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20ª edizione dei Giochi olimpici invernali, tenutasi a Torino (Italia) nel 2006 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I XX Giochi olimpici invernali, noti anche come Torino 2006, si sono tenuti a Torino dal 10 al 26 febbraio 2006.[1] Le gare si sono svolte sia a Torino sia in altre otto località del Piemonte. Dal 10 al 19 marzo si sono tenuti, nella stessa sede, i IX Giochi paralimpici invernali.[2]
XX Giochi olimpici invernali | |||||||||||||||||||||
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(EN) Passion lives here (traduzione: La passione vive qui) | |||||||||||||||||||||
Città ospitante | Torino, Italia | ||||||||||||||||||||
Paesi partecipanti | 79 (vedi sotto) | ||||||||||||||||||||
Atleti partecipanti | 2494 (1.539 - 955 ) | ||||||||||||||||||||
Competizioni | 84 in 7 sport | ||||||||||||||||||||
Cerimonia apertura | 10 febbraio 2006 | ||||||||||||||||||||
Cerimonia chiusura | 26 febbraio 2006 | ||||||||||||||||||||
Aperti da | Carlo Azeglio Ciampi | ||||||||||||||||||||
Giuramento atleti | Giorgio Rocca | ||||||||||||||||||||
Giuramento giudici | Fabio Bianchetti | ||||||||||||||||||||
Ultimo tedoforo | Stefania Belmondo | ||||||||||||||||||||
Stadio | Stadio Olimpico (Torino) | ||||||||||||||||||||
Medagliere | |||||||||||||||||||||
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Cronologia dei Giochi olimpici | |||||||||||||||||||||
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Precedentemente altre due città italiane erano state sedi di manifestazioni olimpiche: Cortina d'Ampezzo nel 1956 con i VII Giochi olimpici invernali e Roma nel 1960 con i Giochi della XVII Olimpiade.
L'inno di questa edizione dei Giochi fu composto da Claudio Baglioni.[3]
La proposta di candidatura di Torino ad ospitare i Giochi invernali nel 2006 avvenne a seguito dello svolgimento dei campionati mondiali di sci alpino 1997 nella vicina Sestriere; tra i promotori il generale dei Carabinieri Franco Romano, con il successivo sostegno dell'industriale torinese Gianni Agnelli.[4] L'idea fu accolta dalle tre istituzioni locali (Comune e Provincia di Torino, Regione Piemonte) che approntarono un dossier di candidatura, nel secondo semestre del 1997, da consegnare alla Giunta del Comitato Olimpico Nazionale Italiano per ottenere il consenso di quest'ultimo alla candidatura ufficiale da presentare al Comitato Olimpico Internazionale.[5] Il CONI si trovò due proposte tra le quali scegliere, abbastanza similari: oltre Torino, in pianura ma con vicine le proprie montagne, si era candidata Venezia con le Dolomiti;[5] l'ente scelse nettamente la proposta di Torino, sia per il successo dei recenti mondiali di sci alpino al Sestriere sia per il sostegno del dirigente sportivo torinese Primo Nebiolo.[5] Il governo italiano si impegnò a mettere a disposizione, in caso di assegnazione dei Giochi, 1 091 000 000 000 di lire.[5]
Il Comitato Promotore venne creato dai tre enti locali il 15 aprile 1998,[6] denominandolo "Associazione Torino 2006", e fu presieduto dal designer Giorgetto Giugiaro e da Evelina Christillin (presidente esecutivo).[5] E di Giugiaro fu il logo della candidatura torinese: il designer rappresentò una Mole Antonelliana, simbolo della città piemontese, stilizzata e tecnologica.[7]
La prima candidatura olimpica ufficiale di Torino,[8] in questo caso ad ospitare i XX Giochi olimpici invernali nel 2006, avvenne a metà del 1998 con presentazione al CIO della richiesta da parte degli enti preposti: il 14 luglio dal CONI, a firma del presidente Mario Pescante; il 27 luglio dal sindaco di Torino Valentino Castellani; il 31 luglio dal Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, on. Romano Prodi.[6]
Il 31 agosto 1998 fu consegnato al CIO il dossier ufficiale della candidatura di Torino, in larga parte similare a quello realizzato l'anno precedente ottenere l'approvazione del CONI;[5] era previsto un polo per gli sport del ghiaccio nel capoluogo e un polo per le discipline della neve nell'area alpina, con la centralità di Sestriere.[5] Successivamente, in ottobre, una commissione del CIO visitò le località del dossier per giudicare il progetto olimpico e confrontarlo con quello delle altre candidate: il risultato fu una classifica ufficiosa che metteva Torino al secondo posto, dietro la svizzera Sion.[5]
I XX Giochi olimpici invernali del 2006 furono assegnati il 19 giugno 1999, durante il 109º congresso del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) svoltosi a Seul.[9]
Nella sede congressuale, ospitata dall'Hotel Shilla di Seul,[10] vennero presentate sei candidature: Helsinki (Finlandia), Klagenfurt (Austria), Poprad (Slovacchia), Sion (Svizzera), Torino (Italia) e Zakopane (Polonia). Tra l'altro, quella di Klagenfurt fu una proposta di candidatura multinazionale tra Austria, Slovenia e Italia; in quest'ultima si sarebbero tenute, in caso di assegnazione, a Tarvisio alcune gare di sci alpino, sci di fondo e di combinata nordica e a Cortina d'Ampezzo le gare di bob, slittino e skeleton presso la Pista Eugenio Monti.
La candidatura di Torino fu presentata dal sindaco Valentino Castellani e dal presidente esecutivo del Comitato Promotore Evelina Christillin, con l'aggiunta di un breve discorso in video del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che confermava il sostegno istituzionale di tutto il Paese, con l'intervento finale dal palco dell'ex fondista Stefania Belmondo.[5]
Dopo la presentazione venne eletta una commissione selezionatrice che scelse come finaliste Sion e Torino. Tutti i delegati del CIO furono quindi chiamati a votare solamente tra le due città. Torino venne scelta con 53 voti contro i 36 della favorita Sion.[11] Il risultato fu annunciato alla platea del Congresso dal presidente del CIO Juan Antonio Samaranch, con le seguenti parole:
«La città che ospiterà i giochi invernali è (pausa) Torino[12]»
Con i circa 900 000 abitanti che risiedevano allora nel territorio comunale, Torino divenne in quel momento la città più popolosa ad ospitare i Giochi olimpici invernali.[15]
Nel 2002, in occasione della cerimonia di chiusura dei XIX Giochi olimpici invernali di Salt Lake City 2002 il Comitato Organizzatore è stato incaricato di realizzare, come da tradizione, lo show di presentazione che segue il passaggio della Bandiera Olimpica alla nuova città ospitante. È così nato un segmento di 12', che ha introdotto in anteprima il logo ufficiale dei Giochi, disegnato da Antonino Benincasa, e ha inteso mettere in scena l'identità italiana e torinese, con le performance musicali di Elisa e Irene Grandi.[16]
I Giochi precedenti all'edizione del 2006 si basarono principalmente sul modello organizzativo del comprensorio sciistico: sedi delle competizioni erano principalmente città o località di montagna, poco popolose, nelle quali le distanze tra i vari impianti erano irrisorie; in tal senso esempio lampante, considerato per una decina di anni modello ideale dei Giochi Invernali, fu l'edizione del 1994 ospitata dalla cittadina norvegese di Lillehammer (25.000 abitanti).
Già con l'assegnazione dei Giochi del 2002 a Salt Lake City, tuttavia, si percepì la volontà del Comitato Olimpico di modificare il "modello Lillehammer", ritenuto ormai superato. Il progetto col quale Torino vinse le Olimpiadi del 2006, nel 1999, andava proprio in questa rivoluzionaria direzione: il concetto preso in esame non era più quello dei Giochi confinati in comprensori sciistici e lontani dalle grandi masse della popolazione locale, ma piuttosto quello di aprire l'evento, rendendolo il più possibile accessibile al maggior numero di persone. Per realizzare questa visione, gli impianti vennero suddivisi tra la città di Torino e le località montane della Val di Susa: nella grande città vennero ospitati tutti gli sport tipicamente indoor (come hockey e pattinaggio di figura), in montagna quelli outdoor.[17]
In base al "Contratto della Città ospitante", sottoscritto il 19 giugno 1999 a Seul, il CIO assegnò al Comitato olimpico nazionale italiano e al Comune di Torino la responsabilità dell'organizzazione dei Giochi. Fu istituita, pertanto, il 27 dicembre 1999 una fondazione di diritto privato senza fini di lucro denominata "TOROC" (acronimo di "Torino Organising Committee", in italiano Comitato Organizzatore di Torino) con la responsabilità di organizzare oltre ai XX Giochi Olimpici invernali di Torino 2006.[18]
Il Consiglio di Amministrazione di TOROC si insediò ufficialmente il 5 febbraio 2000, ed era composto da ventisei membri che rappresentavano il mondo dello sport (i membri italiani del CIO, le federazioni nazionali, due campioni olimpici e il Comitato Italiano Paralimpico), le istituzioni locali (i comuni sedi di gara quindi Torino, Bardonecchia, Cesana Torinese, Pinerolo, Pragelato, Sauze d'Oulx, Sestriere, la Provincia di Torino e la Regione Piemonte), le Comunità Montane e il mondo delle imprese. La presidenza del TOROC fu affidata al sindaco di Torino Valentino Castellani,[19] con Cesare Vaciago amministratore delegato,[19] Evelina Christillin vicepresidente vicario e Gianni Petrucci, Pierpaolo Mazza, Bruno Rambaudi e Luciano Barra vicepresidenti.[19] Le personalità sopra citate, assieme a Raffaele Pagnozzi e Franco Capra, costituirono l'Ufficio di Presidenza e Direzione Generale del TOROC. In seguito alla modifica statutaria deliberata dal Consiglio di Amministrazione del 24 novembre 2004, entrarono a far parte del TOROC anche il nuovo sindaco di Torino Sergio Chiamparino, e l'onorevole Mario Pescante quale supervisore per il Governo della Repubblica Italiana sull'organizzazione dei Giochi.
Tramite la Legge 285 del 2000 fu creata anche l'Agenzia Torino 2006, per la realizzazione delle opere necessarie allo svolgimento dei Giochi: il TOROC predisponeva il piano degli interventi (localizzazione, priorità, costi, caratteristiche tecniche e funzionali) che, approvati dal Governo italiano, venivano realizzati dall'Agenzia Torino 2006. L'Agenzia fu guidata da un direttore generale, Domenico Arcidiacono, da due vice direttori e da un Comitato Direttivo, tutti nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri.[18]
Venne creato infine un Comitato di Regia, costituito nel settembre 2002 presso la Regione Piemonte, composto dal presidente della regione stessa, dal Sindaco di Torino, dal Presidente della Provincia di Torino, dal Presidente del CONI e da tre rappresentanti dei Governo (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell'Economia). Il Comitato fu presieduto dal governatore piemontese Enzo Ghigo e, successivamente al 4 aprile 2005, dalla nuova governatrice Mercedes Bresso. Il Comitato di Regia indirizzò e coordinò le determinazioni per l'attuazione del piano degli interventi, fatte salve le competenze proprie degli altri enti sopra citati.
Il Comitato Organizzatore si sciolse a Giochi conclusi, il 31 marzo 2007.[20]
Per lo svolgimento dei Giochi sono state realizzate oltre sessantacinque opere tra impianti sportivi, infrastrutture viarie, villaggi per atleti e media, per una spesa approssimativa totale di oltre 3,5 miliardi di euro, di cui 2 miliardi per la realizzazione delle opere e 1,5 miliardi per l'organizzazione dei Giochi.[21]
Le opere principali per poter svolgere i Giochi furono le seguenti:
Dopo i Giochi, la proprietà degli impianti è divenuta dei vari comuni in cui sono ubicati e la gestione degli stessi è affidata alla "Fondazione 20 Marzo 2006", o "Torino Olympic Park" (TOP), struttura creata dal Comune di Torino, dalla Provincia, dalla Regione Piemonte e dal CONI per amministrare il patrimonio immobiliare e mobiliare costituito dai beni realizzati, ampliati e/o ristrutturati per Torino 2006.[24] Successivamente, il Palasport Olimpico e il Palazzo a Vela sono stati dati in concessione alla società partecipata Parcolimpico S.r.l., della quale la Fondazione detiene il 10% del capitale sociale con il restante 90% della Live Nation (società multinazionale di intrattenimento),[24] mentre lo Stadio Olimpico è stato dato in concessione dal 1º luglio 2006 alla società calcistica Torino Football Club, per 99 anni.[25]
Le principali opere infrastrutturali concomitanti ai Giochi hanno riguardato invece:
Sul piano urbanistico, le principali realizzazioni sono state il PalaFuksas, edificio di vetro progettato da Massimiliano Fuksas, la nuova Galleria d'arte moderna e il grande progetto della Spina, che recupererà oltre due milioni di metri quadrati grazie all'interramento delle linee ferroviarie cittadine e alla ristrutturazione delle aree industriali dismesse.
A Giochi conclusi, il bilancio consuntivo per la sola organizzazione dell'evento, redatto dal TOROC, riportò una spesa totale di 1 229 000 000 di euro[27] e un incasso totale di 974 000 000 di euro (sponsorizzazioni, diritti televisivi, licenze e vendita del biglietti);[28] la differenza per pareggiare il bilancio fu ripianata dal governo italiano (attraverso l'agenzia governativa Sviluppo Italia S.p.A.) e dagli enti locali.[28]
Ai costi sopra citati vanno però aggiunti 1 700 000 000 di euro spesi dall'Agenzia Torino 2006 per le opere del "Piano degli Interventi" (impianti sportivi, villaggi per atleti e media, infrastrutture viarie),[27] e 400 000 000 di euro circa per opere connesse[28]. I costi del Piano degli investimenti e delle opere connesse fu a carico del governo italiano per il 75,70%, degli enti locali per il 18,00% e di privati per il 6,30%.[29]
Ad un costo ufficiale di oltre 3,3 miliardi di euro,[28] a circa 10 anni di distanza dall'evento la pubblicazione "The Oxford Olympics Study 2016: Cost and Cost Overrun" dell'Università di Oxford analizzò le spese di tutti i Giochi dal 1960 in poi e, secondo i suoi dati, l'evento di Torino 2006 sarebbe costato in totale 4,366 miliardi di dollari statunitensi (pari a 4,14 miliardi di euro).[30]
Uno studio dell'Università La Sapienza di Roma valutò in 17,4 miliardi di euro l'impatto positivo dei Giochi sull'economia italiana, dei quali il 60% nel 2005 e 2006:[31] più della metà del valore si ebbe nel settore delle costruzioni (con più del 60% dei nuovi posto di lavoro creati in quel periodo), seguito dal settore commerciale e quello della ristorazione, per finire ai settori dei servizi per privati e aziende.[31]
Torino crebbe nel campo del turismo e degli eventi, diventando sede di congressi aziendali, con un ritorno economico annuale per questo stimato tra i 19 e 32 milioni di euro.[31]
Per garantire la sostenibilità ambientale dei lavori il comitato organizzatore aderì a numerosi accordi nazionali e internazionali: tutte le opere olimpiche furono sottoposte a valutazione ambientale strategica (VAS), svolta dalla Regione Piemonte e dal Ministero dell'Ambiente; il TOROC, inoltre, firmò un protocollo di intesa con l'UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) dell'ONU (che assegnò all'organizzazione di Torino 2006 il premio Carbon free),[32] e ricevette sia la certificazione ambientale internazionale ISO 14001 sia la certificazione EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) della Commissione europea, per i suoi sistemi e programmi ambientali (primo comitato organizzatore olimpico a ricevere tali riconoscimenti).[31] In particolare, furono attuati interventi compensativi per il "recupero" della CO2 prodotta durante i 17 giorni dei Giochi (ma non quella prodotta durante la preparazione).
I lavori di preparazione delle XX Giochi olimpici invernali furono peraltro duramente contestati da chi temeva danni agli spazi naturali (soprattutto in montagna) e alle condizioni di vita degli abitanti, portando alla costituzione di un comitato nolimpiadi.
Per i XX Giochi olimpici invernali, le sedi di gara furono tutte dislocate all'interno della Provincia di Torino,[33] in Piemonte, e suddivise in due cluster: "Distretto Olimpico" (tutti gli impianti cittadini di Torino) e "siti di montagna" (i restanti impianti ubicati a Bardonecchia, Cesana Torinese, Pinerolo, Pragelato, Sauze d'Oulx e Sestriere).[34]
Tra l'altro Torino 2006 fu innovativa nell'organizzazione delle sedi di gara dei Giochi invernali, proponendo un modello fino ad allora mai utilizzato: gli sport sul ghiaccio disputati in città (anche di medie-grandi dimensioni) e gli eventi sulla neve nelle regioni montane vicine.[35]
Legenda colori:
Impianti esistenti e in funzione (anche con cambio di utilizzazione successiva);
Impianti esistenti ma in disuso;
Impianti temporanei o edifici utilizzati a fini sportivi solo per l'evento;
Impianti demoliti successivamente all'evento;
N.B. La capacità degli impianti permanenti, realizzati per le olimpiadi o ristrutturati per l'evento e a tutt'oggi funzionanti, è riferita alla capienza del periodo olimpico e non a quella attuale che potrebbe aver subito variazioni (come ad esempio lo Stadio Olimpico, progettato per ospitare durante le cerimonie dei Giochi 35 000 spettatori e sceso a 28 177 spettatori attuali).
Città | Impianto | Capacità | Evento |
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Torino | Stadio Olimpico[36] | 35 000[37] | Cerimonia di apertura[38] |
Cerimonia di chiusura[38] | |||
Piazza delle Medaglie/Medals Plaza | 1 000[39] | Cerimonie di premiazione[39] |
Città | Impianto | Capacità | Sport |
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Torino | Oval Lingotto[40] | 8 250[41] | Pattinaggio di velocità[42] |
Palasport Olimpico[43] | 12 500[44] | Hockey su ghiaccio[45] | |
Palazzo a Vela | 8 244[46] | Pattinaggio di figura[47] | |
Short track[47] | |||
Torino Esposizioni | 5 400[48][49] | Hockey su ghiaccio[50] | |
Bardonecchia (Torino) | Snowpark Olimpico | 6 763[51] | Snowboard[52] |
Cesana Torinese (Torino) | Centro Olimpico del Biathlon[53] | 4 700[54] | Biathlon[55] |
Cesana Pariol[56] | 4 400[57] | Bob[58] | |
Skeleton[58] | |||
Slittino[58] | |||
San Sicario Fraìteve | 6 160[59] | Sci alpino[60] | |
Pinerolo (Torino) | Stadio Olimpico del ghiaccio | 2 000[61] | Curling[62] |
Pragelato (Torino) | Pragelato Plan | 5 400[63] | Combinata nordica[64] |
Sci di fondo[65] | |||
Stadio del Trampolino[56] | 8 055[66] | Combinata nordica[67] | |
Salto con gli sci[68] | |||
Sauze d'Oulx (Torino) | Sauze d'Oulx-Jouvenceaux[69] | 7 900[70] | Freestyle[71] |
Sestriere (Torino) | Sestriere Borgata | 6 800[72] | Sci alpino[73] |
Sestriere Colle | 7 800[72] | Sci alpino[74] |
Città | Impianto | Capacità | Sport |
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Torino | Palestra di via Massari[75] | 40[75] | Hockey su ghiaccio[75] |
Torino Palaghiaccio[76] | 3 350[76] | Pattinaggio artistico[76] | |
Short track[76] | |||
Chiomonte (Torino) | Stazione sciistica del Frais | - | Sci alpino[77] |
Claviere (Torino) | Piste du Lac[78] | - | Sci alpino[77] |
Sci di fondo[77] | |||
Prali (Torino) | Bric Rond | - | Sci alpino[77] |
Ghigo di Prali | - | Sci di fondo[77] | |
Torre Pellice (Torino) | Palaghiaccio Olimpico[79] | - | Hockey su ghiaccio[77] |
Una delle novità di questa edizione dei Giochi fu la scelta di realizzare tre villaggi olimpici anziché uno, per venire incontro alle esigenze degli atleti sia in termini di trasporto sia in termini di adattamento all'altitudine.[80] Furono realizzati pertanto i villaggi olimpici di Torino, di Bardonecchia e di Sestriere.[80] Nei dettagli:
Lo slogan dei Giochi "Passion lives here" è stato scritto dalla calligrafa Francesca Biasetton.[84]
Per l'occasione venne coniata una versione commemorativa della moneta da 2 euro.
Per la scelta dello stemma dei Giochi venne indetto un concorso al quale parteciparono 1 341 proposte, da parte di 657 artisti.[85] Una commissione composta da esperti dell'immagine, storici, sociologi e psicologi, scelse in una prima fase i trenta migliori bozzetti, per poi designare cinque finalisti.[85] Il 30 novembre 2001 venne svelato il bozzetto vincitore, creato dai due disegner milanesi Antonino Benincasa e Nicole Husmann,[85][86] dello studio Benincasa-Husmann.[87]
Il logo ufficiale dei Giochi rappresentava una rivisitazione della Mole Antonelliana, simbolo della città di Torino, con l'aspetto di una montagna tesa verso l'alto o di un intreccio di cristalli di ghiaccio che si compongono raffigurando una rete.[86]
Il poster, o manifesto olimpico dei Giochi, fu realizzato dall'Agenzia di design Armando Testa,[88] società fondata da Armando Testa, deceduto nel 1992 e autore del logo e del poster ufficiali dei Giochi Olimpici di Roma 1960.[89] Il soggetto principale del manifesto è un profilo astratto della Mole Antonelliana, dipinta con i colori dei cinque cerchi olimpici e inclinata su di un lato, in modo da risultare trasformata in una pista da sci in discesa.[89] Completavano il poster, in basso a sinistra, il logo ufficiale dei Giochi, lo slogan ufficiale "Passion lives here" e la scritta "XX GIOCHI OLIMPICI INVERNALI".[89] Il manifesto ufficiale fu prodotto dalla società Bolaffi.[89]
La fiamma olimpica dei XX Giochi olimpici invernali venne accesa a Olimpia, il 27 novembre 2005,[90] con la cerimonia rituale che precede ogni edizione delle Olimpiadi, e viaggiò sulle torce progettate e costruite da Pininfarina[90] attraverso una staffetta di 10 535 tedofori e un percorso di 13306 km[90] lungo le strade di Grecia, Città del Vaticano, Malta, Slovenia, Austria, Svizzera, Francia e Italia,[90] fino a giungere allo stadio Olimpico di Torino il 10 febbraio 2006, giorno della cerimonia di apertura dei Giochi, quando l'ultima tedofora Stefania Belmondo con la sua torcia accese il braciere olimpico, che rimase ardente fino al 26 febbraio, giornata conclusiva della manifestazione.[90]
Per l'elezione della mascotte ufficiale dei Giochi, il Comitato Organizzatore TOROC indisse il 20 marzo 2003 un concorso nel quale furono presentate 237 proposte prima della chiusura delle candidature, che avvenne il 20 maggio dello stesso anno.[91] Le proposte partecipanti al concorso dovevano contenere alcuni elementi prestabiliti: interpretare e riflettere l'immagine di Torino 2006; essere attrattivi e fruibili in tutto il mondo, assumendo dimensioni culturali diverse; esprimere i valori del Movimento olimpico: partecipazione, lealtà, rispetto e fratellanza; essere facilmente commercializzabili; adattarsi con flessibilità alle molteplici applicazioni bidimensionali e tridimensionali.[91] Di queste candidature, cinque arrivarono alla fase finale in cui furono valutate da una giuria internazionale, selezionata dallo stesso TOROC, formata da personalità esperte sulle "mascotte" e, più in generale, sul mondo della comunicazione, al fine di garantire un giudizio altamente professionale, qualificato e specializzato.[91] La giuria si riunì il 28 e 29 maggio 2003 a Torino, valutando i cinque finalisti, e il 1° luglio 2003 il TOROC chiese ai finalisti di perfezionare i progetti presentati, sulla base delle indicazioni della giuria.[91] Dopo queste modifiche, il 12 settembre 2003 la giuria nominò vincitrice la proposta presentata dal designer portoghese Pedro Albuquerque[84] e il risultato fu successivamente ratificato dal Comitato di Presidenza del TOROC.[91]
"Neve e Gliz" furono le due mascotte ufficiali di Torino 2006, e nella proposta di Albuquerque rappresentavano le caratteristiche fondamentali dei Giochi invernali, cioè la neve e il ghiaccio, dai quali prendevano il nome ("Gliz" fu una forma abbreviata della parola "ghiaccio"). "Neve", personaggio femminile, era una palla di neve dalle forme arrotondate, tipiche dell'elemento meteorologico, vestita in rosso e rappresentava la morbidezza, l'amicizia e l'eleganza.[91] "Gliz", personaggio maschile, era un cubetto di ghiaccio con linee più squadrate, tipiche dell'acqua solida, vestito di azzurro e rappresentava l'entusiasmo e la gioia.[91] Le due mascotte vennero presentate ufficialmente il 28 settembre 2004, a 500 giorni dall'inizio dei Giochi.
Le medaglie olimpiche assegnate agli atleti classificati ai primi tre posti di ogni evento furono progettate da Dario Quattrini, a capo di una squadra di grafici del comitato organizzatore TOROC e coniate dalla ditta Ottaviani International.[92] La composizione delle medaglie era in oro (6 grammi) e argento per tutti i vincitori, in argento per i piazzati al secondo posto e in bronzo per i terzi classificati, e il diametro delle stesse fu di 10,7 cm.[92]
Le medaglie erano rotonde (con consistenza lucida e satinata) con uno spazio centrale vuoto, a "rappresentare la tipica piazza italiana", attraverso il quale venivano avvolte al nastro.[92] Su una faccia vi era il logo dei Giochi;[92] sull'altra faccia i pittogrammi delle varie discipline sportive in cui la medaglia era stata vinta.[92]
Le medaglie commemorative furono prodotte sempre dalla ditta Ottaviani, in argento per i partecipanti, in bronzo per i volontari e placcate in oro per i membri delle varie organizzazioni (la placcatura venne eseguita da un laboratorio orafo di Torino).[93]
Il numero delle medaglie coniate fu di 364 per i vincitori,[93] 364 per i secondi classificati,[93] 364 per i terzi classificati,[93] 4 500 quelle commemorative per i partecipanti,[93] 25 000 quelle commemorative per i volontari,[93] 106 quelle commemorative per i membri delle organizzazioni.[93]
I diplomi olimpici realizzati e consegnati agli atleti riportavano, in alto a sinistra, il logo dei Giochi su sfondo rosso mentre il resto dello stesso diploma, su sfondo bianco, riportava dall'alto in basso le seguenti scritte: "XX GIOCHI OLIMPICI D'INVERNO TORINO 2006" in tre lingue (francese, inglese, italiano), piazzamento dell'atleta (in inglese e sovrastato dai cinque cerchi olimpici), nome dell'atleta, nazione dell'atleta (in inglese e francese), sport praticato ed evento disputato (in inglese e francese).[94] I diplomi consegnati vennero firmati dal presidente del CIO Jacques Rogge e dal presidente del Comitato Organizzatore Valentino Castellani.[94]
I Giochi raggiunsero a livello globale circa 3,1 miliardi di persone, con un incremento di un miliardo di popolazione mondiale rispetto ai precedenti giochi invernali di Salt Lake City 2002.[31] Fu inoltre la prima edizione dei Giochi con copertura video sui telefoni cellulari, streaming online e televisiva in alta definizione (HD).[31]
All'apertura dei Giochi risultavano iscritti 2 633 atleti di 80 paesi,[95] e presero parte alle gare 2 494 atleti, dei quali 955 donne e 1 539 uomini,[14] in rappresentanza di 79 delegazioni (in quanto non gareggiò l'unico atleta iscritto per la delegazione delle Isole Vergini Americane),[96] record fino a quel momento nella storia dei Giochi olimpici invernali,[97] superando Salt Lake City 2002 al quale avevano partecipato 2 302 atleti di 77 nazioni.
L'Albania, l'Etiopia e il Madagascar furono le tre nazioni che parteciparono per la prima volta ai Giochi invernali. Cinque comitati nazionali invece presenti a edizioni precedenti non inviarono nessun atleta a Torino: Camerun, Figi, Giamaica, Porto Rico, Trinidad e Tobago. Il Messico, che avrebbe dovuto partecipare, si ritirò prima dell'inizio dei giochi.
Agli atleti partecipanti vanno aggiunti circa 2 500 tecnici e accompagnatori delle nazionali, 2 300 rappresentanti del CIO, dei Comitati Olimpici Nazionali e delle federazioni sportive, e 650 giudici e arbitri.[95]
In elenco i paesi partecipanti (tra parentesi il numero di atleti partecipanti per delegazione):
Il programma dei XX Giochi olimpici invernali prevedeva 84 eventi (45 maschili, 37 femminili e 2 misti), in 15 sport.[98]
Rispetto ai Giochi olimpici invernali del 2002, furono mantenuti nel programma gli stessi sport, e vennero aggiunti due eventi in più nel biathlon (da 8 a 10), nel pattinaggio di velocità su ghiaccio (da 10 a 12) e nello snowboard (da 4 a 6).
Federazione internazionale | Sport | Maschile | Femminile | Misti | Totali |
---|---|---|---|---|---|
IBU | Biathlon | 5 | 5 | 10 | |
FIBT | Bob | 2 | 1 | 3 | |
FIS | Combinata nordica | 3 | 3 | ||
WCF | Curling | 1 | 1 | 2 | |
FIS | Freestyle | 2 | 2 | 4 | |
IIHF | Hockey su ghiaccio | 1 | 1 | 2 | |
ISU | Pattinaggio di figura | 1 | 1 | 2 | 4 |
ISU | Pattinaggio di velocità | 6 | 6 | 12 | |
FIS | Salto con gli sci | 3 | 3 | ||
FIS | Sci alpino | 5 | 5 | 10 | |
FIS | Sci di fondo | 6 | 6 | 12 | |
ISU | Short track | 4 | 4 | 8 | |
FIBT | Skeleton | 1 | 1 | 2 | |
FIL | Slittino | 2 | 1 | 3 | |
FIS | Snowboard | 3 | 3 | 6 | |
Totale (15 sport) | 45 | 37 | 2 | 84 |
Nel programma dei Giochi non vi fu nessuno sport dimostrativo, in aggiunta a quelli ufficiali.
● | Cerimonia d'apertura | ● | Competizioni | ● | Finali | ● | Galà | ● | Cerimonia di chiusura |
Febbraio | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Cerimonie (Torino, Stadio Olimpico) | ● | ● | |||||||||||||||
Biathlon (Cesana, San Sicario) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | |||||||||
Bob (Cesana, Pariol) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | |||||||||||
Combinata nordica (Pragelato, Plan) | ● | ● | ● | ● | |||||||||||||
Curling (Pinerolo, Palaghiaccio) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | |||||
Freestyle (Sauze d'Oulx-Jouvenceaux) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | |||||||||||
Hockey su ghiaccio (Torino, Palasport Olimpico, Esposizioni) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ||
Pattinaggio di figura (Torino, Palavela) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | |||||||
Pattinaggio di velocità (Torino, Oval Lingotto) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | |||||
Salto con gli sci (Pragelato) | ● | ● | ● | ● | ● | ||||||||||||
Sci alpino (Sestriere Borgata, Colle San Sicario Fraiteve) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ||||||||
Sci di fondo (Pragelato, Plan) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ||||||||
Short track (Torino, Palavela) | ● | ● | ● | ● | ● | ||||||||||||
Skeleton (Cesana, Pariol) | ● | ● | |||||||||||||||
Slittino (Cesana, Pariol) | ● | ● | ● | ● | ● | ||||||||||||
Snowboard (Bardonecchia) | ● | ● | ● | ● | ● | ● | |||||||||||
Febbraio | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 |
La cerimonia di apertura della XX edizione dei Giochi olimpici invernali si è tenuta il 10 febbraio 2006 alle ore 20:00 CET (19:00 UTC), presso lo Stadio Olimpico di Torino (ex Stadio Comunale Vittorio Pozzo).
Con 1,8 miliardi di contatti lo spettacolo è risultato il programma televisivo più visto al mondo nel 2006, vincitore di ben 2 Emmy Award.[99] L'evento, promosso dal Comitato Organizzatore Toroc è stato ideato e prodotto da K2006 Filmmaster Group. Produttore Esecutivo e Direttore Artistico Marco Balich, Autore e Responsabile dei Contenuti Alfredo Accatino, Art Direction Lida Castelli. Produttore Associato Ric Birch. Direzione tecnica Marco Astarita. Per la produzione della Cerimonia l'organizzazione si è avvalsa di una struttura di 280 persone di produzione, 6100 volontari, 400 persone di cast.
Lo spettacolo, durato circa due ore, preceduto da un breve show introduttivo (condotto da Piero Chiambretti) ha legato momenti di celebrazione dell'identità italiana a suggestivi momenti protocollari come l'arrivo della fiamma e l'ingresso della bandiera olimpica, per la prima volta nella storia portata solo da donne (Sophia Loren, Isabel Allende, Susan Sarandon, Nawal El Moutawakel, Wangari Maathai, Manuela Di Centa, Maria Mutola e Somaly Mam)[100]. Alla cerimonia hanno preso parte anche altre celebri star femminili come Eva Herzigová e Carla Bruni[101] e non è un caso che, come accompagnamento musicale, siano state scelte, tra le altre, canzoni atte a celebrare l'universo femminile spaziando da Gloria Gaynor agli Chic per arrivare anche a celebri successi italiani come Una donna per amico di Lucio Battisti e Gloria di Umberto Tozzi.[100]
Nella parata delle nazioni partecipanti, tradizionalmente aperta dalla Grecia e chiusa dal paese ospitante, per la prima volta ad un'edizione dei Giochi olimpici invernali la Corea del Nord e la Corea del Sud hanno sfilato insieme sotto la semplice denominazione di "Corea", come già accaduto ai Giochi estivi di Atene 2004 e Sydney 2000. Nelle competizioni le due squadre hanno gareggiato separatamente.
Alle 22:09 CET (21:09 UTC) il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, con la tradizionale formula di rito, ha dichiarato ufficialmente "aperta, a Torino, la celebrazione dei XX Giochi olimpici invernali".
Il giuramento olimpico è stato pronunciato dallo sciatore alpino Giorgio Rocca a nome degli atleti, e da Fabio Bianchetti a nome dei giudici.
L'ultimo tedoforo è stata la fondista Stefania Belmondo, l'atleta italiana che ha vinto il maggior numero di medaglie olimpiche (10), che ha dato il via all'accensione del braciere olimpico, disegnato come la torcia da Pininfarina. La struttura, alta 57 metri, è il braciere più alto utilizzato finora nella storia dei Giochi Olimpici.
La Cerimonia è terminata con la partecipazione del maestro Luciano Pavarotti, alla sua ultima esibizione.[102]
La cerimonia di chiusura si è tenuta la sera del 26 febbraio 2006 alle ore 20:00 CET (19:00 UTC), presso lo Stadio Olimpico di Torino (ex Stadio Comunale Vittorio Pozzo).
Il tema scelto per lo spettacolo è stato il Carnevale italiano, i cui festeggiamenti coincidevano, nel calendario del 2006, con gli ultimi giorni dei Giochi Olimpici. Agli spettatori e agli atleti sono state fornite mascherine da indossare sul viso. Nei vari quadri della coreografia sono stati presentati costumi ispirati ai film di Federico Fellini, i carri del Carnevale di Viareggio, le maschere tipiche come Arlecchino e Pulcinella a bordo di Vespe e Fiat 500.[103]
Come avvenuto ai Giochi della XXVIII Olimpiade, nella cerimonia di chiusura è stata inserita anche l'ultima premiazione dei Giochi. Ad Atene vennero consegnate le medaglie della maratona maschile; a Torino sono stati premiati i primi tre classificati nella 50 km di sci di fondo a tecnica libera che si era svolta nella mattinata.
La serata è proseguita con gli elementi tradizionali e protocollari della cerimonia di chiusura: la sfilata delle bandiere delle nazioni partecipanti che ha preceduto l'ingresso informale degli atleti, i discorsi conclusivi e di ringraziamento del presidente del Comitato Organizzatore e del presidente del CIO, il passaggio di consegne da Torino a Vancouver, la città canadese che ospiterà i XXI Giochi olimpici invernali, lo spegnimento del braciere olimpico.
Nel corso della serata, che si è conclusa con uno spettacolo pirotecnico, si sono esibiti i cantanti italiani Andrea Bocelli e Elisa, la canadese Avril Lavigne nel quadro dedicato al paese sede dei prossimi Giochi, e Ricky Martin.[104]
Nel complesso, 26 nazioni su 80 partecipanti hanno avuto un proprio atleta vincitore di almeno una medaglia, e 18 delegazioni hanno vinto almeno una medaglia d'oro.
La Germania vinse il medagliere, per la terza edizione consecutiva, conquistando sia il maggior numero di ori (11) sia il maggior numero di medaglie complessive (29). Le delegazioni di Lettonia e Slovacchia vinsero le prime medaglie olimpiche invernali della propria storia.
La delegazione italiana, padrona di casa, conquistò 11 medaglie: 5 d'oro e 6 di bronzo, piazzandosi al nono posto nel medagliere: fu il secondo miglior risultato nella sua storia, fino a quel momento, per ori conquistati (dopo i 7 di Lillehammer 1994), ma indietreggiò invece rispetto a Salt Lake City 2002, quando aveva conquistato 13 medaglie piazzandosi al settimo posto generale.
A fronte di 84 eventi disputati, nel medagliere risultano assegnate 84 medaglie d'oro, 84 medaglie d'argento e 84 medaglie di bronzo, in quanto in nessun concorso vi sono stati casi di piazzamenti sul podio a pari merito.
Una sola medaglia conquistata da un atleta durante gli eventi è stata successivamente riassegnata ad un altro: nella 15 km individuale femminile di biathlon, la russa Ol'ga Pylëva fu privata della medaglia d'argento vinta in quanto, alcuni giorni dopo la gara, venne trovata positiva ad un controllo anti-doping, venendo quindi squalificata; l'argento venne consegnato alla tedesca Martina Glagow, arrivata terza in gara, e la medaglia di bronzo che era stata data a quest'ultima passò alla russa Al'bina Achatova.[105]
Di seguito le prime 10 posizioni del medagliere:
Nazione ospitante
Posizione | Paese | Totale | |||
---|---|---|---|---|---|
1 | Germania | 11 | 12 | 6 | 29 |
2 | Stati Uniti | 9 | 9 | 7 | 25 |
3 | Austria | 9 | 7 | 7 | 23 |
4 | Russia | 8 | 6 | 8 | 22 |
5 | Canada | 7 | 10 | 7 | 24 |
6 | Svezia | 7 | 2 | 5 | 14 |
7 | Corea del Sud | 6 | 3 | 2 | 11 |
8 | Svizzera | 5 | 4 | 5 | 14 |
9 | Italia | 5 | 0 | 6 | 11 |
10 | Francia | 3 | 2 | 4 | 9 |
Paesi Bassi | 3 | 2 | 4 | 9 |
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