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comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pamparato (Pamparà in piemontese[4]) è un comune italiano di 264 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte.
Pamparato comune | |
---|---|
Veduta invernale | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Provincia | Cuneo |
Amministrazione | |
Sindaco | Franco Borgna (lista civica Pamparato nel cuore) dal 27-5-2019 |
Territorio | |
Coordinate | 44°17′N 7°55′E |
Altitudine | 816 (min 710 - max 2,004) m s.l.m. |
Superficie | 34,51 km² |
Abitanti | 264[1] (31-5-2024) |
Densità | 7,65 ab./km² |
Frazioni | Valcasotto, Serra |
Comuni confinanti | Garessio, Monasterolo Casotto, Roburent, Torre Mondovì, Viola |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 12087 |
Prefisso | 0174 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 004159 |
Cod. catastale | G302 |
Targa | CN |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona F, 3 327 GG[3] |
Nome abitanti | pamparatesi |
Patrono | san Biagio |
Giorno festivo | 3 febbraio |
Motto | Habent Panem Paratum |
Cartografia | |
Posizione di Pamparato nella provincia di Cuneo | |
Sito istituzionale | |
Pamparato si trova su un territorio interamente montagnoso, ad un'altezza di 816 m s.l.m.
È classificato nella zona sismica 3A[5](sismicità bassa).
Il comune di Pamparato, oltre al capoluogo, risulta composto anche dalle frazioni Serra, Valcasotto, Arotte, Surie, Tagliate.
Il comune è stato inserito nella zona climatica F ed ha un fabbisogno termico di 3327[6] gradi giorno. La normativa attuale non pone limiti all'accensione degli impianti di riscaldamento[7].
Pamparato deriva dal latino panis paratus (pane pronto), probabilmente è legato alla produttività e fertilità del terreno, che rendeva particolarmente facile la produzione alimentare[8].
Esiste inoltre una leggenda, che legherebbe l'origine del toponimo Pamparato all'epoca delle incursioni saracene. Si narra che i mori, assediato il borgo per mesi, catturarono un cane del luogo che stava mangiando una pagnotta di pane condito. Gli assalitori, credendo ancora numerose le scorte dei cittadini assediati, al punto che si potevano permettere di nutrire in questo modo anche i cani, lasciarono il villaggio. Dall'esclamazione degli assalitori Habent panem paratum! (Hanno pane condito!) deriverebbe il nome di questo luogo[9].
Si hanno frammentarie testimonianze di un insediamento presente in zona durante l'epoca romana, ma la prima notizia sicura è del 10 settembre 911, data di un documento in cui Ludovico III del Sacro Romano Impero donò alcune terre limitrofe al comune di Asti e nel quale Pamparato viene menzionato per indicare i confini con dette terre.
Divenuto possesso del marchesato di Ceva, Pamparato venne ceduto dal marchese Guglielmo I di Ceva ad Asti il 5 maggio 1214, per tornare successivamente sotto giurisdizione cebana.
Per l'intero XIII secolo l'area di Pamparato, come quelle circostanti, subirono l'influenza astigiana, resistendo inoltre con le armi alle mire espansionistiche della famiglia Bersani. Successivamente venne annesso assieme al cuneese ed al monregalese ai possedimenti di Carlo I d'Angiò.
Nel XIV secolo la zona di Pamparato venne contesa fra Savoia, Angiò, Visconti, Acaja e Monferrato, passando di mano più volte e subendo le lotte interne fra i fautori di una o di un'altra fazione. Notevole è comunque il fatto che i primi statuti di Pamparato vennero scritti proprio in questo periodo, nel 1391.
Con la morte dell'ultimo Acaja, nel 1418 Pamparato passò sotto il dominio dei Savoia con Amedeo VIII. Degna di nota è la presenza di un rappresentante della famiglia Cordero, avo dei futuri marchesi, nella delegazione di Mondovì inviata a trattare con il duca savoiardo le condizioni della sottomissione. Successivamente un Cordero, Baldassarre, sarà il primo a creare una stamperia in territorio piemontese, a Mondovì, nel 1472.
Il feudo di Pamparato era diviso in zone dette parcelle, controllate dalle famiglie Bonarda Mongarda, Beccaria ed in parte dal cardinale Maurizio di Savoia. I Cordero, presenti a Pamparato dal Seicento e chiamati signori iniziarono la loro ascesa ereditando le parcelle dei Bonarda Mongarda e dei Beccaria per vie matrimoniali, mentre la parte di Maurizio di Savoia venne ceduta alla famiglia Giannazzo che ottennero il titolo di conti. La famiglia Cordero ottenne infine il titolo marchionale, confermato ufficialmente sul finire del XVIII secolo.
Pamparato fu coinvolto nelle guerre del sale contro la corona sabauda, durante le quali probabilmente venne distrutto l'antico castello che sorgeva dove ora si trova quello eretto dai Cordero.
Durante la seconda guerra mondiale le valli attorno Pamparato videro la nascita di importanti formazioni partigiane, alcune delle quali protagoniste della battaglia della Val Casotto nel 1944[8].
Lo stemma di Pamparato si blasona:
«troncato: nel primo, di azzurro, alla colomba d'argento, volante, con la testa rivoltata, con la coda volta verso sinistra, essa colomba tenente nel becco il ramoscello di ulivo, esteso verso sinistra, di verde; nel secondo, di rosso, al cane di nero, rivoltato, fermo sulla pianura diminuita di verde, tenente in bocca la pagnotta d'oro macchiata di due di rosso. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, il motto, in lettere maiuscole di nero Habent panem paratum. Ornamenti esteriori da comune.[8]»
Gonfalone:
«drappo partito di bianco e di rosso…»
Stemma e gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 marzo 1998.[10]
Lo spopolamento delle valli alpine ha determinato negli ultimi cento anni, a partire dal 1911, una perdita del 85% della popolazione residente.
Abitanti censiti[12]
È presente il “Museo degli Usi della Gente di Montagna”, nato nel 1987. Al suo interno troviamo attrezzi da lavoro e di vita quotidiani risalenti al periodo precedente all'avvento del mondo modernizzato.
Pamparato è conosciuto in quanto sede dell'Istituto di musica antica Stanislao Cordero di Pamparato, fondato nel 1969 e promotore di un festival locale.
Pamparato è conosciuta per i Biscotti di Meliga, dolcetti locali con farina di mais, localmente chiamato "méliga" (in piemontese locale "melia"), prodotti anche dal biscottificio omonimo del paese.
Il comune faceva parte della Comunità montana Alto Tanaro Cebano Monregalese.[13] ed appartiene oggi all'Unione Montana Valli Tanaro e Casotto.
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