito contemporaneo e, dopo averlo abbracciato (per amore vero), lo scardina, lo frantuma, lo riduce a brandelli. Con rispetto, s'intende. Così, soprattutto sui supereroi statunitensi, costruisce una parodia a fumetti in cui ogni quattro o cinque vignette si ride. Ma si ride davvero. E guai a cercare di prevedere la sua tecnica. Leo ti spiazza sempre e, quando credi di averlo sgamato, lui fa la finta, ti spiazza e segna ancora. (Luca Raffaelli)
[Sulla peculiarità di Leo Ortolani] Questa capacità di mescolare continuamente la comicità a quelli che invece sono gli argomenti diciamo più seri, facendo in modo che nessuna delle due faccia ombra all'altra. Quindi c'è una fusione praticamente perfetta tra questi due aspetti, per cui contemporaneamente riesce a essere serio anche all'interno della comicità e veicolare dei messaggi anche molto profondi. (Licia Troisi)
Sa far ridere, sa disegnare, sa citare e sa inventare. È di suo una bella persona e questo potenzia a dismisura la sua bravura e il suo successo. (Marco Pellitteri)
Leo dichiara il suo amore per i grandi personaggi in un modo molto particolare: li prende, li legge, li apre per vedere come sono fatti dentro, poi li mette da parte e rifà tutto a modo suo. Ma suo davvero.
Leo Ortolani è il più grande autore Marvel vivente.
Leo Ortolani è (molto, molto) umano. Quindi può errare. Il suo primo errore è (molto, molto) antico: nel lontano 1976 creò i fantomatici (e un po' assurdi) "personaggi dal muso di scimmia". Nel 1989, la naturale (?!?) evoluzione: un topo dal muso di scimmia. Ortolani lo chiamò Rat-Man, e da allora la sua vita non è più stata la stessa. Così impara.