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pittore fiammingo (1577-1640) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Peter Paul Rubens, anche noto in Italia come Pietro Paolo Rubens[1] (Siegen, 28 giugno 1577 – Anversa, 30 maggio 1640), è stato un pittore fiammingo.
La sua opera, secondo Giuliano Briganti, «può considerarsi l'archetipo del "barocco"»[2]; per Luigi Mallé, ha aperto la via al tumultuante barocco europeo, nordico e francese in particolar modo[3].
Rubens nacque a Siegen, in Vestfalia, Germania, il 28 giugno 1577 da Jan Rubens, avvocato fiammingo calvinista, e da Maria Pypelynckx. Trascorse l'infanzia a Colonia, dove il padre si rifugiò con la famiglia per sfuggire alla persecuzione spagnola contro i protestanti.
In seguito, nel 1589, si trasferì ad Anversa, dove ricevette una educazione umanistica grazie allo studio del latino e della letteratura classica e si convertì al cattolicesimo.
Alla età di quattordici anni, incominciò il suo apprendistato artistico con Tobias Verhaecht (1561-1631).
Sappiamo che nel 1596 Rubens eseguì alcuni dipinti, tra cui un perduto Parnaso insieme al maestro Otto van Veen (1558-1629) e Jan Brueghel il Vecchio. Di questo primo periodo sono sia il Peccato originale, conservato al Rubenshuis di Anversa, in cui i personaggi sono resi con proporzioni classicheggianti, sia la Battaglia delle amazzoni, della Bildergalerie di Potsdam, ove le piccole figure sono inserite in un paesaggio realizzato da Jan Brueghel, secondo la tradizione anversana della divisione dei compiti nei paesaggi con figure. Nel 1598 venne iscritto come maestro alla corporazione dei pittori della gilda cittadina.
Nel maggio del 1600 partì per l'Italia dove rimase per i successivi otto anni, facendo tappa prima a Venezia dove studiò Tiziano, Veronese e Tintoretto, poi, entrato in contatto con Vincenzo I Gonzaga duca di Mantova, il giovane pittore accettò l'incarico di pittore di corte, conservando tale carica fino alla fine del suo soggiorno italiano e arricchendo così ulteriormente la sua cultura figurativa con lo studio delle opere della ricca collezione ducale e la realizzazione di copie di diversi dipinti famosi.
Nel 1601 venne inviato dal duca a Roma per copiare alcuni quadri. In questo soggiorno romano ebbe modo di ampliare ulteriormente i suoi orizzonti figurativi, grazie alla copia di modelli di Michelangelo e Raffaello, allo studio dell'antico, ma guardando anche alla coeva produzione artistica del Carracci, di Caravaggio e di Federico Barocci. Entro il 1602 realizzò per la cappella di Sant'Elena nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme il Trionfo di sant'Elena, l'Incoronazione di spine e l'Innalzamento della croce. Di questo stesso periodo, in cui entrò in contatto con la cerchia del cardinale Scipione Borghese, sono anche il Compianto sul corpo di Cristo, ora conservato alla Galleria Borghese, e il Martirio di san Sebastiano di Palazzo Corsini.
Nel 1603 fu in missione per il duca di Mantova presso il re di Spagna. Rientrato nella città lombarda all'inizio del 1604, vi rimase fino al 1605. L'anno successivo, durante un breve soggiorno genovese, dipinse il Ritratto di Brigida Spinola Doria, ora conservato alla National Gallery of Art di Washington e la Circoncisione per l'altare della chiesa dei gesuiti, ancora in loco, che ebbero una grande influenza nell'evoluzione del barocco genovese. Raggiunto a Roma il fratello Philipp, ricevette la commissione per la decorazione dell'abside di Santa Maria in Vallicella, opera ora al Museo di Grenoble che, terminata alla fine del 1607, riunisce in un unico dipinto la Madonna e cinque santi. Ma quando Rubens si accorse che la posizione del dipinto sull'altare attirava una luce eccessiva rendendolo poco leggibile, decise di ritirarlo e di sostituirlo, nel 1608, con tre dipinti realizzati su un supporto di ardesia, materiale più adatto alle condizioni luminose della chiesa: la Madonna della Vallicella, i Santi Gregorio, Papia e Mauro e i Santi Domitilla, Nereo e Achilleo. La tavola centrale, dall'intenso dinamismo, con una composizione che sembra dilatarsi verso lo spazio circostante, anticipa soluzioni che saranno adottate dalla successiva pittura barocca; infatti, come scrisse Giuliano Briganti: «… lo spazio sembra vibrare e dilatarsi per accogliere le gigantesche figure che lo occupano in tutti i sensi con l'eloquenza solenne del loro gestire e sfogarsi poi liberamente nella fuga prospettica della gloria angelica centrale ove i raggi della luce divina, che partono da un punto focale così alto e lontano da suggerire una profondità infinita, irrompono per i fessi delle nubi e tra i corpi degli angeli in controluce, disposti in una vorticosa continuità.».
Fin dal ritorno in patria Rubens ebbe il sostegno di due potenti protettori: lo scabino e borgomastro Nicolas Rockox e l'arciduca Alberto, governatore dei Paesi Bassi meridionali. In questo periodo il suo stile evolve verso composizioni caratterizzate da contrasti luministici molto accentuati, di parziale ascendenza caravaggesca, con figure michelangiolesche disposte in gruppi poco simmetrici e in atteggiamenti vari e come compressi nel quadro, come per esempio avviene nel Sansone e Dalila del 1609-10 circa, ora conservato alla National Gallery di Londra, e nel trittico con l'Erezione della croce, realizzato tra il 1610 e il 1611 per la cattedrale di Anversa, dalle forme possenti ma dinamiche.
A partire dal 1612 circa lo stile dell'artista cambiò, probabilmente anche in rapporto con le coeve istanze della Controriforma cattolica; ora le sue composizioni sono più chiare e vicine a toni cromatici più freddi, con un equilibrio più marcato e una scansione maggiormente simmetrica dei personaggi, distribuiti in modo più armonioso e dotati di un forte risalto plastico sull'esempio delle statue ellenistiche che Rubens aveva copiato a Roma. Il cambiamento si può vedere nella classicheggiante Discesa dalla croce, realizzata da Rubens per la cattedrale anversese tra il 1612 e il 1614, ispirandosi per il corpo del Cristo al Laocoonte. Tra il 1613 e il 1614 realizzò l'Incredulità di san Tommaso, ora al museo di belle arti di Anversa, prendendo a modello per il Cristo un Giove antico. Di questo periodo è anche il Martirio di san Sebastiano della Gemäldegalerie di Berlino, con figure modellate su prototipi antichi.
In questo periodo di intensa attività organizzò una bottega, applicando al lavoro artistico quelli che erano i metodi dell'industria e impiegando i suoi collaboratori con criteri razionali, scegliendoli in base alle singole specializzazioni. Rubens, per far fronte alle numerose e imponenti commissioni, preparava un cartone e lasciava alla bottega la trasposizione dell'idea figurativa nella sua forma ultima: in definitiva divideva nettamente l'idea prima dall'esecuzione, riallacciandosi alla coeva teoria artistica classicheggiante italiana. Questo metodo andò progressivamente scomparendo nel corso della sua ultima attività.
Tra il 1617 e il 1618 lavorò ai progetti per una serie di sette arazzi raffiguranti le Storie di Decio Mure su commissione di nobili genovesi, i cui bozzetti oggi sono conservati nella Galleria dei principi del Liechtenstein a Vaduz, una sorta di ciclo apologetico dello stoicismo romano. Del 1620 è la decorazione dei soffitti della chiesa di San Carlo Borromeo ad Anversa, di cui, dopo la distruzione in seguito all'incendio del 1718, rimangono gli schizzi, ora divisi tra vari musei e collezioni europee. La decorazione delle volte era composta da circa quaranta grandi dipinti con scene tratte dall'Antico, dal Nuovo Testamento e dalle vite dei santi, disposte l'una di fronte all'altra in due file su due registri.
Alla fine del 1621 Rubens ricevette da Maria de' Medici, madre del re francese Luigi XIII, l'incarico di dipingere una serie di quadri monumentali per ornare la galleria del palazzo del Lussemburgo con un ciclo allegorico-encomiastico che illustrasse la vita e la concezione politica della committente.
Il ciclo, completato nel 1625 e realizzato nei modi tipici della pittura seicentesca (unendo allegorie e ritratti), rappresenta non un avvenimento storico lontano nel tempo, ma un capitolo recente della politica francese: Maria de' Medici nei suoi sette anni di reggenza tra il 1610 e il 1617 aveva cercato di assicurare la pace con l'impero asburgico, sconfessando il segreto Trattato di Bruzolo (antispagnolo) del 25 aprile 1610, e, attraverso i matrimoni dei figli (Elisabetta col re di Spagna Filippo IV e Luigi XIII con Anna d'Austria, sorella del re spagnolo), aveva cercato di porre le basi per una pace duratura con la potenza spagnola.
È intorno al 1624 che inizia la stretta collaborazione con l'artista incisore Paulus Pontius, con la conseguente realizzazione di splendide e ricercate opere grafiche.Tra il 1625 e il 1628 preparò i bozzetti di quindici grandi arazzi col Trionfo dell'eucaristia, su commissione dell'arciduchessa Isabella, destinati al convento madrileno delle Carmelitane scalze. Tra il 1627 e il 1631, su incarico di Maria de' Medici, iniziò la decorazione della Galleria di Enrico IV: del progetto abbandonato rimangono due grandi composizioni, ampiamente abbozzate, alla Galleria degli Uffizi e alcuni schizzi al Museo di Bayonne e alla Wallace Collection di Londra.
Nel 1627 acquistò una casa di campagna ad Ekeren. L'anno successivo Rubens andò in missione diplomatica alla corte del re spagnolo Filippo IV e tra il 1629 il 1630 fu alla corte di Carlo I d'Inghilterra. Tra il 1629 e il 1634 lavorò, su commissione di Carlo I d'Inghilterra, alla decorazione della Banqueting House di Whitehall a Londra realizzando nove dipinti con la Glorificazione di Giacomo I.
Tra il 1630 e il 1632 realizzò la serie di otto arazzi con la Storia di Achille e i quattro arazzi (Natività; L'istituzione dell'Eucaristia; Resurrezione di Cristo; Assunzione di Maria) per la confraternita della chiesa del Santissimo Sacramento di Ancona.
Nel 1635 comperò la tenuta dello Steen a Elewyt e nello stesso anno realizzò gli apparati per l'entrata trionfale ad Anversa del nuovo governatore generale dei Paesi Bassi, l'arciduca Ferdinando d'Austria. Tra il 1637 e il 1638 venne chiamato a realizzare la decorazione della Torre de la Parada o, meglio, di venticinque stanze del padiglione di caccia del re spagnolo Filippo IV, realizzando una serie di 53 bozzetti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio su un totale di 163 dipinti censiti in un inventario di inizio 1700. Di sua mano anche la realizzazione di 14 dipinti dagli stessi bozzetti da lui realizzati, mentre i restanti bozzetti servirono ad allievi e pittori fiamminghi per realizzare i quadri.
La vena artistica di Rubens mescolò linee classicheggianti con quelle barocche di dilatazione delle forme, di ritmo infinito, di fastosità e di bellezze decorative e uno sfondo di realismo che fa da scenario alla trasfigurazione dei sensi[5].
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