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Raccolta di arringhe tratte dai film.
Dunque, signori della giuria: ci sono molti generi di silenzio. Pensiamo prima di tutto al silenzio di un morto. Immaginiamo di entrare nella stanza dove egli giace: che cosa sentiamo? Silenzio. E che significato ha per noi questo silenzio? Nessuno: questo è silenzio puro e semplice. Ma pensiamo ad un altro caso: immaginiamo che io estragga un pugnale dalle mie vesti e che faccia per uccidere il prigioniero, e che voi signori, invece di urlarmi di non farlo, manteniate il vostro silenzio. Questo avrebbe un significato: significherebbe l'approvazione di quello che sto per fare, e quindi voi sareste colpevoli quanto me. E perciò il silenzio può, a seconda delle circostanze, parlare. Consideriamo adesso bene le circostanze del silenzio del prigioniero. Il giuramento è stato proposto a tutti i sudditi da un capo all'altro del Paese e tutti hanno ritenuto il titolo di Sua Maestà giusto, ma quando è toccato al prigioniero, lo ha rifiutato. E questo lo chiama "silenzio". E adesso, c'è un uomo in questa Corte, anzi, c'è un uomo in tutta l'Inghilterra, che non sappia quello che pensa sir Thomas More di questo titolo? E come può essere! Perché il suo silenzio significava, anzi, il suo silenzio era non un silenzio, ma il più eloquente dei dinieghi! (Un uomo per tutte le stagioni)
Guardatemi, sono normalissima, esattamente come tutti voi. Ma la polizia ha architettato una trama ai miei danni e persone che credevo fossero mie amiche hanno giurato il falso contro di me. Io vi chiedo soltanto di avere il coraggio di assolvermi da queste false e infamanti accuse e di proclamare la mia innocenza. (La signora ammazzatutti)
– L'accusato dunque ha detto che non può fare altro. In altre parole che deve uccidere. E con ciò ha decretato la sua condanna a morte. Un uomo che dice di sé stesso di essere costretto a prendere la vita altrui, quest'uomo dev'essere eliminato come un cancro pericoloso! Quest'uomo dev'essere estirpato! Quest'uomo deve morire! [...] – È solo l'impulso naturale che giustifica l'odiosa azione dell'uomo che stiamo giudicando. Penso infatti che non si possa condannare un uomo a morte per qualcosa di cui non è responsabile. [...] quest'uomo è un uomo malato e non si consegna un uomo malato al carnefice, ma lo si affida al medico. [...] Nessun uomo ha il diritto di giustiziare una persona che non è responsabile di quello che ha fatto, nessun uomo! Nemmeno lo Stato e voi... meno che mai! Lo Stato ha il dovere di far sì che questa persona irresponsabile non rechi danno e che essa non rappresenti un pericolo per il prossimo. (M - Il mostro di Düsseldorf)
Ma d'altra parte, non è questa stessa nostra legge che prescrive siano assolti i minorati psichici? Ebbene, perché non dovrebbe essere assolta una maggiorata fisica come questa formidabile creatura?! (Altri tempi - Zibaldone n. 1)
Questo è un arrosto di vitello, vostro onore. Che le autorità hanno approvato e certificato. Gli uomini uccidono gli animali e si cibano delle loro carni. Phillipe Moyez ha ucciso una capra. Ha ucciso una capra. E lo ha fatto in casa sua. Nel modo prescritto dalla fede religiosa a cui appartiene. Ora, il signor Mirton può anche trovarlo bizzarro. Certo, questa non è una pratica religiosa usata universalmente. Non è una cosa diffusa come può essere la circoncisione. Non è diffusa come la credenza che il vino si trasformi in sangue, per esempio. Certe persone maneggiano serpenti velenosi come prova della loro fede. Altri camminano sul fuoco. Phillipe Moyez ha ucciso una capra. E lo ha fatto in osservanza dei suoi principi religiosi costituzionalmente garantiti. Vostro onore, in questa causa non si discute di possedere capre, o trasportare capre, o di autorizzarne l'uccisione. Sarebbe il caso che il comune si occupasse dell'alimentazione degli animali da macello, piuttosto del modo in cui vengono uccisi. (L'avvocato del diavolo)
Signore e Signori, sarò breve. Qui la questione non risiede in qualche regolamento non rispettato o in certe libertà che qualcuno di noi si è preso con le nostre ospiti femminili. Perché è vero. [fa l'occhiolino] Ma non si può ritenere un intero gruppo responsabile del comportamento di pochi individui malati e pervertiti. Perché se così fosse, non dovremmo dare la colpa alle strutture stesse del college? E se le strutture stesse del college risultassero colpevoli, non sarebbe come mettere sotto accusa le stesse istituzioni educative? Io lo chiedo a te, Greg: non corrisponderebbe in questo caso a mettere sotto accusa l'intera società americana? Bene, tu puoi pure pensarla come credi, ma noi non permetteremo che qui si getti del fango sul buon nome degli Stati Uniti d'America. Ho finito. (Animal House)
Signori della Corte, eccellentissimi giurati. Anch'io sarò breve: sarò brevissimo. Voi avete innanzi agli occhi un artista illuso, un provinciale, un sognatore: giunto nella città tentacolare, non vide che il roseo della vita. Non ne concepì che il bello, non vide il male che si celava come un aspide nel roseo roseto. Trovò una donna perduta, la raccolse e volle redimerla. Si è molto parlato in quest'aula di quattro cappotti rubati. Ma chi vi dice che egli non li abbia rubati per riparare dal freddo quella donna? Oppure lacerati in tante strisce per farne delle fasce per il suo bambino? Anch'io sarò breve, sarò brevissimo... [dissolvenza sul giudice e sui giurati, stremati dall'interminabile sermone] Quella donna non gli fu riconoscente: fuggì. E con chi fuggì? La spiegazione ci è data dalle parole di quella canzone in cui egli riversò tutta la sofferenza che straziava e che ancora oggi strazia il suo animo d'artista tradito. [...] Ascoltate Lulù | ove sei tu? [...] Sei forse a Milano | insieme a Gaetano? | Oppure a Lione | insieme a Gastone? | O forse a Parigi | te la spassi tranquilla, cinica e con un contegno veramente riprovevole insieme a Luigi?[a bassa voce, perplesso] L'ultimo verso è un po' lungo... [ad alta voce, in tono trionfale] Ma che cosa importa quando c'è la salute? E poi i versi non contano bisogna sentire la musica. [...] Ed egli, in quella tragica notte del delitto, la cerca dappertutto: nei locali, nei tabarin, nei locali malfamati. La trova forse insieme a Luigi, ha una rivoltella in tasca, perde il lume degli occhi... e spara. Il Pubblico Ministero è stato telegrafico, io sarò ancora più breve di lui. A me non basta che una sola parola: pietà! (Imputato, alzatevi!)
– Vostro onore, signore e signori del co-del co... del pubblico, non trovo giusto chiamare i miei clienti "truffatori". Ok, il black out è stato un grosso problema per tutti, ok. Io sono stato chiuso in ascensore per due ore e per l'appunto anche mi scappava. Però io non li condanno perché una volta io mi trasformai in cane e loro mi aiutarono. Grazie. – Ottimo Louis. Breve ma affossante. (Ghostbusters II - Acchiappafantasmi II)
Signori della corte. "Bocca baciata non perde ventura." Ma io vi dico, parafrasando un testo ben più alto e ben più sacro: "Chi guarda una donna con desiderio, ha già commesso peccato nel cuor suo." Perciò, mentre il treno trasportava Mariannina Terranova verso la sua tragica meta, mentre la trasportava inarrestabile come inarrestabile era il fato che la spingeva, lei, piccola e povera creatura del sud, avvolta nell'antico scialle scuro, simbolo del pudore delle nostre donne, le mani congiunte a torturarsi in grembo, quel grembo da Dio condannato... sacra condanna, ai beati tormenti della maternità, mentre il treno correva, così, come un incubo incessante, dove risuonava il mistico fragore delle ruote e degli stantuffi, e alle orecchie deliranti della povera Mariannina Terranova, [imitando un treno] disonorata, disonorata, disonorata, disonorata, disonorata, disonorata, disonorata... Ma l'onore, signori miei, l'onore, che cos'è l'onore? Terremo ancora per valida la definizione che di esso dà il Tommaseo, nel suo monumentale dizionario della lingua italiana, quando lo definisce come "il complesso degli attributi morali e civici che rendono un uomo rispettabile e rispettato nell'ambito della società in cui vive", o lo butteremo noi tra il ciarpame delle cose vecchi, inutili, sorpassate? [mostrando poi le lettere anonime ricevute da Mariannina] Lettere, lettere vergate da anonime ma simboliche mani, lettere illeggibili, che offenderebbero l'attività di quest'aula, tacitiane tal'altre come questa, in una sola parola compendio la sorte dell'infelice Mariannina: "cornuta!" O come questa, che addirittura affida alla icasticità di un'immagine l'espressione del pensiero. [mostrando il disegno di una mano che fa il gesto delle corna]
Sì, nobile. Signori della corte, viviamo anni oscuri permeati di arida e a volte cinica materialità scientifica, ma i nobili non sono nobili per caso, signori miei. Nossignore! Oddio, non voglio certo parlarvi ora delle Sante Crociate...[1]
E chi? Chi, signori della corte? Chi, in questa frettolosa disamina dei fatti potrebbe oggi baldamente rievocare l'orrore da cui fu invasa la vista dell'imputato a quello spettacolo? I due amanti giacevano lì, immondamente abbracciati, nell'espressione più turpe del loro peccato, lì sul divano della sua casa onorata. Egli restò impietrito. Egli cercava, sì, cercava una spiegazione, forse cercava addirittura un miracolo che cancellasse quella terribile visione ai suoi occhi. O forse cercava le parole... le parole che potessero esprimere il suo pianto, il suo dolore. E invece trovò un'arma, una vecchia pistola dimenticata chissà da quanto tempo in un vecchio mobiletto... [Ferdinando cambia idea sul luogo dove nascondere la pistola] E invece trovò un'arma, una vecchia pistola dimenticata chissà da quanto tempo in una vecchia console rococò, Settecento napoletano, forse rifatto nell'Ottocento.[1]
Le odiose immagini suggerite da quella infame lettera anonima gli sconvolgevano la mente. Con estrema riluttanza egli però cedette all'impulso di correre a casa per sincerarsi... gli sembrava troppo offensivo verso la diletta compagna della sua vita, ma il tarlo del sospetto si era ormai incuneato nell'animo suo dolente. I suoi passi incerti ed esitanti lo condussero fatalmente davanti alla casa. Tutto sembrava normale, quieto, caldo e riposante.[1]
Aveva trovato la casa vuota, il talamo disertato. Travolto dal natural impulso della vendetta era uscito come un pazzo e correva, correva verso la stazione, avanti, avanti, per uccidere... forse! Ma forse anche nella disperata speranza di raggiungere l'infedele e trattenerla, chissà? Ma quando li vide insieme, tutti e due lì, lei e il suo amante...[1]
Se quest'uomo avesse sorpreso la moglie in flagrante adulterio, ebbene sì signori della corte, forse allora egli avrebbe ucciso, ma dopo no. A freddo no. Egli... egli non poteva inseguire gli adulteri, caricarsi d'odio, prendere un treno e partire. No, signori della corte. Egli... egli giacque lì in un ovattato deliquio che gli ottundeva sensi e pensieri.[1]
Il Ministero di Giustizia ha negato a questa procura l'accesso alle foto dell'autopsia. E quando otteniamo con un'ingiunzione il permesso di esaminare il cervello del presidente all'Archivio di Stato nella speranza di scoprire da che direzione erano venuti i colpi, ci viene detto dal Governo – dal vostro Governo – che il cervello del Presidente non si trova più. Non è la sola cosa che è scomparsa. Con esso è scomparsa anche la giustizia.
Non gli sparano mentre risale la Houston, che sarebbe il tiro più facile per un unico cecchino appostato nel deposito, ma aspettano che arrivi nella zona convenuta sotto il tiro di tre fucili. Kennedy imbocca l'ultima curva dalla Houston sulla Elm, il corteo rallenta a una velocità di circa 12 chilometri l'ora. I tiratori sulla Dealey Plaza sono tesi, mirano accuratamente attraverso i telescopi. Attendono che la radio dica "Luce verde! Luce verde!" oppure "Annullare! Annullare!" Parte il primo sparo: sembra uno scappamento d'auto e manca completamente il bersaglio. Fotogramma 161: Kennedy smette di salutare, come se avesse sentito qualcosa. La testa di Connally si volta leggermente a destra. Fotogramma 193: il secondo proiettile colpisce alla gola Kennedy dal davanti. Fotogramma 225: il presidente emerge da dietro il cartello stradale, si vede chiaramente che è stato colpito, porta le mani alla gola. Il terzo sparo, fotogramma 232, colpisce Kennedy da dietro spingendolo in basso e in avanti. Connally come vedete non da segno di essere stato colpito. Sta reggendo il cappello, cosa che gli sarebbe impossibile se avesse il polso fratturato. Ora si volta da questa parte. Fotogramma 238: il quarto sparo manca Kennedy e colpisce Connally alla schiena, questo è lo sparo che dimostra l'esistenza di due fucili. Connally grida: "Mio Dio, ci ammazzano tutti!". In questo momento un altro sparo che manca completamente l'auto colpisce James Teague sotto il viadotto. L'auto frena. Il sesto colpo, quello fatale, fotogramma 335, colpisce Kennedy alla testa dal davanti. Questo è il colpo chiave. Il presidente cade indietro e sulla sua sinistra, colpito dal davanti sulla destra. Assolutamente incompatibile con il colpo sparato dal deposito. Indietro e a sinistra. Osservate. Indietro e a sinistra. Indietro e a sinistra. Indietro e a sinistra. E a questo punto che succede? Il finimondo.
Guardate quell'uomo, guardatelo. È un padre di famiglia, ha creduto di far bene ed ha sbagliato. Ora io chiedo alla vostra infinita clemenza di trattarlo con comprensiva indulgenza, perché solo così egli capirà e saprà redimersi.
Pensate alla vita, alla vita di quest'uomo: la miseria più nera lo ha accompagnato [...]. Pur tuttavia, egli non si è rifiutato al dovere più grande di un uomo, che è anche il più santo, il più nobile. Pur nelle sue disastrose condizioni, Antonio Urbani si è formata una famiglia.
Signor pretore, è un caso estremamente pietoso e che io vi prego di osservare non con gli occhi della giustizia prettamente severa e implacabile, ma con quello di una giustizia più comprensiva ed umana, che è l'unica vera giustizia.
1 2 3 4 5 Ferdinando immagina nella sua mente alcuni possibili passaggi dell'arringa del suo avvocato durante l'ipotetico processo per l'omicidio della moglie, delitto che Ferdinando è intenzionato a commettere.