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re di Pamplona (r. 905-925) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Sancho Garcés (Sancho anche in spagnolo, in asturiano, in portoghese e in galiziano, Sanç, in catalano e Antso in basco; 880 circa – Resa, 11 dicembre 925) fu il primo re di Pamplona della dinastia Jimena, dal 905 al 925.
Sancho I Garcés | |
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Re di Pamplona | |
In carica | 905 - 925 |
Predecessore | Fortunato Garcés con Íñigo II Garcés |
Successore | García I Sánchez con Jimeno II Garcés |
Nome completo | Sancho Garcés di Navarra |
Nascita | 880 circa |
Morte | Resa, 11 dicembre 925 |
Sepoltura | castello di Villamayor de Monjardín |
Casa reale | Jiménez |
Padre | García II Jiménez |
Madre | Dadildis di Pallars |
Consorte | Toda di Navarra |
Figli | Onneca Sancha Urraca Velasquita Orbita García, legittimi Lupa, illegittima |
Religione | Cristianesimo |
Sancho, secondo il codice di Roda[1], era il figlio primogenito del co-regnante e poi reggente di Pamplona García II Jiménez e della sua seconda moglie, Dadildis di Pallars, sorella del Conte di Ribagorza e di Pallars, Raimondo I[2], nipote del conte Raimondo I di Tolosa. García II Jiménez era figlio di Jimeno I Garcés (discendente di Íñigo Jiménez Arista) e della moglie[3], di cui non si conoscono né il nome né gli ascendenti, mentre secondo il codice di Roda[1] era figlio di Jimeno ed era anche fratello di Iñigo I[2]; anche En los albores del reino¿dinastía Iñiga?,¿dinastía Jimena? tratta la questione accettando che Íñigo e Garcia furono fratelli[4].
Suo padre fu sconfitto nella battaglia di Lumbier, combattuta nell'882 contro l'emiro di Cordova Muḥammad I ibn ʿAbd al-Raḥmān in cui morì il re di Pamplona García I Íñiguez, come riporta lo storico genealogista basco Jean de Jaurgain (1842–1920) nel suo la Vasconie[5], mentre sul trono di Pamplona a Garcia I succedette il figlio Fortunato, già associato al trono dall'876[5], a suo padre, Garcia, succedette il fratellastro di Sancho, Íñigo, come co-regnante di Fortunato Garcés, che da poco era stato liberato dall'emiro di al-Andalus Muḥammad I, dopo circa vent'anni di prigionia, come riporta lo storico medievalista navarro José María Lacarra, nel suo Historia del Reino de Navarra en la Edad Media[6].
Sancho, all'inizio del X secolo, aveva sposato Toda Aznárez (circa 885-970)[7], figlia di Aznar Sánchez, signore di Larraun, e di Oneca Fortúnez[8], la figlia del re di Pamplona Fortunato Garcés e di Oria[9]. I loro discendenti furono dunque della dinastia Jimena Jimena, da parte di padre, e della famiglia Íñiguez da parte di madre.
Fortunato, successivamente ritornando alla politica della famiglia Arista, stabilì buoni rapporti con i Banu Qasi (capeggiati dal pronipote di Musa II, Lope ibn Muḥammad). Questa nuova situazione non fu gradita a suo genero Alfonso III delle Asturie, ed al conte di Pallars, che, nemici dei Banu Qasi, organizzarono la deposizione di Fortunato, che avvenne nel 905 a favore non del co-regnante Inigo II, ma del suo fratellastro Sancho, che secondo Évariste Lévi-Provençal avvenne senza brutalità, essendo le due dinastie legate da rapporti di parentela[10].
Fortunato fu forzato a ritirarsi come monaco nel monastero di Leire (il Libro della Regola del Monastero di Leire, compilato nel 1076, riporta che Fortunato arrivò da Cordova, succedette al padre Garcia I, ma divenne monaco nel monastero di Leira, mentre Sancho I Garcés con sua moglie Toda di Navarra, nipote di Fortunato, regnarono al suo posto, come riporta Jean de Jaurgain[11]), dove molto probabilmente morì, qualche anno dopo. Anche lo storico Sabaté Curull data la deposizione nel 905.
Assunto il potere estromettendo i cinque figli di Fortunato, legittimi eredi, perseguì in modo energico un'attività di espansione, sia contro l'emirato di al-Andalus, sia contro gli ex-alleati del regno di Pamplona, i Banu Qasi, conquistando la valle dell'Ebro e acquisendo i territori oltre il fiume Ebro. Comunque, alleatosi con il re delle Asturie Alfonso III Magno, fece la prima campagna contro Ahmad ibn Mu'awiya, autoproclamatosi il Mahdi, che dopo avere proclamato il jihād venne battuto e ucciso dal re delle Asturie Alfonso e da Sancho, come riporta lo storico Rafael Altamira[12], e, nel 915, a Tudela, sconfisse il Banu Qasi Mohammed ben Lupo, che gli dovette consegnare due castelli (quello di Falces e quello di Caparroso) e due figli in ostaggio[13].
In quegli anni, secondo il Libro de Regla del monastero (non consultato), Sancho con la moglie Toda fece due donazioni al monastero di Leire: una nel 912, documento n° 5[13], e una nel 918, documento n° 6[13]. Sancho, alleatosi con il re di Galizia e León Ordoño II, batté l'esercito di al-Andalus nel 917 a San Esteban de Gormaz, ma fu poi sconfitto dall'emiro ʿAbd al-Raḥmān III a Valdejunquera nel 920. Comunque tra il 918 e il 923, arrivando fino a Nájera, ne conquistò il distretto e, nel 923, riconquistò Viguera[14]. Nel 921 Sancho, assieme al fratello Jimeno e al fratellastro Íñigo, fece una donazione di un terreno per la fondazione di un monastero[13].
Nel 922, alla morte del conte di Aragona, Galindo II Aznárez, che era fratello della sua prima moglie, Urraca, Sancho occupò la contea d'Aragona, ignorando il diritto di successione di tutti gli altri pretendenti, tra cui la figlia di Galindo, Andregoto Galíndez e il governatore musulmano di Huesca, al-Tawīl, sposato con un'altra sorella del conte, Sancha. Le tensioni cessarono quando il figlio di Sancho, García, fu promesso in sposo ad Andregoto, come riporta La web de las biografias[15]. Durante il regno di Sancho la Navarra cominciò a battere moneta.
Nel 924, come riporta la Gran enciclopedia catalana Sancho fondò il Monastero di San Martino di Albelda, come ringraziamento per tutte le vittorie riportate sui musulmani[16]. 3 documenti, il n° 2, n° 3 e n° 4 del Cartulario de Albelda, degli anni 924 e 925, confermano l'interessamento di Sancho e della moglie Toda per il monastero di San Martino[17].
Nello stesso anno (924) Sancho fu sconfitto dall'emiro e futuro califfo ʿAbd al-Raḥmān III, che, dopo avere riconquistato, negli anni precedenti, Tortosa e Sangüesa, saccheggiò la capitale del regno, Pamplona, per cui la capitale fu spostata a Nájera; la campagna di ʿAbd al-Raḥmān III è ricordata da Lacarra[18].
Morì l'11 dicembre 925 a Resa, nella zona di Estella, dopo vent'anni di regno, come riporta il codice di Roda,[19]; la morte di Sancho viene ricordata anche dalla Crónica de San Juan de la Peña[20], mentre l'anno della morte di Sancho viene riportato anche da Jaurgain[11]. A Sancho succedette il figlio García I Sánchez, sotto la reggenza della madre Toda e dello zio Jimeno II Garcés, che fece uso del titolo regale, come riporta Lacarra[21]. Sancho, secondo la leggenda, fu inumato nel castello di Villamayor de Monjardín
Sancho dalla prima moglie, Urraca d'Aragona, non ebbe figli[22].
Sancho da Toda, secondo il Codice di Roda, ebbe sei figli[7][13][22][23]:
Sancho ebbe anche una figlia illegittima:
Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Garcia I di Guascogna | Semen di Guascogna | ||||||||||||
Onneca | |||||||||||||
Jimeno I Garcés | |||||||||||||
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García II Jiménez | |||||||||||||
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Sancho I Garcés di Navarra | |||||||||||||
Donato I Lope de Bigorra | … | ||||||||||||
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Lope I de Bigorra | |||||||||||||
Faquilena di Aquitania | … | ||||||||||||
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Dadildis di Pallars | |||||||||||||
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Faquilena de Roergue | |||||||||||||
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