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film del 1983 diretto da Brian De Palma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Scarface è un film del 1983 diretto da Brian De Palma, scritto da Oliver Stone e interpretato da Al Pacino.
Il film è il remake di Scarface - Lo sfregiato del 1932 diretto da Howard Hawks. A differenza dell'originale ambientato a Chicago durante gli anni del proibizionismo, in questo film, le vicende si svolgono nella Miami degli anni ottanta, allora centro di un considerevole traffico di droga.
Nel 1980, tra i profughi dell'esodo di Mariel, ci sono Antonio "Tony" Montana e Manolo "Manny" Ribera, due piccoli criminali cubani portati alla Freedom Town, un ghetto brulicante di immigrati cubani a Miami. I due riescono ad andarsene in fretta guadagnandosi la fiducia del boss locale Frank Lopez, posto al vertice di un cartello della droga saldamente affermato. Ottenuta la green card di residenza, cominciano a lavorare come camerieri e lavapiatti in un chiosco, malgrado Tony dimostri insofferenza per la sua nuova vita.
Non appena Lopez si rifà vivo tramite il suo tirapiedi Omar Suarez, Tony e Manny entrano in affari con lui, diventando così gangster. Per prima cosa vengono mandati a comprare una partita di cocaina da alcuni colombiani in un hotel di Miami, ma questo lavoro si rivela più difficile del previsto e un loro compare, Angel, viene barbaramente ucciso con una motosega. In seguito Tony entra con maggior confidenza nel giro malavitoso acquistando la fiducia di Lopez, che rimane sorpreso del suo carisma e dal suo carattere forte. A casa di Lopez Tony incontra Elvira Hancock, da cui rimane colpito; il cubano farà il possibile per conquistarla. Dopo avere raccolto i primi contanti Tony si reca a casa della madre e della sorella per dare loro un aiuto economico. Qui riemergono il rapporto conflittuale con la madre e la stima e il forte senso di protezione nei confronti della sorella minore.
Nel corso della sua attività malavitosa in crescente prosperità Tony viene mandato da Lopez in Bolivia a Cochabamba insieme a Suarez a trattare per una grossa fornitura di cocaina da Alejandro Sosa, uno dei più grandi produttori delle Ande. Sosa ha subito grande considerazione di Tony e del suo acume, a dispetto però di Suarez, che dopo l'incontro viene pestato e poi impiccato perché ritenuto informatore della polizia.
Tony torna quindi a Miami assicurando a Lopez una fornitura costosa ma che darà i suoi frutti con il passare del tempo. Lopez tuttavia ne è fortemente contrariato. Tony, ormai diffidente verso Lopez, rompe ogni rapporto con lui e corteggia la moglie Elvira, azione che gli costa un attentato. Tony sfugge ai sicari scoprendo che Lopez è il loro mandante, e lo fa uccidere da Manny. Da qui in poi Tony diventa sempre più ricco e potente tanto da diventare uno dei signori della droga della città. Sposa Elvira e fa costruire una villa immensa con ogni genere di sfarzo ed eccesso.
Dopo tre anni, quando la banca di fiducia di Tony inizia ad alzare troppo le commissioni per favorire il reimpiego dei proventi illeciti, Manny si rivolge a un ebreo che accetta ogni somma di denaro al tasso del 4%. Ciò si rivela però una trappola della polizia che può così incastrare Tony per riciclaggio di denaro sporco, evasione fiscale e traffico di droga. Prima del processo il gangster cubano viene fatto chiamare in tutta fretta da Alejandro Sosa: entrambi hanno dei problemi che con un aiuto reciproco potrebbero venire risolti. A Villa Sosa sono presenti le più alte personalità politiche e finanziarie boliviane e statunitensi, in presenza delle quali a Tony viene mostrato un documentario di prossima trasmissione in tutte le televisioni del mondo che spiega nel dettaglio tutti i traffici di Sosa e dei suoi collaboratori politici. Viene chiesto quindi a Tony di scortare Alberto, assassino specializzato di Sosa, per uccidere il giornalista autore del documentario e di aiutarlo dato che l'uomo non conosce l'inglese e non è mai stato negli Stati Uniti. In cambio a Washington verrà richiesto di chiudere un occhio sulle malefatte finanziarie del ras di Miami. Tony accetta l'incarico.
Intanto il rapporto tra lui e la moglie diventa sempre più conflittuale a causa dell'apatia, dei vizi di lei e degli eccessi di lui, tanto che dopo una rabbiosa scenata al ristorante Elvira lascia il marito per sempre. Tony si focalizza sull'uccisione del giornalista boliviano, programmata tramite un'autobomba a New York, ma quando si rende conto che l'attentato ne sterminerebbe anche la moglie e i figli, fedele ai suoi principi morali desiste e uccide Alberto; Sosa scopre il fatto e giura vendetta. Il cubano torna a Miami, dove gli viene detto che nel frattempo Manny è sparito e che è scappata pure Gina. Dopo un incontro con la madre, che ha scoperto dove la giovane figlia è andata a vivere, Tony si reca subito sul posto. Vedere lei e l'amico in accappatoio, immaginando ciò che hanno fatto, risveglia in lui l'ossessione nei confronti della sorella e uccide Manny in un raptus di follia. Gina, disperata, rivela al fratello che i due si erano sposati il giorno prima e volevano fargli una sorpresa.
Il signore della droga torna nella sua villa insieme alla sorella, fuori di sé dal dolore, proprio mentre l'esercito di sicari di Sosa si introduce non visto nella tenuta. Tony si rintana nel suo ufficio a sniffare cocaina, rimuginando sul tremendo errore di avere ucciso il suo migliore amico solo per gelosia. Gina lo raggiunge, ancora in accappatoio ma armata di una pistola, e dopo avergli rinfacciato di non sopportare l'idea di lei insieme ad alcun uomo eccetto forse se stesso si mette a sparargli, ferendolo; un sicario di Sosa le spara accidentalmente venendo poi ucciso da Tony. Braccato e oramai distrutto dal dolore, Tony esce dal suo studio armato di un M16 dotato di lanciagranate (gridando nella versione originale la celebre frase "Say hello to my little friend!", tradotta con "Salutatemi il mio amico Sosa!" nel doppiaggio italiano), con cui affronta l'enorme esercito. La disperazione e le massicce dosi di cocaina inalate gli permettono di respingere gli aggressori, finché uno di loro, The Skull, si avvicina lentamente alle sue spalle e lo fredda con una lupara. Tony muore sotto il monumento con scritto The World Is Yours ("Il mondo è tuo").
La fase embrionale della genesi del film ebbe inizio quando Al Pacino assistette alla visione dell'omonimo film del 1932 al Tiffany Theatre mentre era a Los Angeles. In seguito chiamò il suo manager, il produttore Martin Bregman, e lo informò della sua convinzione nel potenziale per un remake di quel film.[1][2] Pacino dapprima voleva mantenere la trama originale del film del 1932, ma si rese conto che sarebbe stato difficile da realizzare per via della sua natura melodrammatica.[3] D'altronde Bregman pensò che era da molto tempo che non veniva girato un film sull'ascesa e la caduta di un gangster americano. Brian De Palma iniziò a lavorare sul progetto di Scarface assieme allo sceneggiatore David Ray, ma il risultato non fu quello che il regista si aspettava. Bregman contattò altre persone, tra cui Sidney Lumet che ebbe l'idea di ambientare il film nel contesto delle sanguinose "guerre della droga" tra gli immigrati cubani a Miami. Bregman poi si rivolse a Oliver Stone, che conosceva da molto tempo, il quale accettò di scrivere la sceneggiatura trovandosi in difficoltà economiche dopo l'insuccesso de La mano.[2]
Stone si spostò spesso a Miami, ebbe numerosi colloqui con le forze dell'ordine, la DEA, avvocati, criminali ed ex-criminali (una delle scene del film in cui un compare di Tony Montana viene brutalmente ucciso con una motosega è presa proprio da un fatto realmente avvenuto).[4] Si recò anche in Ecuador, in Bolivia e a Bimini dove incontrò dei pericolosi narcotrafficanti: infatti il personaggio di Alejandro Sosa è ispirato a Roberto Suárez Gómez (conosciuto come il "re della cocaina"), ricco proprietario terriero boliviano che in quegli anni arrivò a produrre quasi due tonnellate di pasta di coca al giorno e finanziò anche un golpe militare nel suo Paese.[5] Per scrivere la sceneggiatura Stone aveva bisogno di allontanarsi dai suoi stessi problemi di droga, si trasferì quindi a Parigi poiché in America aveva molti amici che facevano uso di cocaina. A Sidney Lumet non piacque la sceneggiatura, secondo lui mancava una direzione politica ed era troppo violenta, così abbandonò il progetto che passò in mano a De Palma, il quale invece apprezzò il lavoro di Oliver Stone.[6]
Il nome Tony Montana viene dalla passione dello sceneggiatore Oliver Stone per Joe Montana, giocatore di football dei San Francisco 49ers.[6]
Subito dopo essere venuto al corrente del rifiuto di Robert De Niro[1][7], Al Pacino si propose subito per interpretare Tony Montana.[1] Per ottenere il ruolo Pacino fu allenato dal pugile Roberto Durán per ottenere il fisico giusto, mentre lo stesso Steven Bauer (già scritturato per la parte di Manny senza sostenere neanche un provino, battendo la concorrenza di John Travolta) lo aiutò a imparare la lingua spagnola e la pronuncia dell'accento cubano.
Per il ruolo di Elvira Hancock Pacino suggerí l'attrice Glenn Close, ma i produttori non la consideravano adatta per la parte. L'attrice Kristy McNichol si propose per il ruolo ma De Palma la scartò, infine fu scelta un'allora sconosciuta Michelle Pfeiffer; altre attrici che furono considerate per ruolo erano Geena Davis, Carrie Fisher, Kelly McGillis, Sharon Stone, Sylvia Kristel e Sigourney Weaver.
Il film è stato girato in 14 settimane dal 22 novembre 1982 al 6 maggio 1983.
Le riprese si sarebbero dovute svolgere interamente in Florida: la comunità cubana, tuttavia, contestò la cattiva immagine a essi attribuita nel film; si sparse inoltre la falsa voce che il film fosse finanziato da Castro. Dopo avere ricevuto perfino minacce la produzione si spostò a Los Angeles, Santa Barbara, New York e negli Universal Studios. Le scene girate a Miami si svolsero sotto la protezione di guardie del corpo.[6]
La villa di Tony Montana è villa El Fureidis a Montecito vicino a Santa Barbara, costruita nel 1900[8].
La colonna sonora del film è stata curata dal compositore italiano Giorgio Moroder, vincitore dell'Academy Award. Secondo il suo stile è composta da musica new wave e da musica elettronica.
Data la violenza e il linguaggio (per esempio la parola "fuck" e sue declinazioni viene ripetuta 229 volte[6]), il film ebbe dei problemi con la censura, venendo inizialmente vietato ai minorenni. Brian De Palma apportò alcune modifiche, ma il film rimase vietato; rimase tale nonostante ulteriori modifiche da parte del regista. De Palma non voleva procedere a nuovi tagli, perché non voleva snaturare il film, e perciò indicò quanto stava accadendo ad alcuni amici giornalisti, i quali scrissero diversi articoli sul caso. Si arrivò in arbitrato e, per sottolineare che il film era contro la droga, il produttore Bregman portò a testimoniare tre psichiatri esperti del settore, la rivista TIME, ufficiali di polizia e il capo dell'Organized Crime Bureau di Miami. Con diciotto voti a favore su venti il film venne vietato ai minori di quattordici anni. Quella uscita nelle sale, il 9 dicembre 1983, è la prima versione senza tagli, mentre in Italia è uscito il 24 febbraio del 1984[6]. In Italia il film viene trasmesso in forma integrale e occasionalmente anche con alcuni tagli, di cui il più vistoso riguarda la sequenza della motosega, privata delle inquadrature più disturbanti.
In Italia il film è uscito in DVD diverse edizioni.
Il 7 settembre 2011 è stato pubblicato in Blu-ray Disc, con contenuti extra inediti.[9]
Il film ha incassato circa 65 milioni di dollari, di cui 45 nelle sale statunitensi.[10]
La prima mondiale di Scarface si svolse a New York il 1º dicembre 1983, dove fu accolto con critiche contrastanti. Oltre ad Al Pacino vari personaggi dello spettacolo parteciparono alla presentazione, concordando la maggior parte di loro sull'ottima qualità del film. Il regista italo-americano Martin Scorsese elogiò il co-protagonista Steven Bauer definendolo "un bravo attore, soprattutto preparato" e considerando ottimi gli attori, considerando il film concentrato più sulla psicologia dei personaggi che sull'epica della storia[11].
Le critiche negative si concentrarono sui contenuti troppo violenti e sull'uso indiscriminato di linguaggio volgare. Varie, infatti, furono le censure per permettere la visione a un pubblico dai diciotto anni in giù.
La morale del film è l'elemento più trascurato dagli spettatori. Il regista voleva creare un capolavoro che contenesse un messaggio di repulsione verso la droga, soprattutto rivolto ai giovani. Lo si evince dal disfacimento del personaggio principale, che arriva a rovinarsi per l'uso smodato della sostanza nella seconda parte del film. È un tema molto sentito da Oliver Stone anche per motivi personali.[12]
L'edizione italiana del film è stata curata dalla società United International Pictures con l'adattamento dei dialoghi a opera di Alberto Piferi e Letizia Ciotti Miller. Il doppiaggio italiano, diretto da Giorgio Piazza, venne eseguito negli stabilimenti della International Recording con la partecipazione della C.D.C.[13]
Nel 2005 l'American Film Institute ha inserito la frase di Tony Montana "Say 'hello' to my little friend!" ("Salutatemi il mio amico Sosa!" nel doppiaggio italiano) al 61º posto nella lista delle 100 migliori citazioni cinematografiche tratte da film statunitensi.[14]
Nel 2008 il film è stato inserito dall'American Film Institute al 10º posto dei 10 migliori film gangster americani di tutti i tempi.
Sono due i videogiochi ufficiali basati sul film: il primo, Scarface: The World Is Yours sviluppato dalla Radical Entertainment, distribuito dalla Vivendi Universal Games e uscito per le piattaforme Wii, PS2, Xbox e per PC, narra una versione alternativa della storia di Tony nel caso in cui alla fine del film non fosse morto. Infatti, dopo essere scappato dalla propria villa, il protagonista deve ricostruire il suo impero vendicandosi contro Alejandro Sosa.
Il secondo videogioco, Scarface: Money. Power. Respect., uscito solo per PSP, è molto simile al primo anche se più incentrato sul controllo della droga e dell'impero rispetto alle lotte tra gang rivali come in Scarface: The World Is Yours.
Il personaggio di Tony Montana e la villa del finale del film sono entrambi giocabili nel videogioco Payday 2[15][16][17]. L'apparizione del personaggio è doppiata da André Sogliuzzo, che ha prestato la voce a Tony Montana anche nei videogiochi ufficialmente ispirati al film.
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