Ottavio Costa, conte di Conscente, feudo Costa, e di Lengueglia, Garlenda e Paravenna per successione dalla madre[3], era figlio di Giovanni Antonio Costa (1515–1557) e Violante della Lengueglia[4]. La sua famiglia, presente ad Albenga con Nicolino fin dal '300, aveva nei due secoli successivi acquisito un ruolo preminente grazie agli incarichi ecclesiastici dei due membri Pietro, abate a Cuenca, e Pier Francesco, protonotaro apostolico, conte palatino e referendario utriusque signaturae a Roma[5]. Nell'Urbe possedevano case in via dei Leutari e avevano contatti con numerosi alti prelati, primo fra tutti il cardinal Felice Peretti, futuro papa col nome di Sisto V[6]. Nel 1576 Ottavio fu ascritto al patriziato di Genova[7]; dal 1574 si era trasferito a Roma presso il fratello Pier Francesco, futuro vescovo di Savona, a via della Scrofa[8]. Il 13 febbraio 1579 fondò insieme a Juan Enriquez de Herrera (e in quota minore tale Giacomo Valdetaro) la banca che fu la causa prima delle sue fortune, il Banco Herrera & Costa[9]. Il 23 febbraio dello stesso anno fu scelta come sede dell'attività il palazzo degli Spinola di via di Parione oggi noto come Palazzetto dei Piceni[10]. Nel decennio successivo la società ebbe notevole fortuna, tanto da trasferirsi nel 1590 in una sede più spaziosa (palazzo Gaddi Bandini in via del Banco di Santo Spirito[11]) e ottenere, il 25 gennaio 1591, la Depositeria della Camera Apostolica[12]. Alla morte di Juan de Herrera, nel 1610, Ottavio decise di lasciare la gestione del banco a suo figlio Giovanni Antonio, in società con l'erede di Juan, Pietro de Herrera, cui aveva dato in sposa la figlia Luisa[13]. Nel 1619, in febbraio, il banco chiuse per bancarotta e il conte si impegnò finanziariamente per risarcire i creditori del figlio[14][15]; con il suo spirito intraprendente riuscì a risollevarsi dal fallimento familiare, tanto da riaprire un'attività che gli permise ancora negli anni successivi un alto tenore di vita e acquisti di immobili[16][17]. Trasferitosi dopo il crack nella zona di Piazza Fiammetta[18], dove visse dal 1620 al 1625, trascorse gli ultimi anni della sua vita a palazzo Pichi, dove morì il 17 gennaio 1639[19].
Appassionato d'arte e attento alla sua funzione di status symbol, Ottavio commissionò varie tele ai pittori più in vista nell'Urbe. Alcune rimasero nelle sue abitazioni romane e passarono in eredità alla sua numerosa discendenza, tra cui almeno tre quadri di Caravaggio[20][21]: Giuditta e Oloferne, ora a Palazzo Barberini[22], San Francesco in estasi, a Hartford[23], e il San Giovanni nel deserto di Kansas City[24][25]. Per le sue proprietà in Liguria, cui rimase sempre profondamente legato, commissionò a Guido Reni il Martirio di Santa Caterina, destinato alla chiesa parrocchiale del suo feudo di Conscente[26][27], e a Giovanni Lanfranco il Miracolo di San Verano per la cappella di famiglia nella cattedrale di Albenga[28]. Entrambe le opere sono ora custodite al Museo diocesano ingauno[29]. Importante fu anche la serie di copie di pregio che commissionò, tra le quali figura la copia del San Giovanni di Kansas City conservata nel suddetto Museo Diocesano di Albenga.[30] In Liguria protesse e mantenne anche un pittore, Bernardo Rebaudo, che svolse a tutti gli effetti il ruolo di pittore di famiglia, decorando il palazzo Costa di Albenga e dipingendo ritratti e alberi genealogici della casata[31]. Fu inoltre Ottavio a far collocare nella Piazzetta dei Leoni di Albenga, davanti al suo palazzo, le tre sculture che le danno il nome[32].
Ottavio Costa sposò in prime nozze, nel 1577, Vittoria Doria, che morì due anni dopo. In seconde nozze sposò nel 1586 Laura Spinola, figlia di Ambrogio e Bianca Malaspina. Da lei ebbe tredici figli[33]:
Violante (1591 –?), sposa nel 1608 di Carlo della Rovere
Giovanni Antonio (1592–1659), che fu prima suo erede a capo del banco e dopo il fallimento si fece abate
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pag. 49.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 53-54.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pag. 54.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 120-121.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 144-147.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 273-274.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 121, 296-300.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 127, 312-314.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 128-133.
Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del Banco Herrera & Costa, Roma, "L'ERMA" di BRETSCHNEIDER, 2007, pagg. 295-312.
Josepha Costa Restagno, Ottavio Costa (1554–1639) le sue case e i suoi quadri, Albenga, Istituto Internazionale di Studi Liguri, 2004, pagg. 45, 47, 50, 54.