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I prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) sono prodotti inclusi in un apposito elenco, istituito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF) con la collaborazione delle Regioni. L'aggiornamento e la pubblicazione annuale dell'elenco sono a cura del Ministero che ha anche il compito di promuoverne la conoscenza a livello nazionale e all'estero[1]. Nel 2019 in Italia sono presenti 5 128 prodotti PAT, e la regione che detiene il maggior numero di PAT è la Campania, con 580 specialità registrate.[2]
L'agricoltura italiana ha dovuto affrontare lo scenario della politica agricola dell'Unione europea partendo da condizioni nettamente svantaggiate[senza fonte].
L'agricoltura moderna, estremamente indirizzata verso la meccanizzazione, richiede estensioni di terreno pianeggiante che in Italia difettano, sia per la configurazione naturale orografica, sia per l'antropizzazione spinta del territorio. Si uniscono a queste cause molti mali endemici dell'agricoltura italiana.
Per reagire a questa situazione il MiPAAF ha deciso di puntare nettamente su settori di nicchia, valorizzando i prodotti tradizionali in cui prodotti agricoli o dell'allevamento venivano lavorati secondo antiche ricette.
Il requisito per essere riconosciuti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) è quello di essere:
«ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni.»
Tuttavia, è lo stesso ministero a riconoscere che tali "prodotti di nicchia", di produzioni limitate in termini quantitativi e relativi ad aree territoriali molto ristrette, tali da non giustificare una DOP o una IGP, incontrano molte riserve in sede di Unione europea. Questa in linea di massima è «contraria a queste produzioni e vieta la registrazione di marchi collettivi che contengano un nome geografico». Il timore è infatti che si confondano con i prodotti DOP e IGP.
Il ministero ha pertanto rinunciato ad un ruolo attivo, delegando tali compiti alle regioni, e conservando a sé stesso solo un ruolo di controllo e quello della tenuta ufficiale del "libro". Comune a livello nazionale è la suddivisione per categoria «prodotti lattiero-caseari, prodotti a base di carne, prodotti ortofrutticoli e cereali, prodotti da forno e dolciari, bevande alcoliche, distillati».
Nell'elenco non possono figurare i prodotti insigniti dei marchi DOP o IGP, mentre esiste una certa categoria "intermedia" dei prodotti per i quali è in corso l'istruttoria di riconoscimento europeo.
L'aggiornamento dell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali è annuale e il relativo decreto è rilasciato e pubblicato in gazzetta nei mesi di giugno/luglio di ogni anno, dal 2018 nel mese di marzo.
I prodotti agroalimentari tradizionali vengono suddivisi nei seguenti settori:
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