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ordine religioso mendicante cattolico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'Ordine dei Minimi (in latino Ordo Minimorum) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio; i frati di questo ordine mendicante, detti anche paolotti, pospongono al loro nome la sigla O.M.[1]
L'ordine, sorto nel XV secolo a opera di Francesco di Paola, si caratterizza per la spiritualità penitenziale vissuta attraverso l'osservanza di un quarto voto di vita quaresimale; i frati minimi si dedicano particolarmente alla predicazione e al ministero della riconciliazione.[1]
Nato a Paola, in Calabria Citeriore, nel 1416, gli fu imposto il nome di Francesco in onore del santo d'Assisi, alla cui miracolosa intercessione era stato attribuito il suo concepimento.[2] Ammalatosi all'età di un mese, la madre fece voto di fargli vestire il saio francescano per un anno in cambio del suo risanamento: guarito, all'età di dodici anni fu condotto nel convento di San Marco Argentano, dove rimase un anno adempiendo al voto. Francesco iniziò quindi un lungo pellegrinaggio che lo portò a visitare Roma, Assisi, Montecassino e, soprattutto, l'eremo di Monteluco, dove si trattenne un periodo.[3]
Tornato nel suo paese natale, visse per qualche tempo come eremita in un possedimento del padre, poi si ritirò in un bosco, dove rimase isolato per cinque anni. Attorno a lui si formò presto una piccola comunità di eremiti, ai quali Francesco impose uno stile di vita rigidissimo, fatto di digiuni e penitenza. Per loro nel 1435 iniziò a costruire delle celle;[3] altri eremi sorsero presto a Paterno Calabro (1444), Spezzano Grande (1453), Corigliano Calabro (1458) e nel 1452, con il sostegno dell'arcivescovo di Cosenza Pirro Caracciolo, Francesco iniziò a costruire un grande convento a Paola (i tuguri dove aveva vissuto sino ad allora con i discepoli erano divenuti insufficienti a ospitare tutta la comunità).[4]
Essendosi diffusa la fama di Francesco di Paola come autore di prodigi, nel 1467 la Santa Sede inviò un prelato di curia, Baldassarre de Gutrossis, a indagare sulla vita dell'eremita: la relazione dell'ecclesiastico a papa Paolo II fu positiva, ma il suo arrivo in comunità costrinse il fondatore a porsi il problema di dare una struttura canonica a quello che, fino ad allora, era stato uno spontaneo movimento eremitico.[5]
Il vescovo Pirro, con la costituzione Decet nos del 30 novembre 1470, approvò la comunità ed estese ai suoi membri i privilegi degli ordini mendicanti; il prelato inviò quindi una supplica al pontefice perché confermasse l'approvazione e concedesse ai frati il privilegio dell'esenzione dalla giurisdizione vescovile e papa Sisto IV, con la bolla Sedes Apostolica del 17 aprile 1474, accolse le istanze del vescovo.[5]
Guadagnatosi la fama di grande taumaturgo, Francesco fu chiamato alla corte del re di Francia Luigi XI, che era stato colto da un colpo apoplettico, e su ordine di papa Sisto dovette accettare l'invito ad Amboise.[6]
Il soggiorno a corte e l'ingresso nell'ordine di persone di alto rango e provenienti da altre esperienze religiose influirono molto sulla trasformazione dell'ordine: nell'eremo di Plessis-les-Tours, eretto presso la residenza del sovrano, fu progressivamente abbandonata la vita eremitica e si adottò una forma di vita cenobitica. Quello di Francesco di Paola si evolse così da ordine squisitamente eremitico a ordine penitenziale e di riforma.[7]
Mentre si trovava ancora in Francia, papa Innocenzo VIII inviò un breve a Carlo VIII perché convincesse il frate ad adottare per i suoi seguaci una delle regole allora esistenti, secondo i canoni del concilio Lateranense IV: Francesco elaborò una nuova regola in tredici capitoli, basata su quella francescana ma con forti elementi benedettini e agostiniani, che fu approvata da papa Alessandro VI con la bolla Meritis religiosae vitae del 26 febbraio 1493.[8]
Ai tre voti comuni a tutti i religiosi (povertà, obbedienza, castità), Francesco aggiunse quello solenne di vita quaresimale perfetta e perpetua, che imponeva la totale astinenza dalla carne e dai suoi derivati (latte, uova, formaggio) salvo che in caso di malattia.[9]
Una seconda redazione della regola, in dieci capitoli, fu approvata da Alessandro VI con la bolla Ad ea quae del 1º maggio 1501;[8] la terza e ultima redazione fu sottoposta all'esame del cardinale Bernardino López de Carvajal e di Felino Sandei, vescovo di Lucca, e fu approvata da Alessandro VI con la bolla Ad fructus uberes del 20 maggio 1502, con la quale la regola fu affiancata a quelle già approvate all'epoca del concilio Lateranense IV. La regola fu definitivamente e solennemente sancita da papa Giulio II con la bolla Inter ceteros del 28 luglio 1506, con la quale furono approvati anche il secondo e il terz'ordine dei minimi.[10]
Alla morte del fondatore i suoi frati erano presenti in Italia (specialmente in Calabria e Sicilia), in Francia (dove erano chiamati "buoni uomini" o Bons-hommes, appellativo dato da Luigi XI a Francesco ma anche tradizionalmente riferito ai monaci di Grammont, la cui abbazia fu ceduta ai frati), in Spagna (dove erano detti "padri della Vittoria", perché Francesco aveva predetto a Ferdinando II la sua vittoria sui mori) e in Germania (dove erano detti "paolani" o paulaner, nome che passò alla birra da loro prodotta). Il fondatore, però, volle che i suoi frati fossero detti "minimi" (superlativo di "piccolo", in riferimento a Francesco d'Assisi che aveva chiamato "minori" i suoi frati) e con questo nome furono approvati da papa Giulio II.[11]
Con breve del 13 maggio 1512 papa Giulio II affidò ai vescovi di Cariati, Parigi, Auxerre e Grenoble il compito di istituire i processi canonici sulla vita di Francesco di Paola: il fondatore fu beatificato il 7 luglio 1513 da papa Leone X, che lo proclamò santo il 1º maggio 1519.[12]
Tra i membri illustri dell'ordine figurano: Gaspare Ricciulli del Fosso, arcivescovo di Reggio Calabria e teologo, che tenne il discorso di apertura del concilio di Trento. In spirito di umiltà, rifiutò il cardinalato; Marin Mersenne, studioso di matematica, fisica e scienze naturali, elogiato da Blaise Pascal, fondatore a Parigi dell'accademia da cui si sviluppò l'Institut de France;[13] Nicolas Barré, educatore, fondatore di scuole popolari e normali per la formazione degli insegnanti e delle Suore del Bambino Gesù; Vittore Ghislandi, detto fra Galgario, pittore e ritrattista del XVIII secolo; i matematici Thomas Le Seur e François Jacquier[14], il fisico Mariano Morini[15].
L'ordine fu fortemente danneggiato dalle soppressioni che colpirono le istituzioni religiose in Francia, Spagna e Italia tra il XVIII e il XIX secolo.[16] Nel XX secolo, l'ordine riprese il suo impegno vocazionale specialmente nelle Americhe, in Brasile.[7]
L'abito dei minimi, voluto dal fondatore, è costituito da una tunica con cappuccio, denominata pazienza, e cingolo in panno grosso di lana nera di pecora: va però sottolineato che il nero naturale della lana, all'epoca, era molto simile al marrone scuro. La tunica scende fino ai talloni, mentre il cappuccio, lungo un metro davanti e uno dietro, scende fino a metà dei femori. Il cingolo, portato intorno alla vita, cinge il cappuccio o pazienza sull'abito su ambo i lati: vi sono praticati cinque nodi, quattro dei quali pendenti, che simboleggiano i voti dei religiosi. Sull'abito portano un mantello lungo sino al polpaccio al quale è cucito una cocolla usata per coprire il capo.[17]
Dopo il concilio Vaticano II è stato elaborato un aggiornamento delle costituzioni il cui testo è stato approvato l'8 ottobre 1973[18] e poi nuovamente nel 1986.[19]
Il fine dell'ordine è quello di dare nella Chiesa una particolare testimonianza di penitenza evangelica espressa nell'esercizio dell'umiltà, della carità e della vita quaresimale.[18]
Il rigoroso regime che regolava il vitto è stato attenuato.[18]
Il superiore generale dell'ordine risiede presso la chiesa di San Francesco di Paola ai Monti a Roma.[1]
I conventi dei frati minimi sono presenti in Europa (Repubblica Ceca, Italia, Spagna, Ucraina), nelle Americhe (Brasile, Colombia, Messico, Stati Uniti d'America)[20] e in Africa (Repubblica Democratica del Congo).
Alla fine del 2008 l'ordine contava 180 membri, dei quali 112 sacerdoti, ripartiti in 45 case.[1]
Dal 1994 al 2006 padre Giuseppe Fiorini Morosini viene eletto correttore generale dell'Ordine per due mandati, il 20 marzo 2008 viene nominato vescovo di Locri-Gerace, il 13 luglio 2013 viene promosso arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, ricevendo il pallio da papa Francesco il 29 giugno 2014.
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