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specie di pianta della famiglia Asteraceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La verga d'oro comune (Solidago virgaurea L., 1753) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae, tribù Astereae (North American lineage) e sottotribù Solidagininae).[1][2]
Solidago virga aurea | |
---|---|
Solidago virgaurea subsp. minuta | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Astereae |
Sottotribù | Solidagininae |
Genere | Solidago |
Specie | S. virgaurea |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Astereae |
Genere | Solidago |
Specie | S. virgaurea |
Nomenclatura binomiale | |
Solidago virgaurea L., 1753 | |
Nomi comuni | |
Verga d'oro comune |
L'etimologia del nome generico (Solidago) è controversa, ma in ogni caso fa riferimento alle proprietà medicamentose di varie specie di questo genere, e potrebbe derivare dal latino solido il cui significato è “consolidare, rinforzare” e quindi anche “guarire del tutto”[3]. L'epiteto specifico (virgaurea = ramoscello d'oro) si riferisce all'altro nome spesso usato per questa specie (verga d'oro) derivato dalla sua vistosa infiorescenza. "Virga" in latino significa, "ramo o germoglio".[4]
Il binomio scientifico attualmente accettato (Solidago virgaurea) è stato proposto da Carl von Linné (1707–1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753[5].
Portamento. La specie di questa voce ha un habitus di tipo erbaceo perenne. La forma biologica prevalente è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee perenni con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e dotate di un asse fiorale più o meno eretto.[6][7][8][9][10][11][12]
Radici. Le radici sono secondarie (avventizie) da rizoma.
Fusto. Altezza media: 1 - 8 dm.
Foglie. Le foglie di colore verde sono di scarso spessore e consistenza membranosa. Quelle inferiori hanno un picciolo alato, mentre quelle superiori sono sessili. Lungo il fusto sono disposte in modo alterno. La forma è semplice e ovale-allungata con le estremità appuntite: quelle inferiori sono più ovali, le superiori più lanceolate e progressivamente più piccole. I margini si presentano ruvidi e scarsamente pelosi, sono dentati in quelle inferiori. Lunghezza del picciolo: 5–8 cm. Dimensione della lamina: larghezza 2–3 cm; lunghezza 7–9 cm. Le foglie delle rosette sterili sono più grandi (8×15 cm).
Infiorescenza. Le sinflorescenze sono composte da racemi semplici formati ognuno da numerosi capolini rivolti verso l'alto (i capolini formano dei grappoli composti insieme a brattee fogliacee). Le infiorescenze vere e proprie sono composte da un capolino terminale peduncolato di tipo radiato. I peduncoli sono pubescenti. I capolini sono formati da un involucro, con forme da cilindriche a campanulate o turbinate, composto da diverse brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori di due tipi: fiori del raggio e fiori del disco. Le brattee, con forme più o meno lanceolate, diseguali fra di loro, a consistenza fogliacea, con margini membranosi, con superficie glabra, pelosa o ghiandolosa, sono disposte in modo più o meno embricato e scalato su 3 - 4 serie. Il ricettacolo è nudo ossia senza pagliette a protezione della base dei fiori; la forma è convessa. Lunghezza dei peduncoli: 1–3 mm. Dimensione dei capolini (completamente aperti): 8–15 mm. Dimensione delle brattee: 6–8 mm.
Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Si distinguono in:
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo;
Impollinazione: tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[7][8]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori.
Dispersione: i semi cadono a terra e vengono dispersi soprattutto da insetti come formiche (disseminazione mirmecoria). Un altro tipo di dispersione è zoocoria: gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio che portano così i semi anche su lunghe distanze. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche per alcuni chilometri (disseminazione anemocora).
Se la stazione della pianta è situata in un bosco deciduo e ombroso è facile che rimanga in una specie di letargo producendo al più alcune foglie basali; ma non appena il bosco si schiarisce (o viene tagliato) la pianta prende nuovo vigore e incomincia subito a produrre dei fusti fioriferi[16].
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[17], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[18] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[19]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]
Il genere (essendo abbastanza numeroso) è suddiviso in varie sezioni. La specie di questa voce, tradizionalmente è inserita dal botanico toscano Adriano Fiori, nella sezione DORIA con riferimento all'infiorescenza formata da rami eretti e capolini più grandi[16].
La tribù Astereae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae) comprende circa 40 sottotribù. In base alle ultime ricerche nella tribù sono stati individuati (provvisoriamente) 5 principali lignaggi. Il genere Solidago (insieme alla sottotribù Solidagininae ) è incluso nel lignaggio "North American lineage". La sottotribù attualmente è divisa in 6 gruppi informali. Il genere di questa voce appartiene al "Solidago group".[20]
Recenti studi di tipo filogenetico propongono una suddivisione del genere in quattro sottogeneri e varie sezioni e serie. La specie di questa voce ha la seguente collocazione tassonomica:[21]
I caratteri distintivi della specie Solidago virgaurea sono:[12]
Il numero cromosomico di S. virgaurea è: 2n = 18[5]
Viene considerata una specie molto variabile e polimorfa. I caratteri soggetti a variabilità sono soprattutto l'altezza, la lunghezza dell'infiorescenza e il numero dei capolini, le dimensioni dell'involucro e diametro del ricettacolo. Questa pianta, spostandosi ad altitudini sempre maggiori, modifica facilmente il proprio habitus; a questo riguardo si possono distinguere tre forme tipiche: (1) quella del piano, (2) quelle delle altitudini maggiori e (3) una forma intermedia per stazioni montane comprese fra i 700–1500 m s.l.m.[16]. Le varietà di tipo (2) in genere hanno dimensioni ridotte; se i capolini sono piccoli sono riferite alla sottospecie virgaurea, viceversa se i capolini sono grandi allora ci si riferisce alla sottospecie minuta[22].
In Italia allo stato spontaneo sono presenti due sottospecie[23] qui di seguito descritte.
Per questa specie sono riconosciute le seguenti altre sottospecie (non presenti in Italia):[2]
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
In Italia allo stato spontaneo si trovano solamente due altre specie di Solidago oltre alla Verga d'oro comune. Si distinguono per i seguenti caratteri:
Altre proprietà medicamentose (secondo la medicina popolare)[29]:
Sono piante che preferiscono i terreni "sciolti" e silicei; sono di facile coltivazione e riescono a decorare in breve tempo ampie zone[16].
Sono piante molto visitate dalle api[30] che ne raccolgono abbondante nettare, e sono una risorsa molto importante, in quanto fioriscono a fine estate, quando le api non hanno a disposizione molte fioriture da cui poter produrre delle scorte per l'invernamento.
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