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Il patriarcato delle Indie Occidentali (in latino: Patriarchatus Indiarum Occidentalium) è un titolo assegnato a prelati spagnoli dal 1524 al 1963.
Patriarcato delle Indie Occidentali Patriarchatus Indiarum Occidentalium Chiesa latina | |
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Sede vacante | |
Stato | Spagna |
Erezione | 11 maggio 1524 |
Rito | romano |
Dati dall'Annuario pontificio (ch · gc) | |
Chiesa cattolica in Spagna | |
La prima menzione del titolo di "patriarca de las Indias" è nella lettera del 26 luglio 1513 con la quale il re spagnolo Ferdinando il Cattolico chiedeva a papa Leone X, tramite il suo rappresentante a Roma, padre Gerónimo de Vich, l'istituzione del titolo patriarcale nella persona del suo cappellano maggiore don Juan Rodríguez de Fonseca[1]. La richiesta del re prevedeva l'istituzione di un patriarcato effettivo, non un mero titolo ad honorem, sui possedimenti spagnoli nelle Americhe.[2] Il papa tuttavia non accondiscese alla richiesta del re.
La questione venne ripresa una decina di anni dopo. L'11 maggio 1524 papa Clemente VII trasferì Antonio de Rojas Manrique dalla sede arcivescovile di Granada a quella vescovile di Palencia, e contestualmente gli assegnò il titolo di patriarca delle Indie. L'istituzione del patriarcato fu sottoposta a condizioni molto restrittive: era un titolo puramente onorifico senza alcuna giurisdizione, né spirituale né temporale, sulle diocesi americane, senza sudditi, senza rendite fisse, senza permesso di viaggiare in America se non con il consenso della Santa Sede.[3].
Queste condizioni erano di volta in volta specificate nelle bolle di nomina; quella più espressiva e chiarificatrice è la bolla di nomina di Antonio Allué Sesé (1821): «Cum itaque Patriarchatus Indiarum Occidentalium Maris Oceani[4], quia Ecclesia, Sede, Capitulo, Choro, Clero et populo omnique cura regimine et jurisdictione tam spirituali quam temporali caret, sed solum in dignitatis Patriarchalis titulo et honore consistit».[5] Essendo un puro titolo onorifico, non dava diritto né al pallio né alla consacrazione episcopale; i patriarchi perciò, per essere consacrati, dovevano ottenere in aggiunta la nomina a una sede episcopale o arcivescovile, titolare o residenziale.[6]
Dal 1616 al 1705 il titolo fu appannaggio del "Cappellano ed elemosiniere maggiore di Sua Maestà" (Capellán y Limosnero Mayor de Su Majestad), arcivescovi titolari di Tiro. Anche in seguito rimasero cappellani maggiori del Re (a capo del clero palatino) , ma spesso con una diocesi effettiva e a loro era riservata la celebrazione solenne di molte festività a Madrid, che all'epoca non era sede vescovile.
Su richiesta del re Carlo III di Spagna, con il breve Apostolicae benignitatis del 10 marzo 1762,[7] papa Clemente XIII unì il titolo di patriarca delle Indie Occidentali a quello di vicario generale dell'esercito. Da questo momento tutti gli ordinari castrensi avranno il titolo di "patriarchi" fino alla soppressione dell'ordinariato militare spagnolo nel 1933.
Con breve apostolico dell'8 giugno 1885 il titolo di patriarca delle Indie, con l'incarico di vicario generale dell'esercito, fu concesso agli arcivescovi di Toledo; l'unione dei titoli durò fino al 1920.[8]
Il titolo non è più assegnato dal 1963, benché continui ad apparire nelle edizioni dell'Annuario Pontificio. Il suo ultimo titolare è stato Leopoldo Eijo y Garay, vescovo di Madrid.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
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