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fase della storia della Spagna (1874-1931) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Restaurazione borbonica (1874-1931) o II Restaurazione, è il periodo storico che va dal pronunciamento militare del 29 dicembre 1874 a Sagunto del generale Arsenio Martínez Campos y Antón, che pone fine alla Prima repubblica spagnola, fino alla proclamazione della Seconda repubblica (14 aprile 1931). Il periodo è caratterizzato da una certa stabilità istituzionale, dalla costruzione di un modello liberale dello Stato monarchico e dal coinvolgimento dei movimenti sociali e politici nati in seno alla rivoluzione industriale, fino alla progressiva decadenza con l'avvento della dittatura di Miguel Primo de Rivera nel 1923.
Regno di Spagna | |
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Motto: Plus Ultra
Andare oltre | |
Il Regno di Spagna e le sue colonie nel 1898 | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Regno di Spagna |
Nome ufficiale | Reino de España |
Lingue ufficiali | Spagnolo |
Lingue parlate | Catalano, arabo, basco e galiziano |
Inno | Marcha Real |
Capitale | Madrid |
Dipendenze | Impero spagnolo |
Politica | |
Forma di governo | Monarchia costituzionale (dittatura militare dal 1923 al 1930) |
Nascita | 29 dicembre 1874 |
Fine | 14 aprile 1931 |
Territorio e popolazione | |
Territorio originale | Impero spagnolo |
Massima estensione | 1 220 886 km² nel 1898 |
Popolazione | 23.667.138[1] nel 1931 |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolicesimo |
Religione di Stato | Cattolicesimo |
Religioni minoritarie | Islam |
La Spagna nel 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale | |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Prima Repubblica spagnola |
Succeduto da | Seconda Repubblica spagnola |
Il 1º dicembre 1874, il figlio di Isabella II, Alfonso, pubblica il Manifesto di Sandhurst, in cui proclama che sono molti coloro che si sono messi in contatto con lui per lo stabilimento di una monarchia costituzionale, che si ritiene il legittimo erede al trono a seguito dell'abdicazione di sua madre, e che si mette a disposizione degli spagnoli considerando la nazione orfana.
Dopo il fallimento della Prima Repubblica, il pronunciamento militare del generale Martínez Campos (29 dicembre 1874), ristabilisce la dinastia Borbone con Alfonso XII che, pur trovandosi in esilio in Gran Bretagna, era sempre rimasto in contatto con Cánovas del Castillo, leader del Partito Liberal-Conservatore, con l'intento di restaurare l'ordine monarchico in Spagna.
Cánovas convince la classe politica che si tratterà non solo del superamento della Repubblica, ma anche di un modo di governare diverso rispetto a quello esecrato della regina di Isabella II, madre di Alfonso, salita al potere durante le guerre carliste ancora non concluse.
Il sistema politico che si stabilì fu bipartitico con un'alternanza tra il Partito Liberal-Conservatore, capeggiato da Antonio Cánovas del Castillo ed il Partito Liberal-Fusionista, guidato da Práxedes Mateo Sagasta, e di cui lo stesso Cánovas del Castillo aveva favorito appositamente la costituzione.
Ciò permise di superare il sistema monopartitico, privo di legittimità democratica, che aveva condotto al rovesciamento Isabella II e alla sua successiva abdicazione ed esilio in Francia.
Una volta ristabilita la dinastia Borbone, i cosiddetti partiti dinastici, conservatore e liberale, guidati rispettivamente da Antonio Cánovas del Castillo e da Práxedes Mateo Sagasta, si alterneranno al potere. La caratteristica più rilevante dei governi della II restaurazione è data dall'alternanza pacifica tra i due partiti dinastici, soprattutto mediante il curioso sistema dell'indizione di elezioni politiche, subito dopo ogni successione al governo dell'opposizione, per legittimarne il potere, secondo un ordine naturale di alternanza del processo politico. Per conseguire tale alternanza, si fruiva di particolari metodi elettorali come la lista bloccata o il pucherazo.
Antonio Cánovas del Castillo è l'artefice del percorso costituzionale, sulla base di quanto formulato dal futuro Alfonso XII, durante il suo esilio in Gran Bretagna, e conclude il periodo delle Guerre carliste.
Nel frattempo, infatti, l'esercito carlista, che aveva necessità di occupare una città importante per creare uno Stato forte, aveva stretto d'assedio Bilbao. La città resistette fino all'arrivo delle truppe alfonsine.
La sconfitta carlista si produce nel 1876, una volta superate le difficoltà del periodo rivoluzionario. Il nuovo regime alfonsino arma un esercito di 150 000 uomini contro 33 000 volontari carlisti circa, male armati e organizzati. Le vittorie alfonsine si succedono fino alla caduta di Montejurra e la presa di Estella il 16 febbraio 1876 da parte delle truppe comandate dal generale Fernando Primo de Rivera. Il pretendente Carlo VII di Spagna si ritira in Francia, e si pone fine alla guerra carlista, con la soppressione dei fori baschi, e la creazione dei presupposti per la nascita di un nuovo movimento politico: il nazionalismo basco.
Con la morte di Alfonso XII (1885), la reggenza passa alla consorte Maria Cristina d'Asburgo-Teschen, in nome del nascituro erede (il futuro Alfonso XIII)[2].
Il periodo della reggenza ha inizio con il governo di Práxedes Mateo Sagasta, caratterizzato, tra le altre cose, dall'approvazione della legge sulle associazioni, la libertà di stampa, l'adozione del suffragio universale maschile (1892) e la creazione dell'istituto della giuria popolare. Il nuovo ordinamento permette anche la formazione di un Partito Repubblicano spagnolo, che avrà grande influenza in futuro. Nascono inoltre in questo periodo l'anarchismo e il socialismo, con il PSOE (fondato nel 1879) e i primi movimenti operai della rivoluzione industriale.
Le prime elezioni della Restaurazione si tengono ancora con il sistema elettorale stabilito dalla Costituzione del 1869, ed ebbero luogo il 20 gennaio 1876. I liberal-conservatori di Cánovas ottengono la maggioranza con 333 seggi. Nel 1876 è affidata l'elaborazione della nuova Costituzione ad una commissione presieduta da Manuel Alonso Martínez.
La legittimità del nuovo regime viene sancita con la Costituzione del 1876 che adotta un nuovo modello di Stato, con il potere legislativo affidato a due camere: il Congreso de los Diputados, eletto a suffragio censitario e il Senato, nominato dal Re; il monarca mantiene le funzioni di Capo dello Stato e buona parte del potere esecutivo.
L'ascesa al potere del generale Martínez Campos conduce alle elezioni del 20 aprile 1879, che attribuisce 293 seggi ai liberal-conservatori. Ma per la divisione nelle file dei conservatori, dovuta alla legge sull'abolizione della schiavitù nelle Antille, Cánovas torna al potere nel dicembre dello stesso anno. I suoi sforzi si rivolgono al consolidamento dell'alternanza con i costituzionalisti di Sagasta che, nel marzo del 1880, fonda il Partito Liberale Fusionista, già identificato con il nuovo regime.
Sagasta sale al potere il 10 febbraio 1881, in un tentativo di alternanza pacifica dei partiti. Scioglie le Cortes e indice nuove elezioni, nelle quali la sua formazione conquista 297 seggi. Sagasta governa fino al 13 ottobre 1883, e lascia la carica a Posada Herrera, della sua stessa formazione, ma che dovrà dimettersi per l'ostilità dei suoi sagastinos.
Cánovas è quindi nuovamente incaricato del governo e scioglie le Cortes, all'inizio di aprile del 1884: la sua formazione ottiene 318 deputati. In queste elezioni, secondo le parole del deputato José M. Celleruelo, si plasma lo spirito del sistema elettorale: è stata corrotta la commissione elettorale; questa ha corrotto gli scrutatori; il sindaco ha corrotto le presidenze di sezione, e le sezioni, dopo queste tre gravissime corruzioni, hanno falsificato il risultato dell'elezione.
Con la morte prematura di Alfonso XII, il 24 novembre 1885, Cánovas decide di lasciare il potere al Partito Liberale, con un accordo per il consolidamento del regime che passerà alla storia come il "Patto del Pardo", ma che affretterà la defezione dal canovismo del gruppo guidato da Romero Robledo.
Il nuovo governo di Sagasta - il primo della reggenza di Maria Cristina d'Austria - è nominato il 25 novembre 1885, e indirà le elezioni per il 4 aprile dell'anno seguente. Le irregolarità già usuali vengono ripetute, facendo ottenere ai liberali 278 seggi, tra cui quello di Guadalajara, per la prima volta, ad Álvaro de Figueroa Conte di Romanones.
Il 26 luglio 1890 il governo liberale cambia la legge elettorale, restringendo il suffragio universale maschile ai maggiori di 25 anni. Questo sistema non comporta un cambiamento sostanziale dei vizi elettorali, ma aggiunge nuove condotte politiche che, alla lunga, comporteranno la crisi e lo smantellamento del sistema.
Le Cortes liberali vengono sciolte dalla reggente nel dicembre del 1890, dopo aver nuovamente conferito l'incarico governativo a Cánovas, che indice le elezioni per il febbraio del 1891. Nonostante i metodi utilizzati dal Ministro di Governo Francisco Silvela, un po' meno scandalosi del predecessore Romero Robledo, il Partito Conservatore conquista la maggioranza, anche se meno ampia del solito, con 253 seggi. I sostenitori della repubblica conseguono un piccolo successo con 31 seggi.
L'unità dei conservatori traballa nuovamente, pur essendo rientrata la defezione di Romero Robledo. Questa volta a uscire è Silvela, sotto la bandiera della moralizzazione, nel dicembre del 1892. La sua defezione porta alle dimissioni di Cánovas che lascia per la terza volta il governo ai liberali.
Il governo è formato nuovamente da Sagasta che, per il 5 maggio 1893, indice le elezioni nelle quali i liberali ottengono una chiara ed abituale maggioranza con 281 seggi. La sorpresa è rappresentata dai repubblicani che, con 47 seggi, superano addirittura il partito conservatore ufficiale, fustigato dalle dissidenze interne.
La crisi coloniale d'oltremare (rivolta cubana del 1895), portano Sagasta a cedere nuovamente il potere a Cánovas, nel marzo del 1895. Lo statista conservatore governa per un anno con l'appoggio della maggioranza liberale, fino alle elezioni del 12 aprile 1896, che si tengono con l'astensione dell'Unione Repubblicana; i repubblicani, infatti, sono investiti da una crisi politica per la morte di Ruiz Zorrilla, il passaggio di molti iscritti alle file liberali e la posizione dei federalisti di Pi y Margall in appoggio all'autonomia o all'indipendenza di Cuba. Per la prima volta si presentano candidature socialiste, anche se non conseguirono nessun seggio.
L'assassinio di Cánovas (8 agosto 1897), nel momento più critico della rivolta cubana, in aggiunta alle querele interne alle file conservatrici, affrettano il ritorno al potere di Sagasta. Dopo l'abituale scioglimento delle Camere, le nuove elezioni attribuiscono una comoda maggioranza ai liberali, con 284 seggi, davanti ad un Partito Conservatore che, dopo la scomparsa del suo leader storico, continua ad essere scisso tra l'Unione Conservatrice di Silvela, ed i dissidenti robledisti, in pieno declino. L'Unione Repubblicana rinuncia all'astensionismo, ma i dissensi interni portano ad un misero risultato.
Alla fine del 1800 la Spagna è ancora un paese fortemente arretrato, popolato da circa 18,5 milioni di abitanti, con una crescita demografica debole per la forte emigrazione. Il 65-70% della popolazione vive ancora di un'agricoltura piuttosto arretrata, ed ancora in buona parte dominata dal latifondo e dalla pastorizia, A partire da questo periodo, però, diventano rilevanti le esportazioni di vino, di olio e di frutta.
Le vie di comunicazioni sono ancora piuttosto inefficienti e, nonostante sia stata realizzata una buona rete ferroviaria, molte zone sono quasi isolate, per via del pessimo stato delle strade, e ciò limita fortemente il commercio. La produzione manifatturiera e artigianale continua a prevalere su quella industriale, localizzata nelle grandi città, nella regione della Catalogna (industria tessile) e nei Paesi Baschi (siderurgia). In Andalusia (ferro, rame e piombo) e nelle Asturie (carbone) viene riorganizzato e modernizzato lo sfruttamento minerario. Nel 1888 si celebra l'Esposizione Universale di Barcellona, ma solo intorno al 1910 comincia a svilupparsi l'industria turistica.
La II Restaurazione introduce una profonda centralizzazione amministrativa e legale ed i nazionalismi catalano e basco non tardano a reagire. Il primo, con la rivoluzione borghese e la propria identità culturale; il secondo alla ricerca di un proprio futuro, dopo aver perso il regime autonomistico dei "fori", in conseguenza delle guerre carliste. Compaiono il Partito Nazionalista Basco, la Lega di Catalogna e l'Unione catalana.
Il movimento operaio si riunisce attorno al PSOE, che sostiene la lotta pacifica e la partecipazione elettorale, all'UGT (fondata nel 1888) e l'anarchismo nella Federazione dei Lavoratori della Regione iberica.
La monarchia metterà in difficoltà questi movimenti con una forte repressione, con particolare virulenza verso l'anarchismo. Teatro di molti di questi scontri sarà la Catalogna, dove, nel 1897, un anarchico assassinerà il Primo ministro Antonio Cánovas.
La Chiesa passa da un atteggiamento d'intransigenza alla conciliazione con lo Stato. Ciò determina un forte conflitto tra laici e cattolici, in relazione all'applicazione dell'articolo 11, della Costituzione del 1876, che recita:
Si estende, inoltre, il conflitto sulla previsione del matrimonio civile, giuridicamente istituito, ma non praticato a causa dell'opposizione della Chiesa. Nel novembre 1886, Alonso Martínez prende l'iniziativa di autorizzare il matrimonio per i non cattolici. Dopo intense negoziazioni, si raggiunge un accordo con la Santa Sede, nel quale viene riconosciuta allo Stato la potestà di regolare gli effetti civili del matrimonio.
La società è quindi divisa in vari settori: da un lato la tradizione dinastica, rappresentata politicamente dai partiti di Cánovas e Sagasta (monarchici, difensori di un modello contenuto di apertura e alieni al sentir parlare di nuove classi sociali), con la vigilanza della Chiesa cattolica; dall'altro lato alcuni movimenti di diverso segno, repubblicani e nazionalisti, rappresentanti della nuova borghesia che non trova ancora il suo spazio politico; dall'altro ancora, il proletariato che si raggrupperà attorno al Partito Socialista Operaio Spagnolo, e alle due confederazioni sindacali, l'Unione Generale dei Lavoratori e la Confederazione Nazionale del Lavoro.
Lo sviluppo industriale, la stabilità istituzionale e il miglioramento degli scambi con gli altri paesi europei, dà luogo a piccoli ma significativi mutamenti nella cultura spagnola.
La Chiesa cattolica, appoggiata dai partiti dinastici, continua a giocare un ruolo fondamentale nella cultura popolare della fine del XIX secolo, dove il 65% della popolazione spagnola è analfabeta. Tuttavia, il movimento operaio spagnolo comincia a mostrare la propria energia con l'apertura di atenei e scuole popolari, molto ideologizzate, ma che consentono l'accesso ad un minimo di cultura a molti uomini e donne delle zone rurali.
Nelle arti, nell'educazione e nella letteratura si manifesta un'apertura alle idee che vengono d'oltre i Pirenei. La crescita delle grandi città, frutto dell'industrializzazione, dà luogo ad un moderno urbanesimo che vedrà la massima espressione nel movimento modernista catalano, di Antoni Gaudí.
I repubblicani, convinti dell'importanza dell'educazione nel futuro della Spagna, si stringono attorno al progetto per la libera introduzione dell'insegnamento, con Francisco Giner de los Ríos e Emilio Castelar tra i principali sostenitori, alla ricerca della realizzazione di una classe dirigente moderna ed europea.
In letteratura, il romanticismo lascia il passo al naturalismo, con Benito Pérez Galdós, Emilia Pardo Bazán e Leopoldo Alas Clarín come massimi esponenti.
In Europa si riscontrano due correnti di sviluppo che influiranno su tutta la storia successiva: da un lato, Gran Bretagna, Francia, Belgio, i paesi nordici e l'Impero tedesco continuano inarrestabili il loro processo d'industrializzazione; dall'altro, l'Europa meridionale ed orientale mantengono la tradizionale struttura agricola. Tra i primi, il liberalismo e la borghesia industriale definiscono i modelli di sviluppo; tra i secondi è ancora presente il modello tradizionale di organizzazione politica.
La Spagna si trova di fronte a un bivio, e non riuscirà a decidersi. In Catalogna e nel Paese Basco si apprezza la timida presenza della rivoluzione industriale, ma nel resto del paese si prosegue nell'economia agricola. Inoltre, le strutture del potere continuano a poggiare sui partiti dinastici e non sulle nuove classi emergenti.
In America, gli Stati Uniti emergono come grande potenza; la Spagna non presterà loro particolare attenzione fin quando non sarà troppo tardi. Le antiche colonie spagnole hanno raggiunto l'indipendenza ed iniziano a dipendere, nelle relazioni economiche, sempre più dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, più che dall'antica metropoli.
Nel 1898, all'interno di un sistema politico abbastanza stabile, si verifica la perdita improvvisa dei possedimenti di Cuba, di Porto Rico, di Guam e delle Filippine, ultimi territori spagnoli in America ed Asia, nella guerra con gli Stati Uniti, umiliante per tutta la società spagnola. Questo periodo è conosciuto come quello del disastro e colpisce tutto il sistema sociale.
La politica di Cànovas era stata di contenimento di fronte alle altre potenze, comprese quelle emergenti (Stati Uniti e Germania). La flotta spagnola non si era più ripresa dopo la Battaglia di Trafalgar e alla decisione di mantenere le colonie non corrispondeva la capacità e l'energia necessaria.
A Cuba, il generale Martínez Campos cerca di schiacciare sin dall'inizio l'insurrezione del 1895 di José Martí e di Máximo Gómez. Tuttavia, l'appoggio ai ribelli della popolazione, compresa la classe media creola, è tangibile.
Il generale Valeriano Weyler sostituisce Martínez Campos, e cerca di isolare l'appoggio popolare alla rivoluzione. Nelle Filippine, José Rizal, giustiziato dalle truppe spagnole, guida la rivolta del 1896, che prosegue nonostante la Pace di Biac-na-Bató del 1897.
Il 15 febbraio 1898, l'esplosione della nave nordamericana Maine scatena la Guerra ispano-americana. La flotta nordamericana dell'Atlantico attacca Cuba, e da Hong Kong, quella del Pacifico fa lo stesso con le Filippine.
Santiago di Cuba capitola il 15 luglio 1898; Portorico il 25 luglio; Manila, capitale delle Filippine, il 14 agosto. Il 10 dicembre viene firmata la Pace di Parigi, con la quale la Spagna cede agli Stati Uniti tutti i possedimenti asiatici ed americani e l'isola oceanica di Guam.
L'anno seguente il governo di Francisco Silvela firma un trattato con la Germania per il quale le Isole Marianne, Caroline e Palau, ultimi possedimenti spagnoli nel Pacifico, passarono ai tedeschi per la somma di 25 milioni di pesetas[3].
Dopo la perdita delle colonie extra africane, in Spagna sorgono movimenti che cercano di superare una crisi che è anche d'identità. Sorge il cosiddetto rigenerazionismo, un processo attraverso cui poter superare i modi e le politiche del passato per trovare un nuovo cammino in ogni ordine.
La sconfitta con gli Stati Uniti e la perdita degli ultimi resti dell'impero coloniale, conseguente al Trattato di Parigi, aprono la strada a una critica della realtà nazionale, più globale che sistematica. In questo momento si sviluppano attitudini riformiste che risalgono a prima del disastro del 1898; un desiderio di cambiamento, sull'onda del processo di modernizzazione della realtà spagnola, a cui il regime politico, gravemente eroso dal proprio carattere esclusivo e dall'incapacità di integrare le nuove forze emergenti, non si sottrae.
Si sperimentano le riforme controllate dal sistema (Maura, Canalejas), ma esse falliscono per non aver accettato con franchezza i progetti rigenerazionisti e per non aver assunto il nuovo stato d'animo democratico che impone l'irruzione delle masse nella vita pubblica. A questa impotenza politica si aggiunge la crisi interna del sistema, dovuta alla frammentazione dei partiti, dopo la scomparsa dei leader storici, Cánovas e Sagasta, rispettivamente nel 1897 e nel 1903.
Dopo il protagonismo del governo di Sagasta nel disastro del 1898, si impone un cambiamento di governo. Viene incaricato il conservatore Francisco Silvela. Il 16 aprile 1899, dopo lo scioglimento delle Cortes, sono indette le elezioni, nelle quali il Ministro dell'Interno Eduardo Dato esercita solo un modesto intervento. Grazie a lui, la maggioranza governativa di 222 seggi, anche se ampia, non risulta così marcata come al solito, mentre i liberali, con i 93 seggi del loro partito ufficiale, ottengono un risultato positivo. In questo gabinetto, i problemi dell'Azienda Pubblica, diretta da Raimundo Fernández Villaverde, contrassegnano il passaggio del secolo e fanno cadere il governo nell'ottobre del 1900.
Dopo un governo ponte del generale Marcelo Azcárraga Palmero, Sagasta si insedia per l'ultima volta alla Presidenza del Consiglio. Come d'abitudine, scioglie le Cortes e indice le elezioni per il maggio del 1901, ottenendo una maggioranza molto forte alla Camera; i liberali conseguono un buon risultato con 233 seggi. I repubblicani recuperano lentamente, dopo il tentativo di rinnovo del partito evidenziato dall'alleanza di Lerroux con i repubblicani storici di Nicolás Salmerón.
L'inizio effettivo del regno di Alfonso XIII, divenuto maggiorenne, ha luogo il 17 maggio 1902. Il suo regno è segnato dall'ascesa delle forze politiche regionaliste, operaie e repubblicane, da un inasprimento della questione anticlericale e da un militarismo fino a quel momento latente. Il re tenta di incoraggiare una politica di apertura che eviti la temuta rivoluzione operaia, con l'eliminazione o l'attenuazione del caciquismo elettorale ed il decentramento amministrativo. L'esercito, però, frustrato dalla sconfitta coloniale e per le forti critiche dell'opinione pubblica sulla condotta della guerra, contrasta il sistema politico, minacciando costantemente il processo di modernizzazione.
Sagasta, il vecchio leader liberale, lascia il potere il 6 dicembre 1902, per morire meno di un mese dopo. È sostituito da un governo conservatore guidato da Francisco Silvela, assistito da Antonio Maura al Ministero dell'Interno. Dopo cinque mesi di preparativi, durante i quali Maura dà inizio a un'incompleta campagna di smantellamento delle reti "caciquiste", le elezioni si tengono l'8 marzo 1903. Il risultato dà la solita maggioranza al partito al potere, con 230 seggi ai conservatori, e 93 seggi all'affine opposizione dei liberali. Ciò nonostante i repubblicani avanzano notevolmente (36 deputati), insieme ai regionalisti ed ai carlisti, con 7 seggi ciascuno. Questi risultati irritano Alfonso XIII, che, sebbene in pubblico manifesti la sua soddisfazione, rimprovera ad Antonio Maura la sua "rettitudine elettorale".
Negli anni seguenti vengono chiarite le leadership dei due grandi partiti di governo. Dopo che Francisco Silvela si ritira dalla Presidenza del Consiglio, la lotta per la successione tra Fernández Villaverde (fugace Presidente fino a novembre) ed Antonio Maura si risolve a favore di quest'ultimo, che guida un governo conservatore fino ad un incidente con il giovane re, che lo costringe alle dimissioni, nel 1904.
È quindi il turno dei liberali che, dopo due brevi interregni di Azcárraga e Fernández Villaverde, salgono al potere il 23 giugno 1905. Eugenio Montero Ríos (politico sopravvissuto del Sessennio democratico) presiede l'esecutivo, pur essendo a capo del Partito democratico radicale, formalmente non dinastico ma ispirato alle idee di José Canalejas, rispetto al liberalismo tradizionale incarnato da Segismundo Moret. I liberali si presentano uniti alle elezioni del settembre del 1905, ottenendo una vittoria senza complicazioni, con 229 deputati, grazie alla ristrettezza del corpo elettorale e alla stanchezza di repubblicani e regionalisti.
Successivamente si alternano alcuni brevi governi liberali (Montero Ríos, Moret, López Domínguez, Vega de Armijo), che dimostrano mancanza di autorità, il che li conduce a cedere il potere a Maura, allora indiscusso capo conservatore e disposto, all'inizio, a continuare la politica rigenerazionista già iniziata nel 1904. Tuttavia le elezioni del 21 aprile 1907 sono controllate in modo scandaloso dal Ministro dell'Interno Juan de la Cierva, superando addirittura i metodi di Romero Robledo. I conservatori ottengono una vittoria schiacciante con 252 deputati, e i liberali, per protesta contro i metodi di De La Cierva, sono indotti al ritiro.
Il governo mantiene l'esercito sotto pressione in Africa ed in Marocco, dove la Spagna si accorda con la Francia per la sua spartizione in zone d'influenza (1907), in vista di una successiva trasformazione in protettorato. Nel 1908 si inaspriscono gli scontri con la popolazione marocchina: la Settimana Tragica di Barcellona sarà la reazione popolare all'invio delle truppe in Marocco.
Antonio Maura, durante il cosiddetto 'governo lungo', si dispone a realizzare con intenti rinnovatori la sua rivoluzione dall'alto, incentrata su progetti riformisti, come la questione riformista catalana e l'intento di sradicare il caciquismo mediante riforme della legge municipale ed elettorale. Una delle riforme elettorali introduce il sistema proporzionale, ed elimina i collegi uninominali inclini al caciquismo; nonostante ciò, la nuova legge elettorale approvata, pur introducendo novità come il voto obbligatorio o l'introduzione di alcuni metodi per vigilare la limpidezza del voto, come l'istituzione delle commissioni elettorali, non riesce sostanzialmente a correggere le disfunzioni del sistema. Tali situazioni sono anzi aggravate con il tristemente noto articolo 29, grazie al quale risultano automaticamente eletti, senza necessità di voto, i candidati presentatisi da soli. Ciò significava il riconoscimento legale all'antico costume, del candidato unico, comune soprattutto nelle zone rurali, ed in generale allineato al governo.
Oltre all'opposizione di liberali e repubblicani, uniti in un blocco di sinistra, il crescente impegno militare in Marocco, nell'estate del 1909, degenera in una guerra coloniale aperta. Ciò causa un'esplosione di violenza popolare nella Settimana Tragica di Barcellona di fine luglio, dovuta alla mobilitazione dei riservisti.
I conservatori, dopo la ritirata di Siviglia, avevano trovato in Antonio Maura un leader indiscusso, ma dopo la Settimana Tragica di luglio 1909, pongono le basi per una scissione tra i sostenitori di Eduardo Dato, i mauristi ed altre fazioni più autoritarie ed opportuniste che si riuniscono nel 'ciervismo'. La repressione successiva e la fucilazione di Francesc Ferrer i Guàrdia, fondatore di una scuola anarchica, provocano non solo la condanna da parte dell'opinione pubblica straniera, ma anche il dissenso dell'opposizione, fino ad arrivare alle dimissioni di Antonio Maura.
Il capo del fronte antimaurista diventa Segismundo Moret, il quale sale al potere il 22 ottobre 1909, nonostante il Re, con una decisione senza precedenti, gli neghi il decreto di scioglimento delle Cortes, per cui il governo si trova in una situazione provvisoria.
José Canalejas, vero restauratore dell'unità del partito liberale, sale alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel febbraio del 1910. A quel punto ottiene lo scioglimento e le elezioni sono indette per maggio, per la prima volta in tutta la II Restaurazione, in una particolare situazione di scontro tra i due partiti dinastici. I due partiti governativi, comunque, si presentano alle elezioni con due forti leader, Antonio Maura e José Canalejas, ancora uniti e senza spaccature. Nonostante ciò, per l'applicazione del citato "articolo 29", il 30% della popolazione viene privata del voto, favorendo così il partito al governo (in questo caso quello liberale). Il partito di maggioranza ottiene solo 219 deputati, il minor numero di tutte le elezioni; mentre la minoranza conservatrice, con 102, consegue un risultato senza precedenti per un'opposizione, e mai più superato. Inoltre in quest'occasione, i repubblicani, con 37 seggi, ottengono un magnifico risultato, presentandosi coalizzati ai socialisti che, per la prima volta, ottengonoun seggio con Pablo Iglesias Posse.
Durante il governo di Canalejas, per evitare lo scontro anti-clericale, è promulgata la legge del canado, che proibisce l'introduzione di nuovi ordini religiosi in Spagna. Si cercano di mitigare anche le disfunzioni del sistema parlamentare, attraverso rettifiche al sistema elettorale, realizzando per questo un progetto di legge che cerca di ridurre il peso dei diritti rurali. Queste riforme non sono mai portate a termine e le contraddizioni tra il sistema politico-elettorale e la realtà socio-economica si aggravano sempre più.
Anche il governo di Canalejas agisce con decisione a proposito del problema del Marocco, riprendendo i negoziati con la Francia per la delimitazione delle rispettive aree soggette a protettorato. Nonostante ciò, il 12 novembre 1912, le opere di rinnovamento iniziate da Canalejas sono interrotte dall'attentato che pone fine alla sua vita, per mano di un anarchico. I liberali sembravano aver trovato un leader in José Canalejas, ma la sua prematura morte frammentarà il partito tra i liberali ortodossi di Romanones ed i liberal-democratici di García Prieto.
Dopo alcuni governi di transizione di Manuel García Prieto e del Conte di Romanones, il conservatore Eduardo Dato è incaricato del governo, ed indice le elezioni per il marzo del 1914. L'articolo 29 continua ad essere in vigore, pertanto il governo vince nuovamente, malgrado un'esigua maggioranza di 188 seggi che, per la prima volta, non è sufficientemente ampia per governare, nonostante la frammentazione dell'opposizione.
La Spagna decide di rimanere neutrale nella prima guerra mondiale, ma non approfitta economicamente dell'opportunità che le si offre di collocarsi in una posizione di privilegio nell'economia di guerra. I partiti dinastici non riescono a mettersi in contatto con la società civile, mentre il PSOE, i repubblicani, i nazionalisti catalani ed i nazionalisti baschi con il PNV, rappresentano meglio le aspirazioni popolari.
Il gabinetto di Eduardo Dato cerca l'appoggio di altre minoranze conservatrici per reggere, anche se in forma instabile, fino al dicembre del 1915. Dopo la sua caduta si forma un governo liberale presieduto da Romanones, il quale indice le elezioni per il marzo del 1916, con un risultato che stavolta dà una chiara maggioranza liberale, malgrado che il 35% dei deputati siano eletti senza votazione. Il sistema è in chiara decomposizione, il governo si aggiudica la maggioranza e distribuisce i seggi vuoti alla minoranza. Anche i livelli di nepotismo sono scandalosi: 54 deputati sono parenti delle grandi figure della politica. Romanones stesso inserisce il figlio ed il genero. Non è strano che la differenza tra la Spagna legale e quella reale sia sempre più palese ed impermeabile.
Il 1917 è l'anno delle sommosse: l'esercito si unisce attorno alle Giunte militari di difesa con i suoi scontri interni. Repubblicani e socialisti si alleano per offrire un'alternativa al sistema politico, come i nazionalisti catalani e baschi, e vengono sospese le garanzie costituzionali. Lo sciopero rivoluzionario di agosto-settembre provoca gravi scontri tra i sindacati e le forze dell'ordine.
Una volta esaurite le chances dei liberali, Eduardo Dato riassume la presidenza in un clima di conflittualità crescente, dovuto all'ingerenza dell'esercito, alle rivendicazioni regionaliste catalane ed alle contraddittorie ripercussioni socio-economiche della Grande guerra; inoltre, a ciò si assomma l'ondata rivoluzionaria dell'estate del 1917, che porta alle dimissioni del gabinetto Dato. La gravissima crisi è scongiurata con un governo di ampia coalizione dei partiti dinastici, tra cui sono inclusi, per la prima volta, gli autonomisti catalani. Il governo è presieduto da García Prieto, che indice le elezioni nel febbraio del 1918, molto stranamente caratterizzate da una trasparenza che si traduce in un risultato incerto. I liberali sono i vincitori, con 167 seggi, ma i dissensi tra loro fanno in modo che la minoranza dei conservatori ufficiali sia maggioritaria. I repubblicani storici proseguono nella loro decadenza, anche se ciò è compensato con la crescita dei socialisti e dei repubblicani riformisti.
Curiosamente, questa trasparenza contribuisce ad aggravare la crisi del sistema, dando origine ad un governo nazionale presieduto da Antonio Maura e con la presenza di tutti i capi parlamentari dei partiti leali alla monarchia; questo sforzo, però, dura solo 7 mesi, fondamentalmente a causa delle differenze tra i leader. Per questo, nel giugno del 1919, il nuovo governo conservatore di Maura è costretto a indire nuove elezioni, sospendendo le garanzie costituzionali.
Le minoranze di sinistra dichiarano le nuove Cortes faziose. Le differenze in seno alle file conservatrici portano le nuove Cortes ad essere ancora più ingovernabili e, anche se i conservatori sono i vincitori, essi sono divisi in due fazioni di uguale consistenza. Per questo, nel dicembre del 1920, dopo vari governi, Dato indice nuovamente le elezioni, e il governo ritrova le tradizionali pratiche poco ortodosse, stimolato dai problemi e alla ricerca di una solida maggioranza; la raggiunge, con 232 seggi ai conservatori, 185 dei quali allineati ai datisti al governo.
La Rivoluzione russa influenza i sindacati (soprattutto la CNT), che fino al 1921 alimenteranno sommosse in tutta la Spagna, dall'Andalusia alla Catalogna. Nello stesso anno, in un altro attentato anarchico, viene assassinato Eduardo Dato e, fino al 1923, si susseguono tredici diversi governi in sei anni.
Dopo la morte di Dato, nel marzo del 1921, si susseguono alcuni governi conservatori, impotenti nell'arrestare la decomposizione del regime parlamentare. Infine, il governo liberale di García Prieto, costituito nel dicembre 1922, con l'appoggio dei repubblicani riformisti di Melquíades Álvarez scioglie le Cortes e indice nell'aprile del 1923 le ultime elezioni del periodo della II Restaurazione. Il giornale La Voz, nel numero 6 del marzo dello stesso anno, presenta una curiosa statistica sui vincoli familiari dei candidati: 59 figli, 14 generi, 16 cugini e 24 con altre parentele collegate ai fondatori delle dinastie politiche, 52 di questi per i conservatori e 61 per i liberali; e ciò senza contare gli assistenti ed i protetti. Inoltre, i candidati eletti senza voto, grazie all'articolo 29, battono il record con 146 seggi.
I liberali, in coalizione con i riformisti, ottengono 223 seggi, mentre i conservatori arrivano a 108, di cui 81 per gli ufficiali di José Sánchez Guerra, 16 per i ciervisti e 11 per i mauristi. Le critiche del giornale ABC a queste ultime elezioni rappresentano una chiara dimostrazione della stanchezza dell'opinione pubblica per la ripetuta manipolazione della volontà popolare:
«Le elezioni sono state concordate: quasi tutti i candidati dell'opposizione, ufficiali e protetti o consenzienti. Vengono ripetute le convocazioni di anno in anno, o al massimo ogni due anni e, comunque, qualsiasi Governo, con qualunque nome o simbolo, dispone sempre della maggioranza, grande quanto vuole, senza rompere la tradizione degli accordi. La finzione elettorale non ha pretese di eleganza.»
Nell'ambito dell'opinione pubblica si cela un clima favorevole ad una dittatura. I progetti di rinnovamento di García Prieto sono ostacolati da numerosi settori e dalla tentazione autoritaria del Re. La sconfitta di Annual (22 luglio 1921), in Marocco, finirà per indurre il governo di García Prieto nel 1922 ad un ultimo tentativo di rigenerazionismo, che fallirà per le interrogazioni della sinistra sulle sue responsabilità politiche.
I sistemi democratici traballano anche in Europa: il fascismo si instaura in Italia nel 1922; in Germania è fondato il Partito nazista e altri regimi totalitari salgono al potere in Portogallo e in Polonia.
Il 13 settembre 1923, Miguel Primo de Rivera, Capitano generale della Catalogna, ordisce un colpo di Stato che trionfa immediatamente, ed è riconosciuto da Alfonso XIII come reazione dell'esercito alla crisi politica.
La generazione del '98, termine reso popolare da Azorín, rappresenta meglio di ogni altra cosa la frattura tra l'élite intellettuale ed il sistema politico. Delusi dalla monarchia, gli intellettuali sono pronti a difendere un nuovo modello di letteratura, con uomini come Joaquín Costa, Miguel de Unamuno (che in seguito sarà confinato a Fuerteventura) o come Vicente Blasco Ibáñez, la cui penna è implacabile contro Alfonso XIII.
Pablo Picasso si trasferisce in Francia, e sviluppa la sua opera a Parigi, dando al cubismo un ruolo significativo nelle arti, con la creazione di una delle sue opere principali: Les demoiselles d'Avignon (1907). In filosofia, il più fedele rappresentante è José Ortega y Gasset.
Durante la dittatura di Primo de Rivera, la Revista España fondata da Manuel Azaña viene chiusa, Ramón María del Valle-Inclán è condannato e le università sono costantemente chiuse.
Con l'appoggio dell'esercito e della borghesia, la dittatura di Miguel Primo de Rivera viene contestata solo dai sindacati operai e repubblicani, le cui proteste sono immediatamente messe a tacere con la censura e la repressione. De Rivera crea un Direttorio militare con nove generali ed un ammiraglio, il cui scopo, usando sue parole, è "riordinare la Spagna" per restituirla in mano ai civili. Cosciente dell'importanza di soddisfare l'orgoglio dell'esercito, la campagna militare in Marocco sfocia nella Guerra del Rif, e trionfa nel 1927 con lo sbarco di Alhucemas e la resa di Abd el-Krim.
Viene sospesa la Costituzione, sciolte le giunte, proibiti i partiti politici e ristabilite le milizie urbane dei somatén. Sono soppressi il sindacato della CNT ed il Partito Comunista di Spagna appena creato; la dittatura tollera solo l'UGT ed il PSOE, pur sempre reticenti, per mantenere un certo contatto con i dirigenti operai. Anche la borghesia catalana comincia a prestare il proprio appoggio a Primo de Rivera.
La legislatura sociale limita il lavoro per le donne. De Rivera fa costruire alloggi per gli operai ed istituisce un modello di formazione professionale. Avvia inoltre una politica di grandi investimenti pubblici per migliorare le comunicazioni stradali e ferroviarie, l'irrigazione e l'energia idroelettrica.
Questi primi successi fanno guadagnare una grande popolarità a Primo de Rivera. Egli crea l'Unione Patriottica Spagnola, come concentrazione di tutte le aspirazioni politiche, e l'"Organizzazione corporativa nazionale", un sindacato verticale, sul modello dell'Italia fascista e, nel 1925, sostituisce il Direttorio militare con uno civile.
Nonostante ciò, i primi consensi cominciano a mancargli. La borghesia catalana vede frustrati i suoi intenti di decentramento, con una politica sempre più centralizzatrice che, in materia economica, arriva a favorire gli oligopoli. Le condizioni di lavoro continuano ad essere pessime e la repressione degli operai allontana la UGT ed il PSOE dai progetti del dittatore. L'economia si mostra incapace di contenere la crisi mondiale del 1929 e Primo de Rivera preferisce dimettersi nel gennaio del 1930.
La monarchia, complice della dittatura, è messa in discussione dall'unione di tutta l'opposizione sancita nell'agosto del 1930 dal cosiddetto Patto di San Sebastian. I governi di Dámaso Berenguer, detto Dictablanda, e di Juan Bautista Aznar-Cabañas, non fanno altro che prolungarne la caduta.
Il 14 aprile 1931, dopo le elezioni municipali, è proclamata la Seconda repubblica, ponendo così fine alla II Restaurazione borbonica.
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