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Il palestinologo è uno studioso, o docente, o archeologo, specializzato nel campo della Palestinologia.[1] Il palestinologo si occupa dello studio dei luoghi, dei monumenti, degli scritti e delle incisioni appartenuti alle civiltà della Palestina dei tempi antichi.
Essendo la Palestinologia una scienza interdisciplinare, che integra studi di diversa specie,[2] esistono diversi palestinologi specializzati in storia e geografia biblica, archeologia biblica, teologia e esegesi.[3]
L'approfondimento e il confronto tra diversi studiosi[4] ha prodotto sinergie e creato ampi orizzonti nel campo della ricerca archeologica in Palestina: «solo combinando insieme i risultati di diverse discipline avremo un quadro unitario della regione teatro della storia della salvezza raccontata nei libri biblici».[5]
Sylvester J. Saller, Camillo Bellarmino Bagatti, Virgilio Corbo, Bargil Pixner e Michele Piccirillo sono i nomi di alcuni autorevoli studiosi, ormai scomparsi, considerati dei luminari nel campo della Palestinologia moderna.
Uno tra i primi palestinologi di cui si ha traccia è Origene[6][7], detto Adamanzio che, alla ricerca della Betania al di là del Giordano menzionata dal Vangelo di Giovanni, scrisse di essersi “recato sulle tracce di Gesù, degli apostoli e dei profeti”.
Questa disciplina conobbe un ulteriore impulso con Eusebio di Cesarea a cui si deve l'Onomasticon[8] (Περὶ τῶν τοπικῶν ὀνομάτων τῶν ἐν τῇ ϑείᾳ γραϕῇ), dizionario dei Luoghi Santi, prima testimonianza organica di geografia biblica dellʼAntico e del Nuovo Testamento, e da San Girolamo che, forte della sua lunga permanenza a Betlemme, osservò che, se per imparare il greco bisognava recarsi ad Atene, per comprendere la Sacra Scrittura bisognava andare in Terra Santa.
La Palestinologia, come scienza, si affermò in maniera definitiva con i Francescani[9] nei secoli XVI - XVIII, si deve a loro l'invenzione[10] del termine "Palestinologia" necessario per differenziarlo dall'Archeologia biblica al fine di preservarne la laicità della disciplina stessa, liberandola da ogni equivoco confessionale[11].
Nel corso della storia dell'antica Palestina, diversi palestinologi si sono susseguiti contribuendo in modo significativo alla crescita e sviluppo della Palestinologia. Dagli scritti di questi emerge una profonda conoscenza di quel piccolo lembo di terra che fa da sfondo alle pagine bibliche: una conoscenza nel suo aspetto fisico-climatico, con le sue montagne, le sue valli, le pianure, i corsi d'acqua e le zone desertiche che ne costituiscono la geografia fisica; una conoscenza nel suo aspetto umano, con le popolazioni che l'abitarono, i regni che vi si succedettero, le città che vi furono costruite e i nomi che furono dati nei diversi periodi a queste realtà studiate dalla geografia storica, di cui fa parte anche la geografia biblica. Il titolo di palestinologo (in tedesco palästinologe, in inglese palestinologist, in francese palestinologue) è stato dato a insigni studiosi della materia, tra questi:
Niccolò da Poggibonsi (XIV secolo.), italiano (Poggibonsi) |
Christian Kruik van Adrichem (1533 – 1585), olandese (Delft) |
Francesco Quaresmio (Quaresmi)[12] (1583 – 1650), italiano (Lodi) |
Tommaso Obicini[13] (1585 - 1632), italiano (Novara) |
Edward Robinson (1794 - 1863), americano (Southington) |
Victor Honoré Guérin (1821 - 1890), francese (Parigi) |
Abraham Moses Luncz[14] (1854 – 1918), russo (Kaunas) |
Gustaf Hermann Dalman[15] (1855 - 1941), tedesco (Niesky) |
Girolamo Golubovich[16] (1865 - 1941), italiano di origini dalmate nato a (Costantinopoli) |
William Foxwell Albright (1891 - 1971), americano nato in Cile (Coquimbo) |
Sylvester John Saller[17] (1895 - 1976), americano (Michigan) |
Martin Noth (1902 - 1968), tedesco (Dresda) |
Camillo Bellarmino Bagatti[18][19][20] (1905 - 1990), italiano (Lari) |
Virgilio Corbo (1918 – 1991), italiano (Avigliano) |
Bargil Pixner[21] (1921 – 2002), italiano di lingua tedesca (Merano) |
Michele Piccirillo (1944 – 2008), italiano (Casanova di Carinola) |
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