Palazzo dei Congressi (Salsomaggiore Terme)
edificio di Salsomaggiore Terme Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Palazzo dei Congressi è un grande edificio dalle forme liberty e déco situato nell'ex Grand Hôtel des Thèrmes in viale Romagnosi 7 a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma; vi hanno sede 17 sale congressuali, la biblioteca comunale "Gian Domenico Romagnosi", il museo paleontologico "Il mare antico", l'Ufficio tecnico comunale e l'istituto superiore "Giuseppe Magnaghi".[1]
Palazzo dei Congressi ex Grand Hôtel des Thèrmes | |
---|---|
Facciata | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Salsomaggiore Terme |
Indirizzo | viale Romagnosi 7 |
Coordinate | 44°48′48.28″N 9°59′03.75″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1898 - 1901 |
Inaugurazione | 1901 |
Stile | modernista e déco |
Uso | edificio congressuale |
Realizzazione | |
Architetto | Luigi Broggi e Galileo Chini |
Proprietario | Comune di Salsomaggiore Terme |
Committente | società Magnaghi |
Il Grand Hôtel des Thèrmes fu commissionato nel 1898 dalla Società Magnaghi all'architetto milanese Luigi Broggi,[2] che già in fase di progettazione si avvalse della consulenza dei celebri albergatori svizzeri César Ritz ed Alfonso Pfyffer, i quali lo gestirono fin dall'inaugurazione del 1901 e nel 1910 ne divennero proprietari. L'edificio si presentava come un modernissimo albergo con 300 stanze riscaldate da termosifoni, con tutte le tecnologie più avanzate per l'epoca; il complesso, posto all'interno di un grande parco con campi da tennis, rappresentava la più grande e prestigiosa struttura ricettiva di Salsomaggiore,[1] tanto che per anni ospitò la regina Margherita di Savoia, Gabriele D'Annunzio, la zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova e donna Franca Florio.[3]
In seguito alla prima guerra mondiale l'albergo fu acquistato dalla "Società Anonima Grandi Alberghi Salsomaggiore",[2] che ne affidò la gestione a Riccardo Ferrario,[1] il quale ne decise l'ampliamento e la decorazione di alcune sale; il progetto fu affidato all'architetto Ugo Giusti ed all'artista Galileo Chini, che nel 1923 avevano completato le vicine Terme Berzieri.[2] I lavori iniziarono nel 1924 con l'edificazione di un nuovo corpo di fabbrica verso il parco, addossato al grande palazzo; il Salone Moresco e la Taverna Rossa furono fastosamente inaugurati nel 1926 con alcuni spettacoli creati per l'occasione dal compositore Giuseppe Adami, su scenografie di Galileo Chini; il Loggiato fu invece completato l'anno seguente.[1]
Dopo la seconda guerra mondiale il Grand Hôtel des Thèrmes fu venduto al conte Giovanni Leoni, che incaricò l'architetto milanese Vittoriano Viganò della progettazione di un'ampia piscina scoperta,[1] che fu realizzata intorno al 1950 nel parco retrostante la struttura.[4]
Nel 1966 il Comune di Salsomaggiore acquistò l'imponente edificio, che decise di adibire a Palazzo dei Congressi; il complesso cadde tuttavia in stato di degrado, fino al 1988, quando furono avviati i primi lavori di recupero e fu costruito in adiacenza al palazzo l'ampio Auditorium Europa, su progetto degli architetti Mambriani e Di Giovanni.[1] Negli stessi anni nell'edificio si svolsero le serate finali di Miss Italia del 1983, del 1987 (finale bis), del 1989 e del 1990, oltre ad alcune edizioni di Miss Italia nel Mondo.[5][6]
Nel 1995 fu ristrutturata una parte del seminterrato, ove fu aperta al pubblico la nuova biblioteca comunale "Gian Domenico Romagnosi"; al primo piano furono realizzate, ricavandole dalle vecchie stanze dell'albergo, le sale Toscanini, Verdi, Caruso e Tamagno ed al secondo le sale Barberini, Callas e Tebaldi; il terzo livello fu invece destinato ad ospitare il museo paleontologico "Il mare antico", mentre al quarto fu collocato l'Ufficio tecnico comunale, i cui archivi trovarono spazio nel sottotetto. Infine l'ala est fu adibita a sede dell'istituto superiore "Giuseppe Magnaghi".[1]
Tra il 2006 e il 2011 furono effettuati nuovi interventi di restauro, che interessarono il piazzale esterno, i decori della facciata principale e soprattutto dell'atrio, dello scalone e delle sale interne.[7]
L'ampio palazzo si sviluppa su una pianta a ferro di cavallo, con cinque livelli fuori terra oltre al seminterrato ed al sottotetto; al centro della facciata retrostante aggetta verso il grande parco il corpo aggiunto nel 1927, al cui fianco sorge l'Auditorium Europa; nelle vicinanze trovano spazio, oltre alla piscina comunale Giovanni Leoni, alcuni campi da tennis.[1]
Il prospetto principale è caratterizzato dalle numerose decorazioni liberty; l'ingresso è ricoperto da un'elaborata pensilina in ferro battuto, realizzata dall'artista milanese Alessandro Mazzucotelli, che eseguì anche le altre balaustre presenti nel corpo principale; gli architravi delle finestre sono inoltre ornati da ceramiche, decorate a motivi floreali da Gottardo Valentini, che arricchiscono anche le fronti laterali del palazzo.[1]
All'interno del grande edificio, disposte su quattro livelli differenti, sono presenti complessivamente 17 sale congressuali di ampiezza e capienza variabile,[8] in grado di ospitare in totale fino a 2 300 persone.[9] I vari livelli sono collegati da uno scalone in ferro e marmo con pareti affrescate, oltre ad ascensori e montacarichi, di cui uno ancora originario.[1]
Il piano seminterrato si sviluppa sotto l'ala ovest del palazzo, ove sorge la biblioteca comunale "Gian Domenico Romagnosi", e sul retro della struttura più antica, sotto al moderno Auditorium Europa ed al corpo aggiunto tra il 1924 e il 1927, ove sono presenti:
Il piano seminterrato del corpo di fabbrica innalzato negli anni venti è occupato dalla Taverna Rossa, ambiente déco progettato da Galileo Chini nello stesso stile esotico del pregevole salone sovrastante, dai tratti contemporaneamente moreschi e cinesi; destinato in origine ad ospitare balli in maschera e piccoli concerti,[3] il salone è oggi utilizzato per riunioni ed esposizioni.[10]
L'ampio locale è caratterizzato dalle ricchissime decorazioni; intervallato da una serie di archi inflessi, l'ambiente è ricoperto da soffitti cassettonati dipinti soprattutto nella colorazione rossa con motivi geometrici, soprattutto circolari, ripetuti anche sulle pareti, ove sono presenti anche affreschi zoomorfi di aironi, pavoni, pesci e meduse. La stessa tinta sanguigna interessa anche i mobili originali laccati in stile cinese,[3] realizzati dal mobiliere lucchese Franco Spicciani, che fornì anche i lampadari che ancora arricchiscono alcuni ambienti del palazzo.[1]
Il piano terreno, o piano nobile, in origine destinato ad accogliere gli ospiti più importanti, ospitava all'epoca della costruzione l'appartamento reale, ambiente lussuoso occupato dalla regina Margherita durante i suoi soggiorni a Salsomaggiore;[1] oggi vi sorgono le sale più importanti della struttura, tra cui, oltre all'ampio atrio d'ingresso:
In continuità col sontuoso atrio d'ingresso del palazzo, sorge all'interno del corpo aggiunto negli anni venti il pregevole Salone Moresco, progettato e decorato da Galileo Chini nel 1926, in un particolare stile déco che mescola tratti arabi e cinesi.[3] Destinato in origine a sontuoso salone delle feste, lo scenografico ambiente è oggi utilizzato per congressi ed esposizioni.[11]
Sviluppato su una pianta centrale con due absidi sui lati minori, è ricoperto nel mezzo da una grande cupola ottagonale in ferro e vetro, realizzata dai fabbri dell'officina di Antonio Veronesi e dagli artigiani delle Fornaci Chini di Borgo San Lorenzo. Le decorazioni ad arabesco che occupano parte dei muri e dei soffitti sono alternate agli affreschi di Galileo Chini che ornano le due pareti principali, raffiguranti una rivisitazione della leggenda di Leda;[1] anche le parti absidate sono coperte da dipinti sugli spicchi delle volte, dai tratti moreschi, mentre le vetrate sono incorniciate da archi inflessi sostenuti da eleganti colonnine. L'illuminazione è infine realizzata con una serie di appliques d'epoca.[11]
Il salone fu utilizzato nel 1987 come set per alcune scene del celebre film L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci.[12]
In continuità col Salone Moresco, si apre la Sala del Lampadario, anch'essa progettata da Galileo Chini. Destinata in origine a bar per il salone delle feste, ancora oggi costituisce una costola dell'ambiente attiguo, pur avendo perso le iniziali funzioni.[13]
La stanza, illuminata da numerose portefinestre inquadrate da colonnine ed archi inflessi dorati, presenta le stesse caratteristiche stilistiche déco del Salone Moresco, nonostante le dimensioni ben più ridotte; l'elemento di maggior pregio è però costituito dal grande e particolare lampadario che scende dal centro del soffitto affrescato con motivi ad arabeschi, all'interno di cornici e decorazioni auree.[13]
Un lato del Salone Moresco e le tre fronti esterne della Sala del Lampadario si aprono sul Loggiato, che si sviluppa a ferro di cavallo attorno al corpo aggiunto negli anni venti; progettata da Ugo Giusti e Galileo Chini nello stesso stile dèco dai tratti orientali che caratterizza anche i due ambienti attigui, la veranda sopraelevata si affaccia con una balaustra sul grande parco del palazzo; il soffitto, sostenuto da una serie di colonnine in pietra con capitelli istoriati, è decorato da affreschi con disegni geometrici fra le travi in legno.[14]
Nel piccolo corpo che aggetta dall'ala ovest del palazzo, sorge la Sala delle Cariatidi, realizzata già all'epoca dell'edificazione della struttura originaria, ma modificata da Galileo Chini negli anni venti.[1] Destinata in origine a sala da pranzo, è oggi utilizzata come sala congressuale ed espositiva.[15]
L'ambiente rettangolare è caratterizzato dal ballatoio che si sviluppa lungo le quattro pareti perimetriche, sostenuto da mensole decorate con stucchi e sculture realizzati da Salvatore Aloisi, che vi rappresentò figure maschili e femminili, quali allegorie della salute e della bellezza dei corpi, che, come cariatidi, paiono sorreggere la struttura. La volta a botte con testa di padiglione in sommità è decorata da un grande affresco liberty in stile giapponese, dipinto da Galileo Chini, raffigurante alcuni paesaggi e la volta celeste con al centro uno stormo di uccelli all'interno di un ovale di fiori; delle decorazioni originarie di Gottardo Valentini sono oggi visibili soltanto i fregi pittorici esterni.[1]
All'interno del corpo di fabbrica edificato nel 1988 in adiacenza al retro del palazzo, si innalza il grande Auditorium Europa, della superficie di 600 m² e della capacità di 750 posti a sedere. Il moderno ambiente è utilizzato per concerti, congressi e sfilate di moda.[16]
Al primo ed al secondo piano furono ricavate negli anni novanta dalle vecchie stanze dell'albergo altre sale minori destinate a congressi, intitolate agli illustri musicisti che frequentarono Salsomaggiore nella prima metà del XX secolo.[17]
Al primo livello si trovano:
Al secondo livello si trovano, oltre alla Sala Marzaroli:
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