Ostia (città antica)
antica città romana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Ostia fu una città del Latium vetus, porto della città di Roma, che attualmente si trova nelle vicinanze della foce del fiume Tevere.
Ostia | |
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Vista panoramica del teatro. | |
Civiltà | Roma antica |
Utilizzo | Colonia romana centro abitato porto |
Epoca | VII secolo a.C.-Alto medioevo |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Roma |
Altitudine | 0 m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | 181,405[1] m² |
Amministrazione | |
Ente | Parco archeologico di Ostia antica |
Responsabile | Alessandro D'Alessio |
Visitabile | Sì |
Sito web | www.ostiaantica.beniculturali.it/ |
Mappa di localizzazione | |
Prima colonia romana fondata nel VII secolo a.C. dal re di Roma Anco Marzio,[2][3][4][5] si sviluppò particolarmente in epoca imperiale come centro commerciale e portuale, strettamente legato all'annona (approvvigionamento di grano per la capitale). Rimase centro residenziale e amministrativo dopo la costruzione dei porti di Claudio e di Traiano, ma decadde rapidamente in epoca tardo-antica, sostituita dal centro portuale di Porto, e fu abbandonata in epoca alto-medievale.
Le rovine della città furono scavate a partire dagli inizi del XIX secolo sotto Pio VII, e proseguirono nel secolo successivo sotto Pio IX: si sono conservate, insieme ai monumenti pubblici, numerose case di abitazione e strutture produttive, che ne fanno un'importante testimonianza della vita quotidiana antica.[6][7]
In latino "Ostium" significa "bocca di fiume", l'antica città di Ostia venne in effetti fondata nel IV secolo a.C. proprio sulla bocca del fiume Tevere, un luogo di importanza strategica, da cui il suo nome.[8]
Il sito, che in origine si trovava sulla costa e oggi è, invece, a 4 km nell'interno,[9] era situato vicino alle saline presenti presso la foce del fiume Tevere, che furono utilizzate probabilmente già dall'epoca protostorica, nell'età del bronzo media e recente.[A 1]
Secondo la tradizione tramandata dalle fonti romane antiche,[10] una città vi sarebbe stata fondata dal re di Roma Anco Marzio[4] nel 620 a.C.: Ennio[11] riporta che fu fortificata e che vi fu creato un porto, Livio[12] riferisce la fondazione alla foce del Tevere in seguito all'estensione del dominio romano fino al mare, e la creazione delle saline nei pressi, e Cicerone[13] parla della fondazione di una colonia alla foce del Tevere.[A 2] Il nome deriva dal latino ostium (pl.: ostia), per bocca o foce, ovvero porta, ingresso.[9]
Di questo originario insediamento non è stata tuttavia rinvenuta alcuna traccia in corrispondenza del sito attuale ed è stato ipotizzato che fosse sorto altrove.[A 3]
La città attualmente visibile sorse come un accampamento fortificato (castrum) nel corso del IV secolo a.C. Sulla data precisa di fondazione le opinioni degli studiosi sono discordanti: la ceramica più antica rinvenuta nell'area del castrum è datata al 390-350 a.C., ma uno scavo del 1971 nell'area delle mura ne daterebbe la costruzione agli inizi del III secolo a.C..[14]
La fondazione di questo avamposto militare viene collegata al controllo sulla fascia costiera dopo la conquista di Veio nel 396 a.C.[16] o alle necessità di difesa costiera in seguito alle prime attività marittime.[A 4]
L'accampamento si impiantò al di sopra dell'incrocio tra un antichissimo percorso costiero (ricalcato nella successiva espansione della città dall'allineamento di via della Foce e del tratto meridionale del cardine massimo, obliquo rispetto al tracciato ortogonale interno al castrum, e più tardi tratto della via Severiana) e il tracciato che conduceva dalle saline della foce all'entroterra appenninico lungo la riva sinistra del Tevere (via Salaria), il cui tratto tra Roma e il mare divenne la via Ostiense, tracciata di nuovo probabilmente in contemporanea alla costruzione dell'accampamento.[18][19]
Si sviluppò in origine probabilmente come base navale e nel 267 a.C., durante la prima guerra punica fu sede di uno dei quaestores classici, incaricati della flotta, che fu detto quaestor Ostiensis.[20] Ebbe un rilevante ruolo commerciale e militare durante la seconda guerra punica, tanto da farle ottenere l'esenzione dal servizio militare per i suoi abitanti.[8]
Nel corso del II secolo a.C. divenne progressivamente prevalente il suo ruolo come porto commerciale, legato alle importazioni di grano per la città di Roma, e dovette iniziare l'espansione degli edifici al di fuori del castrum; in questo contesto, l'antico approdo situato sulla riva destra del fiume apparve insufficente a garantire le cresciute esigenze di Roma e dei suoi porti fluviali, tanto che il senato romano dovette inviare ad Ostia il pretore urbano Gaio Caninio, per delimitare come pubblico un'ampia porzione di terreno lungo la riva sinistra da destinare alla costruzione di nuove banchine e strutture portuali, sottraendole così alla pretese di privati cittadini.[21]
Nell'87 a.C. durante la guerra civile tra Mario e Silla fu saccheggiata da Gaio Mario[8] e nel 69-68 a.C. fu presa dai pirati, che distrussero la flotta nel porto.[22] Successivamente le mura[23] furono costruite su incarico del Senato romano durante il consolato di Cicerone nel 63 a.C. e concluse da Publio Clodio Pulcro, tribuno della plebe nel 58 a.C..[A 5][25]
In questo periodo la città, che era stata sempre governata direttamente dai magistrati romani, iniziò ad avere i propri magistrati (attestati epigraficamente a partire dal 49 a.C.).[senza fonte] Membri dell'aristocrazia locale furono Publio Lucilio Gamala[26] e Gaio Cartilio Poplicola (sostenitore di Ottaviano), che rivestirono la carica di duoviro, la più alta nelle magistrature locali.[27]
Con l'età augustea Agrippa fece costruire il teatro (18-12 a.C.), fu probabilmente sistemato il foro cittadino e sotto Caligola (37-41 a.C.) venne costruito un acquedotto.[8] Nel 14 d.C. l'imperatore Claudio sostituì l'antica carica dei questori ostiensi con un procurator annonae dell'ordine equestre incaricato dell'approvvigionamento di grano, che dipendeva dal prefetto dell'annona.[28]
A causa dell'insufficienza del porto fluviale Claudio iniziò nel 42 d.C. la costruzione di un porto artificiale più a nord, collegato al Tevere da un canale artificiale, e un secondo porto esagonale venne costruito tra il 106 e il 113 sotto Traiano.[29] Alle attività portuali venne preposto un procuratore portus utriusque. Lo sviluppo delle attività portuali accrebbe la prosperità di Ostia, che comunque mantenne la sua funzione di centro amministrativo per l'annona,[21] tanto chesi stima, nel II secolo d.C. contava circa 50.000 abitanti;[30] la città subì importanti interventi edilizi sotto Adriano, che per due volte ricoprì la principale magistratura cittadina di duoviro, e sotto i suoi successori. Gli interventi si succedettero almeno fino alla fine dell'età severiana, quando fu restaurato il teatro, costruito un grande emporio e la via severiana.[31]
La crisi del III secolo comportò il calo della popolazione e la scomparsa delle magistrature locali, mentre la città fu posta direttamente sotto l'autorità del prefetto dell'annona. Il centro delle attività economiche si spostò verso Porto, il nucleo sorto presso i bacini portuali. [senza fonte]
Agli inizi del IV secolo, Massenzio fondò la zecca di Ostia trasferendo qui quella di Cartagine (308/309); dopo la sua sconfitta, Costantino I la trasferì a sua volta ad Arelate.[A 6] Costantino rese anche indipendente la città di Porto, rinominata Civitas Flavia Constantiniana[33] e costruì a Ostia una basilica, dedicata ai santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista[34] sede del vescovo di Ostia. Con l'autonomia concessa a Porto si ebbe un generale peggioramento dell'economia, ma anche una ripresa dell'attività costruttiva, spesso con reimpiego di materiale più antico.[33] A Porto si erano spostate le attività economiche, mentre Ostia si trasformò in un lussuoso centro residenziale, con le antiche aree produttive ormai abbandonate. [senza fonte] Verso la fine del IV secolo l'abitato si era concentrato nella zona extra muraria di Porta Marina, lungo la via Severiana che collegava Porto con Terracina, mentre molti edifici cittadini erano ormai in rovina, tanto che Ostia non fu coinvolta nel sacco di Roma, come invece lo fu Porto.[33]
Nel 387, mentre era in procinto di tornare in Africa con il figlio Agostino d'Ippona, futuro Sant'Agostino, Monica, in seguito santificata e nota come Santa Monica, morì improvvisamente ad Ostia.[35]
La decadenza e il calo della popolazione proseguirono nel corso del V secolo e alla fine di esso smise di funzionare l'acquedotto.[33] Nel 537, nel corso di un assedio dei Goti fu difesa da Belisario generale dell'impero romano d'Oriente e i pochi abitanti si asserragliarono nel teatro, trasformato in fortezza. [senza fonte]
Nell'846 fu saccheggiata dai Saraceni[A 7] e definitivamente abbandonata a favore della nuova città di Gregoriopoli, costruita poco più a est nel luogo dell'attuale Borgo in corrispondenza di un'ampia ansa del Tevere per volere di papa Gregorio IV (827-844),[36], in maniera molto contenuta col fine di dare rifugio ai pochi lavoratori rimasti in zona. E in questo periodo che risalgono le spoliazioni dei monumenti dell'antica città, utilizzati per l'edificazione di nuovi edifici.[33] In conseguenza di questo saccheggio Papa Giovanni VIII (872 - 882) al fine di mettere in sicurezza le comunicazioni tra Roma e il mare, fece costruire della mura a protezione della Basilica di San Paolo fuori le mura e di Ostia.[37]
Nel 1167 la città fu saccheggiata dai pisani, che parteggiando per l'imperatore e l'antipapa, devastarono la costa della Maremma, fino ad Ostia, tanto che quando Riccardo I d'Inghilterra vi sbarcò nel 1190 vi trovò immense rovine di antiche muraglie.[38]
Da questo momento l'abitato venne citato più volte in relazione alle azioni piratesche che miravano a saccheggiare Roma e il sui circondario, come anche alle azioni navali poste a contrasto di queste, che da Ostia partivano o facevano base.[33] Nel 1408 il piccolo borgo fu saccheggiato dalle truppe di Ladislao I di Napoli mentre si dirigevano ad assediare Roma, le cui conseguenze erano ancora visibili decenni dopo, quando fu visitato da Papa Pio II (1458-1464).[39]
La conoscenza dell'antica città non venne mai meno, sia per la sua vicinanza al Tevere, utilizzato per i traffici commerciali di Roma, sia per le spoliazioni cui erano soggetti i monumenti destinate alla costruzione di nuovi edifici; tra queste iniziano anche quelle finalizzate alla costituzione delle prime collezioni storico-artistiche, tra le quali è nota quella di Cosimo de' Medici, che portò a Firenze alcune statue e gioielli.[33] [A 8] che comunque restava poco popolato a causa della malaria, mentre tra il 1461 e il 1483 fu ripristinato l'intero circuito murario.[36]
Agli inizia del XV secolo Papa Martino V (1417-1431) fece costruire una torre a difesa del Tevere, a dimostrazione della ritrovata importanza del sito per il controllo dei traffici commerciali, cui erano legate le tasse doganali,[A 9] che comunque restava poco popolato a causa della malaria, mentre tra il 1461 e il 1483 fu ripristinato l'intero circuito murario.[36]
Che il borgo avesse ritrovato l'antica vocazione marittima, lo dimostra anche la celebre fuga di Papa Eugenio IV che, nel 1434 travestito da monaco, discese il Tevere per imbarcarsi da Ostia alla volta di Pisa.[39]
Tra il 1483-87 a Gregoriopoli venne costruito, su progetto Baccio Pontelli[40] commissionato dal cardinale Giuliano della Rovere (futuro Papa Giulio II) l'attuale castello, con lo scopo di proteggere l'accesso a Roma via fiume.[33] Tra il 1494 e il 1497, dopo essere stata inizialmente occupata dagli Orsini, Ostia fu occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII di Francia, nell'ambito della sua discesa in Italia organizzata per conquistare il Regno di Napoli.[41][42]
Nel 1557 una grande alluvione deviò il corso del Tevere[9] e il castello perse il suo scopo. Da questo momento, anche per la presenza di acquitrini che favorivano la comparsa della malaria, l'insediamento andò spopolandosi; i pochi abitanti, almeno fino a tutto il XVIII secolo, vivevano dell'allevamento di bufali e dell'estrazione del sale.[39]
A fine XVII secolo si ha notizia di scavi realizzati dall'ambasciatore portoghese presso il Vaticano, che riportarono alla luce diverse statue, busti ed anche mosaici pavimentali, poi trasferiti in Portogallo;[A 10] alcuni di questi ritrovamenti furono acquistati dal principe Chigi, che li usò per abbellire il piazzale della villa di Castel Fusano e la Villa Borghese a Roma. Da questo momento l'area fu interessa da scavi tesi a recuperare reperti archeologici da destinare dalla vendita, successivamente confluiti in diversi musei europei, tra i quali quelli condotti dal pittore scozzese Gavin Hamilton nel 1788,[A 11] fino al divieto di papa Pio VII di inizio XIX secolo.[33]
Lo storico ed archeologo Antonio Nibby che la visitò nel 1819, racconta di come si passava dalla decina di abitanti dell'estate, quando il borgo era infestato dalla malaria, al centinaio di persone dell'inverno.[45] I primi scavi furono condotti da Giuseppe Petrini negli anni 1801-1805, sotto papa Pio VII, e successivamente, con più mezzi e più moderne tecniche di indagine da Pietro Ercole e Carlo Ludovico Visconti nel 1855 sotto il pontificato di papa Pio IX. Al Papa si deve la decisione di lasciare, per quanto possibile, in loco le opere e monumenti ritrovati, come la costituzione del primo museo ospitato nell’antico Casone del Sale.[33]
Passata allo stato italiano nel 1870 gli scavi vi furono continuati da Pietro Rosa e Rodolfo Lanciani e più sistematicamente a partire dal 1907 con Dante Vaglieri e poi con Guido Calza. Scavi estensivi si ebbero tra il 1938 e il 1942,[46] con il proposito di presentare il nuovo sito archeologico all'Esposizione universale di Roma prevista per il 1942. Dopo un momento di fermo nel dopoguerra, gli scavi, e i relativi restauri, iniziarono negli anni sessanta, continuati almeno fino al 2003.[33]
Il castrum repubblicano, secondo la tipica pianta ortogonale, era impiantato su due vie principali che si incrociavano ad angolo retto al centro: il cardine e il decumano massimi,[47] quest'ultimo impostato sul tracciato della via Ostiense proveniente da Roma.[48] Cardine e decumano uscivano dalle mura del castrum per mezzo di quattro porte.
Subito fuori dalla porta meridionale del castrum il cardine deviava verso sud-ovest, riprendendo il tracciato dell'antica via costiera verso Laurentum (più tardi divenuto tratto della via Severiana). A sua volta, subito dopo la porta occidentale, il decumano deviava verso sud-est, dirigendosi direttamente verso la spiaggia, allora poco distante. Da questo punto si dipartiva anche verso nord ovest la via della Foce, altro tratto del percorso costiero al quale si era sovrapposto il castrum, diretto verso la foce del fiume.
La successiva espansione delle costruzioni fuori dalle mura del castrum, seguì questi percorsi preesistenti, dando un aspetto disordinato all'urbanistica cittadina.[49] Anche le vie che costeggiavano in origine il percorso delle mura del castrum (vie pomeriali) rimasero in parte nella topografia successiva. Le nuove mura del I secolo a.C. racchiusero la città così come si era formata con un percorso irregolare: la porta Romana si trovava all'estremità orientale del decumano massimo, in direzione di Roma, la porta Laurentina al termine del tratto meridionale obliquo del cardine massimo, verso sud, in direzione di Laurentum, e infine la porta Marina era collocata verso la spiaggia, al termine del tratto obliquo del decumano massimo. Le nuove mura racchiudevano un'area di circa 69 ha.[senza fonte]
Dal I secolo d.C., la zona della città stretta tra le mura di porta Marina e la vicina costa marina, fu interessata da intense attività edilizie, a carattere multifunzionale, così che, accanto ad edifici a carattere religioso, come il santuario della Bona Dea, si trovano la Domus Fulminata, il mausoleo dei Gamala, e locali commerciali, come la Caupona del dio Pan.[50] In età traianea e adrianea quest'area fu intensamente lottizzata e, tra gli altri edifici, furono edificati le Terme della Marciana e le Terme del Sileno;[51] tutta quest'area costiera era servita da una via costierautilizzata per la viabilità locale , che in epoca severina fu dotata di un pavimentata.[52]
All'interno della città un'altra via importante era la via Semita dei cippi, dai cippi sui cui era riportata l'iscrizione semita hor(reorum), strada dei magazzini, dove era immagazzinato il grano;[53] la via collegava direttamente il decumano massimo alla porta Laurentina (la sua prosecuzione sul lato opposto del decumano verso il fiume ha il nome moderno di via dei Molini).[54]
Analogamente alla suddivisione di Roma in 14 regioni, anche Ostia era stata divisa in regioni, in numero di almeno cinque, delle quali non conosciamo l'estensione o i confini. L'attuale identificazione delle regioni è quella ipotizzata dall'archeologo Guido Calza già nel 1924[55]:
All'interno delle regioni gli isolati sono indicati da un numero progressivo in cifre romane e i singoli edifici all'interno degli isolati da un numero progressivo in cifre arabe.
Le mura del castrum del IV secolo a.C.,[A 12] di spessore di poco superiore a 1,50 m, sono costruite in opera quadrata di blocchi di tufo di Fidene,[8] sistemati irregolarmente di testa e di taglio. Un tratto delle mura sul lato orientale è stato riutilizzato come muro di spina di un caseggiato di taberne (I,I,4) e si è dunque conservato. Altri tratti del muro si conservano all'interno del Piccolo mercato (I,VIII,1),[56] degli Horrea epagathiana (I,VIII,3) del caseggiato a taberne (I,VIII,10) e dell'officina degli Stuppatores (I,X,3).[senza fonte]
Le mura del I secolo a.C. furono costruite su incarico del Senato romano durante il consolato di Cicerone nel 63 a.C. e concluse da Publio Clodio Pulcro, tribuno della plebe nel 58 a.C..[24]
Le nuove mura furono realizzate in opera quasi reticolata, con tufelli in tufo di Monteverde. Alla base sono spesse circa 2 m e sono costituite da fasce rientranti dell'altezza di circa 2 piedi; sul lato interno del muro, dove manca il paramento, dovevano essere appoggiate ad un terrapieno. Ne sono conservati solo scarsi tratti e non è noto se proseguissero anche sul lato lungo il fiume, dove avrebbero ostacolato tuttavia le operazioni portuali. È possibile che terminassero con due torri quadrate in prossimità del fiume, di cui si conservano i resti fuori dell'area archeologica attuale: ad una di esse si addossò in seguito il mitreo Aldobrandini (I,I,3).[senza fonte]
Gli edifici della città cominciarono ad addossarsi alle nuove mura già a partire dall'età augustea e con Vespasiano il percorso fu riutilizzato per sostenere un acquedotto. La funzione difensiva non venne ripristinata neppure in epoca tardo-antica, quando la città fu nuovamente soggetta ad attacchi esterni, ma era ormai di importanza ridotta, avendo perso le funzioni commerciali ed economiche a favore di Porto e in caso di necessità venne usato come fortezza il teatro.[senza fonte]
Nelle nuove mura si aprivano tre porte, conosciute con nomi moderni:
Nella regione I si trova la piazza del Foro, all'incrocio tra cardine massimo e decumano massimo, al centro dell'antico castrum. La piazza venne sistemata in età augustea e trasformata sotto Adriano ed è di forma stretta e allungata, fiancheggiata da portici. Ad una estremità è dominata dal Capitolium adrianeo, mentre sul lato opposto si trova il tempio di Roma e Augusto eretto sotto Tiberio. Sul lato occidentale del foro si affacciano anche la Basilica e la Curia, sede dei decurioni.[65][66]
Lungo il lato sud del decumano massimo che attraversa il castrum si aprono anche altri edifici monumentali, tra cui la piazza porticata detta "Foro della statua eroica", della metà del IV secolo,[67] e il cosiddetto Tempio rotondo, con il cortile antistante, del III secolo.[68] A sud-est del Foro sorge il grande complesso pubblico delle terme del Foro, erette sotto Antonino Pio.[69]
Subito fuori dalla porta occidentale del castrum si trova l'area sacra dell'antico tempio di Ercole, i cui resti furono individuati nel 1794.[70]
La regione II comprende diversi edifici pubblici costruiti nell'area presso il fiume delimitata ad uso pubblico dal pretore urbano di Roma Gaio Caninio. Un'area sacra con quattro tempietti repubblicani vi sorse agli inizi del I secolo a.C..[71] Vi si trovano la caserma dei Vigili,[72] il teatro con il piazzale delle Corporazioni,[73] e il complesso termale delle terme di Nettuno.[74] Sul luogo dove era stato martirizzato il vescovo Ciriaco, presso il teatro, sorse un oratorio cristiano, frequentato anche in epoca altomedioevale.[75]
La regione III, tra la via della Foce, il tratto orientale del decumano massimo e l'antica spiaggia, comprende prevalentemente complessi abitativi di diverse tipologie,[76] come le Case a giardino,[77] i caseggiati degli Aurighi e del Serapide[78] e le Casette tipo.[79]
La regione IV, tra il tratto orientale del decumano massimo e il tratto meridionale del cardine massimo, fino alla spiaggia, comprende il santuario della Magna Mater, presso porta Laurentina,[80] e numerose domus e stabilimenti termali. Lungo il decumano si aprono un macellum (mercato)[81] e la sede collegiale della schola del Traiano.[82] Presso Porta Marina è il tardo foro di Porta Marina.[83]
La regione V, a sud del decumano massimo, ospita horrea, strutture abitative e commerciali, alcune domus e stabilimenti termali. Sono presenti portici lungo il decumano massimo.[84]
Le necropoli romane si sviluppavano fuori dalle cinta murarie, e Ostia non faceva eccezione. Le principali necropoli si trovavano fuori Porta Romana e Porta Laurentina, e un'altra, di più modeste dimensioni, fuori da Porta Marina. Recentemente è stata indagata, e poi ricoperta, la necopoli di Pianabella, mentre un'altra vicina necropoli, quella di Porto, era funzionale all'abitato di Isola Sacra.[85]
E' la più antica ed estesa tra le nefropoli ostiense, attiva tra il II secolo a.C. fino alla tarda età imperiale, e per questo vi si trovano diverse tipologie di tombe. La necropoli si trova sul lato meridionale della via Ostiense, in quanto quello settentrionale (quello sul lato verso il Tevere) era interdetto a qualsiasi attività ediliza. Era quindi lungo e stretto,e per questo, in età imperiale andò allargandosi nella sua parte più meridionale.[86][87]
Cronologicamente i sepolcri più antichi sono le olle cinerarie risalenti al II secolo a.C., ritrovate in prossimità di Porta Romana entro pozzetti circolari o quadrati durante gli scavi eseguiti tra il 1910 e il 1913. Del I secolo a.C. erano i primi monumenti funebri, edificati ad opera quadrata, che in alcuni casi erano sormontati da altari o edicole. Alla fine del I secolo a.C. risalgono i cosiddetti sepolcri a Busta, recinti a cielo aperto, dove venivano interrate le olle cinerarie, cui seguirono a partire dalla metà del I secolo d.C. i più comuni Colombari, camere sepolcrali, anche a più piani, sulle cui mura erano costruite nicchie dove porre le olle. L'uso dei colombari è attestato fino a tutto il III secolo d.C., insieme a qualche monumento sepolcrale destinato ai personaggi più importanti. Con la decadenza di Ostia, nel IV terminò quasi completamente l'attività di sepoltura in questa necropoli, dove sono attestate solo poche e semplici fosse a inumazione. [88]
Fuori dalla Porta Marina si trovano due monumenti funebri risalenti alla metà del I secolo a.C.: un mausoleo, per il quale si ignora chi fosse il defunto, e il sepolcro di C. Cartilius Poplicola. La circostanza che fossero stati costruiti in un'epoca in cui in questa parte della città non fosse stato costruito alcun edificio, e che tale situazione permarrà fino alla prima metà del I secolo d.C., fa ritenere che i due monumenti funebri fossero dedicati a personaggi illustri, noti per qualche attività o impresa legata al mare.[89]
La necropoli, che fu attiva dal I secolo a.C. fino alla fine del III secolo d.C., era destinata alla sepoltura dei liberti, ovvero schiavi rimessi in libertà; se bassa era la loro classe sociale, non sempre lo stesso si può dire della loro posizione economica, vista la fattura di alcuni dei sepolcri qui ritrovati. La tipologia è la stessa di quella presente nella necropoli di via Ostiense, ossia sepolcri a busta prima e colombari poi, almeno fino a tutto il II secolo d.C., alla fine del quale la zona dovette impaludarsi, perché fu ricoperta di materiali edilizia di scarto per almeno tre metri di altezza, così da poter continuare ad essere utilizzata per le sepolture. A quest'ultimo periodo appartengono i modesti colombari e gli arcosoli, ovvero sarcofagi o tombe chiuse da lastre di marmo o in muratura, inserite in una nicchia sormontata da un arco a tutto sesto.[90]
Nel 2023 il sito archeologico è stato visitato da 273.638 persone, generando un introito di 1.677.916,00 euro,[91] risultando nel 2023 il 25° istituto museale (comprese le aree archeologiche e monumenti) più visitato d'Italia (tra quelli a pagamento).[92]
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