L'etimologia del nome generico (Solidago) è controversa, ma in ogni caso fa riferimento alle proprietà medicamentose di varie specie di questo genere, e potrebbe derivare dal latinosolido il cui significato è “consolidare, rinforzare” e quindi anche “guarire del tutto”[3]. L'epiteto specifico (virgaurea = ramoscello d'oro) si riferisce all'altro nome spesso usato per questa specie (verga d'oro) derivato dalla sua vistosa infiorescenza. "Virga" in latino significa, "ramo o germoglio".[4]
Portamento. La specie di questa voce ha un habitus di tipo erbaceo perenne. La forma biologica prevalente è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee perenni con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e dotate di un asse fiorale più o meno eretto.[6][7][8][9][10][11][12]
Radici. Le radici sono secondarie (avventizie) da rizoma.
Fusto. Altezza media: 1 - 8 dm.
Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto consiste in un rizoma obliquo o orizzontale; è colorato di rossastro.
Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta con infiorescenza terminale; è sub-glabra e striata in alto.
Foglie. Le foglie di colore verde sono di scarso spessore e consistenza membranosa. Quelle inferiori hanno un piccioloalato, mentre quelle superiori sono sessili. Lungo il fusto sono disposte in modo alterno. La forma è semplice e ovale-allungata con le estremità appuntite: quelle inferiori sono più ovali, le superiori più lanceolate e progressivamente più piccole. I margini si presentano ruvidi e scarsamente pelosi, sono dentati in quelle inferiori. Lunghezza del picciolo: 5–8cm. Dimensione della lamina: larghezza 2–3cm; lunghezza 7–9cm. Le foglie delle rosette sterili sono più grandi (8×15cm).
Infiorescenza. Le sinflorescenze sono composte da racemi semplici formati ognuno da numerosi capolini rivolti verso l'alto (i capolini formano dei grappoli composti insieme a brattee fogliacee). Le infiorescenze vere e proprie sono composte da un capolino terminale peduncolato di tipo radiato. I peduncoli sono pubescenti. I capolini sono formati da un involucro, con forme da cilindriche a campanulate o turbinate, composto da diverse brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori di due tipi: fiori del raggio e fiori del disco. Le brattee, con forme più o meno lanceolate, diseguali fra di loro, a consistenza fogliacea, con margini membranosi, con superficie glabra, pelosa o ghiandolosa, sono disposte in modo più o meno embricato e scalato su 3 - 4 serie. Il ricettacolo è nudo ossia senza pagliette a protezione della base dei fiori; la forma è convessa. Lunghezza dei peduncoli: 1–3mm. Dimensione dei capolini (completamente aperti): 8–15mm. Dimensione delle brattee: 6–8mm.
fiori del raggio: la forma della corolla alla base è più o meno tubulosa-imbutiforme, mentre all'apice è ligulata (la ligula è molto allargata) e può terminare con alcuni denti; i colori delle corolle sono gialli; i fiori ligulati sono lunghi 10–16mm (la lunghezza della ligula è di 5–10mm);
fiori del disco: la forma è tubulare bruscamente divaricata in 5 lobi; i lobi, patenti o eretti, hanno una forma più o meno lanceolata; il colore è giallo o giallastro; i fiori tubulosi sono lunghi 7–9mm.
Androceo: l'androceo è formato da 5 stami sorretti da filamenti generalmente liberi; gli stami sono connati e formano un manicotto circondante lo stilo; le teche (produttrici del polline) alla base sono troncate e sono lievemente auricolate (molto raramente sono speronate o hanno una coda); le appendici apicali delle antere hanno delle forme piatte e lanceolate; il tessuto endoteciale (rivestimento interno dell'antera) è quasi sempre polarizzato (con due superfici distinte: una verso l'esterno e una verso l'interno). Il polline è sferico con un diametro medio di circa 25 micron; è tricolporato (con tre aperture sia di tipo a fessura che tipo isodiametrica o poro) ed è echinato (con punte sporgenti).[10][14]
Gineceo: l'ovario è inferouniloculare formato da 2 carpelli.[6] Lo stilo (il recettore del polline) è profondamente bifido (con due stigmi divergenti) e con le linee stigmatiche marginali separate.[15] I due bracci dello stilo hanno una forma più o meno lanceolata, acuta o ottusa e possono essere papillosi o ricoperti da ciuffi di peli. Lo stilo è di tipo filiforme e scanalato nei fiori esterni, mentre è breve e conico nei fiori tubulosi più interni. Nei fiori di tipo tubuloso lo stilo sporge dalla corolla.
achenio: gli acheni (giallastri), con forme affusolate, da strettamente obconiche a cilindriche, a volte alquanto compresse, con le estremità assottigliate e superficie glabra o strigosa, hanno 5 - 10 nervature longitudinali; dimensione dell'achenio: 3mm;
pappo: il pappo è formato da una serie di setole barbate persistenti (raramente le serie sono due).
Impollinazione: tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[7][8] Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori. Dispersione: i semi cadono a terra e vengono dispersi soprattutto da insetti come formiche (disseminazione mirmecoria). Un altro tipo di dispersione è zoocoria: gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio che portano così i semi anche su lunghe distanze. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche per alcuni chilometri (disseminazione anemocora).
Se la stazione della pianta è situata in un bosco deciduo e ombroso è facile che rimanga in una specie di letargo producendo al più alcune foglie basali; ma non appena il bosco si schiarisce (o viene tagliato) la pianta prende nuovo vigore e incomincia subito a produrre dei fusti fioriferi[16].
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[17], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[18] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[19]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]
Il genere (essendo abbastanza numeroso) è suddiviso in varie sezioni. La specie di questa voce, tradizionalmente è inserita dal botanico toscano Adriano Fiori, nella sezione DORIA con riferimento all'infiorescenza formata da rami eretti e capolini più grandi[16].
Filogenesi
La tribù Astereae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae) comprende circa 40 sottotribù. In base alle ultime ricerche nella tribù sono stati individuati (provvisoriamente) 5 principali lignaggi. Il genere Solidago (insieme alla sottotribù Solidagininae ) è incluso nel lignaggio "North American lineage". La sottotribù attualmente è divisa in 6 gruppi informali. Il genere di questa voce appartiene al "Solidago group".[20]
Recenti studi di tipo filogenetico propongono una suddivisione del genere in quattro sottogeneri e varie sezioni e serie. La specie di questa voce ha la seguente collocazione tassonomica:[21]
Solidago subg. Solidago (le sinflorescenze sono racemiformi o panicolate.).
Solidago sect. Solidago (le foglie basali e inferiori del fusto sono picciolate; i capolini sono generalmente grandi; le brattee hanno delle forme lanceolate e l'apice solitamente si restringe fino a formare una punta rotonda.)
Solidago ser. Solidago (gli involucri sono talvolta grandi; l'ovario e gli acheni variano da glabri a densamente sericei; questo gruppo è originario dell'Eurasia)
I caratteri distintivi della specie Solidago virgaurea sono:[12]
le sinflorescenze sono formate da una pannocchia lineare (o racemo);
i capolini sono lunghi 7 - 10 mm e orientati in ogni direzione;
le foglie cauline hanno un apice acuminato e sono acutissime.
Viene considerata una specie molto variabile e polimorfa. I caratteri soggetti a variabilità sono soprattutto l'altezza, la lunghezza dell'infiorescenza e il numero dei capolini, le dimensioni dell'involucro e diametro del ricettacolo. Questa pianta, spostandosi ad altitudini sempre maggiori, modifica facilmente il proprio habitus; a questo riguardo si possono distinguere tre forme tipiche: (1) quella del piano, (2) quelle delle altitudini maggiori e (3) una forma intermedia per stazioni montane comprese fra i 700–1500 ms.l.m.[16]. Le varietà di tipo (2) in genere hanno dimensioni ridotte; se i capolini sono piccoli sono riferite alla sottospecie virgaurea, viceversa se i capolini sono grandi allora ci si riferisce alla sottospecie minuta[22].
In Italia allo stato spontaneo sono presenti due sottospecie[23] qui di seguito descritte.
Sottospecie virgaurea
Nome scientifico: Solidago virgaurea L. subsp. virgaurea
Sinonimo: Solidago virgaurea subsp. vulgaris
Nome comune: Verga d'oro comune
Descrizione: sono piante più alte (20–80cm). Le foglie cauline terminano con un apice molto acuto, sono sub-glabre e hanno una forma strettamente lanceolata (4–8 volte più lunga che larga); il margine delle foglie è percorso da denti profondi e irregolari. L'infiorescenza è formata da numerosi capolini, ma distanziati (a volte il racemo è interrotto). Diametro dei capolini: 12–20mm. Dimensioni dell'involucro: larghezza 2,5–4mm; lunghezza 6,5–8mm. Il diametro del ricettacolo (privato dei fiori) è di 2,0–2,2mm. I fiori ligulati sono lunghi 5–9mm; quelli tubulosi 11–15mm.
Distribuzione: in Italia è presente in tutte le regioni ad esclusione della Puglia delle isole. Sull'arco alpino è ovunque presente sia nella parte italiana che oltreconfine. Sugli altri rilievi europei manca nelle Alpi Dinariche e nei monti Balcani. Fuori dall'Europa è presente in Africa del Nord e in Asia temperata.
Habitat: l'habitat tipico per queste piante sono le radure boschive di latifoglie e conifere (sottobosco umido e fresco), i pascoli, le zone a detriti ghiaiosi o rocciosi. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 2000 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte subalpino (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Fitosociologia.
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[25]
Formazione: delle comunità forestali
Classe: Carpino-Fagetea sylvaticae
Per l'areale completo italiano la sottospecie virgaurea appartiene alla seguente comunità vegetale:[26]
Macrotipologia: vegetazione forestale e preforestale.
Classe: Querco roboris-fagetea Sylvaticae Br.-Bl. & Vlieger in Vlieger, 1937
Ordine: Quercetalia roboris Tüxen, 1931
Alleanza: Quercion roboris Malcuit, 1929
Descrizione. L'alleanza Quercion roboris è relativa alle comunità di tipo forestale, sia del piano che delle colline, rappresentate da rovereti, castagneti, betuleti e pino-querceti. In queste comunità sono presenti climi oceanici con precipitazioni comprese tra 800 e 1500mm annui. I suoli sono ricchi, profondi e acidi, e ospitano in genere specie oceaniche. La distribuzione è prevalentemente atlantica e centro-europea, ma queste cenosi sono presenti anche nell’Italia settentrionale.[27]
Altre alleanze e associazioni per questa specie sono:[26]
Aremonio agrimonioidis-Fagion sylvaticae
Cardamino kitaibelii-Fagenion sylvaticae
Lathyro veneti-Fagenion sylvaticae
Erythronio dens-canis-Quercion petraeae
Sottospecie minuta
Nome scientifico: Solidago virgaurea L. subsp. minuta (L.) Arcang.
Basionimo: Solidago minuta L. (1763).
Sinonimo: nella Flora d'Italia di Sandro Pignatti[22] questa varietà viene indicata col seguente nome: Solidago virgaurea subsp. alpestris (W. & K.) Rchb. (altri sinonimi: var. pumila Willd.; var. pygmaea Bertol.; var. monticola)
Nome comune: Verga d'oro alpestre
Descrizione: sono piante più basse (5–40cm). Le foglie cauline terminano con un apice molto acuto, sono sub-glabre e hanno una forma strettamente lanceolata (4–8 volte più lunga che larga); il margine delle foglie è percorso da denti profondi e irregolari. L'infiorescenza è composta da pochi capolini (3–10) disposti in modo discontinuo in racemi riccamente fogliosi (brattee fogliacee). Diametro dei capolini: 18–21mm. Il diametro del ricettacolo (privato dei fiori) è di 2,6–4,2mm. Dimensione dell'involucro: larghezza 3,5–5; lunghezza 7–9mm. I fiori ligulati sono lunghi 5–15mm; quelli tubulosi 16–28mm.
Habitat: l'habitat tipico per queste piante sono gli arbusteti nani e pascoli a substrato acidofilo (praterie rase alpine e subalpine). Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH acido, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 1800 a 2500 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: subalpino e alpino.
Fitosociologia: dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[25]:
Formazione: delle comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite
Classe: Juncetea trifidi
Altre sottospecie
Per questa specie sono riconosciute le seguenti altre sottospecie (non presenti in Italia):[2]
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
Solidago vulgaris Mill.
Specie simili
In Italia allo stato spontaneo si trovano solamente due altre specie di Solidago oltre alla Verga d'oro comune. Si distinguono per i seguenti caratteri:
Solidago gigantea Aiton: verga d'oro maggiore: l'infiorescenza è più aperta con capolini più piccoli e le foglie sono più dentellate.
Solidago canadensis L.: verga d'oro del Canada: l'infiorescenza si presenta con dei rami più diritti con capolini più piccoli e le foglie sono meno dentellate.
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Proprietà medicamentose: sono note le sue azioni diuretiche e antisettiche, e per questo suo utilizzo si prende o la pianta intera (con le foglie si può preparare un infuso) o il rizoma oppure i fiori. È consigliata nei casi di ritenzione idrica, nelle iperuricemie, e per agevolare l'espulsione del calcoli renali. Viene utilizzata anche per combattere la diarrea e nella terapia delle enteriti.
antielmintica (elimina svariati tipi di vermi o elminti parassiti);
anticoagulante;
antifungina (blocca la crescita degli organismi fungini);
antinfiammatoria (attenua uno stato infiammatorio);
astringente (limita la secrezione dei liquidi);
carminativa (favorisce la fuoriuscita dei gas intestinali);
diaforetica (agevola la traspirazione cutanea);
febbrifuga (abbassa la temperatura corporea);
stimolante (rinvigorisce e attiva il sistema nervoso e vascolare).
Giardinaggio
Sono piante che preferiscono i terreni "sciolti" e silicei; sono di facile coltivazione e riescono a decorare in breve tempo ampie zone[16].
Sono piante molto visitate dalle api[30] che ne raccolgono abbondante nettare, e sono una risorsa molto importante, in quanto fioriscono a fine estate, quando le api non hanno a disposizione molte fioriture da cui poter produrre delle scorte per l'invernamento.
Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p.71.2.1 ALL. QUERCION ROBORIS MALCUIT 1929. URL consultato il 17 giugno 2022.
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.
1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p.91, ISBN88-7621-458-5.