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Paterno Calabro
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Paterno Calabro è un comune italiano di 1 330 abitanti[1] della provincia di Cosenza in Calabria.
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Geografia Fisica
Paterno Calabro è un comune situato nell'area geografica delle Serre Cosentine. Il territorio comunale si caratterizza per un profilo altimetrico compreso tra i 449 e i 1194 metri sul livello del mare.
I corsi d'acqua più importanti del territorio sono il fiume Crati ed il fiume Jassa.
Origini del nome
L'etimologia più accreditata fa discendere il toponimo di "Paterno" dall'aggettivo latino "paternum" ("paterno"), traducibile in senso ampio come "terra del padre" o "fondo ereditato dal padre".
Un'etimologia popolare, invece, farebbe discendere il toponimo di "Paterno" dal verbo dialettale calabrese "patirunu" ("patirono"), a ricordo delle fatiche dei primi abitanti che dovettero fuggire dalla città di Cosenza.
L'aggettivo "Calabro" è stato introdotto nella denominazione ufficiale del comune nel 1863, in seguito all'Unità d'Italia, per distinguere il paese da altri centri abitati omonimi presenti in Italia.
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
La fondazione di Paterno (oggi Paterno Calabro) viene tradizionalmente fatta risalire al periodo della conquista araba di Cosenza nel X secolo. Quando, infatti, nel 986 l’Emiro Abulcasimo conquistò e saccheggiò la città, molti abitanti cercarono rifugio nei paesi circostanti o fondarono nuovi insediamenti abitativi. Tra i nuovi insediamenti fondati dai cosentini vi fu anche Paterno[3].
Nel 1459 Paternum è annoverato dalle fonti tra i venti Casalia (Casali) di Cosenza[4].
Nel 1471 San Francesco di Paola fondò a Paterno il suo secondo convento, la cui costruzione terminò intorno al 1477[5]. Il santo vi dimorò fino al 1483, quando dovette partire per la Francia su ordine di papa Sisto IV.
A partire dal Seicento, i casali cosentini vennero denominati e ripartiti in Baglive. Così, in un decreto di Filippo IV del 1644 Paterno compare tra le venti Baglive di Cosenza[6].
Nel 1721 l’Ughelli ricorda che il casale o Bagliva di Paterno comprendeva i villaggi (pagi) di Merenda, Capora, Calendino e Casale di Basso[7].
Dal punto di vista amministrativo, la Bagliva di Paterno si strutturava come un’Università ossia un comune autonomo, dotato di un proprio sindaco e propri eletti. Peraltro, essendo una pertinenza di Cosenza ne condivideva la condizione demaniale e non era sottoposto ad alcun feudatario.
Nel 1753 l’Università di Paterno concluse i lavori del proprio Catasto Onciario (pur con dieci anni di ritardo rispetto all’ordine del re Carlo di Borbone).
Nel 1799 durante la Repubblica Napoletana Paterno venne riconosciuto, con legge del 9 febbraio 1799 promulgata dal Generale Championnet, come comune autonomo del Cantone di Cosenza[8].
In seguito, nel corso del Regno di Napoli napoleonico, Paterno perse dal 1807 al 1811 la propria autonomia, venendo definito “luogo” del Governo di Dipignano; nel 1811 però venne elevato definitivamente a comune[9].
Nel 1816, con la fine del dominio napoleonico e la Restaurazione, Paterno fu compreso nel Regno delle Due Sicilie.
Nella notte tra 12 e il 13 Febbraio 1854 Paterno subì un grave terremoto di magitudo 6.2. che provocò crolli estesi a gran parte delle abitazioni. Si registrarono 14 vittime su una popolazione di 2606 abitanti[10].
In seguito alla caduta del Regno delle Due Sicilie ed al plebiscito delle province napoletane del 21 ottobre 1860, Paterno passò al Regno d'Italia.
L’8 settembre 1905 Paterno subì un secondo terremoto che danneggiò più di duecento edifici, alcuni dei quali dovettero essere abbattuti. In tale occasione non si registrarono vittime[11].
In seguito alla Seconda Guerra Mondiale, in occasione del referendum istituzionale 2 giugno 1946, i cittadini e le cittadine di Paterno Calabro votarono in maggioranza a favore della Repubblica: si registrò infatti il 55,32% dei voti a favore della Repubblica a fronte del 44,68% dei voti a favore della Monarchia. In tale occasione votò l'84,52% degli aventi diritto[12].
Il paese era originariamente suddiviso in quattro parrocchie: Santi Pietro e Paolo, San Giovanni Battista, Tutti i Santi e Santa Barbara. Dal 1987 le quattro realtà ecclesiali sono unite nell'unica parrocchia dei Santi Pietro e Paolo[13].
Dal 1974 al 2008 Paterno Calabro era un comune compreso nella Comunità Montana "Serre Cosentine", poi confluita nella Comunità Montana "Media Valle Crati/Serre Cosentine" soppressa definitivamente nel 2013.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 23 gennaio 1973.[14]
«Di azzurro, a tre campanili di argento, a due palchi, murati e chiusi di nero, quello centrale più alto, i campanili coperti da una cupola semisferica, cimati da una croce, posti su tre gradoni di argento. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di azzurro.
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Monumenti e luoghi d'interesse
Edifici religiosi
Santuario di San Francesco di Paola
Sorge a 660 metri sul livello del mare. Fu fondato dall'omonimo santo nel 1471 e terminato molto probabilmente nel 1477[15]. Qui il santo soggiornò a lungo e da qui partì il 2 febbraio 1483 alla volta della Francia[16] per obbedire all'ordine del papa Sisto IV al quale si era rivolto il re Luigi XI, ammalato, per chiedere l'intervento del taumaturgo paolano. San Francesco non fece più ritorno in Italia, e visse fino al 2 aprile 1507 a Tours, dove morì all'età di 91 anni.
Fanno parte dell'intero complesso: la chiesa, il convento, l'oratorio, il chiostro e la grotta della penitenza.
Particolarmente caratteristico è il chiostro che presenta sei archi ogivali per lato, poggianti su altrettante colonne. Nei corridoi, da un lato, si trovano 31 lunette che rappresentano episodi di rilievo della vita del santo; dall'altro busti di religiosi Minimi, vissuti nella prima metà del XVII secolo. Mancano i nomi degli artisti.
Chiesa matrice dei Santi Pietro e Paolo
La chiesa sorge nella frazione denominata Calendini ed è citata per la prima volta in un documento del 25 novembre 1512.
L'edificio fu danneggiato da un terremoto nel 1638 e nel corso del XVIII secolo fu oggetto di lavori di riparazione e parziale ricostruzione. La chiesa venne poi danneggiata dal terremoto del 1854, a cui seguirono dei nuovi lavori di rifacimento e consolidamento.
Esternamente, l'edificio presenta una facciata a due ordini, arricchita da lesene e arco d'ingresso in tufo. Al centro della facciata un'ampia finestra dona luce all'interno della struttura.
L'interno si presenta croce latina, a navata unica con volta a botte. L'abside, sormontato da cupola, ospita l'Altare Maggiore.
A sinistra della facciata si erge il campanile a base quadrata.[17].
Edifici civili
- Palazzo Aloe (sec. XVI)[18]
- Palazzo Curti (sec. XVI)[19]
- Palazzo Goffredi (sec. XVIII)[20]
- Palazzo Grandinetti (sec. XIX)[21]
- Palazzo Misasi (sec. XIV)[22]
- Palazzo Spada (sec. XVII)[23]
- Palazzo Terzi (sec. XVII)[24].
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Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[25]

Cultura
A Paterno Calabro sono nati:
- Nicola Misasi (1850-1923), scrittore e giornalista;
- Maurizio Quintieri (1884-1975), musicista;
- Francesco La Neve (1933-1986), medico sociale della Juventus Football Club dal 1965 al 1986.
Amministrazione
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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